Elia Richetti,
rabbino
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“Banìm
attèm l-Ha-Shèm E-lokekhèm, lo’ thithgodedù we-lo’ thasìmu qorchà ben
‘enekhèm la-mèth”, “Voi siete figli del Signore D.o vostro, non fatevi
incisioni e non radetevi tra i vostri occhi per un morto”.
Queste disposizioni sono evidentemente legate a usanze pagane dalle
quali l’Ebreo deve tenersi lontano. Così le classifica il Maimonide,
così le intendono la maggioranza dei commentatori.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Papa
Francesco, durante il suo viaggio di ritorno dalla Corea, ha detto una
frase storica che vale la pena di riportare, e su cui andrebbe aperta e
sviluppata un'attenta riflessione: "In questi casi, dove c’è
un’aggressione ingiusta, soltanto posso dire che è lecito fermare
l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non dico
bombardare o fare la guerra, dico fermarlo. I mezzi con i quali si
possono fermare dovranno essere valutati.”
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Cinque giorni di tregua |
Un’Oltre
170 razzi piovuti da Gaza su Israele, la minaccia di Hamas
all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, la risposta israeliana affidata
ai raid aerei con 22 vittime tra i palestinesi. È il bilancio delle
ultime ore di conflitto tra Gaza e Israele, ripreso dopo la violazione
del cessate il fuoco da parte di Hamas. I quotidiani nazionali aprono
con la notizia del tentativo israeliano di eliminare Mohammed Deif,
capo militare di Hamas. “Ma il leader delle Brigate Qassam – scrive
Maurizio Molinari su La Stampa - è sfuggito all'attacco, confermando la
fama di avere 'nove vite', essendo già sopravvissuto ad almeno cinque
tentativi di eliminazione”. Molinari riporta le minacce di Hamas
all'aeroporto israeliano Ben Gurion, intimando alle compagnie
aeree straniere di non atterrarvi oggi, ai cittadini del Sud di Israele
e la rivendicazione dell'uccisione di Eyal, Gilad e Naftali, i tre
ragazzi israeliani rapiti e uccisi vicino a Hebron. “Il premier
Benyamin Netanyahu – scrive Massimo Lomonaco sul Secolo XIX - ha
ribattuto che la fazione islamica ha subito il 'colpo più forte dalla
sua fondazione'. In un discorso al paese, il premier israeliano ha
dichiarato che l'operazione Margine Protettivo “continuerà fino a che
la calma non verrà ristabilita”, ma “dice di essere disponibile a
ricominciare le trattative per un accordo di pace con Abu Mazen, il
presidente palestinese – scrive Davide Frattini sul Corriere della Sera
che riporta poi le parole di Netanyahu- 'Vedo un nuovo orizzonte
diplomatico per il Paese, quando i combattimenti cesseranno'”. Da
Ashkelon, Alberto Flores D'Arcais (Repubblica) visita la sala operativa
del sistema antimissile Iron Dome. “Grazie alla velocità dei sistemi di
allarme — in pochi secondi viene individuata l'area dove i Grad e i
nuovi razzi a maggiore gittata di cui dispone Hamas sono diretti — non
ci sono state vittime”, spiega il giornalista che si sofferma sulle
difficoltà di Ashkelon, la città più colpita dai razzi di Hamas.
“Sedici chilometri da Gaza City, otto dal confine con la Striscia, con
i suoi grandi palazzi e le sue lunghe spiagge, è il pasta ideale contro
cui i terroristi di Hamas mettono a punto le loro armi di distruzione e
paura”. E mentre D'Arcais parla di “inevitabile reazione” in
riferimento alla risposta di Tzahal ai razzi da Gaza, sul Fatto
Quotidiano – nel riportare le sofferenze degli abitanti della Striscia
– non viene si legge che a violare la tregua è stato Hamas.
Sempre sul quotidiano di via Solferino, Bernard-Henri Lévy riflette sul
tragico destino del giornalista americano James Foley, decapitato dai
miliziani dello Stato islamico, e sulle sue ultime parole (i suoi
carnefici hanno postato il video del crimine su youtube). Lévy ricorda
il destino analogo di un altro giornalista, Daniel Pearl. Ebreo
americano, Pearl fu rapito e decapitato da estremisti islamici in
Pakistan. “Le sue frasi finali – afferma il filosofo francese – erano
state un messaggio in codice, una specie di celebrazione, destinata
alla famiglia, della sua identità ebraica, umiliata e schernita dai
suoi aguzzini”. Secondo Lévy, poi, l’assassinio di Foley (su La Stampa
un ricordo del giornalista) “ha avuto almeno l’effetto di risvegliare
le coscienze e di costringere molti a prendere posizione”. Presa di
coscienza però, afferma il filosofo, che sembra non valere per coloro
che “ancora ieri, sfilavano per la Palestina e per Gaza”.
Intanto il presidente americano Barack Obama promette giustizia per
Foley e per le vittime di quello che definisce un “genocidio”
(Corriere, Sole 24 ore, La Stampa), riferendosi alla brutalità dei
jihadisti in Iraq. E parole simili arrivano dal primo ministro
italiano, Matteo Renzi nel corso della sua visita a Bagdad e Erbil.
“Non ci sarà un’altra Srebrenica”, dichiara Renzi in riferimento al
genocidio del luglio del 1995 nell’Ex Jugoslavia. “Nella battaglia
contro il terrorismo l’Europa sa bene da che parte stare, come ha
dimostrato nel recente consiglio Affari Esteri a Bruxelles. Quindi
questa battaglia noi la vinceremo, voi la vincerete” ha dichiarato
Renzi, incontrando il presidente Massud Barzani (Repubblica). Da Roma,
il ministro degli Esteri Federica Mogherini spiega, in un’intervista a
Repubblica, la pericolosità anche per l’Europa dell’Isis, con le
infiltrazioni terroristiche, parla degli aiuti militari e umanitari
inviati in Iraq dall’Italia e della sua candidatura ad Alto
rappresentante per la politica estera europea.
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#IsraeleDifendeLaPace
Domande e risposte |
Domande
chiare e risposte chiare e autorevoli, punto per punto, ai complessi
problemi della crisi mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora.
L'impegno di fare chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra
lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it
il lancio di una nuova area informativa dedicata dalla redazione a
notizie, schede, dichiarazioni sugli ultimi sviluppi relativi
all'operazione delle forze di sicurezza israeliane nella Striscia di
Gaza. Tutti i cittadini che ritengono di poter aggiungere un contributo
positivo per arricchire il notiziario possono mettersi in contatto
scrivendo a desk@ucei.it
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congresso mondiale ebraico - la denuncia
"Si manifesta contro Israele
ma sulle stragi in Iraq silenzio"
Perché
il mondo tace mentre i cristiani sono sterminati? In Europa e negli
Stati Uniti abbiamo assistito a dimostrazioni di massa per la morte dei
palestinesi, usati come scudi umani come copertura per il lancio di
razzi da parte delle organizzazioni terroristiche di Gaza. L'Onu fa le
sue indagini e indirizza la sua attenzione solo su Israele. Ma il
terribile massacro di migliaia e migliaia di cristiani nei modi più
barbari è stato accolto con assoluta indifferenza. Le comunità
cristiane del Medio Oriente e di parte dell'Africa centrale stanno
scomparendo più o meno allo stesso modo nel quale in Europa ottanta
anni fa gli ebrei furono uccisi o si diedero alla fuga. Poche proteste
si levarono sulle campagne di epurazione naziste del 1930 prima che
fosse troppo tardi, e come allora, il silenzio di oggi è altrettanto
assordante. Gli storici guarderanno a questo periodo chiedendosi se le
persone avessero veramente perso la ragione. Pochissimi i giornalisti
che hanno potuto testimoniare in Iraq l'ondata di terrore simil-nazista
che sta invadendo il Paese. Le Nazioni Unite sono state per lo più
immobili. I leader mondiali sembrano essere impegnati in altre
questioni in questa strana estate del 2014. Non ci sono «flottiglie»
umanitarie in viaggio verso la Siria o l'Iraq. Perché le grandi
celebrità e le invecchiate stelle del rock non sono preoccupate quando
sono i cristiani ad essere macellati?
Lo Stato islamico dell'Iraq e della Siria (Isis) non è una semplice
coalizione di gruppi jihadisti. Si tratta di una vera e propria forza
militare che è riuscita a conquistare gran parte dell'Iraq, con un
modello economico vincente che diffonde in punta di lancia dispensando
omicidi a sangue freddo. L'Isis prende i soldi dalle banche ed usa le
estorsioni vecchio stile per finanziare la sua macchina di morte.
Sistema che lo ha reso forse il più ricco gruppo terroristico islamico
al mondo. Ma dove eccelle veramente è negli eccidi a sangue freddo che
rivaleggiano con le carneficine medievali. Lungo il suo cammino
l'obiettivo principale sono diventate tutte le comunità cristiane
incontrate, purtroppo molto numerose. Un uomo d'affari caldeo-americano
di nome Mark Arabo intervistato dalla Cnn ha descritto questa scena in
un parco di Mosul, «... decapitano bambini e mettono la loro testa su
dei bastoni. Per ogni nuovo bambino ucciso, altre madri violentate e
uccise, e i padri impiccati». Ora, dove sono le proteste? Dove sono. le
grandi manifestazioni di massa con i cartelli e gli slogan urlati?
Dov'è la rabbia e lo sdegno?
In un discorso davanti a migliaia di cristiani a Budapest lo scorso
giugno, ho fatto una promessa solenne: così come non rimarrò in
silenzio di fronte alla crescente minaccia dell'antisemitismo di destra
e sinistra in Europa e Medio Oriente, non sarò mai indifferente alla
sofferenza cristiana. Ebrei e cristiani leggono la stessa Bibbia, la
loro religione condivide la stessa base comune e ora, purtroppo, essi
condividono un tipo di sofferenza che li ha presi di mira per una e una
sola ragione: muoiono a causa delle loro convinzioni. Muoiono perché
sono stati presi di mira da assassini, perché sono indifesi e perché il
mondo è indifferente alle loro sofferenze. Ma questo può e deve essere
fermato. Invito i leader mondiali a riunirsi insieme, non per parlare,
ma per agire. Abbiamo bisogno di una coalizione formata da uomini e
donne di buona volontà per unirsi e fermare questo abominio. Non siamo
impotenti. Scrivo questo come cittadino della più forte potenza
militare sulla terra. Scrivo questo come leader ebreo che si preoccupa
per i suoi fratelli e sorelle cristiani. Questa ondata di morte deve
essere fermata. Ora.
Ronald Lauder, presidente del Congresso ebraico mondiale
Corriere della Sera, 21 agosto 2014
Setirot
- Il rispetto |
Bella
lezione di democrazia reale quella che emerge dalle parole del
neopresidente di Israele, Reuven Rivlin, quando interviene duramente
sulla campagna di odio (sia virtuale via internet che attraverso reali
manifestazioni e minacce) messa in piedi nel suo Paese contro la
giovane coppia di Yafo “colpevole” di essere lui musulmano e lei ebrea
convertitasi all’islam: «Mahmud e Morel hanno deciso di sposarsi e di
esercitare la propria libertà.
Stefano Jesurum, giornalista
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Time
out - Con chi parlare |
Se
la pace si fa con il nemico e bisogna dialogare con Hamas, perché non
dialogare anche con l'Isis? Forse la barbara uccisione del giornalista
vale meno di quella di Eyal, Gilad e Naftali rivendicate ieri dal
movimento terroristico palestinese? Chissà, forse andrebbe chiesto ai
professionisti della pace e a chi crede che con il terrorismo si possa
scendere a compromessi.
Daniel Funaro
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