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1 gennaio 2019 -  25 Tevet 5779
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storia

Identità ebraica, identità italiana    

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img headerGiacomo Todeschini / GLI EBREI NELL’ITALIA MEDIEVALE / Carocci

Fare la storia degli ebrei presenti nell’Italia del Medioevo significa scrivere un pezzo di storia italiana. D’altra parte, proprio perché la storia medievale dei territori che formavano la penisola italica è il punto di partenza della futura complessità italiana, parlare degli ebrei in Italia come di una componente strutturale della storia italiana significa mettere in discussione l’idea molto diffusa dell’omogeneità culturale e religiosa di questa storia, rimettere in gioco, dunque, l’immagine di un’Italia come realtà compattamente latina e cristiana da sempre. La rappresentazione postrisorgimentale, ma specialmente caratteristica della revisione storiografica fascista, dell’Italia come soggetto storico naturalmente e tradizionalmente unitario, storicamente unificato dalla religione cristiana, ha influenzato in modi diversi, talvolta anche contraddittori, la ricostruzione della presenza degli ebrei in Italia. Da un lato gli ebrei e le loro comunità sono stati descritti come una sorta di complemento della nazione italiana, un’aggiunta più o meno ben tollerata, dall’altro come una presenza di usa localmente e comprensibile solo alla luce di vicende strettamente regionali o cittadine. In entrambi i casi, si è presupposto che la storia nazionale avesse una sua compattezza politica o almeno religiosa, e che l’esserci degli ebrei ricavasse il proprio significato unicamente dal rapporto con questo soggetto collettivo cristiano o con le sue configurazioni locali.

Pagine Ebraiche, gennaio 2019 

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storia

L’economia e il suo cuore teologico

img header"Negli ultimi due decenni, studi e riflessioni sulla retorica del discorso economico e sull'uso di metafore e immagini nel linguaggio degli economisti sono aumentati significativamente soprattutto nel solco degli studi avviati dal McCloskey tra 1980 e 1990. Tuttavia, continuiamo a ritenere che l'uso di spiegazioni metaforiche per illuminare la matematica economica e finanziaria sia un espediente linguistico funzionale alla narrazione e alla divulgazione di principi e teoremi troppo difficili per i non iniziati. Sebbene varie indagini abbiano sottolineato la natura storica di questi ricorsi alla metafora, alla somiglianza e all'analogia per parlare e scrivere di economia nell'Occidente proto-capitalista e capitalista, molti rimangono convinti che lo scambio semantico tra le diverse aree della conoscenza europea, come la biologia e la dottrina monetaria, o l'escatologia e l'aritmetica finanziaria, sia nell'era della comunicazione di massa una strada per facilitare l'apprendimento e la metabolizzazione di una disciplina, l'economia, che è di per sé piuttosto indigesta". È quanto sottolineava il professor Todeschini, intervenendo in occasione della quarantesima lezione in ricordo dello storico francese Marc Bloch con una relazione incentrata sul "cuore teologico nascosto" dentro il razionalismo economico occidentale.

Pagine Ebraiche, gennaio 2019 

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NARRATIVa

Un tunnel direzione vita

narrativa

La spia, l'amante, Stalingrado

Abraham B. Yehoshua /
IL TUNNEL / Einaudi



Le librerie di fine anno sono inondate da sciocchezze: mi chiedo sempre chi compri quei volumi inutili che definiamo strenne, per non parlare dei libri scritti da cantanti-calciatori-soubrette e senza aggiungere le antologie cretine del tipo "Natale in giallo" e "Cenone col delitto". Tuttavia, qualche buon romanzo riesce a farsi strada sino a noi lettori. Ed è così che pesco, sul bancone delle novità di questa fine 2018, "Il tunnel" (Einaudi, traduzione di Alessandra Shomroni, pp. 339, € 20), ultima fatica di uno scrittore israeliano che ho amato ancor prima di leggerlo, Abraham B. Yehoshua (1936), conosciuto secoli fa a Haifa e segnalato per pura e semplice simpatia alla casa editrice dello Struzzo, quando i suoi capolavori ("L'amante", "II signor Mani", "Un divorzio tardivo") erano inediti da noi, o di là da venire. Da allora, questo scrittore non ha mai tradito il sottoscritto e le decine di migliaia di aficionados che si è guadagnato in Italia.

Mario Fortunato, L’Espresso,
30 dicembre 2018


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Wilbur Smith /
LA GUERRA
DEI COURTNEY
/ Harper Collins Italia

Il «maestro dell'avventura» torna in cattedra ma sulla lavagna questa volta sono i colori della storia a risaltare sugli altri. Ed è storia recente, drammatica, quella che ha segnato in maniera indelebile il Novecento e ha scavato, con la Shoah, una ferita insanabile nella coscienza collettiva. Preannunciato dall'ultimo libro pubblicato nel 2018 con Longanesi (War Cry. Grido di guerra, ambientato fra il Kenya coloniale di inizio Novecento e gli anni dell'inarrestabile ascesa della Germania nazista), è il periodo della Seconda guerra mondiale, con l'aberrante «appendice» della Soluzione finale, il teatro del nuovo, attesissimo romanzo di Wilbur Smith. Courtney's War. La guerra dei Courtney si apre nella primavera del 1939, pochi mesi prima dell'aggressione tedesca alla Polonia, e si chiude, sei anni e 60 milioni di morti più tardi, con il suicidio di Hitler e la capitolazione del Terzo Reich.

Marco Ostoni,
Corriere della Sera,
31 dicembre 2018


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