Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

3 settembre 2015 - 19 Elul 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Leggendo le tremende pagine delle Tokhechòth, le ammonizioni contenute in questa Parashà, non si può non rendersi conto che queste terribili profezie, previste nel caso in cui il popolo ebraico si allontanasse dalla via della Torah, si sono purtroppo puntualmente avverate, specialmente durante la Shoah. Non intendo minimamente asserire con ciò che la Shoah sia stata una punizione divina per la scarsa osservanza delle mitzvòt, o che una maggiore osservanza l’avrebbe potuta evitare: sarebbe bestemmia contro la memoria di milioni dei nostri confratelli, morti testimoniando la loro appartenenza all’Ebraismo. Il mio discorso si limita a far notare quanto sia attuale la nostra Torah e quanto, di conseguenza, tutto potrebbe ripetersi se – come a volte sembra – dovessero prevalere le forze del male. Ed allora, come evitare il ripetersi di una simile catastrofe?
 
Leggi

Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
Realtà storica accertata o metafora poetica, sta di fatto che il biblico esodo di centinaia di migliaia di Israeliti verso l’est partì dall’Africa del Nord, a non moltissima distanza dai punti d’imbarco dell’attuale esodo di centinaia di migliaia di profughi verso il nord. Gli Israeliti fuggivano da una condizione di schiavitù, dunque erano migranti allo stesso tempo economici e politici, come i loro omologhi contemporanei. Le loro condizioni fisiche e mentali non dovevano essere molto differenti da quelle dei loro omologhi contemporanei: povertà per i più, sofferenza fisica, paura, fuga dalla discriminazione e dalla persecuzione. Ma ci sono anche differenze fondamentali. Agli Israeliti fu dato il miracolo dell’apertura delle acque del Mar Rosso ed essi poterono transitare sulla terra asciutta. Oggi nonostante tante belle parole non si vede alcun miracolo, e i fuggiaschi annegano tragicamente nelle acque del mare blu. Gli antichi Israeliti avevano una Guida e fuggivano verso una Terra dove vi era un Progetto. I loro omologhi contemporanei non hanno alcuna guida e fuggono verso una terra dove non vi è alcun progetto.
L'emergenza profughi
e i ponti del dialogo
La ferma reazione degli ebrei italiani davanti al dramma dei migranti apre oggi le pagine dei più importanti quotidiani. “I segnali registrati in queste drammatiche ore che ci arrivano dalla Repubblica Ceca dove decine di profughi sono stati letteralmente marchiati come fossero bestiame al macello, richiamando inevitabilmente il periodo più oscuro della storia contemporanea, sono soltanto l’ultimo di una serie di inquietanti accadimenti contro i quali ferma deve sentirsi la voce di tutte le società civili e progredite”, afferma il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, le cui parole sono oggi riportate con evidenza da tutta la stampa che conta. Da Repubblica alla Stampa. Dal Corriere al Messaggero ad Avvenire. Il presidente dell’Unione annuncia inoltre l’intento di sollecitare un’ampia mobilitazione della società civile in occasione della prossima Giornata europea della cultura ebraica (domenica 6 settembre). Il tradizionale appuntamento di settembre in cui le sinagoghe e le istituzioni ebraiche aprono le porte a tutta la cittadinanza non a caso, viene sottolineato, “pone quest’anno al centro dell’attenzione la necessità di costruire i ponti del dialogo e della solidarietà e di abbattere i muri dell’isolamento e della discriminazione”. Grande spazio alle sue parole anche sui telegiornali e sui principali contenitori di informazione audio-visivi. Da Rainews al Tg5, da SkyTg24 a Radio Rai1. Sul Tg3 un’ampia intervista realizzata da Francesca Sancin. Alcuni quotidiani, tra cui Corriere, Messaggero e Avvenire, riportano anche l’intervento della presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello. “Le informazioni che arrivano dal confine tra l’Austria e la Repubblica Ceca – dichiara – sono inaccettabili. Gli agenti stanno segnando con un numero sul braccio tutti i rifugiati. È un’immagine che non possiamo sopportare, che riporta alla mente le procedure d’ingresso ai campi di sterminio nazisti, quando milioni di uomini, donne e bambini venivano marchiati con un numero, come animali, per poi essere mandati a morire”. Il Testimone della Shoah Piero Terracina, interpellato da Repubblica, giudica l’accaduto “un’orribile parodia di quello che è stato fatto ai prigionieri durante il nazismo”. E poi aggiunge: “Stavolta il ‘marchio’ dei migranti non è indelebile: basterà un po’ di acqua per cancellare quei numeri. I poliziotti cechi hanno comunque compiuto un gesto terribile, ma che del nazismo ha solo il sapore, non l’anima cattiva”.
 
Leggi

  davar
LA VOCE DELL'EBRAISMO ITALIANO SUI MEDIA
Profughi, l'emergenza umanitaria
e i ponti per aprire il dialogo

La ferma reazione degli ebrei italiani davanti al dramma dei migranti apre oggi le pagine dei più importanti quotidiani. “I segnali registrati in queste drammatiche ore che ci arrivano dalla Repubblica Ceca dove decine di profughi sono stati letteralmente marchiati come fossero bestiame al macello, richiamando inevitabilmente il periodo più oscuro della storia contemporanea, sono soltanto l’ultimo di una serie di inquietanti accadimenti contro i quali ferma deve sentirsi la voce di tutte le società civili e progredite”, afferma il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, le cui parole sono riportate con evidenza da tutta la stampa che conta. Da Repubblica alla Stampa. Dal Corriere al Messaggero ad Avvenire. Il presidente dell’Unione annuncia inoltre l’intento di sollecitare un’ampia mobilitazione della società civile in occasione della prossima Giornata europea della cultura ebraica (domenica 6 settembre). Il tradizionale appuntamento di settembre in cui le sinagoghe e le istituzioni ebraiche aprono le porte a tutta la cittadinanza non a caso, viene sottolineato, “pone quest’anno al centro dell’attenzione la necessità di costruire i ponti del dialogo e della solidarietà e di abbattere i muri dell’isolamento e della discriminazione”. Grande spazio alle sue parole anche sui telegiornali e sui principali contenitori di informazione audio-visivi. Da Rainews al Tg5, da SkyTg24 a Radio Rai1. Sul Tg3 un’ampia intervista realizzata da Francesca Sancin.
Alcuni quotidiani, tra cui Corriere, Messaggero e Avvenire, riportano anche l’intervento della presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello. “Le informazioni che arrivano dal confine tra l’Austria e la Repubblica Ceca – dichiara – sono inaccettabili. Gli agenti stanno segnando con un numero sul braccio tutti i rifugiati. È un’immagine che non possiamo sopportare, che riporta alla mente le procedure d’ingresso ai campi di sterminio nazisti, quando milioni di uomini, donne e bambini venivano marchiati con un numero, come animali, per poi essere mandati a morire”.
Il Testimone della Shoah Piero Terracina, interpellato da Repubblica, giudica l’accaduto “un’orribile parodia di quello che è stato fatto ai prigionieri durante il nazismo”. E poi aggiunge: “Stavolta il ‘marchio’ dei migranti non è indelebile: basterà un po’ di acqua per cancellare quei numeri. I poliziotti cechi hanno comunque compiuto un gesto terribile, ma che del nazismo ha solo il sapore, non l’anima cattiva”.

a.s twitter @asmulevichmoked

qui roma
Rivlin, l'incontro con la stampa:
"Contro l'odio serve unità"

L’incontro con Bergoglio è terminato da pochi minuti. Il futuro del Medio Oriente e le relazioni tra Israele e Santa Sede al centro del colloquio. Un tema particolarmente delicato, perché se è vero che sono stati compiuti molti passi in avanti, alcune questioni risultano ancora irrisolte. Anche alla luce del recente riconoscimento dello Stato palestinese da parte vaticana, duramente contestato da Gerusalemme. Poche ore e sarà la volta del Quirinale, dove lo attende il capo dello Stato Sergio Mattarella per consolidare, nelle parole e con i gesti, l’amicizia che lega i due paesi e il loro comune impegno per la pace, la democrazia, il progresso universale. Un impegno ricordato anche nel testo che appare oggi sul quotidiano La Stampa dove Rivlin ricorda quanto sia fondamentale che Italia e Israele lavorino insieme contro chi fomenta terrore e violenza. Infine la visita al Tempio Maggiore, in programma in serata, dove sarà accolto dalla leadership comunitaria, in testa la presidente Ruth Dureghello e il rabbino capo Riccardo Di Segni, insieme al presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. “Un’agenda fitta” sorride Reuven Rivlin, presidente dello Stato di Israele, confrontandosi sui grandi temi di queste giornate nel corso di un incontro blindato con la stampa israeliana cui partecipa anche la redazione di Pagine Ebraiche. “Stampa ebraica? Mi fa molto piacere che ci siate anche voi”, sottolinea il presidente.

Leggi

il nuovo libro del rav roberto della rocca
Il nostro sguardo alla luna
Esce oggi nelle librerie "Con lo sguardo alla luna", il nuovo lavoro del rav Roberto Della Rocca edito da Giuntina. Sul numero di settembre di Pagine Ebraiche attualmente in distribuzione appare questa presentazione.

In una stagione dove rimbomba sinistro un chiassoso autoritarismo ma si fa merce rara l’autentica autorevolezza, anche la voce dei rabbini italiani rischia di sentirsi più fievolmente. E questa crisi non dipende tanto dalla solida preparazione dei nostri maestri, quanto dalla nostra sempre crescente difficoltà di identificare una guida chiara, un ancoraggio sicuro per la nostra condotta e le nostre scelte.
Incontrare qualcuno che si senta saldamente guidato, rinsaldato, tenuto in equilibrio dalla forza del loro insegnamento e del loro giudizio è divenuta ormai un’esperienza sempre più sporadica. E non mancano diverse possibili interpretazioni per cercare di comprendere da dove venga questa crisi che non è più soltanto una crisi di valori, ma rischia talvolta di farsi risucchiare dalla vertigine determinata dalla sparizione dei più elementari punti di riferimento.
I veleni della propaganda e della retorica, il dilagare di una litigiosità fine a se stessa sembrano ora minacciare quella gioia di vivere e quella fierezza della propria identità, quel senso di ironia e quel gusto del sereno confronto che per oltre due millenni hanno costituito il segreto della persistenza, in mezzo a mille difficoltà, degli ebrei in Italia. Anche per questo si può, si deve, guardare con fiducia e con speranza, con meraviglia e con commozione alla preziosa antologia di idee, di pensieri e di lezioni che il rabbino Roberto Della Rocca, responsabile del lavoro per l’educazione e la cultura all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha raccolto nel suo nuovo Con lo sguardo alla luna – Percorsi di pensiero ebraico che l’editore Giuntina manda in libreria proprio alla vigilia dell’anno nuovo.


Pagine Ebraiche settembre 2015

(Nell’immagine in alto una foto del rav Roberto Della Rocca, in basso un’opera di Stefano Levi Della Torre che correda il libro ed è dedicata “a tutti coloro che riescono a guardare la luna e non solo il dito”).
Leggi

il nuovo libro del rav roberto della rocca
Tempo, parola, etica.

Il percorso è aperto
Quale ruolo deve avere la Memoria? Come può essere educativa? Quale è il nostro dovere di ebrei di fronte a queste constatazioni e domande? E in generale, qual è l’immagine culturale ebraica che vogliamo acquisire, comunicare e trasmettere? Sono questi alcuni degli interrogativi che costellano le pagine del volume Con lo sguardo alla luna – Percorsi di pensiero ebraico del rav Roberto Della Rocca, in uscita per Giuntina. Il libro contiene quella che il rav stesso definisce “una miscela di riflessioni e approfondimenti” per tentare di trovare una possibile sintesi all’articolata dialettica che intercorre tra pensiero ebraico e tradizione filosofica occidentale, con un occhio di riguardo verso le fonti e la tradizione. Percorsi del tempo, della parola e dell’etica – sono dunque questi i tre pilastri attorno a i quali si sviluppano le riflessioni dell’autore, che conduce il lettore in un viaggio alla scoperta dell’identità ebraica. “Un bene irrinunciabile” da trasmettere ai propri figli ma che necessita anche di un confronto e di un dialogo con la società di cui gli ebrei fanno parte. Fare educazione e diffondere conoscenza per combattere l’indifferenza e l’odio significa perciò per Della Rocca “lavorare sulle proprie rappresentazioni di sé nel mondo” e affermare l’esigenza di risalire alle fonti tradizionali ebraiche troppo spesso accantonate, tese alla pace e al rispetto per ogni forma d’identità.
Leggi

Qui Milano
Expo, arrivano gli Italkim:
"Legame sempre vivo"

“L’Italia in Israele, Israele in Italia”. Questo il titolo dell’appuntamento targato Expo in programma nel corso della prossima Giornata Europea della Cultura Ebraica (domenica 6 settembre). Tema della conferenza, che si aprirà alle 11.30 al padiglione di Israele, il profondo legame tra lo Stato ebraico e la Penisola, così come raccontato nell’ultimo volume pubblicato della Rassegna Mensile di Israel (testata edita dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) che contiene gli atti del convegno inerente svoltosi a Gerusalemme nel 2012. Ad organizzare la manifestazione, la Hevrat Yehudei Italia, l’associazione degli italiani di Israele, rappresentata per l’occasione dal presidente Angelo Piattelli, membro del comitato direttivo della Rassegna, e dalla responsabile culturale Cecilia Nizza, che sottolinea la profondità del rapporto tra i due paesi e come esso ben si adatti al tema “Ponti”, filo conduttore della Giornata per il 2015.
Leggi

la rassegna mensile d'israel all'expo di milano 
L'Italia in Israele, Israele in Italia
Un ponte tra Italia e Israele: domenica 6 settembre, dalle 11.30 alle 16.30, fra le attività della Giornata Europea della Cultura Ebraica (dedicata al tema Ponti & AttraversaMenti), all’Expo di Milano sarà dedicata un’intera giornata ai progetti, alle istituzioni e ai conseguimenti degli Italkim, gli italiani in Israele. L’appuntamento è organizzato dalla Hevrat Yehudè Italia be-Israel, la Comunità degli ebrei italiani in Israele, con un programma ricco di contenuti che bene illustrano la stretta relazione fra i due paesi.
Un legame quello con l’Italia e con la sua cultura che è sempre rimasto vivo e si è espresso, fra l’altro, con il trasporto in Israele, subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, di parte degli arredi sinagogali appartenenti a comunità ebraiche italiane, estinte o in via di estinzione, per farli rivivere nella loro funzione originaria.
In questa occasione rav Gianfranco Di Segni, Sergio Della Pergola, Andreina Contessa, Cecilia Nizza e Angelo Piattelli presenteranno l’ultimo volume de La Rassegna Mensile di Israel, la rivista specialistica realizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, “L’Italia in Israele. Il contributo degli ebrei italiani alla nascita e allo sviluppo dello Stato d’Israele”, a cura di S. Della Pergola, C. Nizza e A. Piattelli nel quale sono raccolti gli atti del convegno sulla partecipazione degli ebrei italiani alla fondazione e allo sviluppo di Israele, organizzato nel 2012 a Gerusalemme. Sul sito istituzionale UCEI è inoltre possibile consultare il sommario dell’ultimo numero, dedicato al rabbino emerito Elio Toaff (zzl), l’introduzione dei curatori e il testo di Shlomo Avineri dal titolo “La natura intellettuale degli Italkim”.
Leggi

j-ciak
L'ultimo giorno di Rabin
Un anno fa incantava il pubblico con le atmosfere rétro di “Tsili”, girato in yiddish e ispirato all’omonimo romanzo di Aharon Appelfeld. Quest’anno Amos Gitai torna alla Mostra del cinema di Venezia, questa volta in concorso, con un lavoro molto diverso. Il nuovo film, “Rabin, the Last Day”, è di stretta attualità, profondamente politico, girato “da cittadino più che da regista” e basato su una documentazione stringente. L’ultimo lavoro di Gitai ripercorre l’ultima giornata di Yitzhak Rabin e il suo assassinio, vent’anni fa, al termine di un grande comizio politico, per mano di Yigal Amir.

Soprattutto, ricostruisce il clima isterico e saturo d’odio che portò a quella morte, senza esitare a chiamare in causa la commissione Shamgar che indagò sull’omicidio né i rabbini o i politici che condannarono il primo ministro. “Rabin, the Last Day”, che sarà proiettato lunedì e una settimana dopo sarà al Toronto Film Festival, porta sul grande schermo il lato più oscuro della società israeliana. Gitai ripercorre le indagini sull’omicidio di Rabin, le udienze e le testimonianze, in particolare quella di Yigal Amir (sulla cui vicenda si è concentrato “Beyond the Fear” di Herz Frank e Maria Kravchenko che ha scatenato un putiferio all’ultimo Jerusalem Film Festival, con tanto di mobilitazione minacciosa del ministro alla Cultura Miri Regev).
Intrecciando alla fiction documenti, interviste e filmati d’epoca, riporta in vita l’atmosfera di quel periodo in un film che, dice il regista, vuole essere “la commissione d’inchiesta che non c’è mai stata”. La commissione Shamgar, ha spiegato, fu incaricata di indagare sugli errori operativi che determinarono la morte del primo ministro ma non prese in considerazione il contesto che innescò quella tragedia.

Daniela Gross
Leggi

  pilpul
Setirot - Il traditore
Ruppe il tabù, eseguì Wagner in Israele, e qualcuno (non pochi) gli diede del fascista, del “traditore”, perché quella era la musica amata dai nazisti. Poi alcuni (non pochi) gli appiccicarono di nuovo addosso l’etichetta di “traditore” quando, nel 1999, insieme allo scrittore Edward Said, fondò la West Eastern Divan Orchestra composta da musicisti israeliani e palestinesi. Ancora “traditore” gli dicono se critica questa o quella scelta del governo di uno dei paesi – Israele nella fattispecie – di cui ha la nazionalità (nato a Buenos Aires da genitori ebrei russi, ha passaporto argentino, israeliano, spagnolo e palestinese). E oggi diventa un quasi eroe perché a Teheran è cancellato dal cartellone un concerto della Staatsoper di Berlino di cui è direttore artistico e il ministro della Cultura degli ayatollah, Hossein Noushabadi, motiva la decisone con un becero e antisemita “gli artisti legati al regime sionista non hanno posto in Iran”. Insomma, Maestro Daniel Barenboim, come si dice? Identità complesse.

Stefano Jesurum, giornalista
Diario
“Ottobre 1995. I miei ricordi”. Così inizia lo scarno diario della nonna, scritto su sollecitazione mia, che studiavo proprio quanto ritenevo essere saliente nella sua vita, nella speranza che mi raccontasse, superando certe reticenze. Ma per lei forse non era altrettanto importante, o non degno di essere raccontato se non per sommi capi, o forse troppo doloroso da affrontare. In diciotto pagine, il diario ripercorre settantasette anni di vita, e Sole ci impiega tre anni per scriverlo. Il diario si interrompe, non datato, con riferimenti che lo collocano all’inizio del 1999, l’anno in cui Soliska compirà settantotto anni. Scrivi su quello che vuoi, di te stessa, l’avevo esortata. Ultima frase, riferita all’assenza della nipote sino all’estate e oltre: “Sarà un’attesa molto lunga e per me penosa”.

Sara Valentina Di Palma, ricercatrice
Leggi

Madri d'Israele - Denise
Dietro ogni grande associazione, c’è sempre una grande donna… Non è forse questo il detto? Denise Bar-Aharon, di origine statunitense, nel 1991 si trasferisce in Israele con il marito, la figlia di appena un anno e mezzo ed il fratello David, studente alla Hebrew University, a Gerusalemme. “Eravamo legati da un rapporto che andava ben oltre quello di sangue”, dà così inizio al racconto. David morì a soli ventott’anni, poco dopo la tragica scoperta di avere il cancro. “Non mi davo pace, avevo bisogno di colmare il vuoto da lui lasciato, avevo bisogno di concentrare le poche energie rimaste in una causa positiva.”
Ispirata dalla nota associazione americana Make a Wish (in italiano “Esprimi un desiderio”), Denise decide di fondare in Israele una sede affiliata in memoria dell’amato fratello. “Make a Wish Israel è un’organizzazione che ha l’ambizioso obiettivo di esaudire i desideri di quanti più bambini affetti da malattie terminali, circa duecentocinquanta l’anno". 


David Zebuloni
Leggi

Precarietà
Sconvolge l’oscenità dei due omicidi filmati qualche giorno fa: secondo dopo secondo il terrorista della tivù americana Bryce Williams li inchioda alla pellicola. Il suo occhio era fisso sulla cronista Alison Parker e il cameramen Adam Ward già dal giorno in cui aveva deciso in modo assolutamente arbitrario di annientarli; da quel giorno sapeva di tenerli in pugno, di averne l’assoluto controllo, da quel giorno inizia il suo film senza che i due sapessero di avere i giorni contati, di avere addosso lui che si era eletto a padrone totale delle loro vite, e che di lì a poco li avrebbe condannati a morte. Tutto questo regalava all’assassino un piacere ancora maggiore, sentiva in sé un potere che neppure un tiranno forse avrebbe esercitato, Williams era pari a quegli aguzzini che hanno un arbitrio assoluto su i loro prigionieri. I due reporter, infatti, non si aspettavano la sua irruzione mentre erano al lavoro; immersi nel quotidiano, mai avrebbero immaginato che quell’ex collega sarebbe piombato lì per ucciderli.

Tiziana Della Rocca
Leggi

Time out - Immagini


È giusto mostrare la foto del bambino siriano morto sulla spiaggia mentre provava ad emigrare? In tanti se lo sono chiesti e una risposta precisa ancora nessuno l’ha fornita. Da una parte non convince la visione buonista per cui non si mostrano le immagini dei bambini morti. Chiudere gli occhi di fronte a questo dramma non ci aiuterà a risolvere il problema e se esistono dei bambini che muoiono in mare perché scappano dalle guerre forse è il caso che se ne inizi a prendere davvero coscienza. Dall’altra l’utilizzo massiccio sui social network produce il rischio opposto, un abuso di queste foto che diventano quasi normali, aumentando il nostro grado di indifferenza. La risposta probabilmente è quella che fa appello alla responsabilità individuale. Non una foto che diventi mezzo di propaganda politica, ma un richiamo sincero alle coscienze che ci sveglia dal torpore da cui siamo avvolti.

Daniel Funaro
Leggi

moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.