Paolo Sciunnach,
insegnante
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Uno
dei maggiori insuccessi dell’uomo occidentale, fa notare Heschel, è
dovuto alla sua equazione tra religione e interessi personali o
collettivi; si tratti di sopravvivenza del popolo ebraico, o della
salvezza personale. Heschel critica aspramente questo grave errore e il
suo insegnamento è un monito ancora oggi. Heschel immagina che se al
Kotzker fosse stato chiesto perché la religione non sia riuscita a
evitare che l’umanità sprofondasse nel pantano, la sua opinione sarebbe
stata: la religione, così come è vissuta, è una truffa.
Heschel denunciava la cultura compiacente, la devozione non sincera,
l’osservanza automatica, la combinazione di una religiosità estatica
con l’avidità materiale.
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Anna
Foa,
storica
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Giorno
della Memoria, 2016. Il mondo sta cambiando intorno a noi e non in
meglio. Abbiamo la sensazione della fine di un'epoca. Anche l'Europa,
la grande conquista della seconda metà del secolo scorso dopo due
conflitti laceranti, si sta dissolvendo. Avete pensato a quanto la
giornata della memoria sia legata all'idea di un'Europa unita? Ed ora
che tutto è in forse, come pensare il nostro passato, come far sì che
la nostra memoria sia anche il senso di una battaglia per il futuro?
aprendoci, credo, il più possibile alle richieste del mondo, tirando
giù gli steccati, guardando all'universo intero. Forse non basterà, ma
comunque avremo dato un senso alla nostra memoria.
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Roma, la visita di Rouhani
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Roma
blindata per l’arrivo del presidente iraniano Hassan Rouhani, che ha
scelto l’Italia come prima meta per il suo viaggio in Europa dopo
l’entrata in vigore dell’accordo sul nucleare. Rouhani incontrerà oggi
il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier Matteo
Renzi, mentre domani sarà accolto da Bergoglio. Con lui arriveranno 120
imprenditori e dirigenti di aziende pubbliche oltre che sei ministri
pronti a siglare nuovi accordi bilaterali grazie alla cancellazione
delle sanzioni a carico di Teheran a seguito dell’intesa nucleare. Una
visita da molti contestata per due questioni spinose: i diritti umani
(da quando il presidente iraniano è al potere si sono infatti consumate
oltre 2000 esecuzioni) e le costanti minacce iraniane alla sicurezza
d’Israele (l’ayatollah Khamenei ha più volte invocato la distruzione
dello Stato ebraico). Sulle colonne del Corriere della sera, Pierluigi
Battista sottolinea come sia un caso beffardo che Rouhani arrivi in
Italia alla vigilia del Giorno della Memoria, dal momento che – ricorda
– in Iran continua imperterrita la gara delle vignette che deridono e
negano la Shoah.
Memoria viva. L’Unità
presenta l’ultimo sondaggio della Swg sulla percezione degli italiani
del Giorno della Memoria in Italia, già anticipato ieri sul notiziario
Pagine Ebraiche 24, titolando “Una memoria sempre più sbiadita”. Il
quotidiano pubblica inoltre un’ampia intervista all’ex presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Amos Luzzatto che lancia
un monito per contrastare la “cultura dell’oblio”. “Ricordare – dice
Luzzatto – è un atto di vita”.
Peres di nuovo in ospedale.
A una settimana dal suo primo ricovero, l’ex presidente d’Israele
Shimon Peres è stato nuovamente riportato in ospedale. Dopo essere
stato dimesso lo scorso martedì, Peres, 92 anni, lamentando nuovamente
dei dolori al petto, ha fatto chiamare ieri sera un’ambulanza.
(Corriere)
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qui bologna - la cerimonia in comune Il Memoriale e la città del futuro
“L'antifascismo
è nel cuore e nelle radici di Bologna, per questo non sorprende
l'impegno della città per la Memoria”. A sottolinearlo, il presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna,
intervenuto al doppio appuntamento tenutosi a Palazzo d'Accursio nelle
scorse ore: da una parte, la seduta solenne del consiglio comunale,
dall'altra, la conferenza stampa di presentazione del Memoriale della
Shoah di Bologna, installazione fortemente voluta dalla Comunità
ebraica cittadina che sarà inaugurata mercoledì 27 gennaio.
Due
occasioni che testimoniano il lavoro fatto dalle istituzioni bolognesi
in collaborazione con la realtà ebraica per portare avanti un ampio
progetto didattico sulla Memoria. E di Memoria e del suo significato
attuale hanno parlato i due ospiti invitati a parlare nella sala
consigliare: il demografo Sergio Della Pergola, docente dell'Università
Ebraica di Gerusalemme, e l'architetto Adachiara Zevi, animatrice del
progetto Arte in Memoria. Al loro fianco, oltre al presidente UCEI
Gattegna, il sindaco della città Virginio Merola, il presidente del
Consiglio comunale Simona Lembi e soprattutto gli studenti di alcune
scuole cittadine, protagonisti di progetti dedicati alla Shoah.
“Ricorda, Osserva, Andare avanti sono i tre verbi chiave dell’identità
ebraica – le parole del presidente della Comunità di Bologna Daniele De
Paz, parlando durante la conferenza stampa –, ma sono anche valori da
condividere. Sono le basi di ciò che ci unisce: la memoria, che è
universale, perché appartiene a tutti ed è essa stessa identità.
Un’identità che nasce, anche, dal ricordare di non dimenticare”.
Presenti anche il rabbino capo di Bologna Alberto Sermoneta e il
presidente del Museo ebraico bolognese Guido Ottolenghi.
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qui Milano - un convegno per ricordarlo Rav Safran, il rabbino eroe
“Studioso,
guida spirituale, figura di punta nel salvataggio degli ebrei rumeni”.
La figura ricca e complessa di Alexandre Safran, rabbino capo prima di
Romania e poi di Ginevra, è al centro di un convegno organizzato
dall’Università degli Studi di Milano, che lo ospiterà nella sua sala
napoleonica il 26 e 27 gennaio, dal Centro di Judaica Goren-Goldstein e
dalla Facoltà di Teologia di Lugano.
Due
giornate per analizzare la biografia e il pensiero del grande rabbino
grazie all’intervento di studiosi provenienti da tutta Europa, tra cui
il presidente della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica
Contemporanea di Milano Michele Sarfatti, il rabbino Moshe Hallamish, a
capo dell’ente di ricerca sulla mistica dedicato a Safran
all’Università di Bar Ilan, e l’attuale rabbino capo di Ginevra Izhak
Dayan. Parteciperanno inoltre anche i suoi due figli Esther
Starobinski-Safran e Avinoam B. Safran. Eroe durante gli anni bui della
Shoah, Safran fu anche precursore del dialogo interreligioso e grande
cabalista, come ricorderanno tra gli altri l’ebraista della Freie
Universität Berlin Giulio Busi e il rav Roberto Della Rocca.
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rai - pagine ebraiche
Bartali, la volata della Memoria ritorna sul piccolo schermo
Un
viaggio che lascia il segno, sulle orme di un grande campione della
bicicletta ma soprattutto di un grande uomo: Gino Bartali, insignito
nel 2013 del titolo di Giusto tra le nazioni dallo Yad Vashem, il
Memoriale della Shoah di Gerusalemme.
In
onda su Raidue per il Giorno della Memoria, lo speciale condotto da
Ubaldo Pantani rievoca in particolare il coraggio che lo sportivo
dimostrò sotto il nazifascismo, quando mise più volte a repentaglio la
sua vita per la salvezza del prossimo. Sia agendo come staffetta della
Delasem, la rete clandestina che nel Centro Italia operò in stretto
raccordo con alcuni esponenti del clero (riconosciuti anch’essi come
Giusti), sia ospitando una intera famiglia di perseguitati in un
appartamento di sua proprietà in via del Bandino. Tra i protagonisti
del documentario il giornalista UCEI Adam Smulevich, che negli scorsi
anni ha contribuito a far luce su molti capitoli incompleti relativi
alla biografia dello sportivo di Ponte a Ema insieme alla psicologa
Sara Funaro, oggi assessore del Comune di Firenze.
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il ricordo di giulio amati Genzano, il parco della Memoria
Tra
figli, nipoti, pronipoti erano in molte decine. Richiamati a Genzano
grazie alla sensibilità dell’amministrazione comunale, che in questi
giorni di Memoria ha voluto intitolare il parco di viale Lenin al
ricordo di Giulio Amati (1913-1945), cittadino genzanese che fu
barbaramente ucciso nei campi di sterminio nazisti. Venduto e catturato
dopo una spiata, Amati attraversò diverse tappe dell’orrore. Le torture
a via Tasso, sotto gli occhi della figlia.
La
prigionia a Fossoli. La deportazione ad Auschwitz. E ancora il campo di
Buchenwald, e poi quello di Oohrdruf. Fino alla morte, avvenuta il 20
aprile del ’45 a Landsberg. A illustrare il significato e il valore di
questa intitolazione sono stati, tra gli altri, il sindaco Flavio
Gabbarini e la presidente della Comunità ebraica romana Ruth
Dureghello, che ha guidato a Genzano una delegazione della stessa. “Del
nonno mi è sempre stata trasmessa la giovialità e un forte senso
civico. Valori che mi piace condividere in questa emozionante
iniziativa, che ci vede riuniti così numerosi” ha affermato Alessia
Salmoni rivolgendosi al folto pubblico presente.
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informazione - pagine ebraiche di febbraio Dopo Auschwitz, come ricordare Educare
dopo Auschwitz, trasmettere la Memoria settant’anni dopo. Denunciare
vigili il pericolo della dimenticanza e non cedere alla retorica. Si
apre sotto il segno della sfida, il dossier curato
da Daniel Reichel nel numero di febbraio di Pagine Ebraiche che indaga
le nuove frontiere da superare per contrastare l’oblio in vista del
Giorno della Memoria. “L’impegno è quello di trasmettere una Memoria
viva, consapevole, il cui valore non è confinato al passato ma è
strettamente attuale e acquista un significato fondamentale per il
futuro”.
A scriverlo in un suo editoriale è Victor Magiar, Consigliere
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con delega alla Cultura.
La strada indicata da Magiar segue la via della cultura e delle
creatività, due elementi sviluppati negli eventi ideati per il 27
gennaio in tutta Italia. Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese
raccontano come è nato il Concerto della Memoria che quest’anno renderà
omaggio al direttore d’orchestra Arturo Toscanini (protagonista del
dossier di gennaio). Prosegue inoltre il sodalizio tra l’UCEI e il
Ministero dell’Istruzione che fa acquisire la consapevolezza agli
alunni delle scuole italiane. La Fondazione del Museo della Shoah di
Roma propone la nuova mostra dedicata ad Anne Frank, mentre il Binario
21 di Milano si batte contro l’Indifferenza e lavora per l’accoglienza.
Intanto vengono installate in tutto il Paese nuove pietre d’inciampo
per restituire l’identità ai milioni di deportati e Bologna si appresta
ad inaugurare il suo Memoriale.
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l'installazione delle stolpersteine Dall'Emilia Romagna a Gorizia, le nuove pietre del ricordo
Dieci
nuove pietre d’inciampo sono state apposte in Emilia-Romagna
dall’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società
contemporanea alla presenza di familiari delle vittime, alunni delle
scuole del territorio, autorità civili e religiose, esponenti della
Comunità ebraica di Modena.
Il
viaggio è iniziato a Correggio, in via Mandrio all’incrocio con via San
Martino per la posa delle due pietre per i fratelli Gilda e Claudio
Sinigaglia, ebrei correggesi morti a Sassuolo mentre vivevano in
clandestinità. Claudio era diabetico, l’ha condannato l’assenza di
insulina, impossibile da reperire in quelle condizioni. La sorella
Gilda ha preso la polmonite viaggiando per aiutarlo, e pure lei è morta
di malattia. Presente alla cerimonia il rabbino capo Beniamino
Goldstein, che ha posto l’accento sul tema del ricordo e sulla
capillarità della presenza ebraica in Italia e in Europa attraverso i
secoli. Una presenza distribuita nei grandi come nei piccoli centri,
come testimonia ad esempio – ha sottolineato il rav – l’esistenza di
uno dei più antichi cimiteri ebraici del continente in una città
lontana dai riflettori come Worns. Grande emozione anche a Gorizia,
dove alcune pietre sono state incastonate su iniziativa
dell’associazione Amici di Israele.
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Oltremare
- Alberi |
È
stagione, e quindi si finisce per fare più attenzione al verde, che di
solito guardiamo a malapena. Chi ha visto fotografie di Tel Aviv nei
primi decenni dalla fondazione e fino a tutti gli anni Sessanta, avrà
forse notato che allora la città era davvero bianca, o forse meglio
dire soprattutto bianca: i palazzi – Bauhaus e non – erano e sono
colorati di bianco anche per non attirare il calore del sole, a terra
il manto stradale e il marciapiede erano beige e vagamente sabbiosi
come oggi. Quello che mancava allora erano gli alberi. Salvo alcuni
oggi colossali alberi storici, di solito degli eucalipti, Tel Aviv per
i suoi primi decenni era parecchio brulla. Pochi alberi erano
abbastanza grandi da fare ombra lungo la strada verso casa. E se oggi
si cammina a zig-zag per tutta la lunghissima estate, seguendo l’ombra
dei rami sul marciapiede, o si sceglie una strada più lunga pur di
stare sotto il relativo fresco delle foglie, mi domando come facessero
cinquanta o sessant’anni fa, quando gli alberi ora ben cresciuti erano
ancora troppo bassi per servire a qualcosa. Consideriamoci fortunati, e
viziati.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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