Generazioni in dialogo,
il racconto di Ebraica

Ha preso il via nelle scorse ore la sedicesima edizione di “Ebraica”, festival Internazionale di cultura a cura di Ariela Piattelli, Raffaella Spizzichino e Marco Panella per conto della Comunità ebraica di Roma. “Generations Forward” il tema di questa edizione, apertasi con l’inaugurazione della mostra “La memoria dei mestieri” dell’archivio della Deputazione Ebraica di Assistenza e Servizio Sociale.
A seguire due appuntamenti: un talk con Yarona Pinhas e Raffaele Morelli, in cui è stato analizzato il difficile passaggio dall’adolescenza all’età adulta “reso ancora più complesso dalla forte ingerenza nelle vite dei giovani dei social e del mondo virtuale”. E uno spettacolo teatrale dal titolo “Quel sabato nero del ‘43” di Morgana Forcella. In scena anche Sebastiano Somma, con l’accompagnamento di Gabriele Coen e Riccardo Battisti. Al centro le vicende del 16 ottobre del ’43, con la deportazione di oltre mille ebrei romani nei campi di sterminio, e la storia del dodicenne Emanuele Di Porto che fu tra quanti riuscirono a scampare al massacro.
Il festival, salutato tra gli altri dal rabbino capo rav Riccardo Di Segni, riprenderà quest’oggi con quattro incontri: alle 18, al Museo ebraico di Roma, Davide Spagnoletto e Giorgia Calò parleranno della mostra “Roma 1948. Arte italiana verso Israele” di cui sono i curatori, insieme a Guglielmo Gigliotti, Nathalie Andrijasevic e Raffaele Bedarida. Alle 19 è invece in programma un talk con Sandro di Castro e rav Alberto Funaro, dedicata ad alcuni antichi canti e usanze dell’ebraismo romano. Alle 20.45 sarà la volta de “Il valore affettivo del pesce”, spettacolo teatrale di e con Ketty Di Porto, insieme a Enzo Saponara e Stefano Buonamico. A concludere la seconda giornata di Ebraica sarà “Stere Mia”, spettacolo in musica di e con Enrico Fink: una storia d’amore intensa attraverso i secoli e i tanti luoghi della presenza ebraica in Italia. Sul palco anche il nucleo storico dell’Orchestra Multietnica di Arezzo.
Come evidenziato dai curatori, il filo conduttore scelto per Ebraica “sottolinea la vocazione a cercare tracce di futuro nei grandi temi della contemporaneità: sempre presente nelle suggestioni del festival, il tema della memoria è quest’anno affrontato con una riflessione rivolta verso i nuovi linguaggi generazionali”. La memoria, è stato ricordato, si trasmette per conoscenza teorica, lo studio e per esperienza reale: il vissuto. In questo senso, per la prima volta nella storia, l’umanità ha oggi la possibilità di vivere “un percorso esperienziale binario: il vissuto e il virtuale immersivo”. Opportunità o criticità, l’interrogativo di fondo. Se la domanda può sembrare banale, il messaggio dei curatori, “la risposta è di una complessità unica”.