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1 luglio 2015 - 14 Tamuz 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
“Ora vieni, ti prego maledicimi questo popolo …” (Bemidbàr 22, 6). Dice riguardo a questo verso il grande Rabbì Yeshayà Orovietz ha-Levì, conosciuto per il suo libro come Shlà ha-Kadosh: “Faccia molta attenzione l’uomo di non aprir bocca al Satan, perché persino costui parli senza intenzione, egli attira l’attenzione su di sé”. Balak disse a Bilàm: “Ora vieni, ti prego maledicimi …”. Le sue stesse parole, uscite dalla sua bocca gli hanno causato del male. Alla fine Bilàm maledì lui e non il popolo d’Israele.
David
Assael,
ricercatore
Uno dei pochi fattori positivi di questa crisi europea, davvero inimmaginabile fino a pochi anni fa, è la rimessa in discussione di idee limite, come si definiscono i cosiddetti concetti regolatori della vita pratica, come l'idea stessa di democrazia. Ora vedo che va per la maggiore questa interpretazione, a dir poco riduttiva, per cui basta indire un referendum e lì siamo nell'Eldorado democratico. Sullo stile Crimea, oppure Austria di qualche annetto fa, aggiungo io. Io direi che, se è molto difficile definire cosa sia democrazia e cosa no, qualche indizio lo possiamo avere. Ad esempio, chi ha votato a favore del referendum oltre Syriza? Gli ultradestrorsi e ipernazionalisti di Anel e i nazisti di Alba dorata. Qualche sospetto dovrebbe pur venire, no?
Netanyahu, sì ai negoziati
Sui quotidiani italiani il punto sull’incontro avvenuto ieri a Gerusalemme fra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni. Netanyahu – riporta Maurizio Molinari su La Stampa – ha affermato da un lato la ferma opposizione israeliana al possibile accordo del gruppo 5+1 con Teheran sul nucleare iraniano, sottolineando come affidare un simile messaggio all’Italia significhi voler far sapere all’Europa che tale intesa rappresenterebbe “un pericolo per il mondo intero”. Dall’altro, il premier israeliano si è detto invece favorevole “a una ripresa dei colloqui senza precondizioni” con l’Anp di Abu Mazen, volta a raggiungere un’intesa sull’obiettivo dei due Stati.

Nucleare iraniano, accordo rinviato. Saranno estesi fino al 7 Luglio i negoziati in corso a Vienna sul programma nucleare iraniano fra Teheran e i Paesi del 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania), il cui termine avrebbe dovuto essere la mezzanotte di ieri. La decisione, annunciata dal portavoce del Dipartimento di Stato Usa, è quella di mantenere in vigore le misure del Joint Plan of Action, l’accordo ad interim del novembre 2013, al fine di “concedere altro tempo ai negoziati e così da raggiungere una soluzione a lungo termine”. Tale rinvio segue la decisione dell’Unione Europea di prorogare di una settimana, e dunque parimenti fino al 7 Luglio, il congelamento delle sanzioni imposte all’Iran a causa del suo programma nucleare. Intanto, il presidente statunitense Barack Obama ha dichiarato l’intenzione di ritirarsi dai negoziati, se il risultato dovesse essere la firma di un “cattivo accordo” (Corriere della Sera).

Isis, nuova violenza. Per la prima volta due donne sono state decapitate da jihadisti dello Stato Islamico. Le esecuzioni pubbliche sono avvenute in Siria, a Deyr az Zor e Al Mayadin, al confine con l’Iraq, e l’accusa è quella di “stregoneria” . In entrambi i casi le donne erano state condannate a morte, e sempre in entrambi i casi sono stati uccisi anche i rispettivi mariti (Corriere della sera).
Il Sole 24 ore analizza poi il pericolo che la Siria dei jihadisti costituisce per Israele, il cui esercito dal confine tiene la situazione a stretto controllo. Una minaccia, quella dell’Isis, che pur costituendo un ulteriore pericolo nell’accerchiamento israeliano, non verrebbe percepita come la più grave secondo fonti dell’intelligence, preceduta da Iran (dichiaratamente nemico e dotato della forza per una mobilitazione militare di larga scala), Hezbollah e Hamas.
 
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  davar
dopo l'attacco terroristico in egitto  
Israele, al Sud un fronte rovente
Almeno cinquanta soldati egiziani, riportano i media, sono stati uccisi da miliziani dell'Isis nelle ultime ore nel nord del Sinai, a pochi chilometri di distanza dal confine con Israele. Cinque postazioni militari sono state attaccate dal movimento jihadista in un'area che il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva recentemente definito un “Far-west selvaggio”. E proprio a causa dell'instabilità della zona, sempre più preda degli attacchi degli uomini del Califfato, le autorità israeliane hanno deciso nelle scorse ore di chiudere i valichi con l'Egitto di Nitzana e Kerem Shalom. E mentre da Gerusalemme si guarda con attenzione all'evoluzione degli eventi in Egitto, le forze di sicurezza israeliane hanno diffuso in queste ore la notizia di una maxi-operazione compiuta in Cisgiordania per fermare il tentativo di Hamas di ricostituirvi alcune cellule terroristiche. L'organizzazione terroristica si sta nuovamente armando a Gaza, ha dichiarato questa mattina il capo dell'Intelligence dello Shin Bet Yoram Cohen (nell'immagine assieme al Premier Netanyahu), ma il suo controllo sulla Striscia si sta gradualmente erodendo.
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qui milano 
Un progetto per la cultura 
La Giornata della Cultura Ebraica e un'iniziativa in occasione di Expo sono stati i temi principali trattati ieri nel corso del Consiglio della Comunità ebraica di Milano, presieduto da Raffaele Besso e Milo Hasbani. A dare un quadro dei progetti, l'assessore alla Cultura Davide Romano che ha illustrato le modalità con cui è stato declinato per Milano il tema della Giornata della Cultura ebraica, ovvero i “ponti”: il 6 settembre milanese (giorno in cui tutta europa festeggerà l'appuntamento) sarà dedicato ai ponti con le altre religioni, in particolare con il Cattolicesimo e con l'Islam.
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gerusalemme - gentiloni in visita agli italkim
"L'Italia mai con chi boicotta"  
Una visita a quella che in molti ormai definiscono “la casa degli italiani a Gerusalemme” ha chiuso il viaggio in Israele e Territori palestinesi del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Un incontro con gli italkim nel Tempio e Museo italiano di Rehov Hillel all’insegna della familiarità dopo le tante tappe di stampo ufficiale del titolare della Farnesina, che si era in precedenza intrattenuto con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente Reuven Rivlin, il ministro degli Interni Silvan Shalom, il viceministro degli Esteri Tzipi Hotovely, oltre che con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas a Ramallah. Ad accogliere Gentiloni (e con lui il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini), che tornerà nella regione nelle prossime settimane, in rappresentanza della Hevrat Yehude Italia, l’associazione degli italiani d’Israele, il presidente Angelo Piattelli e le consigliere Cecilia Nizza e Viviana Di Segni. Presenti inoltre l’ambasciatore d’Italia in Israele Francesco Maria Talò, il console generale a Gerusalemme Davide La Cecilia, i presidenti del Comites di Gerusalemme e di Tel Aviv Beniamino Lazar e Giordana Mosseri. A guidare la delegazione nella visita al tempio e al Museo, il demografo dell’Università ebraica di Gerusalemme Sergio Della Pergola.
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qui sidney - premiata la fondazione cdec
Il web al servizio della Memoria 
Una Memoria fatta di immagini, video, documenti e fonti storiche, che in un clic tornano a collegarsi a un nome. Così la tecnologia racconta la Storia nell’Open Memory Project, il progetto di pubblicazione Linked Data sulla storia della Shoah in Italia realizzato dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea con la società regesta.exe. L'iniziativa è stata premiata a Sidney nel corso della conferenza Linked Open Data in Libraries, Archives and Museums (LODLAM), dedicata all'intreccio tra tecnologia e beni culturali e svoltasi a fine giugno. A ritirare il riconoscimento nella città australiana Laura Brazzo, del CDEC, e Silvia Mazzini, di regesta.exe, le due ricercatrici che hanno lavorato insieme al progetto.
L’Open Memory Project è stato valutato da un comitato scientifico della Alliance of Digital Humanities Organizations, organizzazione ombrello che promuove e sostiene la ricerca, i progetti più avanzati e l’insegnamento della cultura digitale in tutte le discipline umanistiche.
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qui roma - israele secondo ayelet  tsabari
Il posto migliore del mondo 
“Ero in treno diretta verso Parma e, mentre leggevo Internazionale, mi sono imbattuta nella recensione di un libro che mi ha subito incuriosita. Si intitolava ‘Il posto migliore del mondo’ ed era firmato da una scrittrice israeliana trasferitasi in Canada, Ayelet Tsabari. Arrivata a destinazione, ad aspettarmi ho trovato un pacco di libri e tra quella pila a fare capolino c’era proprio lui: ‘Il posto migliore del mondo’. Non sono riuscita a non amarlo”. Così la scrittrice Nadia Terranova, reduce dal successo del suo primo romanzo “Gli anni al contrario ” (ed. Einaudi) e collaboratrice affezionata di DafDaf, il giornale ebraico dei bambini, ha introdotto la collezione di racconti di Ayelet Tsabari appena pubblicati dalla casa editrice parmigiana Nuova Editrice Berti. Un confronto serrato tra due scrittrici coetanee, così vicine e così lontane, organizzato dal Centro di cultura ebraica della Comunità ebraica di Roma presso la libreria Kiryat Sefer, che le ha viste riflettere sui temi dell’appartenenza e lo sradicamento, ma soprattutto sulla frammentarietà identitaria di Israele, “Il posto migliore del mondo”.
Lunedì scorso Ayelet Tsabari ha inoltre presentato la sua opera alla libreria Trebisonda di Torino nei pressi della Comunità ebraica. Ad introdurla la scrittrice Donatella Sasso, coordinatrice dell’attività culturale dell’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini, dove lavora come ricercatrice, nonché collaboratore scientifico del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte. L’ultimo romanzo della Sasso “Milena, la terribile ragazza di Praga” (Effatà editrice) è dedicato alla figura di Milena Jesenská, la ribelle giornalista legata a Franz Kafka che morirà nel 1944 nel Campo di concentramento di Ravensbrück.
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qui parma
Giorgio Giavarini alla presidenza
Al via il secondo mandato

Secondo mandato alla guida della Comunità parmigiana per il consigliere UCEI Giorgio Giavarini. Al suo fianco, nel direttivo comunitario, il vicepresidente Riccardo Moretti e la consigliera Susanna Bondi.
Piccola nei numeri ma estremamente vivace su un piano sia culturale che identitario, la Comunità è protagonista in questi mesi di un’intensa stagione di eventi presso il museo Fausto Levi di Soragna, uno dei gioielli della Parma ebraica. Appena pochi giorni fa la conclusione di una nuova edizione del concorso per le scuole Shevilim, che anche per il 2015 (con il supporto dell’Otto per Mille UCEI) ha premiato elaborati di significativa complessità, allargando ulteriormente la rete di istituti coinvolti nel progetto. Sempre a Soragna, in maggio, una cerimonia di bar mitzvà, la circoncisione, a molti decenni dall’ultima celebrazione. “Una grande gioia – spiega Giavarini – il segno che anche una piccola realtà come la nostra è in grado di lanciare segnali di una possibile rinascita in corso”.
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pilpul
Ticketless - Baroni e barbetti 
Non si può sorvolare sulla visita del pontefice nel Tempio valdese di Torino, lunedì scorso. Sugli schermi, nel volto austero degli invitati ritrovo i lineamenti inconfondibili di quegli uomini e donne che coltivavano “ripiani calcinosi dove a fatica cresce qualche misera vite e dello stento frumento” (Italo Calvino). Uomini e donne che per secoli hanno difeso la loro dignità dai soprusi sabaudi ed ecclesiastici. Alla mente sono tornati vecchi amici d’infanzia, luoghi della valle Pellice dove ho trascorso periodi di serenità, il ricordo degli annuali convegni della Società di Studi Valdesi (nel 1988 – dopo decenni di silenzio – Giorgio Spini e Giorgio Rochat hanno promosso un importante incontro sulle leggi razziali). 

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Vasilji Grossman
Di straordinario interesse, sul piano storico e letterario, appare la recente pubblicazione, per i tipi della Adephi, dei diari, gli appunti e le lettere private di Vasilji Grossman, scritti in varie località della Russia, come corrispondente di guerra, negli anni tra il 1941 e il 1945 (Uno scrittore in guerra, a cura di Antony Beevor e Luba Vinogradova). Il volume, di quasi 500 pagine, contiene una serie di documenti (oltre agli scritti di Grossman, anche molti testi di altri autori, suoi corrispondenti, familiari, compagni d’arme, colleghi ecc.), dai quali la realtà di quegli anni tremendi emerge in un affresco di rara potenza e drammaticità.

Francesco Lucrezi, storico
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