L'ANNUNCIO DEI DUE LEADER E L'IMMINENTE SCIOGLIMENTO DELLA KNESSET
Israele, cade il governo Bennett-Lapid
Il paese si prepara a nuove elezioni
Per la quinta volta in tre anni e mezzo Israele si prepara a tornare a votare. La fragile ed eterogenea coalizione guidata dal Primo ministro Naftali Bennett e dal suo alleato Yair Lapid, attuale ministro degli Esteri, non ha retto e dopo un anno ha alzato bandiera bianca. Troppi i contrasti interni e soprattutto troppe le defezioni che hanno tolto al governo la maggioranza alla Knesset. Alla fine mediazioni e compromessi non sono bastati per tenere vivo l'esperimento in cui convivevano destra, sinistra e arabi. Così i due leader hanno annunciato quello che da settimane sembrava inevitabile: la caduta del governo e lo scioglimento del parlamento. Perché quest'ultimo si concretizzi serve però una legge ad hoc, che dovrebbe essere approvata nel giro di una settimana. L'opposizione, guidata dal Likud di Benjamin Netanyahu, ha dichiarato di voler provare prima dello scioglimento a formare una nuova maggioranza. Numeri alla mano però non sembra che Netanyahu possa raggiungere i 61 seggi necessari per mantenere viva questa legislatura. Lo sguardo quindi è rivolto ai nuovi mesi di campagna elettorale che segneranno il paese - le elezioni si terranno tra fine ottobre e inizio novembre - e alle strategie dei diversi partiti per guadagnare terreno.
I due contendenti principali saranno Yair Lapid, che presto dovrebbe diventare Primo ministro ad interim, e il solito Netanyahu, pronto a ritornare al potere dopo un anno di pausa.
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L'INCONTRO A FRANCOFORTE
Musei ebraici d’Europa, un confronto sul futuro
Dopo due anni di assenza a causa della pandemia i responsabili dei musei ebraici d’Europa sono tornati a riunirsi in presenza nell’annuale Congresso dell’Association of European Jewish Museums, in corso quest’anno nel nuovo Judisches Museum di Francoforte, una struttura d’avanguardia sorta accanto al Palais Rothschild. Per l’Italia sono presenti il Meis, con il Presidente Dario Disegni, il Direttore Amedeo Spagnoletto e la curatrice Sharon Reichel, e il Museo ebraico di Roma con la Direttrice Olga Melasecchi. Tutti gli altri musei ebraici italiani sono presenti attraverso propri opuscoli illustrativi delle rispettive attività e pubblicazioni. Molti i temi al centro delle sessioni plenarie e dei workshop, incentrati soprattutto sul ruolo dei musei nell’attuale momento di crisi mondiale, sui rapporti con le Comunità ebraiche, sulle risposte più adeguate nei confronti dell’antisemitismo, sulla missione educativa da svolgere. Molto spazio è dedicato anche alla guerra in Ucraina, alle sfide che essa pone e alle possibilità di sostegno e di intervento per i Musei ebraici d’Europa. I delegati al Congresso sono anche stati ricevuti dalla Comunità ebraica di Francoforte nell’imponente Centro comunitario che serve una realtà che oggi conta oltre 6mila iscritti.
(Nella foto sulla sinistra il nuovo Museo, sulla destra il Rothschild Palais. Al centro la scultura
di Ariel Schlesinger)
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LA PLENARIA A STOCCOLMA DELLA RETE PER LA MEMORIA
“Contrastare la distorsione della Shoah,
impegno prioritario per l'Ihra”
Da tempo l’International Holocaust Remembrance Alliance ha messo al centro della sua agenda il contrasto alla distorsione della Shoah in ogni sua forma e variante. Un tema di drammatica attualità come l’aggressione russa all’Ucraina dimostra pressoché ogni giorno attraverso la retorica indegna della “denazificazione”. Proprio in quella direzione va il lavoro dei delegati di 35 Paesi impegnati in questi giorni a Stoccolma nella prima sessione plenaria della presidenza svedese dell’Alleanza. “La solidarietà dell’Ihra all’Ucraina è senz’altro uno dei temi più significativi che stiamo elaborando. La nostra vicinanza è forte e riguarda anche i luoghi della Memoria colpiti, come ad esempio Babyn Yar” sottolinea l’ambasciatore Luigi Maccotta, capo delegazione per l’Italia. Al suo fianco a Stoccolma anche Gadi Luzzatto Voghera, Simonetta Della Seta, David Meghnagi, Michele Sarfatti e Anna Piperno.
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LA NOMINA DELLA COMUNITÀ
Napoli, rav Cesare Moscati nuovo rabbino capo
Nato a Roma nel 1952, città dove si è anche formato negli studi rabbinici, rav Cesare Moscati è il nuovo rabbino capo di Napoli. Questa l’indicazione del Consiglio comunitario per sostituire rav Ariel Finzi, che dal primo settembre lascerà l’incarico per esercitare medesima funzione a Torino. Già rabbino capo di Verona, rav Moscati ha conseguito la semikhà al Collegio Rabbinico di Roma nel 1986 e ha svolto incarichi al Tempio Spagnolo, presso le scuole ebraiche e lo stesso Collegio.
“Il Consiglio e la Comunità tutta – si legge in una nota – comprendono, non senza dispiacere, le motivazioni che hanno spinto rav Finzi ad accettare l’incarico di rabbino capo della Comunità di Torino, sua comunità di appartenenza. Il suo lavoro a Napoli è stato, per sette anni, non solo prezioso ma anche di grande impatto per la Comunità e per il vasto territorio che la Comunità si trova a gestire. Ha saputo farsi apprezzare dai giovanissimi, e anche dai meno giovani. Ha saputo riportare il Minian a Napoli tutti gli Shabbat dell’anno, compresi molti Venerdì sera, grazie anche all’impegno nei confronti degli studenti israeliani che popolano la città. Ed ha saputo farsi apprezzare in tutto il territorio della Comunità di Napoli, promuovendo lezioni e incontri anche via telematica”.
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L'INCONTRO AL TEMPIO BETH EL DI ROMA
“Ebrei di Libia, il loro arrivo in Italia
una benedizione per noi romani”
Dalla sofferenza alla gioia, dalla persecuzione alla rinascita. È il destino degli ebrei di Libia, costretti a lasciare il loro Paese con i pogrom e le violenze del giugno del 1967 e in parte ricostituitisi come nucleo vitale in un’Italia ebraica che molto avrebbe giovato del loro contributo a livello spirituale e culturale.
La Giornata Mondiale del rifugiato e il 55esimo anniversario di quell’esodo hanno rappresentato un’occasione per ripercorrere questo itinerario nel corso di una serata con molte testimonianze promossa dall’associazione Astrel a Roma, all’interno di quel Tempio Beth El che è stato ed è ancora un simbolo di quella ripartenza. Ad organizzarla l’associazione Astrel presieduta da David Gerbi che già molte iniziative ha lanciato nel solco di quella triplice missione di “salvaguardia”, “trasmissione” e “retaggio” che si è posta.
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LA RICERCA ILLUSTRATA DAL DEMOGRAFO DANIEL STAETSKY
Lotta all’antisemitismo, l’indagine europea
L’Italia sarebbe il Paese europeo più virtuoso nel promuovere un sentimento di “rispetto” e “tolleranza” nei confronti del mondo ebraico. È quanto si apprende dall’indagine “Europe and Jews – a country index of respect and tolerance towards Jews” presentata nell’ambito dei lavori della conferenza annuale della European Jewish Association (EJA) che si è conclusa oggi a Budapest. Diversi i parametri presi in considerazione: dalla percezione di sicurezza interna alle comunità al numero di episodi antisemiti, passando dall’attitudine dei rispettivi governi verso la tutela di pratiche come shechitah e milah. Seguono in graduatoria, secondo l’indagine illustrata dal demografo Daniel Staetsky, Ungheria, Danimarca, Gran Bretagna, Austria, Olanda, Svezia, Germania, Spagna, Francia, Polonia e Belgio.
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Il bello della vita
 Israele va a nuove elezioni, le Comunità cambiano i loro rabbini. Vita agra e sempre in movimento. Il bello della vita, a volerla vedere in positivo, è proprio questo. Quando un paese va ad elezioni o quando una Comunità chiama un nuovo rabbino è un segno che la vita è in movimento e vuole andare avanti. Se poi si apre un nuovo ristorante Kasher, allora si ha la prova della vitalità e della crescita.
Per il resto, si conta sempre molto su un aiuto dall’Alto. Non si può sempre fare tutto da soli!
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Conoscere il passato
 In Bloodlands di Timothy Snyder si apprende che "per Hitler e Stalin, l'Ucraina era qualcosa di più di una fonte di cibo. Era il luogo che avrebbe consentito loro di infrangere le regole dell'economia tradizionale, di riscattare i loro Paesi dalla tradizionale povertà ed isolamento, rifacendo il continente a loro immagine. I loro programmi e il loro potere dipendevano dal loro controllo del fertile suolo ucraino e dai suoi milioni di lavoratori agricoli.(..) Durante gli anni del potere stalinista e hitleriano, vi furono più morti in Ucraina che nel resto delle bloodlands o d'Europa o del mondo". Tant'è che, prima dell'Operazione Barbarossa, il 90% del cibo spedito dai sovietici a Hitler proveniva dall'Ucraina.
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Yehoshua e l’identità ebraica
 Dopo Aharon Appelfeld, dopo Amos Oz, anche Abraham B. Yehoshua ci ha lasciato. La scomparsa di un altro grande scrittore israeliano ci porta a interrogarci sul ruolo e sulla funzione collettiva che questi e altri punti di riferimento della letteratura e della cultura di Israele hanno rispetto al Paese, rispetto agli ebrei nel mondo e alla loro immagine nella società. Ci spinge in particolare a domandarci cosa dava e cosa continuerà a dare Alef Bet Yehoshua alla valutazione della condizione ebraica.
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