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22 Luglio 2016 -  16 Tammuz 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Nello strano gioco divino che impone al mago Bilaam di benedire Israele contro la sua volontà, al verso 5 del capitolo 24 del libro dei Numeri leggiamo: “Come sono belle le tue tende Yaakov, le tue residenze Israele…” Li dove sembra che ci sia una benedizione diversa per la vita privata di Yaakov (le tende) e quella pubblica rappresentata dalle residenze di Israele. Siamo degni di un rispetto pubblico se è benedetta la nostra vita privata, la nostra tenda, il nostro intimo. Di questi tempi dove il posto pubblico è sempre più un post e dove il privato è sempre più un selfie, pensare al valore delle tende e alla loro intimità fondamentale non guasta.
 
Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Il richiamo alla cultura come strumento fondamentale per la lotta a ogni forma di razzismo e antisemitismo, e come antidoto ai visibili fenomeni di involuzione politica e sociale a cui assistiamo, non può essere interpretato come un semplice e generico auspicio. Si deve invece trattare di un concreto programma politico, che preveda l’investimento di importanti risorse in diverse direzioni.
La prima è l’educazione, il sistema di istruzione. La consistente spinta all’investimento nei settori più tecnologici, legati allo sviluppo d’impresa e alla modernizzazione, negli ultimi decenni ha fortemente distorto l’organizzazione dei sistemi educativi relegando a un ruolo ancillare l’intero comparto delle materie umanistiche. Si tratta di un duplice errore a cui deve essere posto rimedio. Il primo errore è legato alla sottovalutazione dell’enorme potenziale economico che può essere liberato nella valorizzazione del turismo culturale, in termini di occupazione, di competenze, di sviluppo di nuove tecnologie della comunicazione, di movimenti e flussi di persone. Il secondo errore risiede nella rapida e diffusa perdita di conoscenze storiche e di riflessione intellettuale, un’emorragia che favorisce visibilmente la crescita dei populismi in politica, con una trasformazione del concetto stesso di democrazia. Si arriva così al paradosso di un presidente turco con poteri semidittatoriali che in nome della democrazia e della volontà della maggioranza mette in atto la più macroscopica repressione di stampo fascista avvenuta in Europa negli ultimi 70 anni. Si tratta quindi di rivedere profondamente le dinamiche dei sistemi di istruzione, progettando un’educazione diffusa che stabilisca criteri condivisi di convivenza umana e umanistica.
 
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Report UE: "L'Intifada?
È colpa di Israele"
I recenti attentati terroristici palestinesi “sono dovuti in gran parte all’occupazione israeliana”. A sostenerlo è un report dell’Unione Europea. Un documento interno, steso e firmato da tutti i diplomatici dei Paesi europei che hanno una rappresentanza a Gerusalemme o Ramallah. Non è stato ancora reso pubblico, spiega La Stampa, e probabilmente non lo sarà nemmeno in futuro. Ma il dossier di 39 pagine, steso nel dicembre del 2015, servirà come “riferimento per gli incontri ministeriali” e per “indirizzare le politiche europee”.
Il governo israeliano, interpellato dal Jerusalem Post, ha fatto sapere che risponderà a queste accuse solo se e quando saranno rese pubbliche. “Buone ferie ai diplomatici Ue, nella speranza che durante le loro vacanze in Europa non incappino in atti di violenza compiuti da estremisti islamici” il commento del portavoce del ministro degli Esteri.

Sempre in Israele, fa discutere l’intervento del ministero della Difesa Avigdor Lieberman, che ha fortemente criticato una trasmissione sui “testi formativi israeliani” dedicata dalla Radio Militare al massimo poeta palestinese Mahmoud Darwish. “Questo è un problema serio – ha tuonato Lieberman, le cui dichiarazioni sono riportate da Repubblica – qualcuno che ha scritto testi contro il sionismo, che sono tuttora adoperati come carburante per attacchi terroristici, viene preso in considerazione ritenendo i suoi lavori formativi della società israeliana”. Con la stessa logica, ha detto ancora il ministro, “potremmo aggiungere il Mufti al Husseini o trasmettere una glorificazione delle meraviglie letterarie del Mein Kampf di Hitler”.
 
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  davar
IL MESSAGGIO DELLA PRESIDENTE UCEI AL PAPA
"Auschwitz, le ferite d'Europa

e la giusta scelta del silenzio" 
Alla vigilia della sua partenza nella missione che lo condurrà ai campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau, la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha rivolto a Papa Francesco il seguente messaggio. Il quotidiano della Santa Sede, l'Osservatore Romano, ne anticipa i contenuti nella sua edizione datata sabato 23 luglio in stampa questo pomeriggio.


Carissimo Papa Bergoglio,
Il destino vuole che ci accomuni nei sentimenti e negli intenti una terra benedetta, la Terra di Israele. Ma il destino ha voluto che allo stesso tempo, e con immensa sofferenza, vi sia anche una terra maledetta, quella dei campi di sterminio, dove nel cuore dell’Europa, negli anni della Shoah furono sterminati milioni di innocenti.
Le scrivo ora a nome degli ebrei italiani a pochi giorni dalla sua visita al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.
Un evento molto atteso, che porterà l’attenzione di milioni di persone su quella buia pagina di storia che è una ferita aperta nel cuore dell’Europa e che continua a interrogare le coscienze di tutti quei cittadini cui preme, dal profondo del cuore, la difesa della pace, della libertà e della democrazia.
Tengo a dire che ho molto apprezzato la sua scelta di non intervenire con un discorso formale ma di concentrare l’emozione di questa visita, così significativa, in un lungo e intenso silenzio. Una forma di preghiera che tuona e che darà eco, ne sono certa, ai gridi e al dolore dei tanti bambini, mamme, giovani, uomini che da quella terra non hanno fatto ritorno. Una sua preghiera che assieme alle tante nostre rende quella terra di sofferenza luogo di culto.
La sua visita diventa l’emblema di un percorso introspettivo di riscoperta e difesa dei valori più profondi – rispetto dell’altro e rispetto della vita – che oggi nuovi terribili nemici sembrano mettere in discussione assieme alle formidabili conquiste che l’Italia, l’Europa, il mondo intero hanno saputo conqusitare dal dopoguerra in poi. Frutto di un patto tra generazioni nato proprio sulle ceneri di Auschwitz-Birkenau e degli altri luoghi di morte di quella stagione, la democrazia, l’integrazione europea e l’esistenza di Israele, sono la prova del lungo cammino percorso per non dimenticare la drammatica lezione della Shoah e per garantire a tutti, nessuno escluso, un futuro prospero e migliore.
Mai come oggi le religioni e i loro leader sono chiamati ad essere un esempio per tutti i cittadini, a prescindere dalle singole appartenenze ideali, spirituali e culturali.
Ci attende quindi un lungo cammino di impegno e collaborazione nella consapevolezza che gli elementi che ci uniscono sono più numerosi e più significativi di quelli che ci dividono.
Solo così le terre maledette dello sterminio e dell’odio potranno assumere la santità di tutti i martiri che nel nome dell’amore e della tolleranza lì sacrificarono la propria vita.
Sia benedetto il loro ricordo.
Cordialmente

Noemi Di Segni,

presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
LA REAZIONE DELLA COMUNITà EBRAICA DI MILANO
"Da Piccardo parole molto gravi

Per gli ignoranti nessuno spazio"
“Quelle parole denotano l'ignoranza di chi le ha scritte”. Così Milo Hasbani, presidente assieme a Raffaele Besso della Comunità ebraica di Milano, sulle dichiarazioni dell'esponente del Caim Hamza Roberto Piccardo. Quest'ultimo nelle scorse ore ha pubblicato sui social network un post in cui inneggiava alle recenti azioni del presidente turco Recep Erdogan, protagonista di una feroce campagna di epurazioni interna (oltre 60mila persone incarcerate o allontanate – dai giudici agli insegnanti) dopo il fallito golpe della scorsa settimana. Per Piccardo “il partito AKP [il partito di Erdogan, ndr] che ha tra il 48 e il 52% dei consensi (insieme agli altri partiti) ha sconfitto un tumore interno al Paese e allo Stato. Un tumore originato da una sudditanza imperialista e sionista che aveva prodotto le sue metastasi nei corpi separati dello Stato”.

“Non mi pronuncio nello specifico sulla situazione turca ma queste esternazioni dimostrano già di per sé l'ignoranza di chi le ha scritte”, afferma Hasbani, la cui moglie ha una parte della famiglia in Turchia. “Sono molto preoccupati di quanto sta accadendo. La Comunità ebraica lì è molto integrata e la virata verso il radicalismo islamico dei vertici li spaventa”. “La loro vita in ogni caso è lì. Per loro andare via dalla Turchia è impensabile” continua il presidente, che poi torna sulla questione Piccardo. Il figlio (che ha esternato posizioni simili al padre, in favore della repressione di Erdogan) infatti è alla guida del Caim, a cui l'amministrazione di Milano in passato – prima che l'iter fosse bloccato – aveva pensato di affidare la costruzione della moschea cittadina. “Come abbiamo già ribadito sia io sia Besso – sottolinea Hasbani – noi siamo non solo favorevoli ma difendiamo la libertà di culto. Non siamo contrari a una moschea ma deve essere chiaro che gli interlocutori dell'amministrazione non possono essere persone che incitano all'odio”.
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iERI L'AVVIO DELLE ATTIVITà ALLA CAMERA
Italia-Israele, 150 parlamentari

al lavoro per rafforzare i legami
Centocinquanta soci, in rappresentanza di varie forze politiche di Camera e Senato. Così si presenta l’associazione interparlamentare di amicizia Italia-Israele, presieduta dall’onorevole Maurizio Bernardo, che ha dato avvio al proprio impegno con un primo incontro svoltosi a Palazzo Montecitorio alla presenza dell’ambasciatore israeliano Naor Gilon e della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
Ha sottolineato Bernardo nell’accogliere i presenti: “L’amicizia tra i nostri due paesi è storica e radicata. Molteplici infatti le iniziative che i due governi hanno intrapreso in questi anni, in campo imprenditoriale, strategico e per la sicurezza. La sfida più importante è proprio questa: valorizzare le tante cose che ci fanno stare insieme”. L’iniziativa, ha poi aggiunto, vuole andare al di là dell’ambito istituzionale “per rinsaldare un rapporto e una cooperazione che ci vede proficuamente impegnati in più settori”.


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pilpul
Opinione pubblica
In questi mesi molti si sono chiesti come sia stato possibile che la Gran Bretagna abbia affidato il proprio destino a un referendum dall’esito incerto e a un elettorato forse non del tutto consapevole delle conseguenze. Personalmente ammetto di provare un certo sollievo al pensiero che la nostra Costituzione esclude per l’Italia un’eventualità analoga. Altre volte però mi domando: cosa sarebbe successo se gli italiani avessero avuto la possibilità di decidere se entrare o meno nella prima guerra mondiale? Quasi sicuramente avrebbero vinto i “No” e ci saremmo risparmiati centinaia di migliaia di morti. Ovviamente è impossibile analizzare le conseguenze sul lungo periodo (ci saremmo risparmiati anche il fascismo?), e infatti ci è stato insegnato fin da piccoli che la storia non si fa con i “se”. Resta comunque una considerazione essenziale: in quel contesto l’opinione pubblica si sarebbe dimostrata più saggia dei governanti e, soprattutto, le persone meno istruite si sarebbero dimostrate più sagge degli intellettuali.
D’altra parte cosa sarebbe successo se nel 1938 in Francia e in Inghilterra fosse stato sottoposto a referendum l’accordo di Monaco?


Anna Segre, insegnante
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Quella voglia di "uomo forte"
Non so se può far indignare di più un colpo di stato militare contro un governo “democraticamente” eletto, o la popolazione che scende in strada per difendere lo stesso governo che si è trasformato in un regime repressivo e anti-democratico. Alcuni media hanno paragonato l’opposizione da parte dei turchi al tentato colpo di stato alla Primavera di Praga, a Piazza Tienanmen o alla Rivoluzione portoghese dei Garofani. Niente di più inappropriato. In quel “popolo” che fermava i carri armati venerdì scorso – come mi informa un amico che ha vissuto in Turchia – v’erano oltre ai sostenitori dell’AKP, militanti dello Huda Party (un partito islamista di estrema destra), bozkurtlar (lupi grigi), e altri islamisti e ultra-nazionalisti di altro tipo.

Francesco Moises Bassano
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I Pokemon e il tempo rubato
Cercare lo sguardo, il sorriso e la parola dell’altro. Ridere di fronte ai colori come un neonato. Trovare serenità in mezzo al profumo di un abbraccio. Passeggiare col sole in mezzo al mercato e scegliere, a poca distanza, quello che ci piace. Parlare, raccontare, pensare, condividere. Gioire di quella normalità diventata forse un lusso, dimenticata, chissà, da chi cerca emozioni, soddisfazioni, incontri e realtà in bizzarre applicazioni e giochini sui cellulari. È diventato difficile ormai anche capire quale rete curare. È diventato difficile ormai anche capire quale rete curare o, meglio, che uso farne davvero.

Ilana Bahbout


Diario di un soldato - Difetti 
Il tanto atteso giorno dell’arruolamento è preceduto da un processo lungo e complesso. L’aspirante soldato è dunque sottoposto aDavid Zebuloni, studente un’infinita serie di visite, colloqui ed esami, necessari per individuare le sue potenzialità e le sue capacità, fisiche ed intellettive.
In perfetta linea con la logica ebraica e l’imprevedibilità israeliana, i punteggi che seguono sono tutti da interpretare. La visita medica, per esempio, è destinata a determinare la possibilità fisica di svolgere un’attività da combattente o un lavoro d’ufficio. La valutazione è in scala da uno a cento, ma il punteggio massimale è novantasette.
Numerose sono le leggende che avvolgono di mistero questo strano fenomeno, alcune assurde, al confine con la fantascienza, altre decisamente più credibili e razionali.


David Zebuloni
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