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18 agosto 2014 - 22 Av 5774
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach,
insegnante
L’indifferenza al male è più pericolosa del male stesso, perché acceca la nostra capacità di indignazione e stravolge i nostri valori e il nostro agire. Dove è la coscienza del mondo? Dove è lo sdegno? Il mondo sembra non vedere.
 
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Anna
Foa,
storica
A quanti, a Tel Aviv, tentavano, per dirla con David Bidussa, “di liberarsi dall’assassino dei sogni”, ha parlato con parole molto alte David Grossman, parole che dovremmo meditare tutti nei nostri cuori: “Anche se oggi siamo nemici, resteremo sempre vicini di casa, dobbiamo vivere insieme. Quello che è bene per il vicino, è bene pure per me. Non potremo respirare profondamente in Israele fino a quando la gente di Gaza si sentirà soffocare".
 
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La tregua si allontana
Questa notte si esaurirà la cinque giorni di cessate il fuoco tra Israele e Hamas. E, come titola Repubblica, “l'accordo si allontana” in riferimento all'accordo per una tregua duratura proposto dal Cairo. “Il premier israeliano Netanyahu ha fatto diverse concessioni – scrive il quotidiano diretto da Ezio Mauro - ma è stato netto su una cosa: Hamas 'non può sperare di compensare una sconfitta militare con un successo politico' e Israele non accetterà mai una proposta di tregua che non tenga conto degli interessi di sicurezza di Gerusalemme ( quindi niente più razzi e missili lanciati dalla Striscia di Gaza)”. “Immediata, da Gaza, la sferzante risposta di un portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri – scrive Aldo Baquis sulla Gazzetta del Mezzogiorno - La 'sconfitta' non c'è stata e Netanyahu, ha sostenuto, ha preferito nascondere agli israeliani 'le ingenti perdite' militari patite a Gaza. Hamas, ha proseguito, non è infiacchito e il prossimo round di combattimenti, ha previsto, si svolgerà ad Ashqelon, ossia in territorio israeliano”. E sempre Hamas, come scrive Repubblica, ha intanto ammesso le minacce e censure ai danni dei giornalisti stranieri: nel corso di un'intervista a una televisione libanese un dirigente del movimento che controlla la Striscia di Gaza ha dichiarato, “Chi fotografava o filmava i nostri combattenti o i lanci dei razzi era di fatto un agente del nemico. Chi non cambiava idea su come raccontare la guerra lo abbiamo cacciato”.
Sempre da Israele, diversi quotidiani italiani danno spazio alla storia di Morel e Mahmoud, coppia di sposi il cui matrimonio è stato osteggiato da un gruppo di estremisti. Lei ebrea, lui musulmano, sono incappati in “Lehava, il gruppo di destra che ha come obiettivo quello di 'bloccare i matrimoni misti nella Terra Santa'”, scrive Repubblica. Il matrimonio si è celebrato “in un quartiere di Tel Aviv blindato da 200 agenti antisommossa – riporta Francesca Paci su La Stampa - schierati per contenere la protesta di centinaia di estremisti della destra ebraica”. A chiudere ogni polemica, le parole del presidente israeliano Reuven Rivlin. “Mahmud e Morel hanno deciso di sposarsi e di esercitare la propria libertà in un paese democratico – afferma Rivilin in un post su Facebook - Nessuno è obbligato a dividere con loro la felicità ma tutti devono rispettarla. Violenza e razzismo non hanno posto nella società israeliana”.
La democraticità di Israele e la sua appartenenza al mondo occidentale è, secondo Angelo Panebianco (Corriere della Sera), uno dei motivi per cui in Europa si sono scatenate nelle scorse settimane violenti manifestazioni a carattere anti-israeliano e antisemita. Nel riflettere su quello che definisce il carattere totalitario dell'estremismo islamico, Panebianco afferma che la sua volontà di distruggere i valori democratici “sorprendentemente, incontra molta più comprensione, fra certi occidentali, di quanta se ne potrebbe ragionevolmente aspettare”. L'esempio di questa sorprendente comprensione sarebbe, per l'editorialista del Corriere, proprio Israele e quanto è accaduto nel corso del conflitto a Gaza. “Certamente, nell'odio per Israele confluisce un antisemitismo mai sradicato che oggi preferisce mimetizzarsi, mostrarsi interessato alla causa palestinese – scrive Panebianco - Ma gioca anche il fatto che in Medio Oriente Israele è, con le sue peculiarità, la società più simile a quelle occidentali. E, in quanto tale, bersaglio, qui in Europa, di ostilità e disprezzo. Confrontate quanto i nemici europei di Israele hanno detto e scritto in questi giorni su Gaza con l'assordante silenzio che essi hanno rigorosamente mantenuto nei confronti delle stragi jihadiste di cristiani che si consumavano nello stesso momento. E capirete.
 
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#IsraeleDifendeLaPace Domande e risposte
Domande chiare e risposte chiare e autorevoli, punto per punto, ai complessi problemi della crisi mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora. L'impegno di fare chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede, dichiarazioni  sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it.
 
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  davar
#Israeledifendelapace  
Un matrimonio controverso Rivlin: "rispetto per gli sposi"
Nessuno può permettersi di istigare alla violenza e discriminare in questo paese. È intervenuto duramente il presidente di Israele Reuven Rivlin (nella foto a fianco del suo predecessore, Shimon Peres), dopo le polemiche che hanno investito in questi giorni una coppia di sposini israeliani di Yafo. I due sono stati bersaglio dell'estremismo di alcuni – in particolare del movimento Lehava, un gruppo che si definisce anti-assimilazionista – per aver scelto, appunto, di sposarsi: lui musulmano, lei ebrea, convertitasi all'Islam hanno deciso di unirsi in matrimonio domenica scorsa. E la cosa non è piaciuta agli estremisti, con tanto di campagna su Facebook e proteste dal vivo. Manifestazioni considerate inaccettabili dal presidente israeliano Rivlin: “Una linea rossa esiste tra la libertà di parola e le proteste e l'istigazione. Mahmud e Morel hanno deciso di sposarsi e di esercitare la propria libertà in un paese democratico. L'istigazione contro di loro è oltraggiosa e sconcertante,  indipendentemente dalla mia posizione o quella di altri – afferma con forza Rivlin - Nessuno è obbligato a dividere con loro la felicità ma tutti devono rispettarla. Violenza e razzismo non hanno posto nella società israeliana”. Uomo storicamente di destra, legato al Likud, Rivlin ha dimostrato con il suo intervento ai critici la sua fermezza contro ogni estremismo. Dopo la sua elezione aveva avvisato, “sarò il presidente di tutti. Rappresenterò tutta Israele”. Ma per chi discrimina e usa violenza, non c'è spazio.
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l'inchiesta del new york times
Trapianti, leggi e abusi
Inchiesta che lascerà il segno, quella dell’edizione domenicale del New York Times. Ad aprire la prima pagina ieri, lo sguardo malinconico e intenso di una giovane donna, Ophira Dorin (nell'immagine, dall'articolo del New York Times), israeliana volata in Costa Rica due anni fa per procurarsi un trapianto di rene: il donatore sarebbe stato pagato 18 mila 500 dollari (e lei ne ha pagati altri 175 mila per l’intervento) . A seguire, con il titolo “Kidneys for Sale - Reni in vendita” una lunghissima e dettagliata inchiesta firmata da Kevin Sack che in due paginate e mezza ripercorre le tortuose e spesso illegali vie con cui alcuni broker israeliani mettono in collegamento i pazienti in attesa di trapianto con donatori all’estero.
Il tema è di quelli che scottano, e non da ora. Già in passato era circolata l’accusa di traffico d’organi da parte di israeliani ma senza mai trovare fondamento. Due anni fa però l’Interpol aveva svelato un traffico con il Kossovo, poi erano emerse transazioni illegali in Ucraina. Ma qui la questione assume tutta un’altra portata.
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#Israeledifendelapace
Netanyahu ai giovani di Sderot
"La pazienza è la nostra arma"
“Nel Medio Oriente in cui viviamo, non è abbastanza la forza, c'è bisogno anche di molta pazienza. Noi ne abbiamo in abbondanza e voi ne siete la dimostrazione”. Così il premier di Israele Benjamin Netanyahu si è rivolto a un gruppo di giovani di Sderot, la città al Sud di Israele costantemente minacciata dai missili di Hamas. Molti di loro organizzano attività per i concittadini più piccoli, per distrarli quando devono rifugiarsi nei bunker al suono delle sirene. Una vita difficile che metterebbe a dura prova la resistenza di chiunque. E per questo Netanyahu ha voluto ricordare il valore e la grande pazienza di chi vive nelle zone più interessate dal conflitto. Famiglie pazienti che guardano con molta attenzione quanto accade al Cairo, il luogo dei colloqui tra delegazione israeliana e palestinese. Da lì dovrebbero arrivare le notizie di una tregua con Gaza che con il passare delle ore diventa più lontana. E, mano all'orologio, la preoccupazione maggiore è per quello che accadrà dopo le 24 di oggi, quando finiranno i cinque giorni di cessate il fuoco stabiliti dalle due parti.
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israele
L'amicizia vien danzando
Notissimo ballerino, di balli da sala, e maestro di Danza, Pierre Dulaine è nato a Jaffa nel 1944: suo padre, protestante inglese, era in Palestina con l’esercito britannico, e sua madre, cattolica palestinese, era in parte francese. Oltre al metodo che porta il suo nome, Dulaine ha fondato Dancing Classrooms, un programma che aiuta i bambini e le loro famiglie a migliorare la propria vita, danzando. La sua storia è molto nota e, oltre ad essere diventata un film – “Ti va di ballare?” con Antonio Banderas -, ha attirato l’attenzione di Miri Shahaf-Levi, a sua volta ex ballerina. Quando lo ha contattato, ha scoperto che, oltre a parlare diverse lingue (inglese, francese e arabo, e qualche parola di ebraico) era ben consapevole delle difficoltà che si possono incontrare vivendo in Israele, ed era disponibile a recarvisi, ma a una condizione: “Trovami in Israele bambini ebrei e arabi che siano disposti a ballare insieme”. Non facilissimo, visto che spesso si tratta di bambini che non hanno rapporti che vadano al di là di un incontro casuale, magari per strada andando a fare la spesa.
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qui torino
Antisemitismo, analisi necessaria
I tanti episodi antisemiti che hanno minacciato gli ebrei europei e italiani suonano un campanello d'allarme per le comunità ebraiche del Vecchio Continente. Una situazione che sembra deteriorarsi, ormai sempre più, purtroppo, di stretta attualità. Per questo ieri a Sauze d'Oulx (provincia di Torino) meta del campeggio annuale Bet Reuven organizzato dal movimento Habad-Lubavitch, si è voluto aprire uno spazio di dibattito e di riflessione grazie agli interventi, tra gli altri, del vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Giulio Disegni, di rav Alberto Somekh e dei rabbanim  Shlomo Bekhor e Igal Hazan. Ampio spazio è stato dedicato ai sondaggi dell'organizzazione americana Anti-Defamation League, da sempre impegnata nella lotta all'antisemitismo e i cui dati parlano di un mondo in cui una persona su quattro cova pregiudizi antisemiti. La lente si è poi spostata sull'Italia con l'impegnativo lavoro svolto dal Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec).
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pilpul
Demenza digitale - odio e falsi
Su facebook e sul web, ho trovato un articolo che dice che 225 vittime della Shoah e loro discendenti hanno scritto una lettera contro il “genocidio” praticato a Gaza da Israele. Constatato che i nomi dei firmatari sono tutti ebraici, che di nessuno c’è alcun indirizzo o numero di telefono, che non c’è nessun nome di vittima italiana (che conoscerei per il mio lavoro sulla Shoah), mi sono insospettita.

Liliana Picciotto
Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

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Oltremare - Dopoguerra
E improvvisamente non siamo più incollati ai telegiornali che si rincorrono nelle staffette di giornalisti e commentatori a ripetizione, servizi dal confine, sirene in diretta, senza più orari né inizio né fine. Improvvisamente arrivano anche i turisti, quelli che si sono decisi all’ultimo e quelli che avevano già deciso da settimane di partire lo stesso per questa destinazione in sé paradisiaca, diventata per una estate un luogo di guerra, reportage terrorizzanti, immagini che vorremmo il cervello dimenticasse presto.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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Tea for two - L’Argentario
Dentro lo stabilimento balneare super iper chic dell’Argentario, siamo noi quattro: una legge il Newsweek che ha comprato solo per la copertina con il titolone Exodus ed il roboante sottotitolo “Perché gli ebrei stanno lasciando di nuovo l’Europa” e continua a sostenere che una delle pagine dell’articolo, completamente annerita per un errore di stampa, celi in realtà un complotto.

Rachel Silvera, studentessa
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