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5 maggio 2015 - 16 Iyar 5775
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
L’esortazione a essere “kedoshìm”, santi, distinti (Vaykrà, 19; 24), è espressa al plurale e con una forma verbale futura/imperativa come se la kedushà dovesse costituire un processo sempre in fieri e mai un’entità statica acquisita una volta per sempre.
 
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Dario
Calimani,
anglista
Che alla Camera dei deputati abiano fatto bagarre dandosi reciprocamente del ‘fascista’ è stato spettacolo squallido, che rende manifesto il livello e la degenerazione dei nostri politici. Si tratta peraltro di una bella acquisizione linguistica, perché il termine ‘fascista’ è finalmente usato, da destra e da sinistra, in senso unicamente dispregiativo.
 
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Texas, l'attacco annunciato su Twitter
Sui giornali numerosi approfondimenti relativi all’attentato sventato ieri in Texas. L’attacco, rivendicato sul social network Twitter da un profilo riconducibile all’Isis, era stato prennunciato dall’hashtag #texasattack. Come noto i due terroristi, Elton Simpson (già noto alle autorità) e Nadir Soofi, hanno aggredito un sorvegliante nel parcheggio attiguo alla sala nella quale stava avvenendo la cerimonia e sono stati uccisi dalla polizia in una sparatoria durata 15 secondi. A ideare la gara di vignette e ora al centro della curiosità dei media è Pamela Geller, blogger tacciata di islamofobia e descritta oggi sul Corriere della Sera come “figlia di una famiglia di industriali tessili ebrei di Long Island” che dal 2006 ha condotto diverse battaglie contro “l’islamizzazione” dell’America ribadendo di essere contraria solo alla frangia radicale della religione musulmana e criticando aspramente il presidente Usa Barack Obama. Negli ultimi anni, continua il Corriere, Geller ha perso però l’appoggio degli ebrei repubblicani e nel 2013 gli organizzatori della Conservative Political Action Conference (annuale conferenza che riunisce i conservatori d’America) le hanno proibito di intervenire.
 
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  davar
qui roma - il 14 giugno le elezioni
 Comunità, quattro liste in corsa
Quattro le liste che concorreranno alle prossime elezioni della Comunità ebraica romana, in programma domenica 14 giugno. Nell'ordine di presentazione diffuso della segreteria comunitaria risultano in corsa “Per Israele” (candidata presidente Ruth Dureghello); “Menorah” (candidato presidente Maurizio Tagliacozzo), “Binah-Cer posto per tutti” (candidata presidente Claudia Fellus) e “Israele siamo noi” (candidata presidente Fiamma Nirenstein). Ventisette i consiglieri che formeranno la nuova squadra di governo della kehillah romana.
Assieme a Dureghello, nella lista “Per Israele”, si sono candidati Edoardo Amati, Edith Arbib Anav, Giovanni Ascarelli, Stefania Astrologo, Piero Bonfiglioli, Eugenio Calò, Daniela Debach, Ruben Della Rocca, Bruno Di Gioacchino, Serena Di Nepi, Roberto Di Porto, Cherie Dyana Fadlun, Micol Finzi, Daniel Funaro, Alain Gelibter, Roberto Guetta, Isacco Jack Luzon, Lello Mieli, Claudio Moscati, Giacomo Moscati, Giordana Moscati, Donatella Pajalich, Elio Raccah, Angelo Sed, Gadiel Gaj Tachè e Antonio Toni Spizzichino.
Assieme a Tagliacozzo, nella lista “Menorah”, Ariel Arbib, Doris Arbib, Deborah Astrologo, Ilan David Barda, Massimo Bassan, Walter Bedussa, Ruben Benigno, Guido Coen, Roberto Coen, Alessandro Di Veroli, Fabrizio Fiano, Massimo Gai, Deborah Guetta, Roger Hannuna, Fabrizio Manasse, David Meghnagi, Emilio Nacamulli, Alessandra Piperno, Sandro Sermoneta, Dalia Sestieri, Ruben Spizzichino, Serena Terracina, Amos Tesciuba e Sara Tikvà Tesciuba.
Assieme a Fellus, nella lista “Binah-Cer posto per tutti”, Lorella Ascoli, Valeria Calò, Fiorella Castelnuovo, Sabrina Coen, Brunella Di Castro, Fabiana Di Porto, Ariela Massarek, Silvia Mosseri, Simona Nacamulli, Eva Ruth Palmieri, Laura Perugia, Anna Piperno, Stella Sermoneta, Loredana Spagnoletto, Alessandra Spizzichino, Cinthia Spizzichino e Silvia Luperini.
Assieme a Nirenstein, nella lista “Israele siamo noi”, Marco Sed, Robert Hassan, Giorgia Calò, Alberto Ouazana, Raffaele Pace, Roby Dagan, Giorgio Israel, Marco Della Rocca, Fabio Mieli, Emanuele Di Segni, Alberto Spizzichino, Alberto Piazza O Sed, Tiziana Della Rocca, Marco Sed, Roberto Perugia, Massimiliano Calò, Felice Guetta, Barbara Vivanti, Giancarlo Di Castro, Davide Spagnoletto, Pacifico Di Nepi, Fabio Cristofari, Yacov Naim, Daniel Di Porto, Aldo Astrologo, Sandra Calò.

a.s twitter @asmulevichmoked


(Il disegno è di Giorgio Albertini)
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IL PRESIDENTE UCEI ALlA JUeDISCHE ALLGEMEINE
"L'accoglienza è una mitzvà"
Le tragedie del mare e il fermo impegno dell’ebraismo italiano a presidio dei valori della solidarietà e della fratellanza. L’educazione all’accoglienza e al rispetto. Il dialogo, la sfida culturale e l’impegno per un’umanità più consapevole. Questi i temi dell’intervista che il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha rilasciato all’autorevole settimanale berlinese Juedische Allgemeine, considerato tra le testate ebraiche più autorevoli del mondo e tradizionalmente molto ascoltato dalla Cancelleria federale, che la riporta integralmente sulla sua prima pagina sotto il titolo “L’accoglienza è una mitzvà”.

Come reagisce la comunità ebraica italiana alle tragedie dei rifugiati nel Mediterraneo?
Una nuova tragedia del mare, a pochi chilometri dalle coste italiane. Sangue innocente, vite e speranze di libertà infrante. Viviamo questi avvenimenti con dolore e commozione nel ricordo delle vittime, sollecitando un impegno concreto affinché episodi analoghi non abbiano a ripetersi in futuro. Siamo inoltre inorriditi nei confronti di chi non perde l’occasione di speculare su questa tragedia riversando il proprio rancore xenofobo sui media e nell’opinione pubblica.
C’è un sentimento di vicinanza con il destino dei rifugiati sulla base dell’esperienza vissuta degli ebrei?
I tragici fatti di cronaca di questi mesi evocano, nei diversi scenari di crisi, un passato terribile che ha avuto negli ebrei le sue prime vittime. Ci sono forti analogie con altre tragedie del passato: ideologie di morte, un clima di terrore, intere comunità perseguitate in ragione della loro etnia e religione. Oggi come allora tutti i cittadini democratici sono chiamati a far sentire la loro voce e a non volgere lo sguardo altrove. L’indifferenza non è un’opzione contemplabile.
Esistono in Italia iniziative ebraiche per prendersi cura dei rifugiati?
Nel mondo ebraico l’accoglienza è un valore sacro e da sempre, nelle nostre Comunità, ci si adopera per venire incontro a chi è in condizioni di disagio. Penso ad esempio ad alcune recenti iniziative, come a Firenze, dove la Comunità ha aperto le porte di un proprio immobile per accogliere alcuni immigrati giunti dall’Africa. La solidarietà deve essere un imperativo categorico, specialmente in questo momento di crisi. E gli ottimi rapporti intrattenuti con alcune sperimentate realtà del mondo del volontariato sia religioso che laico che hanno grandi competenze sul tema fanno sì che si possano raggiungere risultati concreti.
Come si potrebbe fare per impedire queste tragedie?
Serve una maggiore incisività e una maggiore cooperazione tra gli Stati. Agire affinché la crisi libica possa trovare una soluzione e allo stesso tempo usare il pugno di ferro contro gli scafisti e le loro vergognose speculazioni sulla pelle di migliaia di innocenti. L’Italia non può essere lasciata da sola ad affrontare situazioni di questa portata e drammaticità.
Cosa dovrebbero fare, secondo Lei, i politici europei per impedire il ripetersi queste disgrazie?
Prendere consapevolezza che è una sfida che riguarda tutti quanti, nessuno escluso. Il Mar Mediterraneo è il mare d’Europa e una culla di civiltà. Esiste l’obbligo morale di impegnarsi affinché questi lutti non vengano più pianti e affinché la regione torni ad essere sicura.
L’Italia è il paese dell’Unione europea che riceve il maggior numero di rifugiati provenienti dall’Africa. Che effetto ha l’alto numero di rifugiati sulle comunità ebraiche?
Nessun effetto. Sono persone cui guardiamo con profondo rispetto ed empatia.
È necessario cambiare il diritto all’asilo, rendendolo meno difficoltoso?
È una strada possibile. Ma naturalmente devono essere i responsabili politici ad esprimersi con proposte e progettualità efficaci. Ricordiamoci però che sarebbe di grande aiuto applicare rigorosamente le norme che già esistono utilizzando le strutture in maniera snella ed efficace.
La congiuntura in Italia continua a non essere buona. E spesso crisi e tolleranza/apertura sono due temi che non vanno d’accordo. Con quali iniziative proprie o anche di concerto con altre organizzazioni religiose la Comunità ebraica italiana lavora per sviluppare il tema dell’accoglienza e del rispetto per l’altro?
In genere le iniziative del mondo ebraico, siano esse locali o nazionali, siano esse più squisitamente culturali o meno, sono finalizzate non solo a divulgare quelle che sono le caratteristiche peculiari di questa realtà ma anche i valori universali che la caratterizzano. In quest’ottica ad esempio i temi dell’integrazione e del dialogo sono al centro di vari progetti sviluppati nelle scuole italiane, grazie anche all’eccellente collaborazione instauratasi con il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini in un percorso che parte dal Giorno della Memoria e si sviluppa lungo tutto l’anno. Eccellenti sono anche i rapporti con le altre realtà religiose e con i leader islamici moderati con cui non di rado organizziamo iniziative congiunte.
Di dialogo e integrazione si parla anche, con ricchezza di contenuti, in occasione dei tanti festival che si organizzano nelle diverse stagioni. Da Jewish and the City (Milano) al Balagan Cafè (Firenze), da Lech Lechà (Puglia) a Nessiah (Pisa) – per fare alcuni esempi. Per arrivare alla Giornata Europea della Cultura Ebraica, dedicata quest’anno al tema “ponti”, da intendersi in una prospettiva sia interna che esterna. Il mondo ebraico italiano è piccolo ma decisamente attivo e impegnato su questo fronte

roma - bilancio positivo per il progetto ucei
I semi del dialogo
Conoscere l’altro, piantare i germogli del dialogo, formare giovani consapevoli, estirpare il pregiudizio: questi gli obiettivi del progetto “Educazione al dialogo” voluto dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con il supporto di Regione Lazio e Religions for Peace, giunto alla sua conclusione e presentato ieri al Centro Bibliografico UCEI.
L’iniziativa, proposta dalle consigliere Ucei Daniela Pavoncello e Eva Ruth Palmieri con il coinvolgimento di tre scuole del territorio (il Liceo Scientifico “J.F. Kennedy” di Roma, l’Istituto Comprensivo di Arsoli e l’IISS “J. Piaget”), ha ottenuto un notevole successo tra gli studenti e gli insegnanti. “In un periodo nel quale ci troviamo di fonte a situazioni di inciviltà e barbarie, il dialogo è l’antidoto contro il fanatismo. Dobbiamo continuare ad esaltare la ricchezza dei valori e del confronto. Proprio qualche giorno fa alla chiusura del Moked, tradizionale momento di incontro dell’Italia ebraica, abbiamo trattato dell’importanza della mediazione e del compromesso” ha dichiarato il presidente dell’Unione Renzo Gattegna aprendo i lavori. A fare un primo bilancio è poi la consigliera Pavoncello: “I ragazzi coinvolti nel progetto sono stati 180 e gli insegnanti, che ringraziamo sentitamente per aver partecipato alla formazione negli orari extra-scolastici, quasi 60. Il nostro obbiettivo era quello di prevenire la discriminazione religiosa e culturale, far conoscere l’esempio ebraico e ci riteniamo soddisfatti. Abbiamo organizzato laboratori, proiezioni e dibattiti coinvolgendo professori e alunni. Particolare successo ha suscitato poi il lavoro di Angelica Edna Calò Livne che, con la sua fondazione Beresheet LaShalom, fa dialogare gruppi diversi attraverso l’arte e il teatro”.
“Questi germogli di dialogo – è intervenuta la consigliera Palmieri – sono stati accolti positivamente da tutti. In realtà infatti a creare la distanza è semplicemente la paura. Quello che ci siamo proposti era seguire il Tikkun Olam, il concetto ebraico dell’uomo impegnato nella riparazione del mondo, e attraverso questo volevamo finalmente diffondere e valorizzare una immagine positiva”.


(Nell'immagine Gabriele Fiorentino dell'Ugei, Francesca Baldini di Religions for peace, Maryam Turrini e Daniele Cocilovo di Co.Rei.Is e Annalisa Ceravolo, Pastorale Universitaria)
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israele
Bibi-Bennett, trattativa a oltranza
L’annuncio del leader di Israel Beytenu Avigdor Lieberman di voler sedere all’opposizione del nuovo esecutivo apre un'ulteriore fase di incertezza nella formazione della squadra di governo che governerà il paese per i prossimi quattro anni. Entro la giornata di giovedì il primo ministro Benjamin Netanyahu, cui il capo dello Stato Reuven Rivlin ha affidato l'incarico, dovrà infatti riferire allo stesso sui risultati delle consultazioni. Alla luce dei nuovi equilibri che si sono venuti a creare, per Bibi diventa fondamentale una convergenza con il leader di Habayit HaYehudi Naftali Bennett così da ottenere la maggioranza (anche se risicata) di seggi in Parlamento: 61 su 120.
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NUOVE SEDI A MILANO E LIVORNO
Beautiful Israel, la rete si amplia
Beautiful Israel Italia, associazione di tutela dell’ambiente che valorizza l’eccellenza israeliana in campo di agricoltura, ecologia e salvaguardia del pianeta, è pronta a crescere. Apriranno infatti domani e dopodomani due nuovi sedi nelle città di Livorno e di Milano. “Quando abbiamo deciso di esportare l’associazione in Italia quello che ci siamo proposti era di diffonderla in tutto il territorio; proprio per questo gli eventi di Livorno e Milano assumono così tanta importanza. E le prossime mete che abbiamo in programma di raggiungere sono Napoli e Venezia” spiega il presidente di Beautiful Israel Italia Dario Coen.


(Nell'immagine l'evento di Beautiful Israel Italia in occasione della festa di Tu Bishevat).
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qui roma - enrico montesano si racconta
"Del Monte anche mio maestro"

Considerato il massimo autore in giudaico-romanesco, impegno che gli è valso il soprannome di “Gioacchino Belli” della Roma ebraica, Crescenzo Del Monte costituisce un punto di riferimento imprescindibile per i cantori della città di oggi: della sua vivacità, delle sue storie, ma anche delle sue contraddizioni. Un'eredità emersa chiaramente nel corso della serata che ha visto protagonista l'attore Enrico Montesano, ospite del Centro Il Pitigliani per parlare della sua formazione artistica e del suo legame con il mondo ebraico. Ricordi, spaccati di vita, aneddoti rievocati con simpatia e sempre col sorriso. Con il riconoscimento, rivolto alla platea, di un'innegabile verità: “State qua dai tempi di Augusto Imperatore. I veri romani siete voi”.
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pilpul
La carta di Milano
“Noi donne e uomini, cittadini di questo pianeta, sottoscriviamo questo documento, denominato Carta di Milano (…) Consideriamo infatti una violazione della dignità umana il mancato accesso a cibo sano, sufficiente e nutriente, acqua pulita ed energia”.
Comincia così il documento politico e culturale che l’Expo di Milano offre al dibattito internazionale, alle istituzioni, agli opinion leader globali. Presentato due giorni prima dell’inaugurazione, il testo si rivolge a ogni cittadino, poi alle imprese, ai governi e agli organismi internazionali, e parte da alcuni dati oggettivamente scandalosi: 800 milioni di persone al mondo soffrono di fame cronica, due miliardi sono malnutrite, altri due sono obese e circa 160 milioni di bambini hanno problemi di crescita legati alla malnutrizione. In tutto ciò, ogni anno buttiamo in pattumiera 1,3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile. Contraddizioni intollerabili, gigantesche, violente. Che permangono nonostante i grandi progressi che la comunità internazionale ha fatto negli ultimi 15 anni, nell’epoca degli Obiettivi del Millennio, che scadono quest’anno e che verranno ridefiniti nei prossimi mesi.


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - Pontemanco
I social network a volte aiutano la Memoria. Sulla pagina che ho creato su Facebook, intitolata “Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia”, mi segnalano spesso storie interessanti e poco conosciute sul periodo che va dalle leggi razziste del 1938 alla Liberazione. Ecco la storia di Chiara Fabian, relativa al piccolo paese di Pontemanco (Padova) e alle famiglie Brunazzo e Bertin:
“A Pontemanco (un borgo ai piedi dei Colli Euganei oggi frazione di Due Carrare) erano quasi tutti socialisti, di quelli che si riferivano a Matteotti, non a Craxi. Dopo l’8 settembre del 1943 arrivarono in paese alcuni profughi ebrei che fuggivano dall’internamento libero a Rovigo. Clandestini e ricercati dal ricostituito governo fascista dal regime di Salò e dai nazisti.
Per loro si aprirono le porte di casa Brunazzo; Guerrino, la moglie e due figli maschi, uno in seminario e l’altro ventenne diedero ospitalità dal 31 dicembre 1943 al 27 aprile 1945 a ben 7 persone, quattro adulti e tre ragazzi a rischio della vita".


Mario Avagliano
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Le ambiguità degli scrittori
La cosa si è fatta seria: mentre in un sobborgo di Dallas in Texas due uomini aprono il fuoco contro un concorso sulle raffigurazioni del profeta Maometto, arrivano a 200 e passa gli scrittori che si sono dissociati dal premio del Pen American Center “per il coraggio della libertà d’espressione” a Charlie Hebdo. Fra i ribelli spiccano nomi interessanti come quello di Joyce Carol Oates, Patrick McGrath che fanno conferire alla protesta una tinta sinistra. E c’è da scommettere che il dissenso abbia molti più sostenitori. Eppure questo premio a Charlie è qualcosa di più di un riconoscimento; è ammirazione, gratitudine verso i vignettisti francesi, comprensione per il loro lavoro. Le loro matite non avevano di mira la religione in sé, ma i fondamentalisti, ossia tutti coloro che strumentalizzano Maometto per legittimare il crimine, asservendolo ai loro scopi.

Tiziana Della Rocca
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