Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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La
procedura dei sacrifici, in assenza del Santuario, è tutta interiore.
Mikkem dice il testo: da dentro di voi. Ben impegnativo quello che
dobbiamo fare.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | C’è
stato un tempo in cui si radevano i prigionieri per i quali era
prevista la lenta distruzione del corpo; si radevano come segno
indelebile, gli oppositori o i nemici sconfitti, per segnarli alla
pubblica opinione. Non sappiamo come sia andata a Bologna e perché
Fatima (il nome è di invenzione) sia stata rasata a zero dai genitori.
In ogni caso quel gesto rientra in una categoria precisa: rasare a zero
qualcuno senza la sua volontà ha sempre espresso la volontà di
possedere il corpo (e la mente) degli altri.
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Bologna e il velo imposto 'È una violazione di legge'
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“Lo
Stato italiano non può tollerare alcuna imposizione per motivi
religiosi”, così il ministro dell'Interno Marco Minniti sulla vicenda
della giovane studentessa di Bologna, rasata a zero dalla madre perché
contraria a portare il velo (Corriere della Sera). Secondo le
ricostruzioni dei giornali, la ragazza originaria del Bangladesh ha
raccontato alle insegnanti quanto successo e la preside ha presentato
un esposto ai carabinieri che hanno avvisato i servizi sociali. Questi
ultimi hanno sentito la studentessa e la sua famiglia: la ragazzina
dice il vero sulla punizione e l'umiliazione subita – il responso dei
servizi sociali - mentre la famiglia non convince quando nega dicendo
che lei stessa ha chiesto il taglio di capelli alla madre. “Due gli
atti nati da tutto questo – spiega il Corriere - la procura ordinaria
indaga sui genitori per maltrattamenti, quella dei minori ha firmato un
ricorso che il pubblico ministero Silvia Marzocchi ha inviato al
tribunale di competenza perché apra un procedimento sul caso e valuti
che sta succedendo e che cosa è già successo nella famiglia finita
sott'accusa”. Da diversi leader della Comunità islamica italiana,
scrive il quotidiano, sono arrivate condanne per l'atteggiamento dei
genitori protagonisti di questa delicata vicenda: “la presa di distanza
dalla sua famiglia è un segnale molto importante rispetto agli
obiettivi che ci siamo prefissati. - spiega Minniti parlando proprio
dei vertici di alcune realtà islamiche italiane con cui lo Stato
italiano ha firmato un accordo contro il radicalismo - Significa che
stiamo andando nella giusta direzione. Quando abbiamo firmato il patto
nazionale, abbiamo specificato che chi vuole vivere in Italia deve
accettare esplicitamente i valori e i principi dell'ordinamento
statale”.
Attentato a Gerusalemme. Tre persone, tra cui un poliziotto, sono state
ferite in un attentato terroristico compiuto ieri sera a Gerusalemme da
un palestinese di 17 anni. Il giovane ha aggredito con un coltello due
passanti nei pressi della Porta di Damasco e “poi è fuggito, cercando
di nascondersi in un edificio residenziale. Ma è stato trovato dalla
polizia, e nella colluttazione, ha ferito anche un agente, - la
ricostruzione pubblicata su Avvenire - mentre un altro poliziotto gli
ha sparato, uccidendolo. Le tre persone rimaste ferite - che hanno 18,
30 e 23 anni - non sono gravi e sono state medicate in ospedale”.
Francia, scuole di periferia senza ebrei. È un fenomeno iniziato negli
anni '90: da allora sempre più studenti ebrei in Francia hanno iniziato
a lasciare gli istituti in periferia perché presi a bersaglio dai
razzisti. A raccontare il fenomeno, il libro recentemente pubblicato
Oltralpe Réflexions sur l'antisémitisme (editore Odile Jacob), di cui
parla oggi sul Corriere della Sera Ernesto Galli Della Loggia.
“A partire dalla guerra del Golfo gli studenti ebrei francesi
delle scuole medie e dei licei situati in molti quartieri di periferia,
o comunque nelle zone con una forte percentuale di popolazione
immigrata maghrebina, sono fatti oggetto sistematico di manifestazioni,
anche violente, di razzismo antisemita da parte dei loro compagni
islamici. - scrive l'editorialista, facendo riferimento alla ricerca
francese - Fino al punto, si leggeva addirittura in un rapporto
ufficiale tenuto a lungo nascosto e reso pubblico solo nel 2005, che
'oggi come oggi in Francia gli studenti ebrei non possono più di fatto
frequentare alcun istituto scolastico pubblico'”. Una situazione che ha
portato “separatismo scolastico a base 'residenziale'”, scrive Galli
Della Loggia, mettendo in guardia dalle implicazioni di questo fenomeno.
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irua - la grande convention giovanile
"Il pluralismo è la nostra forza.
I giovani ne facciano tesoro"
Si
è concluso in queste ore Irua (in ebraico, evento) il grande
appuntamento dedicato ai giovani dell’Italia ebraica, organizzato
dall’Area Cultura e Formazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, con la collaborazione dell’Unione giovani ebrei d’Italia e
diverse associazioni ebraiche. Quattro giorni alle porte di Firenze con
attività, incontri, riflessioni concentrati sul futuro dell’ebraismo e
sul ruolo e le aspettative delle nuove generazioni. “In questi giorni
si è respirata una bellissima atmosfera – sottolinea rav Della Rocca,
direttore dell’Area Cultura e Formazione – Tutti gli incontri sono
stati di altissimo profilo con un’ottima partecipazione dei ragazzi. È
stato emozionante celebrare shabbat insieme, con duecento giovani
provenienti da tutta Italia, con minaghim diversi, gradi di religiosità
differenti ma con valori da condividere: nonostante una diversa
adesione alle mitzvot , tutti hanno cantato insieme per shabbat. Si
sentiva chiaramente che i valori che condividiamo sono più forti e
grandi di ciò che ci divide”. “Non si percepivano le divisioni –
conferma rav Jacov Di Segni, scelto come rabbino di riferimento del
gruppo e tra i più giovani rabbanim d’Italia – Come ha detto rav Della
Rocca, questo appuntamento ha cercato di unire tutti e le teffilot di
shabbat lo hanno dimostrato. È stata anche una delle prime volte che in
Italia è stato organizzato un Tish con le storie hassidiche raccontate
da Miriam Arman”.
Grande
la partecipazione di ragazzi provenienti da piccole Comunità ebraiche e
da realtà dove queste ultime neanche esistono: giovani provenienti da
Trento fino a Sannicandro, passando per Firenze e Roma, si sono
ritrovati a condividere momenti di riflessioni, come quello guidato da
Daniel Segue, educatore esperto in dinamiche istituzionali,
comunicazione interpersonale non violenta e in psicologia positiva, che
li ha messi alla prova chiedendoli di immaginare l’ebraismo italiano
nel 2025.
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irua - la grande convention giovanile
A confronto sull'identità ebraica
Uno
dei confronti in assoluto più seguiti della quattro giorni toscana di
Irua, la convention dedicata alla gioventù ebraica, è stato quello
dedicato a “L'ebraismo di fronte a nuove forme identitarie: problemi e
prospettive”. A discuterne, Daniel Funaro, romano, e Simone Mortara,
milanese, moderati da Daniel Segre. Un appuntamento organizzato di
shabbat, su un argomento molto sentito, tanto che diversi ragazzi hanno
dichiarato che avrebbero avuto piacere che durasse di più. Entrambi i
protagonisti hanno sottolineato, così come rav Roberto Della Rocca
- direttore dell'Area Cultura e Formazione dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane -, che il fattore più importante è stato che
il confronto si è sempre svolto su toni di reciproco rispetto,
nonostante le divergenze di opnioni. Tra i temi centrali toccati, la
questione dei matrimoni mistri e dei figli di queste coppie. Leggi
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la storia inedita
Gli sci di Primo Levi
Ricordo
Primo Levi, insieme a Luciana Nissim e a Vanda Maestro (che non doveva
tornare da Auschwitz), ammanettati, nella piazza di Brusson; i fascisti
che brandivano moschetti e fiaschi di vino ostentavano i prigionieri
come un trofeo di caccia. Non si poté fare nulla per sottrarglieli di
mano». Quando assistette di nascosto a questa scena, Paolo Spriano
aveva appena compiuto i 18 anni. Il futuro storico del Pci era allora
un ragazzino magrissimo e furbo, ed era già, con il nome «Pillo» che
avrebbe mantenuto poi sempre, un partigiano combattente: perciò avrebbe
voluto fare qualcosa per quei prigionieri.
Magro come lui, anche il ragazzo esposto in manette sulla piazza di un
piccolo villaggio della Val d'Ayas aveva tentato di fare il partigiano
senza riuscirci, privo com'era di esperienza militare. Levi era salito
in montagna subito dopo l'armistizio dell'8 settembre, pure lui
sospinto dal desiderio di «fare qualcosa» ma senza sapere cosa né dove,
né con chi o come. «Davvero non sapevamo nulla. Dovevamo inventare la
Resistenza: fare il partigiano era anche un mestiere da imparare». In
questa intervista del 1975 Levi dice «noi» alludendo alle due amiche e
agli altri compagni arrestati con lui poco più su, ad Amay,
nell'albergo Ristoro sepolto da un metro di neve, nelle prime ore
dell'alba. «Pur sprovveduti, magari anche sventati, l'importante rimane
che sulle montagne ci siamo andati», aggiunge.
Domenico Scarpa, Il Sole 24 Ore - Domenica, 2 aprile 2017 Leggi
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Il califfo detronizzato |
Daesh,
o Islamic State, in quanto organizzazione militare e movimento
terroristico, è il prodotto della confluenza di molteplici elementi.
Benché oramai in serie difficoltà sui campi di battaglia
siriaco-iracheni, e quindi incapace di garantire continuità al
suo progetto di “califfato”, non è per nulla destinato a scomparire dal
proscenio pubblico. Se l’organizzazione dovesse declinare si può stare
certi che verrà sostituita da altre sigle, composte da soggetti
similari. Uno spazio come quello che occupa, infatti, non rimarrà mai
vuoto per troppo tempo. Barbarico nelle condotte, è invece moderno
nella conduzione della guerra di guerriglia e nella sua
mediatizzazione, la procedura con la quale comunica, inflazionandone e
colonizzando il nostro immaginario, la sua identità “militante” e
militare. La concezione che presiede al suo agire è quella della guerra
civile permanente, una “creazione” occidentale, se vogliamo ragionare
in termini di bipolarismo geopolitico.
Claudio Vercelli
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Levi Papers - Distinzioni |
Questa
volta la correzione (la numero 28) è apportata dal redattore con la
solita biro rossa. Non c’è il foglietto inserito, poiché sono solo tre
righe. Siamo nel capitolo più importante, dal punto di vista teorico di
Se questo è un uomo: “I sommersi e i salvati”. Levi fa una precisazione
riguardo ai cosiddetti “politici”, una delle tre categorie rinchiuse
nel Lager dove si trova: i criminali, i triangoli verdi; gli ebrei, con
la stella ebraica gialla e rossa; i politici, i triangoli rossi. Parla
più volte dei “politici” nel corso del libro edizione 1947. Nel
capitolo “I fatti dell’estate”, ad esempio, quando trapelano i segni
evidenti della prossima sconfitta della Germania: i politici tedeschi
in Lager hanno una reazione negativa.
Marco Belpoliti, scrittore
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