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25 gennaio 2016 - 15 Shevat 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach,
insegnante
Uno dei maggiori insuccessi dell’uomo occidentale, fa notare Heschel, è dovuto alla sua equazione tra religione e interessi personali o collettivi; si tratti di sopravvivenza del popolo ebraico, o della salvezza personale. Heschel critica aspramente questo grave errore e il suo insegnamento è un monito ancora oggi. Heschel immagina che se al Kotzker fosse stato chiesto perché la religione non sia riuscita a evitare che l’umanità sprofondasse nel pantano, la sua opinione sarebbe stata: la religione, così come è vissuta, è una truffa.
Heschel denunciava la cultura compiacente, la devozione non sincera, l’osservanza automatica, la combinazione di una religiosità estatica con l’avidità materiale.
 
Anna
Foa,
storica
Giorno della Memoria, 2016. Il mondo sta cambiando intorno a noi e non in meglio. Abbiamo la sensazione della fine di un'epoca. Anche l'Europa, la grande conquista della seconda metà del secolo scorso dopo due conflitti laceranti, si sta dissolvendo. Avete pensato a quanto la giornata della memoria sia legata all'idea di un'Europa unita? Ed ora che tutto è in forse, come pensare il nostro passato, come far sì che la nostra memoria sia anche il senso di una battaglia per il futuro? aprendoci, credo, il più possibile alle richieste del mondo, tirando giù gli steccati, guardando all'universo intero. Forse non basterà, ma comunque avremo dato un senso alla nostra memoria.
 
 
 
Roma, la visita di Rouhani
Roma blindata per l’arrivo del presidente iraniano Hassan Rouhani, che ha scelto l’Italia come prima meta per il suo viaggio in Europa dopo l’entrata in vigore dell’accordo sul nucleare. Rouhani incontrerà oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier Matteo Renzi, mentre domani sarà accolto da Bergoglio. Con lui arriveranno 120 imprenditori e dirigenti di aziende pubbliche oltre che sei ministri pronti a siglare nuovi accordi bilaterali grazie alla cancellazione delle sanzioni a carico di Teheran a seguito dell’intesa nucleare. Una visita da molti contestata per due questioni spinose: i diritti umani (da quando il presidente iraniano è al potere si sono infatti consumate oltre 2000 esecuzioni) e le costanti minacce iraniane alla sicurezza d’Israele (l’ayatollah Khamenei ha più volte invocato la distruzione dello Stato ebraico). Sulle colonne del Corriere della sera, Pierluigi Battista sottolinea come sia un caso beffardo che Rouhani arrivi in Italia alla vigilia del Giorno della Memoria, dal momento che – ricorda – in Iran continua imperterrita la gara delle vignette che deridono e negano la Shoah.

‎Memoria viva. L’Unità presenta l’ultimo sondaggio della Swg sulla percezione degli italiani del Giorno della Memoria in Italia, già anticipato ieri sul notiziario Pagine Ebraiche 24, titolando “Una memoria sempre più sbiadita”. Il quotidiano pubblica inoltre un’ampia intervista all’ex presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Amos Luzzatto che lancia un monito per contrastare la “cultura dell’oblio”. “Ricordare – dice Luzzatto – è un atto di vita”.

Peres di nuovo in ospedale. A una settimana dal suo primo ricovero, l’ex presidente d’Israele Shimon Peres è stato nuovamente riportato in ospedale. Dopo essere stato dimesso lo scorso martedì, Peres, 92 anni, lamentando nuovamente dei dolori al petto, ha fatto chiamare ieri sera un’ambulanza. (Corriere)
 
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  davar
qui bologna - la cerimonia in comune
 Il Memoriale e la città del futuro
“L'antifascismo è nel cuore e nelle radici di Bologna, per questo non sorprende l'impegno della città per la Memoria”. A sottolinearlo, il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, intervenuto al doppio appuntamento tenutosi a Palazzo d'Accursio nelle scorse ore: da una parte, la seduta solenne del consiglio comunale, dall'altra, la conferenza stampa di presentazione del Memoriale della Shoah di Bologna, installazione fortemente voluta dalla Comunità ebraica cittadina che sarà inaugurata mercoledì 27 gennaio.

Due occasioni che testimoniano il lavoro fatto dalle istituzioni bolognesi in collaborazione con la realtà ebraica per portare avanti un ampio progetto didattico sulla Memoria. E di Memoria e del suo significato attuale hanno parlato i due ospiti invitati a parlare nella sala consigliare: il demografo Sergio Della Pergola, docente dell'Università Ebraica di Gerusalemme, e l'architetto Adachiara Zevi, animatrice del progetto Arte in Memoria. Al loro fianco, oltre al presidente UCEI Gattegna, il sindaco della città Virginio Merola, il presidente del Consiglio comunale Simona Lembi e soprattutto gli studenti di alcune scuole cittadine, protagonisti di progetti dedicati alla Shoah. “Ricorda, Osserva, Andare avanti sono i tre verbi chiave dell’identità ebraica – le parole del presidente della Comunità di Bologna Daniele De Paz, parlando durante la conferenza stampa –, ma sono anche valori da condividere. Sono le basi di ciò che ci unisce: la memoria, che è universale, perché appartiene a tutti ed è essa stessa identità. Un’identità che nasce, anche, dal ricordare di non dimenticare”. Presenti anche il rabbino capo di Bologna Alberto Sermoneta e il presidente del Museo ebraico bolognese Guido Ottolenghi.
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qui Milano - un convegno per ricordarlo
Rav Safran, il rabbino eroe
“Studioso, guida spirituale, figura di punta nel salvataggio degli ebrei rumeni”. La figura ricca e complessa di Alexandre Safran, rabbino capo prima di Romania e poi di Ginevra, è al centro di un convegno organizzato dall’Università degli Studi di Milano, che lo ospiterà nella sua sala napoleonica il 26 e 27 gennaio, dal Centro di Judaica Goren-Goldstein e dalla Facoltà di Teologia di Lugano.

Due giornate per analizzare la biografia e il pensiero del grande rabbino grazie all’intervento di studiosi provenienti da tutta Europa, tra cui il presidente della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano Michele Sarfatti, il rabbino Moshe Hallamish, a capo dell’ente di ricerca sulla mistica dedicato a Safran all’Università di Bar Ilan, e l’attuale rabbino capo di Ginevra Izhak Dayan. Parteciperanno inoltre anche i suoi due figli Esther Starobinski-Safran e Avinoam B. Safran. Eroe durante gli anni bui della Shoah, Safran fu anche precursore del dialogo interreligioso e grande cabalista, come ricorderanno tra gli altri l’ebraista della Freie Universität Berlin Giulio Busi e il rav Roberto Della Rocca.
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rai - pagine ebraiche
Bartali, la volata della Memoria ritorna sul piccolo schermo
Un viaggio che lascia il segno, sulle orme di un grande campione della bicicletta ma soprattutto di un grande uomo: Gino Bartali, insignito nel 2013 del titolo di Giusto tra le nazioni dallo Yad Vashem, il Memoriale della Shoah di Gerusalemme.

In onda su Raidue per il Giorno della Memoria, lo speciale condotto da Ubaldo Pantani rievoca in particolare il coraggio che lo sportivo dimostrò sotto il nazifascismo, quando mise più volte a repentaglio la sua vita per la salvezza del prossimo. Sia agendo come staffetta della Delasem, la rete clandestina che nel Centro Italia operò in stretto raccordo con alcuni esponenti del clero (riconosciuti anch’essi come Giusti), sia ospitando una intera famiglia di perseguitati in un appartamento di sua proprietà in via del Bandino. Tra i protagonisti del documentario il giornalista UCEI Adam Smulevich, che negli scorsi anni ha contribuito a far luce su molti capitoli incompleti relativi alla biografia dello sportivo di Ponte a Ema insieme alla psicologa Sara Funaro, oggi assessore del Comune di Firenze.
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il ricordo di giulio amati
Genzano, il parco della Memoria
Tra figli, nipoti, pronipoti erano in molte decine. Richiamati a Genzano grazie alla sensibilità dell’amministrazione comunale, che in questi giorni di Memoria ha voluto intitolare il parco di viale Lenin al ricordo di Giulio Amati (1913-1945), cittadino genzanese che fu barbaramente ucciso nei campi di sterminio nazisti. Venduto e catturato dopo una spiata, Amati attraversò diverse tappe dell’orrore. Le torture a via Tasso, sotto gli occhi della figlia.

La prigionia a Fossoli. La deportazione ad Auschwitz. E ancora il campo di Buchenwald, e poi quello di Oohrdruf. Fino alla morte, avvenuta il 20 aprile del ’45 a Landsberg. A illustrare il significato e il valore di questa intitolazione sono stati, tra gli altri, il sindaco Flavio Gabbarini e la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, che ha guidato a Genzano una delegazione della stessa. “Del nonno mi è sempre stata trasmessa la giovialità e un forte senso civico. Valori che mi piace condividere in questa emozionante iniziativa, che ci vede riuniti così numerosi” ha affermato Alessia Salmoni rivolgendosi al folto pubblico presente.
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qui venezia - i 500 anni del ghetto
La sfida dell'accoglienza
Cultura. Accoglienza. Cultura dell’accoglienza. Sfide che si intrecciano all’interno del pacchetto di progetti ideati dall’Associazione Veneziana Albergatori in occasione dei 500 anni del Ghetto, l’evento più significativo in questo 2016 per la città lagunare. Estremamente articolata, l’offerta – realizzata in collaborazione con il comitato “I 500 anni del Ghetto di Venezia” e presentata oggi in conferenza stampa a Roma, in una sede del Monte dei Paschi di Siena – permetterà di inquadrare l’appuntamento non soltanto da un punto di vista storico ma anche attraverso iniziative che mettano in contatto il visitatore con la Venezia ebraica di oggi.
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informazione - pagine ebraiche di febbraio
Dopo Auschwitz, come ricordare
Educare dopo Auschwitz, trasmettere la Memoria settant’anni dopo. Denunciare vigili il pericolo della dimenticanza e non cedere alla retorica. Si apre sotto il segno della sfida, il dossier curato da Daniel Reichel nel numero di febbraio di Pagine Ebraiche che indaga le nuove frontiere da superare per contrastare l’oblio in vista del Giorno della Memoria. “L’impegno è quello di trasmettere una Memoria viva, consapevole, il cui valore non è confinato al passato ma è strettamente attuale e acquista un significato fondamentale per il futuro”.
A scriverlo in un suo editoriale è Victor Magiar, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con delega alla Cultura. La strada indicata da Magiar segue la via della cultura e delle creatività, due elementi sviluppati negli eventi ideati per il 27 gennaio in tutta Italia. Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese raccontano come è nato il Concerto della Memoria che quest’anno renderà omaggio al direttore d’orchestra Arturo Toscanini (protagonista del dossier di gennaio). Prosegue inoltre il sodalizio tra l’UCEI e il Ministero dell’Istruzione che fa acquisire la consapevolezza agli alunni delle scuole italiane. La Fondazione del Museo della Shoah di Roma propone la nuova mostra dedicata ad Anne Frank, mentre il Binario 21 di Milano si batte contro l’Indifferenza e lavora per l’accoglienza. Intanto vengono installate in tutto il Paese nuove pietre d’inciampo per restituire l’identità ai milioni di deportati e Bologna si appresta ad inaugurare il suo Memoriale.

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l'installazione delle stolpersteine
Dall'Emilia Romagna a Gorizia, le nuove pietre del ricordo
Dieci nuove pietre d’inciampo sono state apposte in Emilia-Romagna dall’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea alla presenza di familiari delle vittime, alunni delle scuole del territorio, autorità civili e religiose, esponenti della Comunità ebraica di Modena.

Il viaggio è iniziato a Correggio, in via Mandrio all’incrocio con via San Martino per la posa delle due pietre per i fratelli Gilda e Claudio Sinigaglia, ebrei correggesi morti a Sassuolo mentre vivevano in clandestinità. Claudio era diabetico, l’ha condannato l’assenza di insulina, impossibile da reperire in quelle condizioni. La sorella Gilda ha preso la polmonite viaggiando per aiutarlo, e pure lei è morta di malattia. Presente alla cerimonia il rabbino capo Beniamino Goldstein, che ha posto l’accento sul tema del ricordo e sulla capillarità della presenza ebraica in Italia e in Europa attraverso i secoli. Una presenza distribuita nei grandi come nei piccoli centri, come testimonia ad esempio – ha sottolineato il rav – l’esistenza di uno dei più antichi cimiteri ebraici del continente in una città lontana dai riflettori come Worns. Grande emozione anche a Gorizia, dove alcune pietre sono state incastonate su iniziativa dell’associazione Amici di Israele.
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informazione - international edition
Il 27 gennaio per l'Italia
A pochi giorni dalla data ufficiale del 27 gennaio, l’Italia si prepara al Giorno della Memoria. Una panoramica di alcune tra le più significative iniziative, e sul loro obiettivo e significato, è offerto ai lettori internazionali dall’ultima uscita della newsletter settimanale Sheva di Pagine Ebraiche a loro dedicata: da Milano a Roma, da Venezia a Bologna, tanti i luoghi e le proposte per mantenere e trasmettere il ricordo di quanto avvenne negli anni più bui della storia europea. Proprio a questo traguardo punta tra l’altro l’accordo siglato dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini a Cracovia negli scorsi giorni, che ha come oggetto il rafforzamento degli studi relativi alla Shoah nelle scuole.


Rossella Tercatin
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pilpul
 Oltremare - Alberi
È stagione, e quindi si finisce per fare più attenzione al verde, che di solito guardiamo a malapena. Chi ha visto fotografie di Tel Aviv nei primi decenni dalla fondazione e fino a tutti gli anni Sessanta, avrà forse notato che allora la città era davvero bianca, o forse meglio dire soprattutto bianca: i palazzi – Bauhaus e non – erano e sono colorati di bianco anche per non attirare il calore del sole, a terra il manto stradale e il marciapiede erano beige e vagamente sabbiosi come oggi. Quello che mancava allora erano gli alberi. Salvo alcuni oggi colossali alberi storici, di solito degli eucalipti, Tel Aviv per i suoi primi decenni era parecchio brulla. Pochi alberi erano abbastanza grandi da fare ombra lungo la strada verso casa. E se oggi si cammina a zig-zag per tutta la lunghissima estate, seguendo l’ombra dei rami sul marciapiede, o si sceglie una strada più lunga pur di stare sotto il relativo fresco delle foglie, mi domando come facessero cinquanta o sessant’anni fa, quando gli alberi ora ben cresciuti erano ancora troppo bassi per servire a qualcosa. Consideriamoci fortunati, e viziati.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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