Elia Richetti,
rabbino
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A
proposito del completamento dei lavori di costruzione di tutte le parti
del Mishkàn, la Torà dice che Moshè “vide tutto il lavoro, ed ecco, lo
avevano fatto come aveva comandato D.o”. In realtà, sembra pleonastico:
ogni dettaglio era stato descritto da D.o minuziosamente, quindi
sarebbe stato impensabile fare diversamente! E poi, dal testo sembra
che tutto il popolo abbia costruito il Mishkàn, mentre noi sappiamo che
solo coloro che avevano il “cuore generoso” hanno portato i materiali
necessari e gli esperti li hanno utilizzati.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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La
nuova indagine dell’Istituto Pew sul mosaico identitario in Israele
solleva parecchie inquietudini ma offre anche alcune importanti ancore
di certezza. Era facilmente prevedibile che i media sarebbero caduti
preda della notizia che il 48% della popolazione ebraica “è d’accordo
sul trasferire arabi da Israele”, contro il 46% di contrari e il 6% di
indecisi. Si poteva anzi pensare che con un atto di populismo molti
quotidiani avrebbero messo la notizia in prima pagina. Ma per una
specie di legge del contrappasso, nella stessa giornata in cui si
presentavano al pubblico i dati della ricerca – e forse anche in
connessione con la visita in Israele del vicepresidente americano Joe
Biden – ci sono stati quattro gravi attentati terroristici che hanno
rubato l’attenzione del titolista relegando l’indagine Pew alle pagine
interne.
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I 500 anni del Ghetto
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Sui
quotidiani italiani, spazio alle celebrazioni per i 500 anni dalla
nascita del Ghetto di Venezia. Il calendario è stato infatti presentato
ieri a Roma, nella sede dell’Associazione stampa estera nel corso di
un’affollata conferenza stampa. “lI ricco programma delle iniziative –
scrive Francesca Nunberg sul Messaggero – è coordinato dal Comitato ‘I
500 anni del Ghetto di Venezia’ insieme con l’Unione delle Comunità
ebraiche italiane, con l’associazione Venetian Heritage e con le
principali istituzioni della città lagunare. Primo appuntamento il 29
marzo con un concerto alla Fenice: Omer Meil Wellber dirige la Sinfonia
n.1 in re maggiore Titano di Mahler”. “Gli ebrei non hanno alcuna
nostalgia. Il ghetto rappresenta segregazione. Per questo motivo non
festeggiamo nulla, ma commemoriamo un fatto che rimane una tragedia”,
ha sottolineato il presidente UCEI Renzo Gattegna, come riporta il
Corriere Veneto. Il programma per i 500 anni si sviluppa dalla nascita
del ghetto ebraico per arrivare all’emancipazione, con l’obiettivo di
“dare un messaggio positivo di impegno civile, a favore anche delle
nuove minoranze”, ha sottolineato Paolo Gnignati, presidente della
Comunità ebraica di Venezia.
Mentre si registrano nuovi attacchi terroristici palestinesi contro
civili israeliani – sei nelle ultime 48 ore – continua il leader
delll’Anp Abu Mazen continua a rimanere in silenzio e a non denunciare
la violenza. Un atteggiamento che “non è tollerabile”, ammonisce il
vicepresidente Usa Joe Biden proprio mentre è in visita in Israele. Per
Avvenire, il Premier israeliano Netanyahu vuole rispondere alla
violenza, in particolare a Gerusalemme, con un “ingente dispiegamento
di militari per le strade e l’estensione della controversa barriera di
sicurezza attorno a Gerusalemme Est e ai Territori”. Intanto la Francia
fa sapere che non riconoscerà automaticamente lo Stato palestinese se
l’iniziativa di Parigi per ospitare una conferenza per il rilancio dei
negoziati di pace tra israeliani e palestinesi fallisse (Avvenire).
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GIORNATA EUROPEA DELLA CULTURA EBRAICA 2016 Che lingua parla l'ebraismo?
Una domanda, tante risposte L’ebraico,
certo, ma anche l’aramaico, e poi l’yiddish degli ashkenaziti, il
ladino dei sefarditi, il greco, il russo e naturalmente non può mancare
il dialetto giudaico-romanesco. Sono tutte queste le lingue
dell’ebraismo, che saranno il tema della prossima Giornata Europea
della Cultura Ebraica, l’iniziativa annuale della European Association
for the Preservation and Promotion of Jewish Culture and Heritage
(AEPJ).
In Italia la Giornata si terrà il 18 settembre, e come ogni anno
sinagoghe, musei e altri luoghi di tutte le Comunità ebraiche e città
della penisola accoglieranno la popolazione con varie manifestazioni
culturali, tra visite guidate, spettacoli e percorsi enogastronomici.
Non tutti forse sanno quale sia la differenza tra ebraico antico e
aramaico, o che l’ebraico si può pronunciare in molti modi diversi, che
gli ebrei di Corfù parlavano un dialetto pugliese e che quelli
marocchini hanno portato il loro chiamato Haketia fino al Rio delle
Amazzoni. Queste e molte altre – si legge sul sito della AEPJ – le
curiosità della “gioiosa Babele che attraversa millenni e continenti”
costituita dall’ebraismo che si potranno approfondire nel corso della
Giornata, alla sua XVII edizione.
Ma tutto il mese di settembre sarà ricco di appuntamenti. Il 3 e il 4 –
in corrispondenza con l’iniziativa europea – il Museo Nazionale
dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara ospiterà infatti la sua
Festa del libro ebraico, alla settima edizione. Come ogni anno il
programma del festival proporrà convegni, tavole rotonde e altri eventi
attraverso cui si potrà scoprire la letteratura ebraica nella splendida
cornice ferrarese.
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i lavori di ye'ud Noi e gli altri, ricette di futuro Una
maratona di incontri con esponenti del mondo ebraico per discutere di
leadership e di futuro delle comunità ebraiche italiane, quella a cui
hanno partecipato lunedì i ragazzi di Ye’ud, il seminario UCEI in corso
a Gerusalemme questa settimana. Ha aperto la giornata il rabbino
Binyamin Lau, che ha parlato della sfida di essere leader autentici e
di successo nell’ebraismo. “Il segreto della leadership è quello di
sapersi restringere, rinunciare all’ego, così da dare spazio ai membri
della comunità. Solo minimizzando il nostro ego possiamo trovare lo
spazio per ciascun membro”, ha spiegato. “Dobbiamo sempre tenere gli
occhi aperti, interessarci degli altri”.
Discutendo la complessa realtà sociopolitica israeliana, rav Lau ha
messo in discussione la diversità della popolazione, che divide e crea
tensioni costanti. “In realtà, siamo accomunati dallo stesso dna;
sarebbe troppo facile dividere Israele in due stati diversi, uno di
destra l’altro di sinistra, uno religioso l’altro secolare. Dobbiamo
capire e accettare le differenze”.
Simone Somekh Leggi
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QUI BOLOGNA - LA MOSTRA Carlo Vitale, pittore lirico
Negli spazi espositivi del Museo ebraico di Bologna si inaugura oggi la mostra “Carlo Vitale. opere 1927-1949″.
Organizzata in collaborazione con lo Studiolo di Milano, la mostra, a
vent’anni dalla scomparsa dell’artista, vuole rendere omaggio al
momento più intenso della produzione artistica di Carlo Vitale con un
percorso di dipinti ad olio – anche inediti – incisioni e guaches e con
una varietà di temi trattati, dal paesaggio, al ritratto, alla natura
morta, a momenti della vita e della tradizione ebraica.
Un focus sul momento certamente più intenso della sua pittura, che pure
conobbe periodi di ancora maggior vigore cromatico, ma mai più fu così
sublime, equilibrata, ispirata e contestuale al suo tempo, intrisa di
un elegante lirismo. Leggi
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JCIAK La magnifica Peggy
Una
vita folle? “Assolutamente sì. È stata tutta Arte e Amore”. Risponde
così Peggy Guggenheim, campionessa di eccentricità e suprema
collezionista d’arte e artisti, a Jacqueline B. Weld nell’ultima
intervista rilasciata per la sua biografia nel 1978, poco prima di
morire. Le registrazioni di questo botta e risposta, che finora si
credevano perse, sono ora al centro di Peggy Guggenheim: Art Addict, il
documentario di Lisa Immordino Vreeland nelle sale italiane da lunedì
14, che ne ricostruisce la vita, gli amori e soprattutto la sfrenata
passione per l’arte.
Figlia di quel Benjamin che nel 1912 affonda sul Titanic e nipote di
Meyer, ashkenazita svizzero arrivato in America nel 1847 e fondatore
delle fortune della famiglia Guggenheim, Peggy è una delle figure
chiave sulla scena dell’arte contemporanea. Il bellissimo e inedito
materiale d’archivio ce la restituisce in tutta la sua effervescenza:
civettuola nei suoi abiti colorati e negli occhiali a farfalla, signora
di gran mondo con i suoi gioielli di design e gli abiti da sera, tenera
con i suoi adorati cagnolini e appassionata nel suo amore per l’arte e
i suoi creatori.
Daniela Gross Leggi
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Setirot - L'ultima protesta
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Di
Angelo Fortunato Formiggini – ebreo, editore, poeta, scrittore,
giornalista, gran provinciale di fine Ottocento – molti di noi
ricordano più che altro il suicidio, quel gettarsi dalla Ghirlandina di
Modena il 29 novembre 1938, a sessant'anni. Ultimo atto di coerenza – e
di sberleffo – di una esistenza goliardica e ribelle vissuta fin dai
banchi di scuola. Un personaggio, Formiggini, degno invece di essere
approfondito e apprezzato, esercizio questo che trova spunto dalla
lettura de Il tovagliolo di Formiggini, libriccino che l'autore, Ugo
Berti Arnoaldi, un vecchio amico, ha pubblicato in proprio (lo si trova
su ilmiolibro.it).
Il suicidio come ultima protesta contro una deriva politica che è la
negazione stessa di quanto Formiggini avesse creduto per tutta la vita.
“Non c'è più niente da ridere, è infine arrivata la tragedia”, ma lui
non ha le parole per dirla, la tragedia. E poche ore prima di salire
sul treno che per l'ultima volta lo riporterà da Roma a Modena, il 27
novembre del '38, scrive un saluto ai suoi concittadini, e lo conclude
così: “Ecco, con un estremo atto di disciplina elevo il mio bravo
saluto al Duce e poi lancio dall'alto il mio alto grido: Italia!
Italia! Italia! E lancio dall'alto anche me stesso: bumf”.
Stefano Jesurum, giornalista
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Time out - Roma e gli altri
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Sarebbe
un peccato se Dario Calimani decidesse di lasciare queste pagine. Lo
leggo sempre con grande attenzione nonostante spesso non sia d’accordo
con lui. Nel suo ultimo intervento presenta delle riflessioni
interessanti, alcune anche condivisibili, altre di meno su cui però
vale la pena soffermarsi un po’. È un dato espresso da più parti che la
visita del papa al Tempio abbia evidenziato una maggiore capacità
dell’ebraismo romano, rispetto all’Ucei, di emergere come
rappresentante dell’ebraismo italiano.
Daniel Funaro
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In ascolto - Yitzhak Perlman
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Lo
scorso 6 marzo la Symphony Hall di Boston ha celebrato il ventesimo
compleanno di “In the Fiddler’s House”, con Yitzhak Perlman
accompagnato da grandi nomi del panorama musicale internazionale tra
cui Klezmer Conservatory Band, Michael Alpert (voce, chitarra,
fisarmonica e violino), Frank London (tromba), Andy Statman (clarinetto
e mandolino) e Hankus Netsky (saxofono, pianoforte e direzione).
Yitzhak Perlman è una vera leggenda della musica.
Maria Teresa Milano
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Dalmazia
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La
storia del libro sul quale mi esercito oggi comincia nel 1700, continua
nel 2003, e non finirà nel 2016. Non è un romanzo, ma ci troverete
personaggi indimenticabili; non è un saggio, ma c’è molta Storia
dentro; non è un reportage giornalistico, ma è pieno di informazioni
utili. Nel 1774, un abate illuminista di nome Alberto Fortis raccolse
le memorie dei suoi molti viaggi nei “domini del mar” della
Serenissima. Viaggi, è curioso notare, finanziati sì dal Senato Veneto,
ma anche da autorevoli mecenati inglesi, già a partire dal 1770. Alla
pubblicazione in italiano – in una bella lingua aulica ma precisa, e
talvolta immaginifica – seguirono edizioni inglesi, francesi e
tedesche: e così il suo Viaggio in Dalmazia divenne il libro di riferimento per lo studio e la curiosità dei molti interessati alla sconosciuta, ma temuta terra d’isole.
Valerio Fiandra
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Parole più nuove
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Ma odo / parole più nuove / che parlano gocciole e foglie / lontane. / Ascolta. Piove / dalle nuvole sparse.
Taci. Ascolta. Odi? Ascolta. Ascolta, ascolta. Ascolta.
Ascolta Ermione, fattasi natura con gli occhi di polla d’acqua e denti
di mandorla, perché ascoltando non sentirà più il brusio invadente
delle spesso fasulle parole d’uomo, ma la voce della natura, un
discorso nuovo che scende ineluttabile gocciolando sugli alberi, sulle
vesti, sul rinnovarsi dell’amore.
Di continuo, ultimamente, inciampo nella dannunziana Ermione alias
Eleonora Duse, venuta al mondo per caso sotto il mio segno e nella mia
stessa città natale,
Sara Valentina Di Palma
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