Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Quando
Dio incarica Mosè ed Aron alla guida del popolo, comanda loro – secondo
il midrash – di essere tranquilli, pazienti e capaci di sopportare.
Altre qualità che, oltre i leader, dovrebbero caratterizzare ogni
individuo.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Molti
sono convinti che i fatti di Colonia siano l’espressione propria del
rapporto uomo-donna nel mondo islamico. Vero. Con facilità, e forse con
una certa punta di sollievo, ci siamo dimenticati che quell’espressione
è stata a lungo anche nostra e che con difficoltà e molte reticenze
ancora dobbiamo fare i conti con quell’eredità e quella mentalità.
Non solo. Talvolta non ci siamo nemmeno liberati da quel passato, o
almeno non ne siamo completamente fuori. Insomma molte cose di quel
comportamento ancora ci riguardano. Come ricorda Sta’ zitta e va’ in
cucina (Bollati Boringhieri) di Filippo Maria Battaglia un libro che
racconta come nell’immaginario del maschio la donna se sta in casa e
“si copre”, anziché andare in giro, è meglio. Altrimenti se l’è cercata.
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Il reato di clandestinità resta, parla Alfano
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Ancora
tensione in Germania dopo i fatti di Colonia. Ieri violenze e scontri
durante un corteo in cui a farla da protagonisti sono stati neonazisti
di Pegida. E mentre la cancelliera Angela Merkel chiede più pene severe
per chi commette reati, promettendo l’espulsione, la sinistra non ci
sta e durante la contro-manifestazione svoltasi nelle stesse ore
esprime le proprie perplessità su un caso che, a suo dire, sembrerebbe
creato a tavolino. In Italia intanto, dopo le voci che volevano
imminente l’abolizione della legge sul reato di clandestinità, il
governo fa marcia indietro. “Non è questo il momento opportuno per
andare a modificare quel reato. La gente non capirebbe”, dice il
ministro Alfano a Repubblica.
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qui ferrara - dario disegni traccia la via tracci
"Meis, conquistiamoci il futuro"
Si
svolgerà domani a Ferrara, alla presenza del ministro dei Beni e delle
attività culturali Dario Franceschini e del presidente dell’Unione
delle Comunità Italiane Renzo Gattegna, la prima riunione del nuovo
Consiglio di amministrazione del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano
e della Shoah.
Intervistato
dalla Stampa, il nuovo presidente del Meis Dario Disegni afferma:
“Ferrara è stato un centro importante della vita e della cultura
ebraica e la scelta del Parlamento italiano di collocare il museo in
quella città, e in particolare nell’ex carcere, in cui vennero
imprigionati antifascisti ed ebrei, tra cui lo scrittore Giorgio
Bassani, è emblematica: quello che è stato in passato un centro di
segregazione si avvia oggi a diventare un centro di cultura,
divulgazione, ricerca e di incontro tra civiltà e religioni diverse”.
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je suis paris - il primo ministro manuel valls
"Non c'è Francia senza ebrei"
“Lo
dico con le mie parole, con il mio cuore, dal profondo di me stesso e
non smetterò di ripeterlo perché è una convinzione sincera: senza gli
ebrei di Francia, la Francia non sarebbe la Francia!”. Così il primo
ministro francese Manuel Valls al presidio in memoria delle vittime
dell’Hypercacher di Porte de Vincennes organizzato ieri sera dal
Conseil représentatif des institutions juives davanti al supermercato
teatro dell’attentato dello scorso gennaio.
Valls
ha poi aggiunto: “Vedere dei francesi di religione ebraica lasciare
sempre più numerosi il loro paese perché non si sentono più al sicuro,
ma anche perché non si sentono più compresi, non si sentono più al loro
posto, avrebbe dovuto essere, da molto tempo, per tutti noi francesi,
un’idea insopportabile”.
Le
preoccupazioni di Valls sono però andate di pari passo con le
rassicurazioni e la promessa di non abbandonare la comunità ebraica di
fronte al pericolo: un pensiero speciale è andato così ai soldati e
alle forze dell’ordine che ogni giorno vigilano costantemente le scuole
ebraiche e le sinagoghe. “I nostri soldati e i nostri poliziotti – ha
dichiarato Valls – dimostrano che la Francia non si arrenderà mai e si
leverà sempre contro chi vorrà colpire gli ebrei francesi e dunque
tutti i francesi”. È stata ferma infine la conclusione:
“L’antisemitismo è da condannare di per sé, sia che provenga
dall’estrema destra che dall’estrema sinistra”.
A
rendere omaggio alle vittime dell’Hypercacher anche le figure più
rappresentative dell’ebraismo d’Oltralpe. Sul palco, il Gran rabbino di
Francia Haim Korsia ha mandato un messaggio di speranza spiegando come
“nonostante i persistenti sentimenti di dolore derivati dal trauma, la
vita sia tornata alla normalità con un rinnovato senso di fratellanza”.Leggi
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je suis paris - segnalibro
Sfar, una matita contro l'odio
“Uno
zibaldone sconcertante che racconta la ricchezza di un mondo”, in cui
si parla di cibo casher, palestra, fidanzate e perfino di metafisica.
Tuttolibri, il prestigioso supplemento culturale del quotidiano la
Stampa, dedica la sua prima pagina a un articolo di Ada Treves,
giornalista della nostra redazione e coordinatrice del giornale ebraico
dei bambini DafDaf, sulla nuova straordinaria testimonianza del
disegnatore francese Joann Sfar. Ad aprire questo recente Se Dio esiste (ed.
Rizzoli Lizard), la terribile ferita inferta al mondo della creatività
e della libertà d'espressione e al mondo ebraico dalle aggressioni
terroristiche alla redazione di Charlie Hebdo e all'Hypercacher. “Questo libro
– spiega Treves – è sì la risposta di Sfar agli attentati del gennaio
2015, ma ha anche un rapporto fortissimo di continuità con Greffier,
carnet del 2007 mai tradotto in italiano e concepito durante il
processo a Charlie, per la pubblicazione delle vignette danesi su
Maometto. Greffier è a sua volta un volume militante che inneggia alla
tolleranza e alla comprensione reciproca tra cittadini di tutte le
confessioni”.
Appunti
frenetici e vorticosi, disegni che si fanno spazio a fatica fra pagine
di riflessioni e commenti scritti a mano. Il mondo complesso e
sorprendente dei Carnets di Joann Sfar, che giunge in libreria con il
titolo Se Dio esiste, è una ridda selvaggia. Non fumetti tradizionali ma neppure graphic novel.
Fra
le centinaia di pagine che compongono ogni volume si trova di tutto, in
uno zibaldone sconcertante che racconta la ricchezza di un mondo: il
mondo dell’autore, tra i più influenti della scena culturale francese.
Poco più che quarantenne, nato a Nizza in una famiglia ebraica – sua
madre ashkenazita, era di origine ucraina e faceva la cantante pop, suo
padre, ebreo algerino era più tradizionalista – Sfar ha due figli, la
vita complessa tipica della sua generazione e una capacità creativa
inusuale, così inarrestabile e compulsiva da averlo portato a produrre
una quantità incredibile di pubblicazioni, e non solo. Libri, fumetti,
graphic novel, sceneggiature, diari e cataloghi di mostre, oltre a
cartoni animati e film sono parte di una creatività a tutto tondo. Ha
raccontato la vita di figure note, da Marc Chagall a Serge Gainsbourg,
da Antoine de Saint Exupéry a Georges Brassens, protagonisti di libri
disegnati così come di film e animazioni, e creato personaggi
indimenticabili come i protagonisti della serie Il gatto del rabbino, la più nota in Italia.
I Carnets
di Joann Sfar, arrivati in Francia al dodicesimo volume, sono un
esempio di quello che forse si potrebbe chiamare graphic diary. Se Dio
esiste è l’undicesimo volume, il primo a essere tradotto in italiano.
Inizia come diario delle giornate terribili seguite all’attentato alla
redazione di Charlie Hebdo tra la rabbia e il dolore per gli amici e i
colleghi uccisi, quando disegnare era impossibile.
Ada Treves
Tuttolibri, La Stampa 9 gennaio 2016
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melamed - sheva
Nasce il nuovo settimanale
Continua
a crescere, in quello che è solo un ulteriore passo avanti, la
newsletter settimanale di melamed, dedicata all’educazione e al mondo
della scuola. Parte dell’offerta informativa della redazione
giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, la testata
melamed da più di tre anni identifica soprattutto una sezione specifica
della rassegna stampa Ucei.
Ogni
settimana una selezione degli articoli più significativi è stata
inviata a docenti, leader ebraici e ai molti altri che hanno
responsabilità sul fronte dell’educazione e della scuola e nell’ultimo
anno alla selezione della rassegna stampa si è aggiunto un commento,
ripreso anche nella newsletter quotidiana paginebraiche24. Nell’ottica
di crescita graduale che da sempre caratterizza la modalità lavorativa
della redazione nasce ora la nuova newsletter settimanale sheva – melamed che al lavoro sulla rassegna stampa aggiunge un editoriale e alcune notizie.
Per il primo numero abbiamo scelto un testo di rav Gianfranco Di Segni,
intitolato “Riforme scolastiche” che spiega la centralità che da sempre
l’ebraismo attribuisce allo studio e all’educazione, mentre le prime
due notizie arrivano dall’estero e sono all’insegna dell’apertura.
Rav
Ephraim Mirvis, rabbino capo del Regno Unito raccomanda l’insegnamento
dell’Islam nelle scuole, in un segnale di collaborazione e
disponibilità simmetrico a quello di Ashfaque Chowdhury, presidente
dell’Associazione britannica delle scuole musulmane, che oltre
all’insegnamento dell’ebraismo e del cristianesimo ha auspicato che ci
siano esperienze di scambio e collaborazione fra i diversi istituti
scolastici. In Israele invece, a marzo aprirà il primo college per
studenti affetti da autismo, sindrome di Asperger e altre disabilità
complesse legate all’apprendimento, con l’obiettivo di rendere
possibile l’apprendimento grazie ad un sostegno mirato per le esigenze
specifiche dei suoi studenti. A chiudere il primo numero di sheva –
melamed l’usuale commento alla selezione settimanale della rassegna
stampa di melamed, tutto dedicato ai libri, vietati, pubblicati,
proibiti.
Libri: vietati, pubblicati, proibiti
“Fino alla settimana scorsa era inutile cercarlo in libreria, almeno in
Germania. Ma è bastato che dal 2015 si passasse al 2016 ed ecco che Mein Kampf di
Adolf Hitler è tornato disponibile per i lettori tedeschi. Non è un
libro qualunque, lo avrete capito. “La mia battaglia” (questo il
significato del titolo) è il testo nel quale il dittatore nazista
descrive i presupposti del regime che ha portato alla Seconda guerra
mondiale e allo sterminio di sei milioni di ebrei. Un libro maledetto,
insomma, che non era più stato ristampato legalmente dal 1945, anno
della morte di Hitler.” Così Popotus, l’inserto settimanale per bambini
dell’Avvenire inizia la spiegazione del problema che – paradossalmente
– accomuna il Mein Kampf ai Diari di Anna Frank.
Ada Treves
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qui roma - le nuove stolpersteine Inciampare nella Memoria
Per
ricordare, a volte, è necessario inciampare letteralmente nella
Memoria. Creare uno spazio quotidiano nel quale confrontarsi con
l’eredità dei sommersi e dei salvati, dei milioni di innocenti che
vennero prelevati dalle loro case e deportati verso un viaggio
drammatico e, in troppi casi, senza un ritorno.
È
questa la filosofia dietro l’idea dell’artista tedesco Gunter Demnig,
creatore, nel 1995 a Colonia, delle prime Stolpersteine, le pietre di
inciampo che vengono apposte di fronte alle abitazioni dei deportati
vittime delle persecuzioni nazifasciste e sulle quali sono incisi i
loro nomi, l’età, la data e il luogo di deportazione e, si si conosce,
l’anno della morte.
E,
dopo diversi appuntamenti in Europa, Demnig tornerà domani a Roma per
installare 11 nuove stolpersteine d’ottone che si vanno ad aggiungere
alle altre 226 già disseminate per la città. Un’iniziativa giunta al
suo settimo anno, curata dall’animatrice del progetto Arte in Memoria
Adachiara Zevi e patrocinata da Municipio Roma I Centro, Municipio II,
Municipio VII e Municipio XIII, con il sostegno dell’Ambasciata della
Repubblica Federale di Germania e con l’Alto Patronato del Presidente
della Repubblica, del patrocinio del Comitato di Coordinamento per le
Celebrazioni in Ricordo della Shoah della Presidenza del Consiglio dei
Ministri e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della
Comunità Ebraica di Roma.
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Le bufale e i bisonti |
Ci
sono molte considerazioni da fare rispetto all’informazione e, più in
generale, alla comunicazione online. La questione della distinzione tra
realtà e rappresentazione, in sé comunque molto complicata a
prescindere dallo stesso web, costituisce un tema capitale. Poiché la
virtualità si basa sulla sistematica rappresentazione dell’ordine delle
cose e non sulla loro esperienza concreta. Non di meno, induce in non
pochi fruitori l’impressione (decisamente errata) di dominare la
conoscenza del mondo per il tramite stesso di averlo a portata di un
click del mouse. Si ha una rappresentazione, in questo caso, quando si
raffigura un oggetto, una situazione qualsiasi, una persona, una o più
relazioni sempre e comunque in loro assenza. Si ricorderà il
celeberrimo quadro di René Magritte, Ceci n’est pas une pipe. Si tratta di una sfida cognitiva e sensoriale: il quadro, in effetti, raffigura una pipa. La raffigura, per l’appunto.
Claudio Vercelli
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Il SettimanAle - Meglio gioventù |
“Difficile
esagerare il successo di Arisa – scrive Shachar Atwan su Ha’aretz il 5
gennaio – da quando a Tel Aviv, 5 anni e mezzo fa, ha cominciato con le
sue feste gay a tema medio-orientale. Ogni mese ci trovi circa 1500
persone a queste stravaganze, prevalentemente gay, lesbiche e
transgender, ma anche etero. Soprattutto mizrachim – ebrei di famiglie
originarie dei paesi islamici – e di destra, ma anche gente di sinistra
e palestinesi, che vengono da Tel Aviv come anche dalla periferia.
Ballano felici nell’aria satura di fumo, al suono di ruggente musica
orientale, cantando insieme ogni canzone”. Per paura di travisare
qualcosa ho tradotto parola per parola il primo paragrafo
dell’articolo, che connette anche ai video di Arisa su Youtube.
Alessandro Treves, neuroscienziato
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