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2 novembre 2017 - 13 Cheshvan 5778
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SOcietà

Il pregiudizio e quelle risate dal sapore amaro 

img headerSembra proprio che sia in atto un risveglio dell’antisemitismo. Lo leggiamo sui giornali, ci deprimono alcune vignette, l’odio islamico contro gli ebrei, e gli israeliani in particolare, non accenna a diminuire. Persistono manifestazioni misteriose, come per esempio il vandalismo nei cimiteri, delle quali non si riesce a trovare spiegazione. Le popolazioni dell’Occidente dovrebbero essere interessate all’antisemitismo perché anch’esse sono diventate bersaglio di una sorta di antisemitismo esteso. Durante un viaggio in Israele di molti anni fa, una mia amica carissima, non ebrea, che oggi purtroppo non c’è più, si stupì per un piccolo cimitero musulmano preservato in piena città. La strada nella Gerusalemme ebraica si era divisa in due, aggirandolo rispettosamente. L’unico esempio di una prassi affine è a Roma nel Raccordo Anulare, dove l’autostrada si divide in due e nel mezzo si trova una serie di negozi abusivi di illuminazione. Si chiama “La variante dei lampadari”. Voleva esser certa dei suoi occhi, la mia amica, e perciò mi chiese se quello era un cimitero ebraico o musulmano. I cippi eretti e le scritte in arabo mi fecero rispondere senza esitazione: “Musulmano”, ma quella, con uno sguardo di sospetto che non le era solito, mi intimò: “Vai a chiedere a quel signore che passa”. Mi offesi e al mio ritorno mi offesi peggio ancora.

Aldo Zargani, scrittore
Pagine Ebraiche, ottobre 2017 

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la rassegna mensile d'israel

Ricordo, Storia e Memoria: la riflessione
di Yosef Hayim Yerushalmi

img headerMolti sono gli argomenti nei quali Yosef Yerushalmi ha innovato il panorama della storia ebraica: il rapporto tra storia e memoria, l’analisi dell’impatto provocato nella cultura ebraica dalla cacciata dalla Spagna nel 1492; l’attenzione agli statuti di limpieza de sangre nella Spagna nel XV secolo e il confronto con la legislazione razzista del 1938; la critica all’interpretazione “lacrimosa” della storia del popolo ebraico (questa già anticipata da Salo Baron); i rapporti degli ebrei con il potere nel corso della loro storia e le riflessioni sugli indizi di una diplomazia ebraica riconoscibili attraverso l’indagine storica. Dopo la sua morte, nel dicembre 2009, molti sono stati gli omaggi pubblicati in sua memoria. In Francia è stato ricordato con un Convegno internazionale, i cui Atti sono usciti con il titolo L’histoire et le mémoire de l’histoire, a cura di Sylvie-Anne Goldberg, e con la pubblicazione di una corposa intervista a cura della medesima autrice: Transmettre l’Histoire Juive. In Italia la casa editrice Giuntina, presso cui in precedenza erano usciti diversi saggi, ha pubblicato Verso una storia della speranza ebraica, contenente anche un intervento sull’interpretazione dell’esilio, con prefazione di David Bidussa. Anche «La Rassegna Mensile di Israel» ha voluto ricordare il notevole contributo recato dallo storico statunitense al panorama degli studi ebraici con un numero monografico dal titolo: Ricordo, Storia e Memoria. La riflessione di Yosef Hayim Yerushalmi, curato da Anna Foa e da chi scrive.

Myriam Silvera

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MACHSHEVET ISRAEL

Il binomio inscindibile di norma e narrazione

img headerRacconta Tacito (Storie) di quando Pompeo irruppe nel Bet Ah-Mikdash trovando il Kodesh Ha-Kodashim, “vuoto”, senza una statua o un’effige rappresentante la divinità. L’aneddoto è significativo. Il ‘vuoto’ collocato al centro di un luogo reputato dall’ebraismo come il più sacro era evidentemente antitetico alla forma mentis delle culture pagane. Tale assenza, vuoto simbolico, continuò a fare scalpore e “il carattere aiconico del Dio ebraico” portò alcuni degli Antichi a ritenere che gli ebrei fossero “da considerarsi come senza Dio o atei” (Peter Schäfer Carocci, 2010, p. 53). D’altronde il vuoto del Kodesh Ha-Kodashim non faceva altro che porre in risalto, agli occhi delle genti dell’epoca, l’assenza di un ‘nome proprio’ per la divinità (posto che la pronuncia del Tetragramma era a conoscenza del Kohen Ah-Gadol per l’ufficio di Yom Ha-Kippurim) la quale, come indagato da Donatella Di Cesare (Giuntina, 2011) risolveva la sua identità in un futuro imperfetto, così impedendo qualsiasi idolatria – fosse stata anche soltanto di un nome, di un’identità propria, definibile. Non stupirà allora che Teofrasto, allievo di Aristotele, appellasse il popolo ebraico quale “razza di filosofi” in quanto “conversano tra di loro a proposito del divino (to theion)” ovverosia, commenta W. Jaeger, dell’“unico Ente altissimo”.

Cosimo Nicolini Coen

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orizzonti  

«La Ue dichiari Hezbollah gruppo terrorista»  

La scorsa settimana il Congresso americano ha approvato la Risoluzione 359 che invita l'Unione europea a riconoscere il fatto che Hezbollah, tutto Hezbollah, è un'organizzazione terroristica. Uno di noi ha proposto questa risoluzione e l'altro concorda pienamente, ma entrambi siamo rimasti sbalorditi che fosse addirittura necessaria. Come si fa, in Europa, a mettere in dubbio che Hezbollah sia un'organizzazione terroristica quando lo stesso Hezbollah lo dichiara apertamente e ripetutamente? E non solo a parole, ma anche nei fatti: omicidi, attentati con ordigni esplosivi, attacchi missilistici. Negli ultimi sei anni Hezbollah ha rappresentato la principale forza militare schierata al fianco del presidente siriano Assad nell'assalto sferrato contro il suo stesso popolo e il suo Paese. Hezbollah non fa mistero del suo prossimo bersaglio: Israele.




Ted Deutch, Yair Lapid
Corriere della Sera, 30 ottobre 2017


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orizzonti 

Barcellona e la geografia dei confini che cambiano    

Ma cosa è e dove si trova Barcellona? Barcellona è prima di tutto una metropoli (e ci torneremo) e poi basta guardare un atlante per scoprire che fa parte della Catalogna, della Spagna, dell'Unione europea; e dal punto di vista geografico della Penisola iberica. E fin qui siamo nel caro vecchio e rassicurante mondo dove i confini delle nazioni sono stabili, inviolabili e, nella nostra percezione, corrispondono a delle lingue e identità. Ma è davvero così? Proviamo ad allargare il quadro. Finora quando volgevamo il nostro sguardo a quella parte del Vecchio Continente che chiamiamo sbrigativamente "Est", eravamo abituati a un fenomeno considerato curioso o anomalo.Un uomo, ma anche un quartiere di una città, o addirittura un'intera metropoli — luogo per definizione di incontri di persone provenienti da diversi ambienti sociali, geografici e linguistici — poteva cambiare cittadinanza e appartenenza nazionale più volte, in un lasso di tempo relativamente breve, senza mai spostarsi.

Wlodek Goldkorn, La Repubblica, 30 ottobre 2017


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