ISRAELE, SI DISCUTE LA MODIFICA DELLA CLAUSOLA DI RAGIONEVOLEZZA
Riforma della Giustizia, la maggioranza al lavoro
Entro fine luglio, quando la Knesset concluderà la propria sessione estiva dei lavori, almeno una parte della riforma della giustizia dovrebbe essere approvata. A prometterlo ad alcuni suoi alleati, il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Secondo infatti diverse ricostruzioni giornalistiche, Netanyahu avrebbe deciso di “andare fino in fondo” e far approvare un punto della contestata riforma: l'abolizione parziale della clausola di ragionevolezza. Un istituto introdotto negli anni Cinquanta e utilizzato in particolare dalla Corte suprema israeliana per dichiarare illegittimi alcuni atti amministrativi del governo perché ritenuti estremamente irragionevoli. La modifica non è uno dei passaggi più sotto osservazione della revisione ideata da Yariv Levin e da Simcha Rothman, rispettivamente ministro della Giustizia e presidente della Commissione per la Costituzione, il Diritto e la Giustizia della Knesset. Ma questa modifica rimane un tema delicato e di scontro.
L’intimità dei testi, la complessità del linguaggio e la scelta pionieristica di accorpare l’immagine e la parola sono rimaste nascoste per lunghi anni, sino a quando allo Stedelijk di Amsterdam Willem Sandberg non organizza una prima mostra retrospettiva.
Seguono alcune uscite internazionali che favoriscono l’approdo, nel 2012, a Documenta - la manifestazione internazionale di arte contemporanea che si tiene con cadenza quinquennale a Kassel, nota per essere una delle rassegne più importanti al mondo - grazie all’allora direttrice artistica della manifestazione Carolyn Christov-Bakargiev, che sancisce la sua entrata definitiva nel mondo dell’arte moderna, come disse allora la direttrice del Jewish Historical Museum di Amsterdam Joel Cahen. In Italia è Castelvecchi a pubblicare la prima traduzione integrale di Vita? O teatro? (in un cofanetto illustrato) a partire dalla trasposizione francese voluta nel 2015 da Le Tripode, uscita a sua volta solo dopo la pubblicazione di Leben oder Theater? Ein Autobiographisches Singspiel in 769 Bildern per i tipi delle edizioni Gary Schwartz, avvenuta dopo l’uscita del film Charlotte.
Ha preso il via nelle scorse ore la sedicesima edizione di “Ebraica”, festival Internazionale di cultura a cura di Ariela Piattelli, Raffaella Spizzichino e Marco Panella per conto della Comunità ebraica di Roma. “Generations Forward” il tema di questa edizione, apertasi con l’inaugurazione della mostra “La memoria dei mestieri” dell’archivio della Deputazione Ebraica di Assistenza e Servizio Sociale.
A seguire due appuntamenti: un talk con Yarona Pinhas e Raffaele Morelli, in cui è stato analizzato il difficile passaggio dall’adolescenza all’età adulta “reso ancora più complesso dalla forte ingerenza nelle vite dei giovani dei social e del mondo virtuale”. E uno spettacolo teatrale dal titolo “Quel sabato nero del ‘43” di Morgana Forcella. In scena anche Sebastiano Somma, con l’accompagnamento di Gabriele Coen e Riccardo Battisti. Al centro le vicende del 16 ottobre del ’43, con la deportazione di oltre mille ebrei romani nei campi di sterminio, e la storia del dodicenne Emanuele Di Porto che fu tra quanti riuscirono a scampare al massacro.
Inserito all’interno del progetto Racines, il convegno “From Jewish Lexicographers to Christian Hebraists: David Qimhi’s Sefer ha-Shorashim” al via domani a Roma prevede due giornate di studio in due diverse sedi: domani all’École française, mentre mercoledì sarà la Biblioteca Nazionale dell’Ebraismo Italiano ad ospitare i lavori dell’iniziativa. Numerosi i relatori chiamati a intervenire attorno al testo di cui fu autore l’importante rabbino e studioso del XII secolo. Con l’obiettivo di comprendere il motivo per cui divenne celebre non solo tra le comunità ebraiche del Medioevo, ma anche tra gli ebraisti cristiani d’epoca rinascimentale.
Tsad Kadima, associazione che educa e riabilita giovani cerebrolesi in Israele, ha organizzato come tradizione un campeggio estivo per 40 ragazzi che si è svolto a metà giugno sull’altopiano del Golan, non lontano dalle rive del Kinneret e dal monte Hermon. Ospiti dell’iniziativa i ragazzi dei tre centri diurni per adulti di Tsad Kadima – Gerusalemme, Nes Ziona e Rishon LeZion – più alcuni altri esterni. Il campeggio, oltre a costituire un momento ricreativo, è stata una opportunità per i ragazzi di incontrare i referenti dei diversi programmi, definire prospettive personali, controllare i progressi di ognuno, confrontarsi con gli altri e sviluppare nuove capacità. Ogni giorno si sono svolte attività motorie finalizzate alla riabilitazione e workshop ricreativi come teatro, cucina, attività manuali e musicali.
Si chiedeva Marc Bloch, storico e partigiano, uno dei massimi intellettuali del Novecento: “Per agire ragionevolmente, non occorre prima comprendere?”. È l’interrogativo che troviamo in esergo al nuovo libro di Emanuele Calò, giurista e direttore dell’Osservatorio Enzo Sereni, dal titolo “La questione ebraica nella società postmoderna” e con sottotitolo “Un itinerario tra storia e microstoria”. Pubblicato da Edizioni Scientifiche Italiane, il volume raccoglie la sfida di approfondire un tema evidentemente complesso andando “oltre l’ambito del costume e del singolo episodio”. Un impegno cui Calò si dedica con passione, mettendo a frutto le sue conoscenze non soltanto giuridiche ma anche di attento osservatore dell’ebraismo italiano e della società israeliana. Suddivise in quattro sezioni, le sue riflessioni coprono questioni e mondi interconnessi, con l’idea che vi sia ancora tanto da dire: “La questione ebraica”, “Sionismo e antisionismo”, “L’Olocausto”, “Israele, Palestina e antisemitismo”. Gli argomenti su cui si concentra l’attenzione di Calò sono molteplici.
L’edizione odierna esce grazie alla disponibilità del direttore responsabile uscente, che in attesa del compimento dell’iter predisposto dall’Ente editore per riassegnare l’incarico e su richiesta dell’Ente stesso, si è reso disponibile a garantire provvisoriamente i requisiti di legge. La redazione esprime la propria gratitudine per questo suo gesto.