Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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A
proposito di libertà, di cui si parla in questi giorni a Milano al
festival Jewish and the City: non male sarebbe riuscire a liberarsi
dall'incombere del tempo, che sembra non essere mai nostro. Come
gli schiavi, che erano esenti dai precetti legati al tempo
proprio perché non avevano nessun momento disponibile.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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I
musei quando sono pensati come luoghi di e per la memoria, sono
collocati in luoghi che quella memoria evocano, in stretta connessione
con il patrimonio che detengono, il progetto che intendono perseguire,
l’offerta culturale che pensano di proporre, l’azione pubblica che
intendono svolgere.
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Ferrara, Milano, Roma. Appuntamento con la
cultura |
Quindicesima
Giornata Europea della Cultura Ebraica al via con Ferrara città
capofila. Per introdurre l’evento l’Osservatore Romano riporta uno
stralcio dell’editoriale del presidente UCEI Renzo Gattegna apparso
sull’ultimo numero di Pagine Ebraiche. “Si tratta di un momento di
condivisione e conoscenza, al quale aderiscono in Italia ben 77
località, che dal piccolo borgo alle grandi città, si animano di tante
iniziative. Con leggerezza – scrive Gattegna – perché riteniamo che la
cultura debba essere innanzitutto un piacere fruibile e accessibile”.
Contestualmente al via altre due iniziative dedicate alla cultura
ebraica: il festival Jewish and the City di Milano, che tratta
quest’anno il tema della libertà attraverso Pesach; e il Festival
Internazionale di Cultura e Letteratura Ebraica di Roma, inaugurato
ieri sera in occasione della Notte della Cabbala. Su Avvenire si
anticipano alcune riflessioni di Dario Calimani, protagonista nel
pomeriggio a Milano nel dibattito ‘Ritrovarsi nel deserto’ assieme a
David Bidussa, Gianpiero Comolli e Franco Farinelli. “L’esilio ebraico
– scrive Calimani – è forse un esilio particolare, che non permette
alla memoria di spegnersi, e la trasmette ai posteri. ‘È più facile
strappare un ebreo all’esilio piuttosto che strappare l’esilio
dall’animo dell’ebreo’, proprio perché la Terra Promessa è sentita come
‘terra perduta’. Ed è la memoria a nutrire l’esilio, a mantenere vivo
il senso di appartenenza sradicata, la nostalgia dell’altrove, l’ansia
del ritorno”.
Sul Corriere Roma si fa invece il punto sugli appuntamenti di giornata
nella Capitale. Tra i protagonisti la chef Laura Ravaioli, che i nostri
lettori conoscono anche per la rubrica mensile che tiene su Pagine
Ebraiche, e lo scrittore Emanuele Trevi, che al Palazzo della Cultura
sarà intervistato da Antonio Monda sulla letteratura ebraica americano.
Su Repubblica si ricorda inoltre che fino al 25 ottobre, negli spazi
della Galleria d’arte moderna di Roma, è possibile visitare la mostra
‘Artiste del Novecento tra visione e identità ebraica’. Quindici
artiste in mostra ciascuna delle quali capace di superare, a modo
proprio, un doppio ostacolo: “Quello di essere donne in un mondo
dominato anche nell’arte dagli uomini; e di essere ebree in una società
spesso antisemita già prima delle leggi razziali”.
“La Cassazione fa benissimo, in linea di principio, a ribadire che il
saluto romano secondo le leggi di questo Paese è un reato. Ma la linea
di principio, nel 2014, si trova qualche milione di chilometri più
indietro rispetto alla realtà”. È quanto scrive Michele Serra nella sua
Amaca. ll saluto romano, prosegue Serra, è infatti “la norma in quasi
tutti gli stadi, nella sua nevrastenica versione ultras (braccio teso
che scatta ripetutamente avanti e indietro, come un serramanico
impazzito); l’apologia del fascismo ispira una cospicua fetta della
cartellonistica romana e più della metà delle scritte murarie della
capitale; le formazioni e i partiti neofascisti sono decine, con un
ricco assortimento che va dal nazifascismo classico al cattofascismo al
punk antisemita alle squadracce omofobe alle birrerie hitleriane agli
skinheads con tirapugni, il tutto validamente shakerato nelle ospitali
curve di stadio, fanzinato, bloggato, cliccato, intervistato, ospitato
nei talk show, celebrato in festose adunate con svastica, compleanni
del Fuhrer, omaggi alla tomba del Duce, best seller sui partigiani
cattivi e i repubblichini traditi della storia”.
L’Isis, dopo aver decapitato un nuovo ostaggio, torna a minacciare il
mondo progredito e invita all’assassinio di civili e di chiunque si
frapponga ai piani di conquista del Califfato. Allerta sicurezza, tra
gli altri, anche per papa Bergoglio. Scrive Fiamma Nirenstein sul
Giornale: “Da ieri i militanti dell’Isis hanno ricevuto un ordine
eccitante, uccidete e suicidatevi, e lo hanno avuto con due video e un
tweet”. Ed ecco profilarsi, sottolinea la giornalista, un ordine di
attacco immediato “al mondo in cui viviamo”.
Guido Olimpio, sul Corriere, spiega intanto come negli Stati Uniti si
siano formate due linee di pensiero: “Da una parte gli ‘allarmati’: per
loro l’Isis è la minaccia suprema. Dall’altra i ‘prudenti’: il
movimento jihadista è pericoloso, ma attenzione a non farlo più grande
di quello che è finendo per favorirlo”.
Da segnalare anche le parole del presidente della Commissione Esteri
del Senato Pier Ferdinando Casini. Il leader dell’Udc, durante una
convention del partito, ha denunciato la crisi delle società
occidentali di fronte alla minaccia del terrorismo di matrice
religiosa: “I combattenti stranieri nell’Isis – afferma – sono il segno
di un sorta di sbandamento dell’Europa, di uno sradicamento di
motivazioni etiche. Non abbiamo più alcun valore morale, ideale. Ciò ha
reso l’Europa incapace di capire dove va e cosa vuol fare”. Inoltre,
conclude Casini, “abbiamo avuto paura a mettere nella Costituzione
europea il richiamo alle radici giudaico-cristiane” (Il Messaggero).
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qui
ferrara - il museo prende corpo
Meis, in ottobre il via ai lavori
“Ciò
che con questa giornata vogliamo esprimere e manifestare è la preziosa
ricchezza che può derivare per tutti dalla pacifica convivenza e dalla
reciproca accettazione di diverse matrici e di molteplici radici
culturali”. È il messaggio che il presidente dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha voluto lanciare in occasione
dell’apertura della 15esima edizione della Giornata Europea della
Cultura Ebraica.
Un invito formulato nella Sala degli Stemmi del Comune di Ferrara,
città capofila per il 2014.
Cultura per abbattere pregiudizi, cultura per costruire ponti. Cultura
per alimentare un percorso di conoscenza che avrà nel Meis, il Museo
Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah in realizzazione nei
locali dell’ex carcere di via Piangipane, il proprio baricentro.
Significative conferme sull’implementazione del progetto sono arrivate,
proprio in questa circostanza, dal sottosegretario ai beni culturali
Francesca Barracciu: “I lavori partiranno tra pochi giorni, nel mese di
ottobre. Il primo lotto sarà concluso per settembre 2016”. Un impegno
affermato anche a nome del ministro Dario Franceschini per offrire alla
città di Ferrara e a tutta l’Italia una struttura d’eccellenza “nel
segno della fratellanza e dei valori che ci accomunano tutti”
Valori cui si è richiamata anche il ministro dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini sottolineando
l’importanza di preservare la memoria di ciò che è stato e allo stesso
tempo di garantire il futuro di un ebraismo vivo e in dialogo con
l’intera società italiana. Un valore da difendere anche nelle aule ed è
importante, ha spiegato, che questo appuntamento arrivi a poche ore
dall’inizio di un nuovo anno scolastico.
L’attualità di questa sfida è stata sottolineata da tutti gli ospiti
intervenuti: dalla presidente nazionale Adei-Wizo Ester Silvana Israel al
sindaco Tiziano Tagliani, dal rabbino capo di Ferrara Luciano Meir Caro
al presidente della Comunità ebraica Michele Sacerdoti.
“Questa
giornata non è un punto d’arrivo, ma un inizio” ha commentato il
vicesindaco e assessore alla Cultura Massimo Maisto con riferimento
alle importanti iniziative annunciate sul futuro del Meis. Per capire
il Meis che verrà è stata tra l’altro offerta un’occasione
irripetibile: la visita ai locali in cui presto sorgerà il cantiere.
Nella delegazione guidata dal direttore regionale per i beni culturali
e paesaggistici dell’Emilia Romagna Carla Di Francesco, tra gli altri,
anche il vicepresidente dell'Unione Roberto Jarach, responsabile della Giornata della Cultura i consiglieri UCEI Eileen
Cartoon e Roberto Israel, il presidente della Fondazione Beni Culturali
Ebraici in Italia Dario Disegni.
Inaugurata alla vigilia dello shabbat con la presentazione della mostra
fotografica “”Donne ebree dell’Italia unita. Una storia per immagini””
a cura del Cdec (la mostra è visitabile fino a mercoledì 24 settembre
nel salone d’onore del Palazzo Municipale), la Giornata ferrarese
presenta oggi molteplici spunti. A partire, dalle 16.15, con una tavola
rotonda sulla figura femminile nell’ebraismo – filo conduttore di
questa edizione – cui prenderanno parte il rav Caro, il rav Gianfranco
Di Segni, Elena Loewenthal, Elisabetta Traniello, Elisabetta Gnignera e
Anna Dolfi.
Nelle giornate di domani e dopodomani si svolgerà invece un convegno
internazionale sulla figura di “Isacco Lampronti. Medico, codificatore
ed enciclopedista ferrarese”. Le giornate di studio, organizzate dalla
Fondazione Meis e patrocinate dalla Fondazione Beni Culturali Ebraici,
si svolgeranno nei locali dei dipartimenti di economia e di cultura
dell’Università degli Studi. Ad aprire il convegno, domani alle 9, i
saluti del rav Caro, del vicesindaco Maisto, del presidente del Meis
Riccardo Calimani, del presidente della Fondazione Beni Culturali
Ebraici Dario Disegni e dello studioso Mauro Perani. Tra i molti ospiti
il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il sofer Amedeo Spagnoletto
e i docenti universitari Andrea Yaakov Lattes e Asher Salah.
Adam Smulevich
(nelle immagini il ministro Giannini, il presidente dell'Unione
Gattegna e il rabbino capo di Ferrara Caro percorrono le strade della
città e prendono visione dei progetti del Museo)
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giornata
europea della cultura ebraica
Gattegna: "Identità e dialogo"
Aprendo
ufficialmente la Giornata Europea della Cultura Ebraica a Ferrara, il
Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna
ha prounciato il seguente intervento:
Illustri
autorità e cari amici,
sono lieto di dichiarare aperta, con questa manifestazione, la 15°
edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica.
Il fine e la ragion d’essere di tutti gli eventi che si svolgeranno
oggi in tutti i paesi europei è di lanciare un forte e diffuso
messaggio di apertura, di dialogo e di amicizia rievocando l’antica e
profonda integrazione degli ebrei in tutta Europa e, nel nostro caso,
in particolare nella società italiana.
Tutti certamente ricorderanno quanto a lungo si è parlato, negli anni
scorsi, delle radici ebraiche e cristiane dell’Europa.
Certamente in Italia la presenza ebraica è la più antica e risale a
oltre 2200 anni fa e questa presenza si è rivelata fondamentale nella
costruzione della nazione italiana.
Non è certamente un caso se l’Intesa sottoscritta ed entrata in vigore
nel 1989 tra lo Stato italiano e l’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane definisca queste comunità come “formazioni sociali originarie”
con una definizione al tempo stesso bella e storicamente e
giuridicamente corretta.
Ciò che con questa giornata vogliamo esprimere e manifestare è la
preziosa ricchezza che può derivare per tutti dalla pacifica convivenza
e dalla reciproca accettazione di diverse matrici e di molteplici
radici culturali.
I valori supremi nei quali gli ebrei, e non solo gli ebrei, credono,
nei quali si riconoscono e che essi perseguono e inseguono da sempre
sono la libertà di pensiero e di espressione, la pari dignità e il
reciproco rispetto.
Anche i frequenti spostamenti degli ebrei in territori diversi spesso
sono stati determinati da “l’inseguimento della libertà” e colpisce
constatare come, ancora oggi, sia attuale nel mondo questa antica
aspirazione, non solo per gli ebrei ma per popoli, etnie e gruppi
religiosi di tutti i continenti i quali spesso scelgono, o sono
costretti ad emigrare dai propri paesi.
Non è un caso che il tema centrale di questa giornata sia “la figura
femminile nell’ebraismo, Donna Sapiens”.
A nessuno può sfuggire il fatto che, nell’attuale periodo storico, la
“questione di genere” e quindi il ruolo della donna nella società,
nella famiglia, nel lavoro, nell’educazione dei bambini e dei ragazzi,
si riveli come uno dei fattori fondamentali che distingue le civiltà e
le società libere, democratiche, progredite, da quelle nelle quali
imperano ingiustizie, discriminazioni e pregiudizi che producono un
doppio danno: da una parte calpestano i diritti e dall’altro
impediscono a più della metà delle persone di contribuire al benessere
e al progresso di tutta la società.
Questo evento vuol essere una manifestazione e vuole lanciare un
messaggio che renda evidente la nostra consapevolezza e la nostra
ammirazione per l’apporto concreto, positivo e quotidiano che le donne
hanno sempre donato e la nostra ferma determinazione a schierarci
sempre a tutela dei diritti di tutte le donne, madri, figlie, sorelle,
persone ancora tanto spesso vittime di violenze e di soprusi.
Come rappresentante delle 21 Comunità ebraiche italiane mi piace
insistere sul significato che è proprio di questa giornata: la grande
apertura verso tutti e tra tutti.
Siamo certi che solo l’apertura e il dialogo possano generare la
reciproca fiducia e la caduta dei pregiudizi e dell’intolleranza.
Concludo con un fraterno e affettuoso saluto a tutte le autorità e a
tutta la popolazione di questa città stupenda, civile, colta che, per
prima, ha dimostrato di voler agire per mettere concretamente in
pratica gli alti valori che ho appena enunciato.
Questo è a mio avviso il vero significato della decisione di far
sorgere a Ferrara il primo museo nazionale dell’ebraismo italiano e
della Shoah.
Dobbiamo dirlo chiaramente e a voce alta: questo museo sarà un’opera
che consentirà di far luce su un importante e lungo capitolo della
storia italiana e di quella ebraica che merita di essere ancor più
studiato, capito e insegnato.
Per questo motivo è un’impresa di alto valore culturale per tutto il
nostro paese e per la quale siamo grati a tutti i ferraresi
Renzo Gattegna,
presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
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L'Isis
e la guerra / 4 |
Per
valutare le dimensioni, e la rilevanza, di un conflitto è fin troppo
ovvio prendere in considerazioni i dati numerici. Nel caso
dell’Isis-Daesh-Is, tuttavia, certi numeri non ci raccontano più di
tanto. Ossia, non ci rendono maggiormente tangibile ed intelligibile lo
stato effettivo delle cose. Se l’importanza di una forza combattente è
data dalla composizione quantitativa delle sue unità, allora il
cosiddetto «Esercito islamico» parrebbe essere poca cosa. Le stime più
accreditate, quelle offerte dall’intelligence americana indicavano, al
giugno del 2014, in 12-15mila i miliziani in armi, e in altri 6 o 7mila
quelli reclutati nelle settimane immediatamente successive.
Claudio Vercelli
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Nugae
- Pubblicità e progresso |
Colleziona
orologi veri fin dal suo bar mizvah, ma non c'è modo di convincere mio
papà che quello nuovo della Apple, che tra le altre cose dicono segni
anche l'ora, sia tutto meno che desiderabile. Pare sia il massimo della
vita, e dunque se non lo vuoi non la capisci. Il mio capo dal canto suo
impazziva quando qualche volta stampavo le famigerate tabelle excel per
contare e riordinare invece di usare funzioni super automatizzate.
Anche lì, a quanto pare non so proprio stare al mondo. È che sarà pure
controtendenza, ma dopo un po' tutti sti schermi luminescenti fan
venire il mal di testa. Un conflitto che forse non ricade sotto la
categoria dei problemi esistenziali - ma ci siamo quasi. Meno male che
però qualcuno lo capisce: Ikea, quel mondo fantastico dove sedie di
plastica sono ambite come troni di spade, aringhe svedesi sembrano
elisir di lunga vita, e il reparto cianfrusaglie è il paese delle
meraviglie.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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