David
Sciunnach,
rabbino
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“…gli disse: prendi il tuo figlio, il tuo
unico, quello che ami, Itzhak, e va’ alla terra di Morià…”(Bereshith
22, 2). Ha detto l’Admor Rabbì Chaìym di Tzanz: Due monti sono
particolarmente importanti per il popolo d’Israele, dove sono avvenuti
due eventi fondamentali della nostra storia. Uno è il monte Morià, dove
nostro padre Avraham stava per sacrificare suo figlio Itzhak a Dio,
superando la prova più difficile della sua vita. Il secondo è il monte
Sinai sul quale è stata donata la Torah. Ed ecco che ci sorprende
vedere che il Beth ha-Mikdash - il Santuario non è stato edificato sul
monte Sinai, il monte della Torah, bensì sul mote Morià, il monte della
akedah - sacrificio. Questo perché? Perché ciò che è veramente
importante per noi è la messiruth nefesh – la dedizione assoluta, ed è
per questo che ai tempi dei patriarchi il monte Morià è stato
consacrato.
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David
Assael,
ricercatore
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In un’intervista al New York Times, Enrico
Letta mette insieme l’incredibile impasse della politica statunitense
con l’imponente ascesa, che noi che scriviamo su queste pagine ben
conosciamo, di questa destra europea xenofoba e sovente antisemita, che
ha ottenuto un ulteriore conferma dai recenti sondaggi francesi. Il
premier italiano può, così, parlare di una crisi della governance
democratica, che rischia di essere scavalcata da altri modelli politici
e sociali, come mostrano alcune tendenze presenti nel nostro
continente: dal filoslavismo di Viktor Orban, all’avvicinamento di
Erdogan alle aree arabofone del pianeta. Mi pare, quella di Letta, una
perfetta diagnosi, noi tutti, proprio oggi che si commemora il
rastrellamento nazista del ghetto di Roma, sappiamo che la democrazia
non è irreversibile.
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Gattegna al premier Letta:
"Stop alla diffusione
dei deliri di Priebke" |
“Sulla morte di Priebke abbiamo preferito
far calare il nostro silenzio non volendo fare del gerarca nazista un
martire”.
Lo ha affermato il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna nell’incontrare il presidente del Consiglio
Enrico Letta assieme a una delegazione della Comunità ebraica di Roma e
di sopravvissuti alla Shoah.
“Diverso invece il discorso relativo al funerale. In questo caso – ha
spiegato Gattegna – abbiamo fatto sentire con forza la nostra voce
perché riteniamo che Roma, la città delle Fosse Ardeatine, non meriti
l’affronto del funerale e della sepoltura di uno dei suoi massimi
carnefici”.
“La nostra preoccupazione è adesso il testamento lasciato da Priebke ai
posteri. Deliri revisionisti e negazionisti che possono urtare la
sensibilità di chi, specie nelle nuove generazioni, non ha ancora gli
strumenti culturali pienamente affinati per distinguere i veleni
dell’odio dalla falsità storica. Ci opporremo con forza e
determinazione alla sua diffusione apologetica”.
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Voci a confronto
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Scontri ad Albano Laziale, dove il prefetto
di Roma Giuseppe Pecoraro (che parla in un’intervista a Repubblica)
autorizza lo svolgimento dei funerali del capitano nazista Erich
Priebke nella cappella dei lefebvriani. Si presentano militanti
neofascisti, la gente del paese e tanti oppositori al fascismo
protestano, si arriva a momenti di grande tensione con l’intervento
delle forze dell’ordine (tra gli altri Messaggero). “L’oblio dei fatti
sarebbe una sciagura. Noi dobbiamo pensare al futuro, facendo
attenzione a che non si ripetano gli errori del passato: come quello di
consentire alle dittature di salire al potere in Europa, in Italia e in
Germania – adesso sono a rischio Ungheria e Grecia -, la democraticità
dei Paesi va salvaguardata. Il modo migliore per farlo è ricordare ed
educare i giovani” così il presidente dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, intervistato dall’Unità. “Ma lui
sarebbe felice di sapersi odiato. Seppelliamolo in silenzio e senza
perdono” spiega lo scrittore Aharon Appelfeld, sopravvissuto alla
Shoah, intervistato dal Corriere. Intanto il presidente della Comunità
ebraica di Torino Beppe Segre esprime la sua indignazione per le
dichiarazioni del consigliere comunale Maurizio Marrone capogruppo di
Fratelli d’Italia, secondo cui “gli Alleati sarebbero stati cinque
volte peggio di Priebke” (La Stampa). Dedicato alla mancanza di decenza
e di buonsenso della gestione dei funerali di Priebke è anche il
Buongiorno di Massimo Gramellini sul quotidiano torinese. Ricorre oggi
il settantesimo anniversario del rastrellamento del Ghetto di Roma,
avvenuto il 16 ottobre 1943. Lo rievoca in un intervento sul Corriere
Andrea Riccardi “Ricordare quel dolore non sarà mai retorica” e
sull’Unità Tobia Zevi. Gli appuntamenti per la giornata di oggi sono
ricordati su Repubblica (a partecipare alla cerimonia in sinagoga sarà
anche Andrea Bartali, il figlio di Gino, appena nominato Giusto tra le
Nazioni rivela Adam Smulevich sulla Gazzetta dello Sport). Domani si
terrà un Consiglio comunale in ricordo della Shoah (Messaggero).
Approvato alla Commissione Giustizia del Senato l’emendamento che
prevede la nascita del reato di negazionismo (Repubblica). Il Corriere
della Sera ricorda che entra in carica oggi il nuovo segretario di
Stato vaticano Pietro Parolin, incaricato tra l’altro di gestire gli
accordi con Israele. Il quotidiano di via Solferino intervista anche
l’artista dissidente iraniana in esilio Shirin Neshat, che esprime la
sua visione sulle ultime evoluzioni politiche del paese. Sul Giornale
Fiamma Nirenstein rievoca l’attentato alla sinagoga di Roma del 9
ottobre 1982 presentando il volume ad esso dedicato di Arturo Marzano e
Guri Schwarz.
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Giornata della Cultura Ebraismo in piazza |
Tradizione, cultura e valori dell’ebraismo.
In decine di città italiane questo inizio di autunno ha visto il mondo
ebraico protagonista con la celebrazione lo scorso 29 settembre della
Giornata europea della cultura ebraica. Da Napoli, città capofila
dell’evento, salendo e scendendo lunga la penisola migliaia di persone
hanno avuto l’occasione di conoscere e scoprire il legame tra ebraismo
e natura, tema di quest’anno dell’iniziativa. Sessantasei le località
coinvolte per questa 14esima edizione che ha visto coincidere
l’inaugurazione di un altro grande evento: il Festival di Milano Jewish
and the city.
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16
ottobre
Roma
non dimentica
La
Comunità ebraica di Roma, la città, le istituzioni, si ritrovano in
sinagoga per ricordare il 16 ottobre 1943, quando oltre mille ebrei
furono con brutalità strappati dalle loro case per essere deportati ad
Auschwitz. Commozione alla presenza degli ultimi Testimoni della Shoah
ancora in vita. Ad intervenire, alla presenza del Capo dello Stato
Giorgio Napolitano, il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna, il presidente della Comunità ebraica di Roma
Riccardo Pacifici, il rabbino capo Riccardo Di Segni, il sindaco
Ignazio Marino e l'ambasciatore dello Stato di Israele Naor Gilon. In
sala anche i presidenti di Senato e Camera, Piero Grasso e Laura
Boldrini. Nel corso della cerimonia è stato letto un messaggio di papa
Francesco, che ha esortato al massimo impegno di tutti nella lotta
all'antisemitismo e ai veleni dell'odio.
Il presidente UCEI ha affermato: “I nazisti furono assassini di esseri
umani, i loro seguaci di oggi sono assassini della memoria. Ma non si
illudano, non vinceranno mai. Come il nazismo e il fascismo furono
sconfitti e crollarono sotto il peso della barbarie che avevano
organizzato, anche i loro eredi spirituali sono destinati ad essere
spazzati via con ignominia e disonore”.
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16
ottobre
Il
rabbino Di Segni: "Siamo qui per condividere un impegno"
“Trasformare
questo paese amato, queste strade percorse da una catena ininterrotta
di generazioni legate ed affezionate ad ogni pietra, in una terra che
all’improvviso ti vomita come corpo estraneo o ti divora è stato un
crimine istituzionale, un tradimento che aggrava ulteriormente il peso
dei delitti perpetrati” ha dichiarato il rabbino capo della Comunità
ebraica di Roma Riccardo Di Segni, in occasione della cerimonia per la
commemorazione del settantesimo anniversario del 16 ottobre 1943
presieduta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Su quei
fatti che oggi ricordiamo è ormai trascorsa una vita completa, anche
questa non semplice e senza preoccupazioni, ma almeno senza gli apici
dell’orrore vissuto, almeno da queste parti. E’ bene e doveroso
che se ne mantenga viva la memoria, che tutti insieme si operi per
guarire e riparare, le vecchie ferite e quelle nuove, che purtroppo
oggi si aprono anche davanti ai nostri occhi. Siamo qui insieme a
condividere un impegno”.
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il discorso integrale
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Noi
di Albano
Nella
mia conciliante visione della vita penso che anche Priebke debba
trovare un luogo dove collocare il suo corpo terreno. Ma come nativa di
Albano Laziale, medaglia d'argento della Resistenza, sono orgogliosa
per la protesta contro questi falsi cristiani, autentici antisemiti,
dei lefrebvriani.
Matilde Passa, giornalista
Riprendiamoci
la nostra storia
In
una chiacchierata tra due figlie di cugini, mia sorella Gaia e mia
cugina Iskà Bassi Hoppenheim nasce un’idea. L’idea di un viaggio. Ad
Auschwitz. Che c’è di così particolare in questo? Molte famiglie,
scuole, enti organizzano viaggi nei campi di sterminio nazisti. Forse
nel nostro caso c’è qualcosa di diverso che merita una condivisione.
Gadi Piperno
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Ticketless
- Vercelli
L’autunno,
si sa, con la malinconia, accentua il male che i francesi chiamano
dell’autobiografia. Spronato dal libro, davvero toccante, di Anna Foa
(Portico d’Ottavia, 13 Laterza), dove si narra la storia di una
cinquecentesca casa ebraica passata attraverso la razzia del 16 ottobre
1943, sono sceso dal treno, per fermarmi a Vercelli, la città dove da
bambino per qualche tempo ho abitato. Non ho resistito alla tentazione
di ritrovare la mia Casa. E poi, mi sono detto, dopo aver tanto
frugato, in questa rubrica, dentro le case degli altri, perché non
dedicare un Ticketless ad una casa che sento anche mia?
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- Il male radicale
“Se
ne è andato un essere vivente, non un essere umano”. Rimarcando
l’esclusione del defunto criminale nazista dalla famiglia del genere
umano, Riccardo Pacifici ha meritoriamente inteso ricordare come non
sia possibile parlare di “uomini” laddove i più elementari,
fondamentali elementi di umanità siano così atrocemente e
pervicacemente disprezzati e vilipesi.
Francesco Lucrezi, storico
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