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Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Quando
si pensa a Elie Wiesel z.l. la nostra mente va subito alla drammatica
questione dell’eclisse di Dio durante la Shoah. Cosa abbiamo imparato
di essenziale dalla frequentazione del messaggio di Wiesel? In primis,
che alcune domande come: “Credi in Dio? Dio esiste o no?”, sono domande
non ebraiche e semmai di altre tradizioni religiose. Per un ebreo la
vera protesta è inscindibile dalla fedeltà alla Torah. A Dio possiamo
dire tutto, ripete Elie Wiesel nelle sue opere, purché sia dall’interno
dell’ebraismo. Abbiamo il diritto di domandarci se è normale che la
tradizione ebraica non sia stata assolutamente scossa dalla Shoah, come
i nostri antenati lo furono dalla distruzione del Tempio e dall’esilio.
È soprattutto nel libro “Giobbe o Dio nella tempesta”, scritto con Josy
Eisenberg, che Elie Wiesel affronta il tema del Male e le sue cause, le
sue conseguenze, filosofiche, teologiche, storiche. In virtù della sua
passione per lo studio, il suo interrogare senza posa i testi, il suo
pensiero, la sua intelligenza del cuore, mossi dalla sua propria
esperienza, dalla sua prova del Male e dell’Esilio, dell’assurdo, del
nulla e della morte, Elie Wiesel è stato un Maestro che ha incarnato il
dovere del Talmid Chakham, che è quello di insegnare, di studiare, di
invitare allo studio.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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Apertura
e chiusura, assimilazione, crisi educativa e culturale. Malgrado
qualche colpo di coda, raro e inefficace nel lungo termine, la crisi
dell’ebraismo italiano è palpabile. Si riesce bene ormai soltanto sul
piano dello spettacolo klezmer, dei festival, dei cabaret d’immagine.
Siamo spesso presenti, ma l’identità non si forma né si rafforza con le
commemorazioni annuali né tanto meno con i fuochi d’artificio dei
centenari. Per evitare allora, fra otto anni, un nuovo, inutile scontro
fra il rabbinato e la presidenza dell’UCEI, sarebbe utile che il nuovo
presidente riuscisse a ottenere in tempi rapidi dall’Assemblea
rabbinica una proposta di programma per tutti i livelli della
formazione educativa e culturale dell’ebraismo italiano. Se non altro,
a scadenza, sapremo a chi addebitare i meriti e a chi le responsabilità.
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L'agenda del presidente
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Uniti
per la libertà e la democrazia. Questo il titolo sotto cui
l’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, approfondisce la
nomina di Noemi Di Segni, nuovo presidente UCEI, partendo da alcuni
principi enunciati nei suoi primi interventi e nelle sue prime
interviste.
“Assessore al Bilancio nel passato quadriennio, la nuova presidente
UCEI si era presentata al voto in qualità di capolista del gruppo Benè
Binah, ponendosi in sostanziale continuità con una linea moderata”
spiega il giornale vaticano ai propri lettori.
“Tutti ci rendiamo conto di quanto sia urgente affrontare il tema
dell’identità ebraica, da maturare e rafforzare in tutte le fasi
evolutive. Con la formazione religiosa, con la scuola e con la
socializzazione. Con l’ascolto dei giovani e con l’attenzione a
coinvolgerli nelle scelte rendendoli capaci di rapportarsi con un mondo
sempre più complesso e pieno di sfide. Trasmettiamo loro fiducia
tenendoli per mano o a volte facendoci anche guidare da loro” ha
affermato Di Segni rivolgendosi al Consiglio UCEI. Parole che, scrive
l’Osservatore Romano, “riflettono anche il pensiero espresso su Pagine
ebraiche di maggio, in cui ha sottolineato l’importanza di ‘rimarcare
il contributo valoriale che l’ebraismo italiano offre e condivide con
la società esterna’ e, sul fronte interno, sottolineando che la sfida è
quella del reciproco rispetto e della capacità di ascolto”.
Anche su Avvenire, quotidiano della Cei, forte evidenza ai concetti
espressi da Di Segni nel suo intervento sul giornale dell’ebraismo
italiano. “L’elezione di Noemi Di Segni – scrive inoltre Avvenire – è
avvenuta nella prima riunione del nuovo Consiglio, che si è ritrovato
dopo le consultazioni elettorali svoltesi nelle Comunità di Roma,
Milano, Firenze, Livorno e Trieste lo scorso 19 giugno. Numerosi i
messaggi di congratulazioni e buon lavoro anche da rappresentanti delle
istituzioni, tra cui il presidente del Senato Pietro Grasso e il
ministro dell’Istruzione Stefania Giannini”.
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la sfida del dialogo e di nuovi incontri
UCEI, Di Segni alla presidenza L'attenzione dei media cattolici
È
un’attenzione intensa e pronta, quella che i grandi mezzi di
comunicazione cattolici hanno riservato, all’indomani della sua
elezione, alla nuova presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Noemi Di Segni.
L'incontro tra culture e mondi diversi, sfide e opportunità da
affrontare insieme, la strada del dialogo e della cooperazione come
orizzonte imprescindibile nella società plurale. Le maggiori testate
del mondo cattolico si interrogano e cercano d conoscere chi, alla
testa della massima istanza dell’ebraismo italiano, è ora chiamato a
sostituire il presidente uscente Renzo Gattegna, che ha lasciato
l’incarico dopo un mandato decennale e si è conquistato sul fronte del
Dialogo una apprezzata reputazione di fermezza identitaria e di
apertura nei confronti dell’interlocutore.
Noemi Di Segni, che come suo primo atto alla guida dell’UCEI ha
sollecitato, nelle scorse ore, l’avvio immediato di un confronto con il
nuovo Consiglio dell’Assemblea rabbinica italiana, ha lavorato negli
scorsi anni nella Giunta dell’Unione come assessore al Bilancio e ha
dedicato una parte significativa della propria vita e dei propri studi
in Israele, è certamente meno conosciuta nel grande mondo cattolico che
comincia ora a prendere conoscenza del nuovo assetto dell’UCEI.
Uniti per la libertà e la democrazia. Questo il titolo sotto cui l’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, racconta l'insediamento della neo presidente.
“Assessore al Bilancio nel passato quadriennio, la nuova presidente
UCEI si era presentata al voto in qualità di capolista del gruppo Benè
Binah, ponendosi in sostanziale continuità con una linea moderata”
spiega il giornale vaticano ai propri lettori.
“Tutti ci rendiamo conto di quanto sia urgente affrontare il tema
dell’identità ebraica, da maturare e rafforzare in tutte le fasi
evolutive. Con la formazione religiosa, con la scuola e con la
socializzazione. Con l’ascolto dei giovani e con l’attenzione a
coinvolgerli nelle scelte rendendoli capaci di rapportarsi con un mondo
sempre più complesso e pieno di sfide. Trasmettiamo loro fiducia
tenendoli per mano o a volte facendoci anche guidare da loro” ha
affermato Di Segni rivolgendosi al Consiglio UCEI. Parole che, scrive
l’Osservatore Romano, “riflettono anche il pensiero espresso su Pagine
ebraiche di maggio, in cui ha sottolineato l’importanza di ‘rimarcare
il contributo valoriale che l’ebraismo italiano offre e condivide con
la società esterna’ e, sul fronte interno, sottolineando che la sfida è
quella del reciproco rispetto e della capacità di ascolto”.
Anche su Avvenire,
quotidiano della Cei, forte evidenza ai concetti espressi da Di Segni
nel suo intervento sul giornale dell’ebraismo italiano. “L’elezione di
Noemi Di Segni – scrive inoltre Avvenire – è avvenuta nella prima
riunione del nuovo Consiglio, che si è ritrovato dopo le consultazioni
elettorali svoltesi nelle Comunità di Roma, Milano, Firenze, Livorno e
Trieste lo scorso 19 giugno. Numerosi i messaggi di congratulazioni e
buon lavoro anche da rappresentanti delle istituzioni, tra cui il
presidente del Senato Pietro Grasso e il ministro dell’Istruzione
Stefania Giannini”.
L'impegno e gli obiettivi del nuovo mandato UCEI, la minaccia per
l'insieme della società costituita dal fondamentalismo islamico. Il
significato delle tre diverse visite in sinagoga dei papi, la prossima
visita di Bergoglio ad Auschwitz-Birkenau. Questi invece i temi al
centro di un confronto con la Radio Vaticana.
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qui livorno - CONFERMATO ALLA PRESIDENZA Mosseri, un nuovo mandato
“Sono
onorato per questo nuova sfida, che intendo svolgere con il massimo
impegno lavorando per dare una continuità ebraica a questa Comunità,
per implementarne i servizi e per avvicinare chi oggi è lontano.
Servono unione e collaborazione, anche tra anime diverse”.
Conferma alla presidenza della Comunità ebraica di Livorno per Vittorio
Mosseri, cui il Consiglio eletto nelle scorse settimane dagli iscritti
ha conferito ieri sera un secondo mandato al vertice.
Mosseri, dirigente di una multinazionale e neo Consigliere dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane, ha voluto per sé la delega al
bilancio.
Alla vicepresidenza Gianfranco Giachetti, con delega al patrimonio mobiliare e immobiliare.
Completano l’organico consiliare Franco Levi, che si occuperà di
servizi sociali e contabilità, oltre a Silvia Ottolenghi e Gadiel
Polacco.
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la missione di bibi inizia dall'uganda Netanyahu in visita in Africa
Nuovi alleati contro il terrore
L’arrivo
in questi giorni in Uganda del Primo ministro israeliano Benjamin
Netanyahu ha segnato una data storica: dopo quasi trent’anni, un
Premier israeliano è tornato a visitare uno Stato dell’Africa
Sub-Sahariana. Un vertice che, al fianco di Netanyahu, vede
protagonisti i capi di governo di Etiopia, Kenya, Ruanda, Sud Sudan,
Tanzania, Zambia e Uganda. Un vertice che costituisce, annuncia un
comunicato congiunto dei diversi Stati coinvolti, “l’apertura di una
nuova era nelle relazioni tra Israele e i paesi dell’Africa”. Obiettivo
della missione, rinsaldare la collaborazione sul fronte della sicurezza
e della lotta al terrorismo internazionale così come della cooperazione
economica. “Credo nell’Africa. Credo nel suo futuro e nella
collaborazione tra di noi per questo futuro. Questo incontro è un punto
di svolta per Israele rispetto ai legami con un più ampio numero di
paesi africani – ha dichiarato Netanyahu durante il summit – Pensiamo
di poter essere il vostro partner perfetto. Israele sta tornando in
Africa. L’Africa sta tornando in Israele”.
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A CONFRONTO CON L'ESPERTA AMERICANA "Le Nazioni Unite e Israele,
un freno ai doppi standard" Fondato
negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale, l’Onu è nato con la
missione di diventare un faro per i valori morali, un pilastro per
assicurare la pace internazionale e la sicurezza fondamentali per la
dignità umana e il rispetto reciproco. Ma è sempre così? Anne Bayefsky,
direttrice del Touro College Institute on Human Rights and the
Holocaust e presidente dell’osservatorio Human Rights Voices, ha
raccontato ieri, nel corso di un incontro svoltosi nella sede
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e coordinato da Fabiana Di
Porto, ex Consigliere UCEI, neo membro del Collegio dei Probiviri
dell’ente, la sua esperienza trentennale di lavoro nelle sue
istituzioni, durante i quali si è concentrata in particolare sulla
difesa di Israele e sulle battaglie per garantire maggiore equità nel
giudicarlo.
“In tanti anni passati a lavorare nel campo dei diritti umani, mi sono
sempre più resa conto che per qualche ragione sono uguali per tutti,
tranne gli ebrei e in particolare Israele”, ha spiegato. “Di certo si
tratta di un’anomalia, ma è anche un problema nella misura in cui
l’esistenza di un doppio standard mina anche la legittimità delle
Nazioni Unite nel loro complesso”.
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QUI BUDAPEST - L'INIZIATIVA UCEI
Sulle tracce di Theodor Herzl
È
in svolgimento a Budapest il viaggio organizzato dall'ufficio giovani
dell'area Formazione e Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane. Una quarantina i ragazzi liceali da tutto il paese che vi
partecipano, accompagnati in loco da alcuni educatori.
Tre giornate di impegno segnata anche da un percorso di approfondimento
sulle radici ebraiche della città e sulla vicenda di Theodor Herzl, il
padre del sionismo.
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Il problema
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“Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi” (Bertrand Russell).
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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