Roberto
Della Rocca,
rabbino
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L’esortazione
a essere “kedoshìm”, santi, distinti (Vaykrà, 19; 24), è espressa al
plurale e con una forma verbale futura/imperativa come se la kedushà
dovesse costituire un processo sempre in fieri e mai un’entità statica
acquisita una volta per sempre.
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Dario
Calimani,
anglista
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Che
alla Camera dei deputati abiano fatto bagarre dandosi reciprocamente
del ‘fascista’ è stato spettacolo squallido, che rende manifesto il
livello e la degenerazione dei nostri politici. Si tratta peraltro di
una bella acquisizione linguistica, perché il termine ‘fascista’ è
finalmente usato, da destra e da sinistra, in senso unicamente
dispregiativo.
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Texas, l'attacco annunciato su Twitter |
Sui
giornali numerosi approfondimenti relativi all’attentato sventato ieri
in Texas. L’attacco, rivendicato sul social network Twitter da un
profilo riconducibile all’Isis, era stato prennunciato dall’hashtag
#texasattack. Come noto i due terroristi, Elton Simpson (già noto alle
autorità) e Nadir Soofi, hanno aggredito un sorvegliante nel parcheggio
attiguo alla sala nella quale stava avvenendo la cerimonia e sono stati
uccisi dalla polizia in una sparatoria durata 15 secondi. A ideare la
gara di vignette e ora al centro della curiosità dei media è Pamela
Geller, blogger tacciata di islamofobia e descritta oggi sul Corriere
della Sera come “figlia di una famiglia di industriali tessili ebrei di
Long Island” che dal 2006 ha condotto diverse battaglie contro
“l’islamizzazione” dell’America ribadendo di essere contraria solo alla
frangia radicale della religione musulmana e criticando aspramente il
presidente Usa Barack Obama. Negli ultimi anni, continua il Corriere,
Geller ha perso però l’appoggio degli ebrei repubblicani e nel 2013 gli
organizzatori della Conservative Political Action Conference (annuale
conferenza che riunisce i conservatori d’America) le hanno proibito di
intervenire.
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qui roma - il 14 giugno le elezioni Comunità, quattro liste in corsa
Quattro
le liste che concorreranno alle prossime elezioni della Comunità
ebraica romana, in programma domenica 14 giugno. Nell'ordine di
presentazione diffuso della segreteria comunitaria risultano in corsa
“Per Israele” (candidata presidente Ruth Dureghello); “Menorah”
(candidato presidente Maurizio Tagliacozzo), “Binah-Cer posto per
tutti” (candidata presidente Claudia Fellus) e “Israele siamo noi”
(candidata presidente Fiamma Nirenstein). Ventisette i consiglieri che
formeranno la nuova squadra di governo della kehillah romana.
Assieme a Dureghello, nella lista “Per Israele”, si sono candidati
Edoardo Amati, Edith Arbib Anav, Giovanni Ascarelli, Stefania
Astrologo, Piero Bonfiglioli, Eugenio Calò, Daniela Debach, Ruben Della
Rocca, Bruno Di Gioacchino, Serena Di Nepi, Roberto Di Porto, Cherie
Dyana Fadlun, Micol Finzi, Daniel Funaro, Alain Gelibter, Roberto
Guetta, Isacco Jack Luzon, Lello Mieli, Claudio Moscati, Giacomo
Moscati, Giordana Moscati, Donatella Pajalich, Elio Raccah, Angelo Sed,
Gadiel Gaj Tachè e Antonio Toni Spizzichino.
Assieme a Tagliacozzo, nella lista “Menorah”, Ariel Arbib, Doris Arbib,
Deborah Astrologo, Ilan David Barda, Massimo Bassan, Walter Bedussa,
Ruben Benigno, Guido Coen, Roberto Coen, Alessandro Di Veroli, Fabrizio
Fiano, Massimo Gai, Deborah Guetta, Roger Hannuna, Fabrizio Manasse,
David Meghnagi, Emilio Nacamulli, Alessandra Piperno, Sandro Sermoneta,
Dalia Sestieri, Ruben Spizzichino, Serena Terracina, Amos Tesciuba e
Sara Tikvà Tesciuba.
Assieme a Fellus, nella lista “Binah-Cer posto per tutti”, Lorella
Ascoli, Valeria Calò, Fiorella Castelnuovo, Sabrina Coen, Brunella Di
Castro, Fabiana Di Porto, Ariela Massarek, Silvia Mosseri, Simona
Nacamulli, Eva Ruth Palmieri, Laura Perugia, Anna Piperno, Stella
Sermoneta, Loredana Spagnoletto, Alessandra Spizzichino, Cinthia
Spizzichino e Silvia Luperini.
Assieme a Nirenstein, nella lista “Israele siamo noi”, Marco Sed,
Robert Hassan, Giorgia Calò, Alberto Ouazana, Raffaele Pace, Roby
Dagan, Giorgio Israel, Marco Della Rocca, Fabio Mieli, Emanuele Di
Segni, Alberto Spizzichino, Alberto Piazza O Sed, Tiziana Della Rocca,
Marco Sed, Roberto Perugia, Massimiliano Calò, Felice Guetta, Barbara
Vivanti, Giancarlo Di Castro, Davide Spagnoletto, Pacifico Di Nepi,
Fabio Cristofari, Yacov Naim, Daniel Di Porto, Aldo Astrologo, Sandra
Calò.
a.s twitter @asmulevichmoked
(Il disegno è di Giorgio Albertini)
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IL PRESIDENTE UCEI ALlA JUeDISCHE ALLGEMEINE
"L'accoglienza è una mitzvà"
Le
tragedie del mare e il fermo impegno dell’ebraismo italiano a presidio
dei valori della solidarietà e della fratellanza. L’educazione
all’accoglienza e al rispetto. Il dialogo, la sfida culturale e
l’impegno per un’umanità più consapevole. Questi i temi dell’intervista
che il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo
Gattegna ha rilasciato all’autorevole settimanale berlinese Juedische
Allgemeine, considerato tra le testate ebraiche più autorevoli del
mondo e tradizionalmente molto ascoltato dalla Cancelleria federale,
che la riporta integralmente sulla sua prima pagina sotto il titolo “L’accoglienza è una mitzvà”.
Come reagisce la comunità ebraica italiana alle tragedie dei rifugiati nel Mediterraneo?
Una nuova tragedia del mare, a pochi chilometri dalle coste italiane.
Sangue innocente, vite e speranze di libertà infrante. Viviamo questi
avvenimenti con dolore e commozione nel ricordo delle vittime,
sollecitando un impegno concreto affinché episodi analoghi non abbiano
a ripetersi in futuro. Siamo inoltre inorriditi nei confronti di chi
non perde l’occasione di speculare su questa tragedia riversando il
proprio rancore xenofobo sui media e nell’opinione pubblica.
C’è un sentimento di vicinanza con il destino dei rifugiati sulla base dell’esperienza vissuta degli ebrei?
I tragici fatti di cronaca di questi mesi evocano, nei diversi scenari
di crisi, un passato terribile che ha avuto negli ebrei le sue prime
vittime. Ci sono forti analogie con altre tragedie del passato:
ideologie di morte, un clima di terrore, intere comunità perseguitate
in ragione della loro etnia e religione. Oggi come allora tutti i
cittadini democratici sono chiamati a far sentire la loro voce e a non
volgere lo sguardo altrove. L’indifferenza non è un’opzione
contemplabile.
Esistono in Italia iniziative ebraiche per prendersi cura dei rifugiati?
Nel mondo ebraico l’accoglienza è un valore sacro e da sempre, nelle
nostre Comunità, ci si adopera per venire incontro a chi è in
condizioni di disagio. Penso ad esempio ad alcune recenti iniziative,
come a Firenze, dove la Comunità ha aperto le porte di un proprio
immobile per accogliere alcuni immigrati giunti dall’Africa. La
solidarietà deve essere un imperativo categorico, specialmente in
questo momento di crisi. E gli ottimi rapporti intrattenuti con alcune
sperimentate realtà del mondo del volontariato sia religioso che laico
che hanno grandi competenze sul tema fanno sì che si possano
raggiungere risultati concreti.
Come si potrebbe fare per impedire queste tragedie?
Serve una maggiore incisività e una maggiore cooperazione tra gli
Stati. Agire affinché la crisi libica possa trovare una soluzione e
allo stesso tempo usare il pugno di ferro contro gli scafisti e le loro
vergognose speculazioni sulla pelle di migliaia di innocenti. L’Italia
non può essere lasciata da sola ad affrontare situazioni di questa
portata e drammaticità.
Cosa dovrebbero fare, secondo Lei, i politici europei per impedire il ripetersi queste disgrazie?
Prendere consapevolezza che è una sfida che riguarda tutti quanti,
nessuno escluso. Il Mar Mediterraneo è il mare d’Europa e una culla di
civiltà. Esiste l’obbligo morale di impegnarsi affinché questi lutti
non vengano più pianti e affinché la regione torni ad essere sicura.
L’Italia è il paese
dell’Unione europea che riceve il maggior numero di rifugiati
provenienti dall’Africa. Che effetto ha l’alto numero di rifugiati
sulle comunità ebraiche?
Nessun effetto. Sono persone cui guardiamo con profondo rispetto ed empatia.
È necessario cambiare il diritto all’asilo, rendendolo meno difficoltoso?
È una strada possibile. Ma naturalmente devono essere i responsabili
politici ad esprimersi con proposte e progettualità efficaci.
Ricordiamoci però che sarebbe di grande aiuto applicare rigorosamente
le norme che già esistono utilizzando le strutture in maniera snella ed
efficace.
La congiuntura in Italia
continua a non essere buona. E spesso crisi e tolleranza/apertura sono
due temi che non vanno d’accordo. Con quali iniziative proprie o anche
di concerto con altre organizzazioni religiose la Comunità ebraica
italiana lavora per sviluppare il tema dell’accoglienza e del rispetto
per l’altro?
In genere le iniziative del mondo ebraico, siano esse locali o
nazionali, siano esse più squisitamente culturali o meno, sono
finalizzate non solo a divulgare quelle che sono le caratteristiche
peculiari di questa realtà ma anche i valori universali che la
caratterizzano. In quest’ottica ad esempio i temi dell’integrazione e
del dialogo sono al centro di vari progetti sviluppati nelle scuole
italiane, grazie anche all’eccellente collaborazione instauratasi con
il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania
Giannini in un percorso che parte dal Giorno della Memoria e si
sviluppa lungo tutto l’anno. Eccellenti sono anche i rapporti con le
altre realtà religiose e con i leader islamici moderati con cui non di
rado organizziamo iniziative congiunte.
Di dialogo e integrazione si parla anche, con ricchezza di contenuti,
in occasione dei tanti festival che si organizzano nelle diverse
stagioni. Da Jewish and the City (Milano) al Balagan Cafè (Firenze), da
Lech Lechà (Puglia) a Nessiah (Pisa) – per fare alcuni esempi. Per
arrivare alla Giornata Europea della Cultura Ebraica, dedicata
quest’anno al tema “ponti”, da intendersi in una prospettiva sia
interna che esterna. Il mondo ebraico italiano è piccolo ma decisamente
attivo e impegnato su questo fronte
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roma - bilancio positivo per il progetto ucei I semi del dialogo Conoscere
l’altro, piantare i germogli del dialogo, formare giovani consapevoli,
estirpare il pregiudizio: questi gli obiettivi del progetto “Educazione
al dialogo” voluto dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con il
supporto di Regione Lazio e Religions for Peace, giunto alla sua
conclusione e presentato ieri al Centro Bibliografico UCEI.
L’iniziativa, proposta dalle consigliere Ucei Daniela Pavoncello e Eva
Ruth Palmieri con il coinvolgimento di tre scuole del territorio (il
Liceo Scientifico “J.F. Kennedy” di Roma, l’Istituto Comprensivo di
Arsoli e l’IISS “J. Piaget”), ha ottenuto un notevole successo tra gli
studenti e gli insegnanti. “In un periodo nel quale ci troviamo di
fonte a situazioni di inciviltà e barbarie, il dialogo è l’antidoto
contro il fanatismo. Dobbiamo continuare ad esaltare la ricchezza dei
valori e del confronto. Proprio qualche giorno fa alla chiusura del
Moked, tradizionale momento di incontro dell’Italia ebraica, abbiamo
trattato dell’importanza della mediazione e del compromesso” ha
dichiarato il presidente dell’Unione Renzo Gattegna aprendo i lavori. A
fare un primo bilancio è poi la consigliera Pavoncello: “I ragazzi
coinvolti nel progetto sono stati 180 e gli insegnanti, che ringraziamo
sentitamente per aver partecipato alla formazione negli orari
extra-scolastici, quasi 60. Il nostro obbiettivo era quello di
prevenire la discriminazione religiosa e culturale, far conoscere
l’esempio ebraico e ci riteniamo soddisfatti. Abbiamo organizzato
laboratori, proiezioni e dibattiti coinvolgendo professori e alunni.
Particolare successo ha suscitato poi il lavoro di Angelica Edna Calò
Livne che, con la sua fondazione Beresheet LaShalom, fa dialogare
gruppi diversi attraverso l’arte e il teatro”.
“Questi germogli di dialogo – è intervenuta la consigliera Palmieri –
sono stati accolti positivamente da tutti. In realtà infatti a creare
la distanza è semplicemente la paura. Quello che ci siamo proposti era
seguire il Tikkun Olam, il concetto ebraico dell’uomo impegnato nella
riparazione del mondo, e attraverso questo volevamo finalmente
diffondere e valorizzare una immagine positiva”.
(Nell'immagine
Gabriele Fiorentino dell'Ugei, Francesca Baldini di Religions for
peace, Maryam Turrini e Daniele Cocilovo di Co.Rei.Is e Annalisa
Ceravolo, Pastorale Universitaria) Leggi
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La carta di Milano |
“Noi
donne e uomini, cittadini di questo pianeta, sottoscriviamo questo
documento, denominato Carta di Milano (…) Consideriamo infatti una
violazione della dignità umana il mancato accesso a cibo sano,
sufficiente e nutriente, acqua pulita ed energia”.
Comincia così il documento politico e culturale che l’Expo di Milano
offre al dibattito internazionale, alle istituzioni, agli opinion
leader globali. Presentato due giorni prima dell’inaugurazione, il
testo si rivolge a ogni cittadino, poi alle imprese, ai governi e agli
organismi internazionali, e parte da alcuni dati oggettivamente
scandalosi: 800 milioni di persone al mondo soffrono di fame cronica,
due miliardi sono malnutrite, altri due sono obese e circa 160 milioni
di bambini hanno problemi di crescita legati alla malnutrizione. In
tutto ciò, ogni anno buttiamo in pattumiera 1,3 miliardi di tonnellate
di cibo commestibile. Contraddizioni intollerabili, gigantesche,
violente. Che permangono nonostante i grandi progressi che la comunità
internazionale ha fatto negli ultimi 15 anni, nell’epoca degli
Obiettivi del Millennio, che scadono quest’anno e che verranno
ridefiniti nei prossimi mesi.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- Pontemanco |
I
social network a volte aiutano la Memoria. Sulla pagina che ho creato
su Facebook, intitolata “Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia”, mi
segnalano spesso storie interessanti e poco conosciute sul periodo che
va dalle leggi razziste del 1938 alla Liberazione. Ecco la storia di
Chiara Fabian, relativa al piccolo paese di Pontemanco (Padova) e alle
famiglie Brunazzo e Bertin:
“A Pontemanco (un borgo ai piedi dei Colli Euganei oggi frazione di Due
Carrare) erano quasi tutti socialisti, di quelli che si riferivano a
Matteotti, non a Craxi. Dopo l’8 settembre del 1943 arrivarono in paese
alcuni profughi ebrei che fuggivano dall’internamento libero a Rovigo.
Clandestini e ricercati dal ricostituito governo fascista dal regime di
Salò e dai nazisti.
Per loro si aprirono le porte di casa Brunazzo; Guerrino, la moglie e
due figli maschi, uno in seminario e l’altro ventenne diedero
ospitalità dal 31 dicembre 1943 al 27 aprile 1945 a ben 7 persone,
quattro adulti e tre ragazzi a rischio della vita".
Mario Avagliano
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Le ambiguità degli scrittori |
La
cosa si è fatta seria: mentre in un sobborgo di Dallas in Texas due
uomini aprono il fuoco contro un concorso sulle raffigurazioni del
profeta Maometto, arrivano a 200 e passa gli scrittori che si sono
dissociati dal premio del Pen American Center “per il coraggio della
libertà d’espressione” a Charlie Hebdo. Fra i ribelli spiccano nomi
interessanti come quello di Joyce Carol Oates, Patrick McGrath che
fanno conferire alla protesta una tinta sinistra. E c’è da scommettere
che il dissenso abbia molti più sostenitori. Eppure questo premio a
Charlie è qualcosa di più di un riconoscimento; è ammirazione,
gratitudine verso i vignettisti francesi, comprensione per il loro
lavoro. Le loro matite non avevano di mira la religione in sé, ma i
fondamentalisti, ossia tutti coloro che strumentalizzano Maometto per
legittimare il crimine, asservendolo ai loro scopi.
Tiziana Della Rocca
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