“Ebrei di Libia, il loro arrivo
una benedizione per noi romani”

Dalla sofferenza alla gioia, dalla persecuzione alla rinascita. È il destino degli ebrei di Libia, costretti a lasciare il loro Paese con i pogrom e le violenze del giugno del 1967 e in parte ricostituitisi come nucleo vitale in un’Italia ebraica che molto avrebbe giovato del loro contributo a livello spirituale e culturale.
La Giornata Mondiale del rifugiato e il 55esimo anniversario di quell’esodo hanno rappresentato un’occasione per ripercorrere questo itinerario nel corso di una serata con molte testimonianze promossa dall’associazione Astrel a Roma, all’interno di quel Tempio Beth El che è stato ed è ancora un simbolo di quella ripartenza. Ad organizzarla l’associazione Astrel presieduta da David Gerbi che già molte iniziative ha lanciato nel solco di quella triplice missione di “salvaguardia”, “trasmissione” e “retaggio” che si è posta.
Un incontro indimenticabile quello tra ebrei romani e profughi di Libia. A ricordarlo tra gli altri rav Riccardo Di Segni, rabbino capo della Capitale, che in un messaggio di cui è stata data lettura ha definito l’arrivo di migliaia di ebrei libici “una benedizione”. Un dono della Provvidenza, quindi, “che ha trasformato il male in bene, il negativo in positivo”. Ad elogiare “la voglia di vivere e rinnovarsi” tipica dell’ebraismo libico anche la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello. “Luoghi come questo – le sue parole – ci restituiscono il senso di una Comunità unita”. Forte apprezzamento anche dalla presidente UCEI Noemi Di Segni, che ha ribadito l’impegno dell’Unione affinché si colmino tutti quei tasselli mancanti a livello di riconoscimento delle persecuzioni subite già in epoca fascista.
L’evento ha visto tra gli altri l’intervento della rappresentante dell’ambasciata israeliana Smadar Shapira ed è stato caratterizzato da racconti, accensioni di lumi in memoria delle vittime, incoraggiamenti e benedizioni per la rappresentativa giovanile che parteciperà alle prossime Maccabiadi.