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5 Luglio 2016 - 29 Sivan 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Quando si pensa a Elie Wiesel z.l. la nostra mente va subito alla drammatica questione dell’eclisse di Dio durante la Shoah. Cosa abbiamo imparato di essenziale dalla frequentazione del messaggio di Wiesel? In primis, che alcune domande come: “Credi in Dio? Dio esiste o no?”, sono domande non ebraiche e semmai di altre tradizioni religiose. Per un ebreo la vera protesta è inscindibile dalla fedeltà alla Torah. A Dio possiamo dire tutto, ripete Elie Wiesel nelle sue opere, purché sia dall’interno dell’ebraismo. Abbiamo il diritto di domandarci se è normale che la tradizione ebraica non sia stata assolutamente scossa dalla Shoah, come i nostri antenati lo furono dalla distruzione del Tempio e dall’esilio. È soprattutto nel libro “Giobbe o Dio nella tempesta”, scritto con Josy Eisenberg, che Elie Wiesel affronta il tema del Male e le sue cause, le sue conseguenze, filosofiche, teologiche, storiche. In virtù della sua passione per lo studio, il suo interrogare senza posa i testi, il suo pensiero, la sua intelligenza del cuore, mossi dalla sua propria esperienza, dalla sua prova del Male e dell’Esilio, dell’assurdo, del nulla e della morte, Elie Wiesel è stato un Maestro che ha incarnato il dovere del Talmid Chakham, che è quello di insegnare, di studiare, di invitare allo studio.
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
Apertura e chiusura, assimilazione, crisi educativa e culturale. Malgrado qualche colpo di coda, raro e inefficace nel lungo termine, la crisi dell’ebraismo italiano è palpabile. Si riesce bene ormai soltanto sul piano dello spettacolo klezmer, dei festival, dei cabaret d’immagine. Siamo spesso presenti, ma l’identità non si forma né si rafforza con le commemorazioni annuali né tanto meno con i fuochi d’artificio dei centenari. Per evitare allora, fra otto anni, un nuovo, inutile scontro fra il rabbinato e la presidenza dell’UCEI, sarebbe utile che il nuovo presidente riuscisse a ottenere in tempi rapidi dall’Assemblea rabbinica una proposta di programma per tutti i livelli della formazione educativa e culturale dell’ebraismo italiano. Se non altro, a scadenza, sapremo a chi addebitare i meriti e a chi le responsabilità.
 
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L'agenda del presidente
Uniti per la libertà e la democrazia. Questo il titolo sotto cui l’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, approfondisce la nomina di Noemi Di Segni, nuovo presidente UCEI, partendo da alcuni principi enunciati nei suoi primi interventi e nelle sue prime interviste.
“Assessore al Bilancio nel passato quadriennio, la nuova presidente UCEI si era presentata al voto in qualità di capolista del gruppo Benè Binah, ponendosi in sostanziale continuità con una linea moderata” spiega il giornale vaticano ai propri lettori.
“Tutti ci rendiamo conto di quanto sia urgente affrontare il tema dell’identità ebraica, da maturare e rafforzare in tutte le fasi evolutive. Con la formazione religiosa, con la scuola e con la socializzazione. Con l’ascolto dei giovani e con l’attenzione a coinvolgerli nelle scelte rendendoli capaci di rapportarsi con un mondo sempre più complesso e pieno di sfide. Trasmettiamo loro fiducia tenendoli per mano o a volte facendoci anche guidare da loro” ha affermato Di Segni rivolgendosi al Consiglio UCEI. Parole che, scrive l’Osservatore Romano, “riflettono anche il pensiero espresso su Pagine ebraiche di maggio, in cui ha sottolineato l’importanza di ‘rimarcare il contributo valoriale che l’ebraismo italiano offre e condivide con la società esterna’ e, sul fronte interno, sottolineando che la sfida è quella del reciproco rispetto e della capacità di ascolto”.

Anche su Avvenire, quotidiano della Cei, forte evidenza ai concetti espressi da Di Segni nel suo intervento sul giornale dell’ebraismo italiano. “L’elezione di Noemi Di Segni – scrive inoltre Avvenire – è avvenuta nella prima riunione del nuovo Consiglio, che si è ritrovato dopo le consultazioni elettorali svoltesi nelle Comunità di Roma, Milano, Firenze, Livorno e Trieste lo scorso 19 giugno. Numerosi i messaggi di congratulazioni e buon lavoro anche da rappresentanti delle istituzioni, tra cui il presidente del Senato Pietro Grasso e il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini”.
 
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  davar
la sfida del dialogo e di nuovi incontri  
UCEI, Di Segni alla presidenza L'attenzione dei media cattolici
È un’attenzione intensa e pronta, quella che i grandi mezzi di comunicazione cattolici hanno riservato, all’indomani della sua elezione, alla nuova presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
L'incontro tra culture e mondi diversi, sfide e opportunità da affrontare insieme, la strada del dialogo e della cooperazione come orizzonte imprescindibile nella società plurale. Le maggiori testate del mondo cattolico si interrogano e cercano d conoscere chi, alla testa della massima istanza dell’ebraismo italiano, è ora chiamato a sostituire il presidente uscente Renzo Gattegna, che ha lasciato l’incarico dopo un mandato decennale e si è conquistato sul fronte del Dialogo una apprezzata reputazione di fermezza identitaria e di apertura nei confronti dell’interlocutore.
Noemi Di Segni, che come suo primo atto alla guida dell’UCEI ha sollecitato, nelle scorse ore, l’avvio immediato di un confronto con il nuovo Consiglio dell’Assemblea rabbinica italiana, ha lavorato negli scorsi anni nella Giunta dell’Unione come assessore al Bilancio e ha dedicato una parte significativa della propria vita e dei propri studi in Israele, è certamente meno conosciuta nel grande mondo cattolico che comincia ora a prendere conoscenza del nuovo assetto dell’UCEI.
 
Uniti per la libertà e la democrazia. Questo il titolo sotto cui l’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, racconta l'insediamento della neo presidente.
“Assessore al Bilancio nel passato quadriennio, la nuova presidente UCEI si era presentata al voto in qualità di capolista del gruppo Benè Binah, ponendosi in sostanziale continuità con una linea moderata” spiega il giornale vaticano ai propri lettori.
“Tutti ci rendiamo conto di quanto sia urgente affrontare il tema dell’identità ebraica, da maturare e rafforzare in tutte le fasi evolutive. Con la formazione religiosa, con la scuola e con la socializzazione. Con l’ascolto dei giovani e con l’attenzione a coinvolgerli nelle scelte rendendoli capaci di rapportarsi con un mondo sempre più complesso e pieno di sfide. Trasmettiamo loro fiducia tenendoli per mano o a volte facendoci anche guidare da loro” ha affermato Di Segni rivolgendosi al Consiglio UCEI. Parole che, scrive l’Osservatore Romano, “riflettono anche il pensiero espresso su Pagine ebraiche di maggio, in cui ha sottolineato l’importanza di ‘rimarcare il contributo valoriale che l’ebraismo italiano offre e condivide con la società esterna’ e, sul fronte interno, sottolineando che la sfida è quella del reciproco rispetto e della capacità di ascolto”.
 
Anche su Avvenire, quotidiano della Cei, forte evidenza ai concetti espressi da Di Segni nel suo intervento sul giornale dell’ebraismo italiano. “L’elezione di Noemi Di Segni – scrive inoltre Avvenire – è avvenuta nella prima riunione del nuovo Consiglio, che si è ritrovato dopo le consultazioni elettorali svoltesi nelle Comunità di Roma, Milano, Firenze, Livorno e Trieste lo scorso 19 giugno. Numerosi i messaggi di congratulazioni e buon lavoro anche da rappresentanti delle istituzioni, tra cui il presidente del Senato Pietro Grasso e il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini”.
 
L'impegno e gli obiettivi del nuovo mandato UCEI, la minaccia per l'insieme della società costituita dal fondamentalismo islamico. Il significato delle tre diverse visite in sinagoga dei papi, la prossima visita di Bergoglio ad Auschwitz-Birkenau. Questi invece i temi al centro di un confronto con la Radio Vaticana. 

ANCORA numerosi i messaggi di felicitazione
"Un futuro da costruire insieme"
Ancora molte attestazioni di stima e auguri di buon lavoro rivolti alla neo presidente dell'Unione da parte di rappresentanti delle istituzioni, opinion leader, diversi segmenti della società italiana.
Così il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in una nota: “La comunità ebraica ha sempre rappresentato una preziosa risorsa per il nostro Paese e questo vale ancor più in un momento in cui Italia e Europa si confrontano con sfide particolarmente difficili. Certo che sotto la sua guida l’UCEI potrà continuare a offrire un significativo apporto al dibattito culturale italiano e allo sviluppo dei rapporti tra Italia e Israele, le invio i miei saluti più cordiali e i miei auguri di buon lavoro”.
“Ti giunga un sincero augurio di buon lavoro per essere una guida sicura degli ebrei italiani, minoranza originale e componente responsabile della società democratica” scrive l’ex presidente dell'Unione Amos Luzzatto.
“Non possiamo che essere felici della scelta di affidare a una donna la Presidenza UCEI e siamo certe che la già ottima collaborazione con il passato presidente Gattegna, che salutiamo con affetto, proseguirà con te” dice la presidente nazionale Adei Wizo Ester Silvana Israel.
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qui livorno - CONFERMATO ALLA PRESIDENZA
Mosseri, un nuovo mandato
“Sono onorato per questo nuova sfida, che intendo svolgere con il massimo impegno lavorando per dare una continuità ebraica a questa Comunità, per implementarne i servizi e per avvicinare chi oggi è lontano. Servono unione e collaborazione, anche tra anime diverse”.
Conferma alla presidenza della Comunità ebraica di Livorno per Vittorio Mosseri, cui il Consiglio eletto nelle scorse settimane dagli iscritti ha conferito ieri sera un secondo mandato al vertice.
Mosseri, dirigente di una multinazionale e neo Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha voluto per sé la delega al bilancio.
Alla vicepresidenza Gianfranco Giachetti, con delega al patrimonio mobiliare e immobiliare.
Completano l’organico consiliare Franco Levi, che si occuperà di servizi sociali e contabilità, oltre a Silvia Ottolenghi e Gadiel Polacco.
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la missione di bibi inizia dall'uganda
Netanyahu in visita in Africa

Nuovi alleati contro il terrore
L’arrivo in questi giorni in Uganda del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha segnato una data storica: dopo quasi trent’anni, un Premier israeliano è tornato a visitare uno Stato dell’Africa Sub-Sahariana. Un vertice che, al fianco di Netanyahu, vede protagonisti i capi di governo di Etiopia, Kenya, Ruanda, Sud Sudan, Tanzania, Zambia e Uganda. Un vertice che costituisce, annuncia un comunicato congiunto dei diversi Stati coinvolti, “l’apertura di una nuova era nelle relazioni tra Israele e i paesi dell’Africa”. Obiettivo della missione, rinsaldare la collaborazione sul fronte della sicurezza e della lotta al terrorismo internazionale così come della cooperazione economica. “Credo nell’Africa. Credo nel suo futuro e nella collaborazione tra di noi per questo futuro. Questo incontro è un punto di svolta per Israele rispetto ai legami con un più ampio numero di paesi africani – ha dichiarato Netanyahu durante il summit – Pensiamo di poter essere il vostro partner perfetto. Israele sta tornando in Africa. L’Africa sta tornando in Israele”.
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A CONFRONTO CON L'ESPERTA AMERICANA
"Le Nazioni Unite e Israele,

un freno ai doppi standard"
Fondato negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale, l’Onu è nato con la missione di diventare un faro per i valori morali, un pilastro per assicurare la pace internazionale e la sicurezza fondamentali per la dignità umana e il rispetto reciproco. Ma è sempre così? Anne Bayefsky, direttrice del Touro College Institute on Human Rights and the Holocaust e presidente dell’osservatorio Human Rights Voices, ha raccontato ieri, nel corso di un incontro svoltosi nella sede dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e coordinato da Fabiana Di Porto, ex Consigliere UCEI, neo membro del Collegio dei Probiviri dell’ente, la sua esperienza trentennale di lavoro nelle sue istituzioni, durante i quali si è concentrata in particolare sulla difesa di Israele e sulle battaglie per garantire maggiore equità nel giudicarlo.
“In tanti anni passati a lavorare nel campo dei diritti umani, mi sono sempre più resa conto che per qualche ragione sono uguali per tutti, tranne gli ebrei e in particolare Israele”, ha spiegato. “Di certo si tratta di un’anomalia, ma è anche un problema nella misura in cui l’esistenza di un doppio standard mina anche la legittimità delle Nazioni Unite nel loro complesso”.
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QUI TRIESTE - LA RASSEGNA ARTISTICA
Note ebraiche nella notte
Torna a Trieste il Festival Erev/Layla dedicato alla musica e cultura ebraica. Da questa sera infatti prenderanno il via i quattro concerti protagonisti di questa decima edizione dell’iniziativa nata dalla collaborazione tra l’Associazione Musica Libera, il Museo della Comunità ebraica di Trieste, la Comunità e il Festival Viktor Ullmann. Palcoscenico dell’evento, la Terrazza del museo ebraico triestino su cui si esibiranno per primi i musicisti dell’Ensemble Schulman, Hilmane, Berstein, Morozova che porterà gli spettatori a conoscere le musiche del mondo yiddish di Riga, un tempo cuore vitale della cultura della capitale lettone.
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QUI BUDAPEST - L'INIZIATIVA UCEI
Sulle tracce di Theodor Herzl
È in svolgimento a Budapest il viaggio organizzato dall'ufficio giovani dell'area Formazione e Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Una quarantina i ragazzi liceali da tutto il paese che vi partecipano, accompagnati in loco da alcuni educatori.
Tre giornate di impegno segnata anche da un percorso di approfondimento sulle radici ebraiche della città e sulla vicenda di Theodor Herzl, il padre del sionismo.

pilpul
Il problema
“Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi” (Bertrand Russell).

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas


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