David
Sciunnach,
rabbino
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“Ora
vieni, ti prego maledicimi questo popolo …” (Bemidbàr 22, 6). Dice
riguardo a questo verso il grande Rabbì Yeshayà Orovietz ha-Levì,
conosciuto per il suo libro come Shlà ha-Kadosh: “Faccia molta
attenzione l’uomo di non aprir bocca al Satan, perché persino costui
parli senza intenzione, egli attira l’attenzione su di sé”. Balak disse
a Bilàm: “Ora vieni, ti prego maledicimi …”. Le sue stesse parole,
uscite dalla sua bocca gli hanno causato del male. Alla fine Bilàm
maledì lui e non il popolo d’Israele.
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David
Assael,
ricercatore
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Uno
dei pochi fattori positivi di questa crisi europea, davvero
inimmaginabile fino a pochi anni fa, è la rimessa in discussione di
idee limite, come si definiscono i cosiddetti concetti regolatori della
vita pratica, come l'idea stessa di democrazia. Ora vedo che va per la
maggiore questa interpretazione, a dir poco riduttiva, per cui basta
indire un referendum e lì siamo nell'Eldorado democratico. Sullo stile
Crimea, oppure Austria di qualche annetto fa, aggiungo io. Io direi
che, se è molto difficile definire cosa sia democrazia e cosa no,
qualche indizio lo possiamo avere. Ad esempio, chi ha votato a favore
del referendum oltre Syriza? Gli ultradestrorsi e ipernazionalisti di
Anel e i nazisti di Alba dorata. Qualche sospetto dovrebbe pur venire,
no?
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Netanyahu, sì ai negoziati
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Sui
quotidiani italiani il punto sull’incontro avvenuto ieri a Gerusalemme
fra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro degli
Esteri italiano Paolo Gentiloni. Netanyahu – riporta Maurizio Molinari
su La Stampa – ha affermato da un lato la ferma opposizione israeliana
al possibile accordo del gruppo 5+1 con Teheran sul nucleare iraniano,
sottolineando come affidare un simile messaggio all’Italia significhi
voler far sapere all’Europa che tale intesa rappresenterebbe “un
pericolo per il mondo intero”. Dall’altro, il premier israeliano si è
detto invece favorevole “a una ripresa dei colloqui senza
precondizioni” con l’Anp di Abu Mazen, volta a raggiungere un’intesa
sull’obiettivo dei due Stati.
Nucleare iraniano, accordo rinviato. Saranno estesi fino al 7 Luglio i
negoziati in corso a Vienna sul programma nucleare iraniano fra Teheran
e i Paesi del 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e
Germania), il cui termine avrebbe dovuto essere la mezzanotte di ieri.
La decisione, annunciata dal portavoce del Dipartimento di Stato Usa, è
quella di mantenere in vigore le misure del Joint Plan of Action,
l’accordo ad interim del novembre 2013, al fine di “concedere altro
tempo ai negoziati e così da raggiungere una soluzione a lungo
termine”. Tale rinvio segue la decisione dell’Unione Europea di
prorogare di una settimana, e dunque parimenti fino al 7 Luglio, il
congelamento delle sanzioni imposte all’Iran a causa del suo programma
nucleare. Intanto, il presidente statunitense Barack Obama ha
dichiarato l’intenzione di ritirarsi dai negoziati, se il risultato
dovesse essere la firma di un “cattivo accordo” (Corriere della Sera).
Isis, nuova violenza. Per la prima volta due donne sono state
decapitate da jihadisti dello Stato Islamico. Le esecuzioni pubbliche
sono avvenute in Siria, a Deyr az Zor e Al Mayadin, al confine con
l’Iraq, e l’accusa è quella di “stregoneria” . In entrambi i casi le
donne erano state condannate a morte, e sempre in entrambi i casi sono
stati uccisi anche i rispettivi mariti (Corriere della sera).
Il Sole 24 ore analizza poi il pericolo che la Siria dei jihadisti
costituisce per Israele, il cui esercito dal confine tiene la
situazione a stretto controllo. Una minaccia, quella dell’Isis, che pur
costituendo un ulteriore pericolo nell’accerchiamento israeliano, non
verrebbe percepita come la più grave secondo fonti dell’intelligence,
preceduta da Iran (dichiaratamente nemico e dotato della forza per una
mobilitazione militare di larga scala), Hezbollah e Hamas.
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gerusalemme - gentiloni in visita agli italkim
"L'Italia mai con chi boicotta"
Una
visita a quella che in molti ormai definiscono “la casa degli italiani
a Gerusalemme” ha chiuso il viaggio in Israele e Territori palestinesi
del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Un incontro con gli italkim
nel Tempio e Museo italiano di Rehov Hillel all’insegna della
familiarità dopo le tante tappe di stampo ufficiale del titolare della
Farnesina, che si era in precedenza intrattenuto con il primo ministro
israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente Reuven Rivlin, il ministro
degli Interni Silvan Shalom, il viceministro degli Esteri Tzipi
Hotovely, oltre che con il presidente dell’Autorità nazionale
palestinese Mahmoud Abbas a Ramallah. Ad accogliere Gentiloni (e con
lui il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini), che tornerà nella
regione nelle prossime settimane, in rappresentanza della Hevrat Yehude
Italia, l’associazione degli italiani d’Israele, il presidente Angelo
Piattelli e le consigliere Cecilia Nizza e Viviana Di Segni. Presenti
inoltre l’ambasciatore d’Italia in Israele Francesco Maria Talò, il
console generale a Gerusalemme Davide La Cecilia, i presidenti del
Comites di Gerusalemme e di Tel Aviv Beniamino Lazar e Giordana
Mosseri. A guidare la delegazione nella visita al tempio e al Museo, il
demografo dell’Università ebraica di Gerusalemme Sergio Della Pergola.
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qui sidney - premiata la fondazione cdec Il web al servizio della Memoria
Una
Memoria fatta di immagini, video, documenti e fonti storiche, che in un
clic tornano a collegarsi a un nome. Così la tecnologia racconta la
Storia nell’Open Memory Project, il progetto di pubblicazione Linked
Data sulla storia della Shoah in Italia realizzato dalla Fondazione
Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea con la società
regesta.exe. L'iniziativa è stata premiata a Sidney nel corso della
conferenza Linked Open Data in Libraries, Archives and Museums
(LODLAM), dedicata all'intreccio tra tecnologia e beni culturali e
svoltasi a fine giugno. A ritirare il riconoscimento nella città
australiana Laura Brazzo, del CDEC, e Silvia Mazzini, di regesta.exe,
le due ricercatrici che hanno lavorato insieme al progetto.
L’Open Memory Project è stato valutato da un comitato scientifico della
Alliance of Digital Humanities Organizations, organizzazione ombrello
che promuove e sostiene la ricerca, i progetti più avanzati e
l’insegnamento della cultura digitale in tutte le discipline
umanistiche.
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qui roma - israele secondo ayelet tsabari
Il posto migliore del mondo
“Ero
in treno diretta verso Parma e, mentre leggevo Internazionale, mi
sono imbattuta nella recensione di un libro che mi ha subito incuriosita.
Si intitolava ‘Il posto migliore del mondo’ ed era firmato da una
scrittrice israeliana trasferitasi in Canada, Ayelet Tsabari. Arrivata
a destinazione, ad aspettarmi ho trovato un pacco di libri e tra quella
pila a fare capolino c’era proprio lui: ‘Il posto migliore del mondo’.
Non sono riuscita a non amarlo”. Così la scrittrice Nadia Terranova,
reduce dal successo del suo primo romanzo “Gli anni al contrario ” (ed.
Einaudi) e collaboratrice affezionata di DafDaf, il giornale ebraico
dei bambini, ha introdotto la collezione di racconti di Ayelet Tsabari
appena pubblicati dalla casa editrice parmigiana Nuova Editrice Berti.
Un confronto serrato tra due scrittrici coetanee, così vicine e così
lontane, organizzato dal Centro di cultura ebraica della Comunità
ebraica di Roma presso la libreria Kiryat Sefer, che le ha viste
riflettere sui temi dell’appartenenza e lo sradicamento, ma soprattutto
sulla frammentarietà identitaria di Israele, “Il posto migliore del
mondo”.
Lunedì scorso Ayelet Tsabari ha inoltre presentato la sua opera alla
libreria Trebisonda di Torino nei pressi della Comunità ebraica. Ad
introdurla la scrittrice Donatella Sasso, coordinatrice dell’attività
culturale dell’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini, dove lavora
come ricercatrice, nonché collaboratore scientifico del Comitato
Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte.
L’ultimo romanzo della Sasso “Milena, la terribile ragazza di Praga”
(Effatà editrice) è dedicato alla figura di Milena Jesenská, la ribelle
giornalista legata a Franz Kafka che morirà nel 1944 nel Campo di
concentramento di Ravensbrück.
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qui parma Giorgio Giavarini alla presidenza
Al via il secondo mandato
Secondo
mandato alla guida della Comunità parmigiana per il consigliere UCEI
Giorgio Giavarini. Al suo fianco, nel direttivo comunitario, il
vicepresidente Riccardo Moretti e la consigliera Susanna Bondi.
Piccola nei numeri ma estremamente vivace su un piano sia culturale che
identitario, la Comunità è protagonista in questi mesi di un’intensa
stagione di eventi presso il museo Fausto Levi di Soragna, uno dei
gioielli della Parma ebraica. Appena pochi giorni fa la conclusione di
una nuova edizione del concorso per le scuole Shevilim, che anche per
il 2015 (con il supporto dell’Otto per Mille UCEI) ha premiato
elaborati di significativa complessità, allargando ulteriormente la
rete di istituti coinvolti nel progetto. Sempre a Soragna, in maggio,
una cerimonia di bar mitzvà, la circoncisione, a molti decenni
dall’ultima celebrazione. “Una grande gioia – spiega Giavarini – il
segno che anche una piccola realtà come la nostra è in grado di
lanciare segnali di una possibile rinascita in corso”. Leggi
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Ticketless
- Baroni e barbetti |
Non
si può sorvolare sulla visita del pontefice nel Tempio valdese di
Torino, lunedì scorso. Sugli schermi, nel volto austero degli invitati
ritrovo i lineamenti inconfondibili di quegli uomini e donne che
coltivavano “ripiani calcinosi dove a fatica cresce qualche misera vite
e dello stento frumento” (Italo Calvino). Uomini e donne che per secoli
hanno difeso la loro dignità dai soprusi sabaudi ed ecclesiastici. Alla
mente sono tornati vecchi amici d’infanzia, luoghi della valle Pellice
dove ho trascorso periodi di serenità, il ricordo degli annuali
convegni della Società di Studi Valdesi (nel 1988 – dopo decenni di
silenzio – Giorgio Spini e Giorgio Rochat hanno promosso un importante
incontro sulle leggi razziali).
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- Vasilji Grossman |
Di
straordinario interesse, sul piano storico e letterario, appare la
recente pubblicazione, per i tipi della Adephi, dei diari, gli appunti
e le lettere private di Vasilji Grossman, scritti in varie località
della Russia, come corrispondente di guerra, negli anni tra il 1941 e
il 1945 (Uno scrittore in guerra, a cura di Antony Beevor e Luba
Vinogradova). Il volume, di quasi 500 pagine, contiene una serie di
documenti (oltre agli scritti di Grossman, anche molti testi di altri
autori, suoi corrispondenti, familiari, compagni d’arme, colleghi
ecc.), dai quali la realtà di quegli anni tremendi emerge in un
affresco di rara potenza e drammaticità.
Francesco Lucrezi, storico
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