…ingiusto

Papa Francesco, durante il suo viaggio di ritorno dalla Corea, ha detto una frase storica che vale la pena di riportare, e su cui andrebbe aperta e sviluppata un’attenta riflessione: “In questi casi, dove c’è un’aggressione ingiusta, soltanto posso dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare o fare la guerra, dico fermarlo. I mezzi con i quali si possono fermare dovranno essere valutati.” E aggiunge che “Una sola nazione non può giudicare come si ferma un aggressore”. Poi ha precisato come stabilire se un’aggressione sia ingiusta: attraverso un forum di consultazione internazionale, per esempio le Nazioni Unite. Non è possibile prescindere dal contesto in cui sono state dette queste importanti parole: l’aggressione (ingiusta) alle minoranze cristiane e yazide da parte di ISIS in Iraq. Per fermarla, sono intervenuti gli Stati Uniti e anche la Siria con bombardamenti aerei contro le forze del califfato, e i curdi con le forze di terra dei peshmerga. Ma c’era stato pochi giorni prima il caso di Gaza. Il lancio da parte di Hamas e del Jihad islamico di oltre 3.000 missili contro Israele potrebbe forse rientrare nella categoria dell’aggressione ingiusta. Israele ha reagito con l’aviazione e con truppe di terra, ossia con bombardamenti e facendo la guerra. Le Nazioni Unite, il massimo foro di giudizio internazionale, hanno contestato Israele, ossia a forte maggioranza non considerano il lancio di missili un’aggressione ingiusta ma ritengono la reazione di Israele ingiusta. A prima vista sembrerebbe, dunque, che nel caso dell’Iraq i bombardamenti sono stati uno strumento giusto per fermare un’aggressione ingiusta, mentre nel caso di Israele non lo sono stati. Se è vero che “una sola nazione non può giudicare come si ferma un aggressore”, vista l’attuale composizione dell’ONU, Israele non ha alcuna possibilità di vedervi riconosciute a maggioranza le proprie ragioni. Nel caso di Gaza vi è dunque un molteplice dilemma: C’è stata o no aggressione ingiusta nei confronti di Israele? Se lo stato d’Israele non poteva decidere da solo, chi poteva obiettivamente decidere per lui? E il metodo scelto da Israele per fermare l’aggressione è stato giusto o ingiusto? E nuovamente, chi poteva decidere? E se il metodo è stato ingiusto, quale sarebbe stato il metodo giusto? E chi avrebbe deciso, e quando? A questi inquietanti interrogativi sarebbero utili autorevoli risposte.

Sergio Della Pergola, Gerusalemme

(21 agosto 2014)