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14 settembre 2014 - 19 Elul 5774
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
A proposito di libertà, di cui si parla in questi giorni a Milano al festival Jewish and the City: non male sarebbe riuscire a liberarsi dall'incombere del tempo, che  sembra non essere mai nostro. Come gli schiavi, che  erano esenti dai precetti legati al tempo proprio perché non avevano  nessun momento disponibile.
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
I musei quando sono pensati come luoghi di e per la memoria, sono collocati in luoghi che quella memoria evocano, in stretta connessione con il patrimonio che detengono, il progetto che intendono perseguire, l’offerta culturale che pensano di proporre, l’azione pubblica che intendono svolgere.
 
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Ferrara, Milano, Roma. Appuntamento con la cultura
Quindicesima Giornata Europea della Cultura Ebraica al via con Ferrara città capofila. Per introdurre l’evento l’Osservatore Romano riporta uno stralcio dell’editoriale del presidente UCEI Renzo Gattegna apparso sull’ultimo numero di Pagine Ebraiche. “Si tratta di un momento di condivisione e conoscenza, al quale aderiscono in Italia ben 77 località, che dal piccolo borgo alle grandi città, si animano di tante iniziative. Con leggerezza – scrive Gattegna – perché riteniamo che la cultura debba essere innanzitutto un piacere fruibile e accessibile”.
Contestualmente al via altre due iniziative dedicate alla cultura ebraica: il festival Jewish and the City di Milano, che tratta quest’anno il tema della libertà attraverso Pesach; e il Festival Internazionale di Cultura e Letteratura Ebraica di Roma, inaugurato ieri sera in occasione della Notte della Cabbala. Su Avvenire si anticipano alcune riflessioni di Dario Calimani, protagonista nel pomeriggio a Milano nel dibattito ‘Ritrovarsi nel deserto’ assieme a David Bidussa, Gianpiero Comolli e Franco Farinelli. “L’esilio ebraico – scrive Calimani – è forse un esilio particolare, che non permette alla memoria di spegnersi, e la trasmette ai posteri. ‘È più facile strappare un ebreo all’esilio piuttosto che strappare l’esilio dall’animo dell’ebreo’, proprio perché la Terra Promessa è sentita come ‘terra perduta’. Ed è la memoria a nutrire l’esilio, a mantenere vivo il senso di appartenenza sradicata, la nostalgia dell’altrove, l’ansia del ritorno”.
Sul Corriere Roma si fa invece il punto sugli appuntamenti di giornata nella Capitale. Tra i protagonisti la chef Laura Ravaioli, che i nostri lettori conoscono anche per la rubrica mensile che tiene su Pagine Ebraiche, e lo scrittore Emanuele Trevi, che al Palazzo della Cultura sarà intervistato da Antonio Monda sulla letteratura ebraica americano.
Su Repubblica si ricorda inoltre che fino al 25 ottobre, negli spazi della Galleria d’arte moderna di Roma, è possibile visitare la mostra ‘Artiste del Novecento tra visione e identità ebraica’. Quindici artiste in mostra ciascuna delle quali capace di superare, a modo proprio, un doppio ostacolo: “Quello di essere donne in un mondo dominato anche nell’arte dagli uomini; e di essere ebree in una società spesso antisemita già prima delle leggi razziali”.
“La Cassazione fa benissimo, in linea di principio, a ribadire che il saluto romano secondo le leggi di questo Paese è un reato. Ma la linea di principio, nel 2014, si trova qualche milione di chilometri più indietro rispetto alla realtà”. È quanto scrive Michele Serra nella sua Amaca. ll saluto romano, prosegue Serra, è infatti “la norma in quasi tutti gli stadi, nella sua nevrastenica versione ultras (braccio teso che scatta ripetutamente avanti e indietro, come un serramanico impazzito); l’apologia del fascismo ispira una cospicua fetta della cartellonistica romana e più della metà delle scritte murarie della capitale; le formazioni e i partiti neofascisti sono decine, con un ricco assortimento che va dal nazifascismo classico al cattofascismo al punk antisemita alle squadracce omofobe alle birrerie hitleriane agli skinheads con tirapugni, il tutto validamente shakerato nelle ospitali curve di stadio, fanzinato, bloggato, cliccato, intervistato, ospitato nei talk show, celebrato in festose adunate con svastica, compleanni del Fuhrer, omaggi alla tomba del Duce, best seller sui partigiani cattivi e i repubblichini traditi della storia”.
L’Isis, dopo aver decapitato un nuovo ostaggio, torna a minacciare il mondo progredito e invita all’assassinio di civili e di chiunque si frapponga ai piani di conquista del Califfato. Allerta sicurezza, tra gli altri, anche per papa Bergoglio. Scrive Fiamma Nirenstein sul Giornale: “Da ieri i militanti dell’Isis hanno ricevuto un ordine eccitante, uccidete e suicidatevi, e lo hanno avuto con due video e un tweet”. Ed ecco profilarsi, sottolinea la giornalista, un ordine di attacco immediato “al mondo in cui viviamo”.
Guido Olimpio, sul Corriere, spiega intanto come negli Stati Uniti si siano formate due linee di pensiero: “Da una parte gli ‘allarmati’: per loro l’Isis è la minaccia suprema. Dall’altra i ‘prudenti’: il movimento jihadista è pericoloso, ma attenzione a non farlo più grande di quello che è finendo per favorirlo”.
Da segnalare anche le parole del presidente della Commissione Esteri del Senato Pier Ferdinando Casini. Il leader dell’Udc, durante una convention del partito, ha denunciato la crisi delle società occidentali di fronte alla minaccia del terrorismo di matrice religiosa: “I combattenti stranieri nell’Isis – afferma – sono il segno di un sorta di sbandamento dell’Europa, di uno sradicamento di motivazioni etiche. Non abbiamo più alcun valore morale, ideale. Ciò ha reso l’Europa incapace di capire dove va e cosa vuol fare”. Inoltre, conclude Casini, “abbiamo avuto paura a mettere nella Costituzione europea il richiamo alle radici giudaico-cristiane” (Il Messaggero).
 
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  davar
qui ferrara - il museo prende corpo
Meis, in ottobre il via ai lavori
“Ciò che con questa giornata vogliamo esprimere e manifestare è la preziosa ricchezza che può derivare per tutti dalla pacifica convivenza e dalla reciproca accettazione di diverse matrici e di molteplici radici culturali”. È il messaggio che il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha voluto lanciare in occasione dell’apertura della 15esima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica.
Un invito formulato nella Sala degli Stemmi del Comune di Ferrara, città capofila per il 2014.
Cultura per abbattere pregiudizi, cultura per costruire ponti. Cultura per alimentare un percorso di conoscenza che avrà nel Meis, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah in realizzazione nei locali dell’ex carcere di via Piangipane, il proprio baricentro.
Significative conferme sull’implementazione del progetto sono arrivate, proprio in questa circostanza, dal sottosegretario ai beni culturali Francesca Barracciu: “I lavori partiranno tra pochi giorni, nel mese di ottobre. Il primo lotto sarà concluso per settembre 2016”. Un impegno affermato anche a nome del ministro Dario Franceschini per offrire alla città di Ferrara e a tutta l’Italia una struttura d’eccellenza “nel segno della fratellanza e dei valori che ci accomunano tutti”
Valori cui si è richiamata anche il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini sottolineando l’importanza di preservare la memoria di ciò che è stato e allo stesso tempo di garantire il futuro di un ebraismo vivo e in dialogo con l’intera società italiana. Un valore da difendere anche nelle aule ed è importante, ha spiegato, che questo appuntamento arrivi a poche ore dall’inizio di un nuovo anno scolastico.
L’attualità di questa sfida è stata sottolineata da tutti gli ospiti intervenuti: dalla presidente nazionale Adei-Wizo Ester Silvana Israel al sindaco Tiziano Tagliani, dal rabbino capo di Ferrara Luciano Meir Caro al presidente della Comunità ebraica Michele Sacerdoti.
“Questa giornata non è un punto d’arrivo, ma un inizio” ha commentato il vicesindaco e assessore alla Cultura Massimo Maisto con riferimento alle importanti iniziative annunciate sul futuro del Meis. Per capire il Meis che verrà è stata tra l’altro offerta un’occasione irripetibile: la visita ai locali in cui presto sorgerà il cantiere. Nella delegazione guidata dal direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Emilia Romagna Carla Di Francesco, tra gli altri, anche il vicepresidente dell'Unione Roberto Jarach, responsabile della Giornata della Cultura i consiglieri UCEI Eileen Cartoon e Roberto Israel, il presidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia Dario Disegni.
Inaugurata alla vigilia dello shabbat con la presentazione della mostra fotografica “”Donne ebree dell’Italia unita. Una storia per immagini”” a cura del Cdec (la mostra è visitabile fino a mercoledì 24 settembre nel salone d’onore del Palazzo Municipale), la Giornata ferrarese presenta oggi molteplici spunti. A partire, dalle 16.15, con una tavola rotonda sulla figura femminile nell’ebraismo – filo conduttore di questa edizione – cui prenderanno parte il rav Caro, il rav Gianfranco Di Segni, Elena Loewenthal, Elisabetta Traniello, Elisabetta Gnignera e Anna Dolfi.
Nelle giornate di domani e dopodomani si svolgerà invece un convegno internazionale sulla figura di “Isacco Lampronti. Medico, codificatore ed enciclopedista ferrarese”. Le giornate di studio, organizzate dalla Fondazione Meis e patrocinate dalla Fondazione Beni Culturali Ebraici, si svolgeranno nei locali dei dipartimenti di economia e di cultura dell’Università degli Studi. Ad aprire il convegno, domani alle 9, i saluti del rav Caro, del vicesindaco Maisto, del presidente del Meis Riccardo Calimani, del presidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici Dario Disegni e dello studioso Mauro Perani. Tra i molti ospiti il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il sofer Amedeo Spagnoletto e i docenti universitari Andrea Yaakov Lattes e Asher Salah
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Adam Smulevich

(nelle immagini il ministro Giannini, il presidente dell'Unione Gattegna e il rabbino capo di Ferrara Caro percorrono le strade della città e prendono visione dei progetti del Museo)


giornata europea della cultura ebraica
Gattegna: "Identità e dialogo"
Aprendo ufficialmente la Giornata Europea della Cultura Ebraica a Ferrara, il Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha prounciato il seguente intervento:

Illustri autorità e cari amici,
sono lieto di dichiarare aperta, con questa manifestazione, la 15° edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica.
Il fine e la ragion d’essere di tutti gli eventi che si svolgeranno oggi in tutti i paesi europei è di lanciare un forte e diffuso messaggio di apertura, di dialogo e di amicizia rievocando l’antica e profonda integrazione degli ebrei in tutta Europa e, nel nostro caso, in particolare nella società italiana.
Tutti certamente ricorderanno quanto a lungo si è parlato, negli anni scorsi, delle radici ebraiche e cristiane dell’Europa.
Certamente in Italia la presenza ebraica è la più antica e risale a oltre 2200 anni fa e questa presenza si è rivelata fondamentale nella costruzione della nazione italiana.
Non è certamente un caso se l’Intesa sottoscritta ed entrata in vigore nel 1989 tra lo Stato italiano e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane definisca queste comunità come “formazioni sociali originarie” con una definizione al tempo stesso bella e storicamente e giuridicamente corretta.
Ciò che con questa giornata vogliamo esprimere e manifestare è la preziosa ricchezza che può derivare per tutti dalla pacifica convivenza e dalla reciproca accettazione di diverse matrici e di molteplici radici culturali.
I valori supremi nei quali gli ebrei, e non solo gli ebrei, credono, nei quali si riconoscono e che essi perseguono e inseguono da sempre sono la libertà di pensiero e di espressione, la pari dignità e il reciproco rispetto.
Anche i frequenti spostamenti degli ebrei in territori diversi spesso sono stati determinati da “l’inseguimento della libertà” e colpisce constatare come, ancora oggi, sia attuale nel mondo questa antica aspirazione, non solo per gli ebrei ma per popoli, etnie e gruppi religiosi di tutti i continenti i quali spesso scelgono, o sono costretti ad emigrare dai propri paesi.
Non è un caso che il tema centrale di questa giornata sia “la figura femminile nell’ebraismo, Donna Sapiens”.
A nessuno può sfuggire il fatto che, nell’attuale periodo storico, la “questione di genere” e quindi il ruolo della donna nella società, nella famiglia, nel lavoro, nell’educazione dei bambini e dei ragazzi, si riveli come uno dei fattori fondamentali che distingue le civiltà e le società libere, democratiche, progredite, da quelle nelle quali imperano ingiustizie, discriminazioni e pregiudizi che producono un doppio danno: da una parte calpestano i diritti e dall’altro impediscono a più della metà delle persone di contribuire al benessere e al progresso di tutta la società.
Questo evento vuol essere una manifestazione e vuole lanciare un messaggio che renda evidente la nostra consapevolezza e la nostra ammirazione per l’apporto concreto, positivo e quotidiano che le donne hanno sempre donato e la nostra ferma determinazione a schierarci sempre a tutela dei diritti di tutte le donne, madri, figlie, sorelle, persone ancora tanto spesso vittime di violenze e di soprusi.
Come rappresentante delle 21 Comunità ebraiche italiane mi piace insistere sul significato che è proprio di questa giornata: la grande apertura verso tutti e tra tutti.
Siamo certi che solo l’apertura e il dialogo possano generare la reciproca fiducia e la caduta dei pregiudizi e dell’intolleranza.
Concludo con un fraterno e affettuoso saluto a tutte le autorità e a tutta la popolazione di questa città stupenda, civile, colta che, per prima, ha dimostrato di voler agire per mettere concretamente in pratica gli alti valori che ho appena enunciato.
Questo è a mio avviso il vero significato della decisione di far sorgere a Ferrara il primo museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah.
Dobbiamo dirlo chiaramente e a voce alta: questo museo sarà un’opera che consentirà di far luce su un importante e lungo capitolo della storia italiana e di quella ebraica che merita di essere ancor più studiato, capito e insegnato.
Per questo motivo è un’impresa di alto valore culturale per tutto il nostro paese e per la quale siamo grati a tutti i ferraresi

Renzo Gattegna,
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italian
e


giornata europea della cultura ebraica
Porte aperte nelle 21 Comunità
Trenta paesi d’Europa e, nella sola Italia, 77 città coinvolte per veicolare la sfida della 15esima edizione della Giornata della Cultura Ebraica: raccontare, da molteplici angolature, il ruolo del femminile a cavallo fra tradizione e modernità. Da Merano a Napoli, da Torino a Trieste con l’ambizione di mostrarsi a porte aperte. “Nel mondo ebraico le donne fin dall’antichità hanno rappresentato un elemento di interruzione, sovvertimento del fluire lineare e logico del tempo e della storia. Basta pensare a Sara che non solo decide per il popolo ebraico ma scacciando Agar la rende in realtà la matriarca di un popolo suo”.
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qui milano - jewish and the city
Un festival di donne e libertà
“Uscire verso la libertà significa non assuefarsi al pensiero collettivo”. Il significato di Pesach, la festa che ricorda la liberazione degli ebrei dall’Egitto, è profondamente attuale spiega rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano, nel giorno di apertura di Jewish and the city. In una sinagoga centrale gremita si è infatti aperto oggi a Milano il sipario sulla seconda edizione del Festival internazionale di cultura ebraica, organizzato dalla Comunità ebraica milanese, con la collaborazione del Comune. Quattro giorni dedicati al tema di Pesach e alla libertà con ospiti di livello internazionale come Catherine Chalier (nell’immagine), tra le più autorevoli filosofe europee e grande studiosa di ebraismo. Proprio Chalier, introdotta da rav Benedetto Carucci Viterbi, ha dato questa mattina il via – preceduta dai saluti delle autorità – ai tanti appuntamenti del Festival con una lectio magistralis dal titolo “Raccontare per essere”.
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qui milano - Jewish and the city
Il Seder conquista la città
“Come a Pesach le porte rimangono aperte per accogliere il profeta Elia – afferma la regista Miriam Camerini – così noi abbiamo aperto le porte di questo Seder molto particolare a tutta la città, a chi aveva fame di cultura e di conoscere le tradizioni ebraiche”. E a giudicare dalla presenza di pubblico alla performance “Pesach: che cosa è cambiato?” - realizzato da Andrée Ruth Shammah - sono molti i milanesi che desiderano approfondire la propria conoscenza della cultura ebraica. Nella suggestiva cornice della Rotonda di via Besana, centinaia di persone si sono sedute attorno a lunghi tavoli per ascoltare, dalla voce di attori e non solo, il racconto di Pesach, desiderose di capire il perché, di generazione in generazione, gli ebrei ricordano nella cena del Seder l’uscita dall’Egitto, la liberazione dalla schiavitù.
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qui roma - il Festival di letteratura
Notte della Cabbalà in famiglia
Torna anche quest’anno la Notte della Cabbalà; in un sabato sera che ha visto l’antico ghetto di Roma riempirsi di amanti della cultura ebraica, curiosi e giovanissimi pronti per nuove avventure. Una notte intera per aprire il tradizionale Festival di Letteratura e Cultura Ebraica, giunto alla sua settima edizione. Una notte tra arte (la mostra organizzata della Deputazione Ebraica di Assistenza e Servizio Sociale sulla famiglia e l’incontro alla Ermanno Tedeschi Gallery con Tobia Ravà per parlare di Cabbalà), musica, incontri e sapori. Mentre centinaia di visitatori affrontavano con coraggio le lunghe file per visitare il Museo Ebraico, la Sinagoga e per entrare nel Palazzo della Cultura, ristoranti e fast food mettevano in bella vista tavolini carichi di pietanze succulente tipiche della tradizione romana, dalla concia al carciofo alla giudia, per rendere l’attesa meno traumatica.
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pilpul
L'Isis e la guerra / 4
Per valutare le dimensioni, e la rilevanza, di un conflitto è fin troppo ovvio prendere in considerazioni i dati numerici. Nel caso dell’Isis-Daesh-Is, tuttavia, certi numeri non ci raccontano più di tanto. Ossia, non ci rendono maggiormente tangibile ed intelligibile lo stato effettivo delle cose. Se l’importanza di una forza combattente è data dalla composizione quantitativa delle sue unità, allora il cosiddetto «Esercito islamico» parrebbe essere poca cosa. Le stime più accreditate, quelle offerte dall’intelligence americana indicavano, al giugno del 2014, in 12-15mila i miliziani in armi, e in altri 6 o 7mila quelli reclutati nelle settimane immediatamente successive.

Claudio Vercelli
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Nugae - Pubblicità e progresso
Colleziona orologi veri fin dal suo bar mizvah, ma non c'è modo di convincere mio papà che quello nuovo della Apple, che tra le altre cose dicono segni anche l'ora, sia tutto meno che desiderabile. Pare sia il massimo della vita, e dunque se non lo vuoi non la capisci. Il mio capo dal canto suo impazziva quando qualche volta stampavo le famigerate tabelle excel per contare e riordinare invece di usare funzioni super automatizzate. Anche lì, a quanto pare non so proprio stare al mondo. È che sarà pure controtendenza, ma dopo un po' tutti sti schermi luminescenti fan venire il mal di testa. Un conflitto che forse non ricade sotto la categoria dei problemi esistenziali - ma ci siamo quasi. Meno male che però qualcuno lo capisce: Ikea, quel mondo fantastico dove sedie di plastica sono ambite come troni di spade, aringhe svedesi sembrano elisir di lunga vita, e il reparto cianfrusaglie è il paese delle meraviglie.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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