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16 maggio 2017 - 20 Iyar 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Lui (Ben 'Azay) diceva: "Non disdegnare nessuno e non divergere su ogni cosa, perché non c'è persona che non abbia la sua ora e non c'è cosa che non abbia il suo posto..." (Pirqè Avòt, 4; 3). Spesso le persone più sprezzanti sono proprio i soloni dell'universalismo ma, si sa, è molto più facile "amare il mondo intero" che il proprio vicino di casa con il quale si deve convivere giorno dopo giorno.
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
Uno dei motivi di orgoglio della cultura ebraica è senza dubbio quello della dialettica aperta all’infinito. La cultura del Talmud che riporta sempre le opinioni della minoranza assieme a quelle della maggioranza. Le voci anche dei singoli, per quanto ininfluenti, per quanto superflue, che non vengono mai coperte da altre voci, mai zittite, mai omesse omertosamente dal testo.
 
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"Menorah segno di pace"
II simbolo dei simboli che si fa metafora e poi rappresentazione. È potente e suggestiva, scrive il Messaggero, la mostra sulla Menorah allestita tra Musei Vaticani e Museo ebraico di Roma (ieri la presentazione alla stampa, oggi l’inaugurazione al pubblico). “Dopo quasi due millenni fa risorgere la Menorah d’oro perduta, indicando la via. Illuminandola. Come se la Menorah della leggenda e del mito riprendesse vita in altra forma. Un segno di pace in un momento in cui attorno tutto sembra insinuare che le guerre di religione siano un destino ineluttabile”.
Difficile che una mostra sia, nello stesso tempo, scientificamente ineccepibile e anche profondamente significativa di una svolta storico-culturale. “Capita qui a Roma con ‘La Menorà/ Culto, storia e mito’ che si apre oggi” si legge sul dorso locale del Corriere.

“I migranti devono conformarsi ai nostri valori”. Lo ha stabilito la Cassazione condannando un indiano sikh, che girava con un coltello sacro kirpan, a 2mila euro di ammenda (molti giornali ne parlano, tra cui Repubblica. Scrivono i giudici: “È essenziale l’obbligo per l’immigrato di conformare i propri valori a quelli del mondo occidentale”.
La società multietnica, si legge ancora, è una necessità. “Ma – viene sottolineato – non può portare alla formazione di arcipelaghi culturali configgenti, a seconda delle etnie che la compongono, ostandovi l’unicità del tessuto culturale e giuridico del nostro Paese che individua la sicurezza pubblica come un bene da tutelare e, a tal fine, pone il divieto del porto di armi e di oggetti atti ad offendere”.
“Ci preoccupa la fanfara della xenofobia, che userà la sentenza come un’arma nei confronti di qualcuno” dice il parlamentare democratico Emanuele Fiano.

Il regime siriano avrebbe costruito forni crematori nella prigione militare di Sednaya, a circa 45 chilometri da Damasco, per bruciare i cadaveri degli oppositori uccisi e cancellare così le prove dei suoi crimini. A darne notizia l’assistente segretario di Stato americano per il Medio Oriente, Stuart Jones, durante una conferenza stampa che si è svolta alla vigilia del primo viaggio che il presidente Trump farà nella regione. “Questo orrore avrà un peso sulla linea che Washington prenderà nei confronti di Damasco” sottolinea la Stampa.
Per Amnesty International quel carcere sarebbe un “mattatoio umano”. Riflette sul Corriere la studiosa Donatella Di Cesare: “Il forno crematorio è l’apice della disumanizzazione. Vuol dire togliere l’umanità all’altro, al punto da poterlo non solo uccidere con intenzionalità, in una catena di montaggio, ma anche bruciare e ridurre a cenere”.
 
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  davar
la squadra di ciclismo israeliana 
Firenze-Assisi, l’omaggio a Gino
“Qui per ricordarne il coraggio”

È previsto per il tardo pomeriggio l’arrivo ad Assisi degli atleti della Israel Cycling Academy, la prima squadra professionistica israeliana di ciclismo che oggi rende omaggio alla memoria di Gino Bartali ripercorrendo la tratta (Firenze-Assisi, appunto) affrontata più volte dal grande ciclista, Giusto tra le Nazioni dal 2013, per aiutare numerose famiglie ebraiche perseguitate dal regime nazifascista.
Tre giorni in Toscana, per l’Israel Cycling Academy, che nascono nel segno della Memoria e di valori profondi. Una squadra che guarda a futuri traguardi agonistici di livello con la consapevolezza del ruolo che incarna, del suo essere in qualche modo ambasciatrice di Israele nello sport che conta.
Questo hanno voluto rappresentare sia il presidente Ron Baron che il team manager Ran Margaliot presentando ieri sera l’iniziativa, che si avvale della collaborazione di Pagine Ebraiche, nella solenne cornice di Palazzo Vecchio.
A fare gli onori di casa l’assessore allo Sport Andrea Vannucci, cui si è unita anche l’assessora alle pari opportunità Sara Funaro per un saluto iniziale.
Tante testimonianze di amicizia e vicinanza nel corso della successiva conferenza stampa, svoltasi con la partecipazione tra gli altri del presidente della Comunità ebraica Dario Bedarida, del rabbino capo Joseph Levi e per l’UCEI, in sala, della Consigliera Sara Cividalli.
“Non si può capire quello che Bartali ha fatto senza capire la fatica delle sue gambe, con la bici vecchia dei suoi tempi e con tutte le condizioni avverse che gli presentavano davanti. È esattamente questo – ha spiegato Ran, intrattenendosi con i giornalisti – quello che voglio che colgano i miei atleti”.
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lauder a roma per la mostra sulla menorà
World Jewish Congress, la visita
dal Presidente Mattarella

Nelle scorse ore il presidente del World Jewish Congress (Congresso mondiale ebraico) Ronald Lauder ha incontrato al Quirinale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ad accompagnare Lauder, la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, entrata di recente nel board dell'organizzazione ebraica internazionale, e il vice Ceo per la diplomazia del World Jewish Congress. Oltre agli incontri di rappresentanza, il presidente Lauder è venuto a Roma per partecipare all'inaugurazione dell'importante mostra Menorà. Culto, storia e mito che vede coinvolti insieme il Braccio di Carlo Magno in Vaticano e il Museo ebraico di Roma. L'esposizione vede protagoniste entrambe le sedi e rimarrà aperta fino al 23 luglio 2017.
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il messaggio della presidente ucei
“Vicini alla comunità Rom
in difesa dei valori comuni”

A seguito degli ultimi drammatici fatti di cronaca che hanno coinvolto la comunità Rom italiana, la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha voluto mandare un messaggio di solidarietà al presidente della Federazione Rom e Sinti Davide Casadio. “Tre giovani vite spezzate, in un rogo orribile, che piangiamo commossi insieme a voi. – le parole di vicinanza di Di Segni in relazione al recente episodio criminale avvenuto a Roma, nel quartiere Centocelle – Ci tengo che sappiate che il vostro dolore è il nostro dolore. Che Francesca, Angelica e Elisabeth erano, sono e sempre saranno anche nostre figlie”. Gli investigatori sono al lavoro per rintracciare un sospettato, immortalato dalle telecamere mentre lanciava una bottiglia incendiaria contro il mezzo in cui dormivano le tre ragazze assieme ai genitori. “Il loro tormento – il monito della Presidente UCEI – deve destarci e renderci consapevoli di quanto l’allarme dei valori sia giunto alle porte di cuori di ciascuno di noi. Responsabilità e coerenza, di singoli ed istituzioni, doverosi ora”. Da qui la decisione dell’Unione di aderire al presidio indetto per oggi dalla Comunità rom a Palazzo Montecitorio.
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l'iniziativa ucei 
Un giorno per neolaureati
Un momento per condividere la propria esperienza di neolaureati, presentando la propria tesi e confrontandosi con altri coetanei che stanno affrontando questo importante passaggio della propria vita. È l’iniziativa organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane per dare uno spazio ai giovani iscritti alle Comunità ebraiche per dialogare e raccontare le ricerche e il lavoro svolto nelle rispetti università. Gli interessati possono inoltrare i loro dati e un breve abstract della tesi discussa entro il 31 maggio alla mail della segreteria dell’Unione (segreteria@ucei.it).
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qui vercelli
Le’Haim, le note dell’incontro
Significativa la partecipazione al concerto “Eshet Chail” ospitato dalla Comunità Ebraica di Vercelli in sinagoga, su iniziativa della presidente Rossella Bottini Treves. Al centro dell’iniziativa l’emozione del canto e della musica tradizionale ebraica portata in scena dal gruppo Le’Haim.
Come ha scritto il rabbino capo di Verona rav Yosef Labi nell’introduzione del cd musicale da cui prende il nome il concerto, “la musica accompagna preghiere, festività e tradizione dando loro un tocco forte sentimentale”. Proprio le emozioni suscitate dai Le’Haim hanno sancito il successo dell’esibizione.
Il gruppo è stato fondato nel 2011 da Angel Harkatz Kaufman, tenore argentino nato a Buenos Aires e discendente da una famiglia di origine ucraina e polacca. Il cantore, noto per le sue collaborazioni con diverse comunità ebraiche italiane (tra le quali Torino, Milano, Verona, Venezia e Merano), ha collaborato come chazan anche in Argentina, Uruguay, Spagna e Ungheria. Harkatz era già stato a Vercelli in passato e, certo della entusiasta risposta della città, ha ripresentato il suo gruppo alla Comunità vercellese ottenendo nuovamente il favore del pubblico.
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pilpul
Servizio civile per tutti
La ministra Roberta Pinotti ha avanzato la proposta di rendere obbligatorio il servizio civile per tutti i giovani italiani, una sorta di leva non militare. Quelli della mia generazione guardano circospetti: devolvere un segmento della propria vita allo Stato, per di più nell’epoca del precariato e del lavoro poco o nulla retribuito! Si tratta però di una reazione sbagliata.
Oggi il servizio civile nazionale impegna per dieci mesi alcune decine di migliaia di giovani vincitori di un bando – si punta ad alzarne il numero fino a cento mila unità – in lavori socialmente utili, con la possibilità di trascorrere massimo tre mesi all’estero. Il compenso è di 433 euro netti al mese. Un’opportunità molto apprezzata da tante ragazze e ragazzi che faticano a trovare lavoro, e fondamentale per mantenere attivi alcuni servizi per la collettività. 


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - Vivà Nenni
Nel campo di sterminio di Auschwitz non furono deportati soltanto ebrei, ma anche un gruppo di 230 donne prigioniere politiche provenienti dalla Francia, tra cui due italiane: Alice Viterbo, una brava e famosa cantante lirica, che aveva una gamba di legno, e Vittoria Nenni, detta Vivà, figlia del leader socialista Pietro Nenni, che con la famiglia viveva in esilio in Francia dal 1926 dopo la promulgazione delle leggi “fascistissime”.
La drammatica storia di Vittoria Nenni è stata raccontata da Antonio Tedesco nel bel libro Vivà, la figlia di Pietro Nenni dalla Resistenza ad Auschwitz (Bibliotheka Edizion, collana “Bussole” della Fondazione Nenni). Il trasporto delle deportate avvenne il 24 gennaio del 1943. Si trattava di un gruppo assai vario: giovani e anziane; molte avevano lasciato a casa figli piccoli; 119 erano militanti comuniste, 12 golliste, mentre erano resistenti senza colore politico.


Mario Avagliano
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Essere esportatori di pace
La globalizzazione ha reso pressoché automatici i congegni dell’import/export. Nel nostro Paese vi sono anche delle ottime riviste giuridiche (ne rammento, ora come ora, ben due di editori presso i quali ho pubblicato, nei quali sono rappresentati interessi olandesi in maggiore o minore misura, a riprova di quanto sia globalizzata anche l’editoria).
Gli scambi internazionali sono contraddistinti, come sappiamo, dal fenomeno (irreversibile?) della rapidissima liberalizzazione, che investe in pari misura democrazie e dittature, sistemi primitivi e sistemi modernissimi, regimi oscurantisti e repubbliche al neon e finanche al led.


Emanuele Calò, giurista
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