Diario di un soldato
Imperfezione

Il tanto atteso giorno dell’arruolamento è preceduto da un processo lungo e complesso. L’aspirante soldato è dunque sottoposto aDavid Zebuloni, studente un’infinita serie di visite, colloqui ed esami, necessari per individuare le sue potenzialità e le sue capacità, fisiche ed intellettive.
In perfetta linea con la logica ebraica e l’imprevedibilità israeliana, i punteggi che seguono sono tutti da interpretare. La visita medica, per esempio, è destinata a determinare la possibilità fisica di svolgere un’attività da combattente o un lavoro d’ufficio. La valutazione è in scala da uno a cento, ma il punteggio massimale è novantasette.
Numerose sono le leggende che avvolgono di mistero questo strano fenomeno, alcune assurde, al confine con la fantascienza, altre decisamente più credibili e razionali.
La più bella interpretazione, tuttavia, la ricevetti inaspettatamente qualche giorno dopo l’arruolamento, dal primo comandante che lasciò un segno indelebile in me e nei miei compagni di avventura.
“Nemmeno il più valoroso dei combattenti è perfetto, il cento non esiste, non nell’esercito israeliano almeno, non nella tradizione ebraica. Questo novantasette è necessario, serve per ricordare a tutti i nostri eroi la loro natura umana, che la paura non è una minaccia e che il sorriso è la cura ad ogni male. Che la forza non si cela dietro un bicipite scolpito e che la perfezione, molto spesso, la troviamo proprio nell’imperfezione.”
Mi torna in mente la poesia “Anche i paracadutisti piangono”, letta e riletta durante gli anni del liceo. Chaim Chefer, forse, si riferiva proprio a questo quando la scrisse.

David Zebuloni

(22 luglio 2016)