
Elia Richetti,
rabbino
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Leggendo
le tremende pagine delle Tokhechòth, le ammonizioni contenute in questa
Parashà, non si può non rendersi conto che queste terribili profezie,
previste nel caso in cui il popolo ebraico si allontanasse dalla via
della Torah, si sono purtroppo puntualmente avverate, specialmente
durante la Shoah. Non intendo minimamente asserire con ciò che la Shoah
sia stata una punizione divina per la scarsa osservanza delle mitzvòt,
o che una maggiore osservanza l’avrebbe potuta evitare: sarebbe
bestemmia contro la memoria di milioni dei nostri confratelli, morti
testimoniando la loro appartenenza all’Ebraismo. Il mio discorso si
limita a far notare quanto sia attuale la nostra Torah e quanto, di
conseguenza, tutto potrebbe ripetersi se – come a volte sembra –
dovessero prevalere le forze del male. Ed allora, come evitare il
ripetersi di una simile catastrofe?
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica di Gerusalemme
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Realtà
storica accertata o metafora poetica, sta di fatto che il biblico esodo
di centinaia di migliaia di Israeliti verso l’est partì dall’Africa del
Nord, a non moltissima distanza dai punti d’imbarco dell’attuale esodo
di centinaia di migliaia di profughi verso il nord. Gli Israeliti
fuggivano da una condizione di schiavitù, dunque erano migranti allo
stesso tempo economici e politici, come i loro omologhi contemporanei.
Le loro condizioni fisiche e mentali non dovevano essere molto
differenti da quelle dei loro omologhi contemporanei: povertà per i
più, sofferenza fisica, paura, fuga dalla discriminazione e dalla
persecuzione. Ma ci sono anche differenze fondamentali. Agli Israeliti
fu dato il miracolo dell’apertura delle acque del Mar Rosso ed essi
poterono transitare sulla terra asciutta. Oggi nonostante tante belle
parole non si vede alcun miracolo, e i fuggiaschi annegano tragicamente
nelle acque del mare blu. Gli antichi Israeliti avevano una Guida e
fuggivano verso una Terra dove vi era un Progetto. I loro omologhi
contemporanei non hanno alcuna guida e fuggono verso una terra dove non
vi è alcun progetto.
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L'emergenza profughi
e i ponti del dialogo |
La
ferma reazione degli ebrei italiani davanti al dramma dei migranti apre
oggi le pagine dei più importanti quotidiani. “I segnali registrati in
queste drammatiche ore che ci arrivano dalla Repubblica Ceca dove
decine di profughi sono stati letteralmente marchiati come fossero
bestiame al macello, richiamando inevitabilmente il periodo più oscuro
della storia contemporanea, sono soltanto l’ultimo di una serie di
inquietanti accadimenti contro i quali ferma deve sentirsi la voce di
tutte le società civili e progredite”, afferma il presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, le cui
parole sono oggi riportate con evidenza da tutta la stampa che conta.
Da Repubblica alla Stampa. Dal Corriere al Messaggero ad Avvenire. Il
presidente dell’Unione annuncia inoltre l’intento di sollecitare
un’ampia mobilitazione della società civile in occasione della prossima
Giornata europea della cultura ebraica (domenica 6 settembre). Il
tradizionale appuntamento di settembre in cui le sinagoghe e le
istituzioni ebraiche aprono le porte a tutta la cittadinanza non a
caso, viene sottolineato, “pone quest’anno al centro dell’attenzione la
necessità di costruire i ponti del dialogo e della solidarietà e di
abbattere i muri dell’isolamento e della discriminazione”. Grande
spazio alle sue parole anche sui telegiornali e sui principali
contenitori di informazione audio-visivi. Da Rainews al Tg5, da SkyTg24
a Radio Rai1. Sul Tg3 un’ampia intervista realizzata da Francesca
Sancin. Alcuni quotidiani, tra cui Corriere, Messaggero e Avvenire,
riportano anche l’intervento della presidente della Comunità ebraica
romana Ruth Dureghello. “Le informazioni che arrivano dal confine tra
l’Austria e la Repubblica Ceca – dichiara – sono inaccettabili. Gli
agenti stanno segnando con un numero sul braccio tutti i rifugiati. È
un’immagine che non possiamo sopportare, che riporta alla mente le
procedure d’ingresso ai campi di sterminio nazisti, quando milioni di
uomini, donne e bambini venivano marchiati con un numero, come animali,
per poi essere mandati a morire”. Il Testimone della Shoah Piero
Terracina, interpellato da Repubblica, giudica l’accaduto “un’orribile
parodia di quello che è stato fatto ai prigionieri durante il nazismo”.
E poi aggiunge: “Stavolta il ‘marchio’ dei migranti non è indelebile:
basterà un po’ di acqua per cancellare quei numeri. I poliziotti cechi
hanno comunque compiuto un gesto terribile, ma che del nazismo ha solo
il sapore, non l’anima cattiva”.
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LA VOCE DELL'EBRAISMO ITALIANO SUI MEDIA
Profughi, l'emergenza umanitaria
e i ponti per aprire il dialogo
La
ferma reazione degli ebrei italiani davanti al dramma dei migranti apre
oggi le pagine dei più importanti quotidiani. “I segnali registrati in
queste drammatiche ore che ci arrivano dalla Repubblica Ceca dove
decine di profughi sono stati letteralmente marchiati come fossero
bestiame al macello, richiamando inevitabilmente il periodo più oscuro
della storia contemporanea, sono soltanto l’ultimo di una serie di
inquietanti accadimenti contro i quali ferma deve sentirsi la voce di
tutte le società civili e progredite”, afferma il presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, le cui
parole sono riportate con evidenza da tutta la stampa che conta. Da Repubblica alla Stampa. Dal Corriere al Messaggero ad Avvenire.
Il presidente dell’Unione annuncia inoltre l’intento di sollecitare
un’ampia mobilitazione della società civile in occasione della prossima
Giornata europea della cultura ebraica (domenica 6 settembre). Il
tradizionale appuntamento di settembre in cui le sinagoghe e le
istituzioni ebraiche aprono le porte a tutta la cittadinanza non a
caso, viene sottolineato, “pone quest’anno al centro dell’attenzione la
necessità di costruire i ponti del dialogo e della solidarietà e di
abbattere i muri dell’isolamento e della discriminazione”. Grande
spazio alle sue parole anche sui telegiornali e
sui principali contenitori di informazione audio-visivi. Da Rainews al
Tg5, da SkyTg24 a Radio Rai1. Sul Tg3 un’ampia intervista realizzata da
Francesca Sancin.
Alcuni quotidiani, tra cui Corriere, Messaggero e Avvenire,
riportano anche l’intervento della presidente della Comunità ebraica
romana Ruth Dureghello. “Le informazioni che arrivano dal confine tra
l’Austria e la Repubblica Ceca – dichiara – sono inaccettabili. Gli
agenti stanno segnando con un numero sul braccio tutti i rifugiati. È
un’immagine che non possiamo sopportare, che riporta alla mente le
procedure d’ingresso ai campi di sterminio nazisti, quando milioni di
uomini, donne e bambini venivano marchiati con un numero, come animali,
per poi essere mandati a morire”.
Il Testimone della Shoah Piero Terracina, interpellato da Repubblica,
giudica l’accaduto “un’orribile parodia di quello che è stato fatto ai
prigionieri durante il nazismo”. E poi aggiunge: “Stavolta il ‘marchio’
dei migranti non è indelebile: basterà un po’ di acqua per cancellare
quei numeri. I poliziotti cechi hanno comunque compiuto un gesto
terribile, ma che del nazismo ha solo il sapore, non l’anima cattiva”.
a.s twitter @asmulevichmoked
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qui roma
Rivlin, l'incontro con la stampa:
"Contro l'odio serve unità"
L’incontro
con Bergoglio è terminato da pochi minuti. Il futuro del Medio Oriente
e le relazioni tra Israele e Santa Sede al centro del colloquio. Un
tema particolarmente delicato, perché se è vero che sono stati compiuti
molti passi in avanti, alcune questioni risultano ancora irrisolte.
Anche alla luce del recente riconoscimento dello Stato palestinese da
parte vaticana, duramente contestato da Gerusalemme. Poche ore e sarà
la volta del Quirinale, dove lo attende il capo dello Stato Sergio
Mattarella per consolidare, nelle parole e con i gesti, l’amicizia che
lega i due paesi e il loro comune impegno per la pace, la democrazia,
il progresso universale. Un impegno ricordato anche nel testo che
appare oggi sul quotidiano La Stampa dove Rivlin ricorda quanto sia
fondamentale che Italia e Israele lavorino insieme contro chi fomenta
terrore e violenza. Infine la visita al Tempio Maggiore, in programma
in serata, dove sarà accolto dalla leadership comunitaria, in testa la
presidente Ruth Dureghello e il rabbino capo Riccardo Di Segni, insieme
al presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo
Gattegna. “Un’agenda fitta” sorride Reuven Rivlin, presidente dello
Stato di Israele, confrontandosi sui grandi temi di queste giornate nel
corso di un incontro blindato con la stampa israeliana cui partecipa
anche la redazione di Pagine Ebraiche. “Stampa ebraica? Mi fa molto
piacere che ci siate anche voi”, sottolinea il presidente.
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il nuovo libro del rav roberto della rocca
Il nostro sguardo alla luna
Esce
oggi nelle librerie "Con lo sguardo alla luna", il nuovo lavoro del rav
Roberto Della Rocca edito da Giuntina. Sul numero di settembre di Pagine Ebraiche
attualmente in distribuzione appare questa presentazione.
In una stagione dove rimbomba sinistro un chiassoso autoritarismo ma si
fa merce rara l’autentica autorevolezza, anche la voce dei rabbini
italiani rischia di sentirsi più fievolmente. E questa crisi non
dipende tanto dalla solida preparazione dei nostri maestri, quanto
dalla nostra sempre crescente difficoltà di identificare una guida
chiara, un ancoraggio sicuro per la nostra condotta e le nostre scelte.
Incontrare
qualcuno che si senta saldamente guidato, rinsaldato, tenuto in
equilibrio dalla forza del loro insegnamento e del loro giudizio è
divenuta ormai un’esperienza sempre più sporadica. E non mancano
diverse possibili interpretazioni per cercare di comprendere da dove
venga questa crisi che non è più soltanto una crisi di valori, ma
rischia talvolta di farsi risucchiare dalla vertigine determinata dalla
sparizione dei più elementari punti di riferimento.
I veleni della propaganda e della retorica, il dilagare di una
litigiosità fine a se stessa sembrano ora minacciare quella gioia di
vivere e quella fierezza della propria identità, quel senso di ironia e
quel gusto del sereno confronto che per oltre due millenni hanno
costituito il segreto della persistenza, in mezzo a mille difficoltà,
degli ebrei in Italia. Anche per questo si può, si deve, guardare con
fiducia e con speranza, con meraviglia e con commozione alla preziosa
antologia di idee, di pensieri e di lezioni che il rabbino Roberto
Della Rocca, responsabile del lavoro per l’educazione e la cultura
all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha raccolto nel suo nuovo
Con lo sguardo alla luna – Percorsi di pensiero ebraico che l’editore
Giuntina manda in libreria proprio alla vigilia dell’anno nuovo.
Pagine Ebraiche settembre 2015
(Nell’immagine in alto una foto del rav Roberto Della Rocca, in basso
un’opera di Stefano Levi Della Torre che correda il libro ed è dedicata
“a tutti coloro che riescono a guardare la luna e non solo il dito”).
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Qui Milano
Expo, arrivano gli Italkim:
"Legame sempre vivo"
“L’Italia
in Israele, Israele in Italia”. Questo il titolo dell’appuntamento
targato Expo in programma nel corso della prossima Giornata Europea
della Cultura Ebraica (domenica 6 settembre). Tema della conferenza,
che si aprirà alle 11.30 al padiglione di Israele, il profondo legame
tra lo Stato ebraico e la Penisola, così come raccontato nell’ultimo
volume pubblicato della Rassegna Mensile di Israel (testata edita
dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) che contiene gli atti del
convegno inerente svoltosi a Gerusalemme nel 2012. Ad organizzare la
manifestazione, la Hevrat Yehudei Italia, l’associazione degli italiani
di Israele, rappresentata per l’occasione dal presidente Angelo
Piattelli, membro del comitato direttivo della Rassegna, e dalla
responsabile culturale Cecilia Nizza, che sottolinea la profondità del
rapporto tra i due paesi e come esso ben si adatti al tema “Ponti”,
filo conduttore della Giornata per il 2015.
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la rassegna mensile d'israel all'expo di milano
L'Italia in Israele, Israele in Italia
Un
ponte tra Italia e Israele: domenica 6 settembre, dalle 11.30 alle
16.30, fra le attività della Giornata Europea della Cultura Ebraica
(dedicata al tema Ponti & AttraversaMenti), all’Expo di Milano sarà
dedicata un’intera giornata ai progetti, alle istituzioni e ai
conseguimenti degli Italkim, gli italiani in Israele. L’appuntamento è
organizzato dalla Hevrat Yehudè Italia be-Israel, la Comunità degli
ebrei italiani in Israele, con un programma ricco di contenuti che bene
illustrano la stretta relazione fra i due paesi.
Un legame quello con l’Italia e con la sua cultura che è sempre rimasto
vivo e si è espresso, fra l’altro, con il trasporto in Israele, subito
dopo la fine della Seconda guerra mondiale, di parte degli arredi
sinagogali appartenenti a comunità ebraiche italiane, estinte o in via
di estinzione, per farli rivivere nella loro funzione originaria.
In questa occasione rav Gianfranco Di Segni, Sergio Della Pergola,
Andreina Contessa, Cecilia Nizza e Angelo Piattelli presenteranno
l’ultimo volume de La Rassegna Mensile di Israel, la rivista
specialistica realizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,
“L’Italia in Israele. Il contributo degli ebrei italiani alla nascita e
allo sviluppo dello Stato d’Israele”, a cura di S. Della Pergola, C.
Nizza e A. Piattelli nel quale sono raccolti gli atti del convegno
sulla partecipazione degli ebrei italiani alla fondazione e allo
sviluppo di Israele, organizzato nel 2012 a Gerusalemme. Sul sito
istituzionale UCEI è inoltre possibile consultare il sommario
dell’ultimo numero, dedicato al rabbino emerito Elio Toaff (zzl),
l’introduzione dei curatori e il testo di Shlomo Avineri dal titolo “La
natura intellettuale degli Italkim”.
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j-ciak
L'ultimo giorno di Rabin
Un
anno fa incantava il pubblico con le atmosfere rétro di “Tsili”, girato
in yiddish e ispirato all’omonimo romanzo di Aharon Appelfeld.
Quest’anno Amos Gitai torna alla Mostra del cinema di Venezia, questa
volta in concorso, con un lavoro molto diverso. Il nuovo film, “Rabin,
the Last Day”, è di stretta attualità, profondamente politico, girato
“da cittadino più che da regista” e basato su una documentazione
stringente. L’ultimo lavoro di Gitai ripercorre l’ultima giornata di
Yitzhak Rabin e il suo assassinio, vent’anni fa, al termine di un
grande comizio politico, per mano di Yigal Amir.
Soprattutto,
ricostruisce il clima isterico e saturo d’odio che portò a quella
morte, senza esitare a chiamare in causa la commissione Shamgar che
indagò sull’omicidio né i rabbini o i politici che condannarono il
primo ministro. “Rabin, the Last Day”, che sarà proiettato lunedì e una
settimana dopo sarà al Toronto Film Festival, porta sul grande schermo
il lato più oscuro della società israeliana. Gitai ripercorre le
indagini sull’omicidio di Rabin, le udienze e le testimonianze, in
particolare quella di Yigal Amir (sulla cui vicenda si è concentrato
“Beyond the Fear” di Herz Frank e Maria Kravchenko che ha scatenato un
putiferio all’ultimo Jerusalem Film Festival, con tanto di
mobilitazione minacciosa del ministro alla Cultura Miri Regev).
Intrecciando
alla fiction documenti, interviste e filmati d’epoca, riporta in vita
l’atmosfera di quel periodo in un film che, dice il regista, vuole
essere “la commissione d’inchiesta che non c’è mai stata”. La
commissione Shamgar, ha spiegato, fu incaricata di indagare sugli
errori operativi che determinarono la morte del primo ministro ma non
prese in considerazione il contesto che innescò quella tragedia.
Daniela Gross
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Setirot
- Il traditore |
Ruppe
il tabù, eseguì Wagner in Israele, e qualcuno (non pochi) gli diede del
fascista, del “traditore”, perché quella era la musica amata dai
nazisti. Poi alcuni (non pochi) gli appiccicarono di nuovo addosso
l’etichetta di “traditore” quando, nel 1999, insieme allo scrittore
Edward Said, fondò la West Eastern Divan Orchestra composta da
musicisti israeliani e palestinesi. Ancora “traditore” gli dicono se
critica questa o quella scelta del governo di uno dei paesi – Israele
nella fattispecie – di cui ha la nazionalità (nato a Buenos Aires da
genitori ebrei russi, ha passaporto argentino, israeliano, spagnolo e
palestinese). E oggi diventa un quasi eroe perché a Teheran è
cancellato dal cartellone un concerto della Staatsoper di Berlino di
cui è direttore artistico e il ministro della Cultura degli ayatollah,
Hossein Noushabadi, motiva la decisone con un becero e antisemita “gli
artisti legati al regime sionista non hanno posto in Iran”. Insomma,
Maestro Daniel Barenboim, come si dice? Identità complesse.
Stefano Jesurum, giornalista
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Diario |
“Ottobre
1995. I miei ricordi”. Così inizia lo scarno diario della nonna,
scritto su sollecitazione mia, che studiavo proprio quanto ritenevo
essere saliente nella sua vita, nella speranza che mi raccontasse,
superando certe reticenze. Ma per lei forse non era altrettanto
importante, o non degno di essere raccontato se non per sommi capi, o
forse troppo doloroso da affrontare. In diciotto pagine, il diario
ripercorre settantasette anni di vita, e Sole ci impiega tre anni per
scriverlo. Il diario si interrompe, non datato, con riferimenti che lo
collocano all’inizio del 1999, l’anno in cui Soliska compirà
settantotto anni. Scrivi su quello che vuoi, di te stessa, l’avevo
esortata. Ultima frase, riferita all’assenza della nipote sino
all’estate e oltre: “Sarà un’attesa molto lunga e per me penosa”.
Sara Valentina Di Palma, ricercatrice
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Madri d'Israele - Denise |
Dietro
ogni grande associazione, c’è sempre una grande donna… Non è forse
questo il detto? Denise Bar-Aharon, di origine statunitense, nel 1991
si trasferisce in Israele con il marito, la figlia di appena un anno e
mezzo ed il fratello David, studente alla Hebrew University, a
Gerusalemme. “Eravamo legati da un rapporto che andava ben oltre quello
di sangue”, dà così inizio al racconto. David morì a soli ventott’anni,
poco dopo la tragica scoperta di avere il cancro. “Non mi davo pace,
avevo bisogno di colmare il vuoto da lui lasciato, avevo bisogno di
concentrare le poche energie rimaste in una causa positiva.” Ispirata
dalla nota associazione americana Make a Wish (in italiano “Esprimi un
desiderio”), Denise decide di fondare in Israele una sede affiliata in
memoria dell’amato fratello. “Make a Wish Israel è un’organizzazione
che ha l’ambizioso obiettivo di esaudire i desideri di quanti più
bambini affetti da malattie terminali, circa duecentocinquanta
l’anno".
David Zebuloni
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