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 10 Marzo2016 - 30 Adar5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
A proposito del completamento dei lavori di costruzione di tutte le parti del Mishkàn, la Torà dice che Moshè “vide tutto il lavoro, ed ecco, lo avevano fatto come aveva comandato D.o”. In realtà, sembra pleonastico: ogni dettaglio era stato descritto da D.o minuziosamente, quindi sarebbe stato impensabile fare diversamente! E poi, dal testo sembra che tutto il popolo abbia costruito il Mishkàn, mentre noi sappiamo che solo coloro che avevano il “cuore generoso” hanno portato i materiali necessari e gli esperti li hanno utilizzati.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
La nuova indagine dell’Istituto Pew sul mosaico identitario in Israele solleva parecchie inquietudini ma offre anche alcune importanti ancore di certezza. Era facilmente prevedibile che i media sarebbero caduti preda della notizia che il 48% della popolazione ebraica “è d’accordo sul trasferire arabi da Israele”, contro il 46% di contrari e il 6% di indecisi. Si poteva anzi pensare che con un atto di populismo molti quotidiani avrebbero messo la notizia in prima pagina. Ma per una specie di legge del contrappasso, nella stessa giornata in cui si presentavano al pubblico i dati della ricerca – e forse anche in connessione con la visita in Israele del vicepresidente americano Joe Biden – ci sono stati quattro gravi attentati terroristici che hanno rubato l’attenzione del titolista relegando l’indagine Pew alle pagine interne.
 
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I 500 anni del Ghetto
Sui quotidiani italiani, spazio alle celebrazioni per i 500 anni dalla nascita del Ghetto di Venezia. Il calendario è stato infatti presentato ieri a Roma, nella sede dell’Associazione stampa estera nel corso di un’affollata conferenza stampa. “lI ricco programma delle iniziative – scrive Francesca Nunberg sul Messaggero – è coordinato dal Comitato ‘I 500 anni del Ghetto di Venezia’ insieme con l’Unione delle Comunità ebraiche italiane, con l’associazione Venetian Heritage e con le principali istituzioni della città lagunare. Primo appuntamento il 29 marzo con un concerto alla Fenice: Omer Meil Wellber dirige la Sinfonia n.1 in re maggiore Titano di Mahler”. “Gli ebrei non hanno alcuna nostalgia. Il ghetto rappresenta segregazione. Per questo motivo non festeggiamo nulla, ma commemoriamo un fatto che rimane una tragedia”, ha sottolineato il presidente UCEI Renzo Gattegna, come riporta il Corriere Veneto. Il programma per i 500 anni si sviluppa dalla nascita del ghetto ebraico per arrivare all’emancipazione, con l’obiettivo di “dare un messaggio positivo di impegno civile, a favore anche delle nuove minoranze”, ha sottolineato Paolo Gnignati, presidente della Comunità ebraica di Venezia.

Mentre si registrano nuovi attacchi terroristici palestinesi contro civili israeliani – sei nelle ultime 48 ore – continua il leader delll’Anp Abu Mazen continua a rimanere in silenzio e a non denunciare la violenza. Un atteggiamento che “non è tollerabile”, ammonisce il vicepresidente Usa Joe Biden proprio mentre è in visita in Israele. Per Avvenire, il Premier israeliano Netanyahu vuole rispondere alla violenza, in particolare a Gerusalemme, con un “ingente dispiegamento di militari per le strade e l’estensione della controversa barriera di sicurezza attorno a Gerusalemme Est e ai Territori”. Intanto la Francia fa sapere che non riconoscerà automaticamente lo Stato palestinese se l’iniziativa di Parigi per ospitare una conferenza per il rilancio dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi fallisse (Avvenire).
 
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  davar
l'analisi del ministro dell'immigrazione
L'autorità palestinese al collasso

e i rischi per la società israeliana
Ai primi di marzo il ministro dell’Immigrazione Ze’ev Elkin è salito sullo stesso palco da cui sei anni fa il Primo ministro Benjamin Netanyahu (nell’immagine assieme ad Elkin) dava pubblicamente il suo appoggio alla soluzione dei due Stati, ma il suo messaggio è stato ben diverso. Nelle previsioni di Elkin, presto non ci sarà più una controparte con cui trattare: l’Autorità nazionale palestinese, l’organismo che controlla la Cisgiordania, sarebbe prossimo al collasso, secondo il ministro, e Israele dovrà quindi prepararsi a una nuova fase rispetto ai rapporti con i palestinesi. Intervistato dal giornalista di Yedioth Ahronoth Nahum Barnea, Elkin ha dichiarato che le possibilità che l’Anp imploda, viste le lotte intestine e la crisi economica in cui si trova, vanno dal “40 al 95 per cento”.
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GIORNATA EUROPEA DELLA CULTURA EBRAICA 2016
Che lingua parla l'ebraismo?
Una domanda, tante risposte

L’ebraico, certo, ma anche l’aramaico, e poi l’yiddish degli ashkenaziti, il ladino dei sefarditi, il greco, il russo e naturalmente non può mancare il dialetto giudaico-romanesco. Sono tutte queste le lingue dell’ebraismo, che saranno il tema della prossima Giornata Europea della Cultura Ebraica, l’iniziativa annuale della European Association for the Preservation and Promotion of Jewish Culture and Heritage (AEPJ).
In Italia la Giornata si terrà il 18 settembre, e come ogni anno sinagoghe, musei e altri luoghi di tutte le Comunità ebraiche e città della penisola accoglieranno la popolazione con varie manifestazioni culturali, tra visite guidate, spettacoli e percorsi enogastronomici.
Non tutti forse sanno quale sia la differenza tra ebraico antico e aramaico, o che l’ebraico si può pronunciare in molti modi diversi, che gli ebrei di Corfù parlavano un dialetto pugliese e che quelli marocchini hanno portato il loro chiamato Haketia fino al Rio delle Amazzoni. Queste e molte altre – si legge sul sito della AEPJ – le curiosità della “gioiosa Babele che attraversa millenni e continenti” costituita dall’ebraismo che si potranno approfondire nel corso della Giornata, alla sua XVII edizione.
Ma tutto il mese di settembre sarà ricco di appuntamenti. Il 3 e il 4 – in corrispondenza con l’iniziativa europea – il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara ospiterà infatti la sua Festa del libro ebraico, alla settima edizione. Come ogni anno il programma del festival proporrà convegni, tavole rotonde e altri eventi attraverso cui si potrà scoprire la letteratura ebraica nella splendida cornice ferrarese.

i lavori di ye'ud
Noi e gli altri, ricette di futuro
Una maratona di incontri con esponenti del mondo ebraico per discutere di leadership e di futuro delle comunità ebraiche italiane, quella a cui hanno partecipato lunedì i ragazzi di Ye’ud, il seminario UCEI in corso a Gerusalemme questa settimana. Ha aperto la giornata il rabbino Binyamin Lau, che ha parlato della sfida di essere leader autentici e di successo nell’ebraismo. “Il segreto della leadership è quello di sapersi restringere, rinunciare all’ego, così da dare spazio ai membri della comunità. Solo minimizzando il nostro ego possiamo trovare lo spazio per ciascun membro”, ha spiegato. “Dobbiamo sempre tenere gli occhi aperti, interessarci degli altri”.
Discutendo la complessa realtà sociopolitica israeliana, rav Lau ha messo in discussione la diversità della popolazione, che divide e crea tensioni costanti. “In realtà, siamo accomunati dallo stesso dna; sarebbe troppo facile dividere Israele in due stati diversi, uno di destra l’altro di sinistra, uno religioso l’altro secolare. Dobbiamo capire e accettare le differenze”.


Simone Somekh
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QUI BOLOGNA - LA MOSTRA
Carlo Vitale, pittore lirico
Negli spazi espositivi del Museo ebraico di Bologna si inaugura oggi la mostra “Carlo Vitale. opere 1927-1949″.
Organizzata in collaborazione con lo Studiolo di Milano, la mostra, a vent’anni dalla scomparsa dell’artista, vuole rendere omaggio al momento più intenso della produzione artistica di Carlo Vitale con un percorso di dipinti ad olio – anche inediti – incisioni e guaches e con una varietà di temi trattati, dal paesaggio, al ritratto, alla natura morta, a momenti della vita e della tradizione ebraica.
Un focus sul momento certamente più intenso della sua pittura, che pure conobbe periodi di ancora maggior vigore cromatico, ma mai più fu così sublime, equilibrata, ispirata e contestuale al suo tempo, intrisa di un elegante lirismo.
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JCIAK
La magnifica Peggy
Una vita folle? “Assolutamente sì. È stata tutta Arte e Amore”. Risponde così Peggy Guggenheim, campionessa di eccentricità e suprema collezionista d’arte e artisti, a Jacqueline B. Weld nell’ultima intervista rilasciata per la sua biografia nel 1978, poco prima di morire. Le registrazioni di questo botta e risposta, che finora si credevano perse, sono ora al centro di Peggy Guggenheim: Art Addict, il documentario di Lisa Immordino Vreeland nelle sale italiane da lunedì 14, che ne ricostruisce la vita, gli amori e soprattutto la sfrenata passione per l’arte.
Figlia di quel Benjamin che nel 1912 affonda sul Titanic e nipote di Meyer, ashkenazita svizzero arrivato in America nel 1847 e fondatore delle fortune della famiglia Guggenheim, Peggy è una delle figure chiave sulla scena dell’arte contemporanea. Il bellissimo e inedito materiale d’archivio ce la restituisce in tutta la sua effervescenza: civettuola nei suoi abiti colorati e negli occhiali a farfalla, signora di gran mondo con i suoi gioielli di design e gli abiti da sera, tenera con i suoi adorati cagnolini e appassionata nel suo amore per l’arte e i suoi creatori.


Daniela Gross
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DAFDAF MARZO 2016
Il Ghetto, le arachidi e Purim
DafDaf, arrivato questo mese al numero 66, ha scelto Venezia come protagonista del mese di marzo, e in concomitanza con le prime iniziative volte a ricordare il cinquecentenario dell’istituzione del ghetto più noto dedica numerose pagine a raccontare ai giovani lettori la storia di quello che è diventato il simbolo dell’esclusione.
“Il campo del Ghetto di Venezia è circondato dai canali, assomiglia a una piccola isola. È una piazza, in realtà, e come tutte quelle della città sulla Laguna si chiama campo. Ma è un campo insolitamente ampio rispetto agli altri e non è raro trovare qualcuno che ne approfitti per fare una partita a pallone!”.
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  pilpul
Setirot - L'ultima protesta
Di Angelo Fortunato Formiggini – ebreo, editore, poeta, scrittore, giornalista, gran provinciale di fine Ottocento – molti di noi ricordano più che altro il suicidio, quel gettarsi dalla Ghirlandina di Modena il 29 novembre 1938, a sessant'anni. Ultimo atto di coerenza – e di sberleffo – di una esistenza goliardica e ribelle vissuta fin dai banchi di scuola. Un personaggio, Formiggini, degno invece di essere approfondito e apprezzato, esercizio questo che trova spunto dalla lettura de Il tovagliolo di Formiggini, libriccino che l'autore, Ugo Berti Arnoaldi, un vecchio amico, ha pubblicato in proprio (lo si trova su ilmiolibro.it).
Il suicidio come ultima protesta contro una deriva politica che è la negazione stessa di quanto Formiggini avesse creduto per tutta la vita. “Non c'è più niente da ridere, è infine arrivata la tragedia”, ma lui non ha le parole per dirla, la tragedia. E poche ore prima di salire sul treno che per l'ultima volta lo riporterà da Roma a Modena, il 27 novembre del '38, scrive un saluto ai suoi concittadini, e lo conclude così: “Ecco, con un estremo atto di disciplina elevo il mio bravo saluto al Duce e poi lancio dall'alto il mio alto grido: Italia! Italia! Italia! E lancio dall'alto anche me stesso: bumf”.


Stefano Jesurum, giornalista

Time out - Roma e gli altri
Sarebbe un peccato se Dario Calimani decidesse di lasciare queste pagine. Lo leggo sempre con grande attenzione nonostante spesso non sia d’accordo con lui. Nel suo ultimo intervento presenta delle riflessioni interessanti, alcune anche condivisibili, altre di meno su cui però vale la pena soffermarsi un po’. È un dato espresso da più parti che la visita del papa al Tempio abbia evidenziato una maggiore capacità dell’ebraismo romano, rispetto all’Ucei, di emergere come rappresentante dell’ebraismo italiano.

Daniel Funaro
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In ascolto - Yitzhak Perlman
Lo scorso 6 marzo la Symphony Hall di Boston ha celebrato il ventesimo compleanno di “In the Fiddler’s House”, con Yitzhak Perlman accompagnato da grandi nomi del panorama musicale internazionale tra cui Klezmer Conservatory Band, Michael Alpert (voce, chitarra, fisarmonica e violino), Frank London (tromba), Andy Statman (clarinetto e mandolino) e Hankus Netsky (saxofono, pianoforte e direzione). Yitzhak Perlman è una vera leggenda della musica.

Maria Teresa Milano
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Dalmazia
La storia del libro sul quale mi esercito oggi comincia nel 1700, continua nel 2003, e non finirà nel 2016. Non è un romanzo, ma ci troverete personaggi indimenticabili; non è un saggio, ma c’è molta Storia dentro; non è un reportage giornalistico, ma è pieno di informazioni utili. Nel 1774, un abate illuminista di nome Alberto Fortis raccolse le memorie dei suoi molti viaggi nei “domini del mar” della Serenissima. Viaggi, è curioso notare, finanziati sì dal Senato Veneto, ma anche da autorevoli mecenati inglesi, già a partire dal 1770. Alla pubblicazione in italiano – in una bella lingua aulica ma precisa, e talvolta immaginifica – seguirono edizioni inglesi, francesi e tedesche: e così il suo Viaggio in Dalmazia divenne il libro di riferimento per lo studio e la curiosità dei molti interessati alla sconosciuta, ma temuta terra d’isole.

Valerio Fiandra
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Parole più nuove
Ma odo / parole più nuove / che parlano gocciole e foglie / lontane. / Ascolta. Piove / dalle nuvole sparse.
Taci. Ascolta. Odi? Ascolta. Ascolta, ascolta. Ascolta.
Ascolta Ermione, fattasi natura con gli occhi di polla d’acqua e denti di mandorla, perché ascoltando non sentirà più il brusio invadente delle spesso fasulle parole d’uomo, ma la voce della natura, un discorso nuovo che scende ineluttabile gocciolando sugli alberi, sulle vesti, sul rinnovarsi dell’amore.
Di continuo, ultimamente, inciampo nella dannunziana Ermione alias Eleonora Duse, venuta al mondo per caso sotto il mio segno e nella mia stessa città natale,


Sara Valentina Di Palma
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