Roberto
Della Rocca,
rabbino
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È
noto che il digiuno del Kippùr, assieme alla cena del Seder di Pesakh,
restano le tradizioni più sentite presso il popolo ebraico. Il
paradosso è che anche quella grande percentuale di ebrei che si
dichiarano “laici” vivono un particolare rapporto con il Kippur, che
costituisce, invece, la festa più “religiosa” e meno “storicizzabile”
del calendario ebraico.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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Si
può essere proiettati verso il futuro e ottimisti quanto si vuole, si
possono chiudere gli occhi davanti alla storia fino a non distinguere
la luce dalle tenebre, ma c’è una preghiera nella liturgia ashkenazita
di Kippur che non consente all’ebreo di dimenticarsi del proprio
passato. Chi di ciò si dispiace può passare ad altra lettura.
Erano tempi di persecuzioni e di massacri, come al solito, quando Rabbi
Amnon di Magonza si sottomise a tortura e martirio pur di non
rinunciare alla propria identità di ebreo e, in fin di vita,
sanguinante e mutilato, pronunciò in sinagoga una terribile preghiera,
Un’tanéh Tokef Kedushat Hayom (Proclamiamo la santità di questo
giorno), che il pubblico non riuscì naturalmente a mandare a memoria.
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Francia, il pericolo interno
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Sono
più di 15 mila gli islamici residenti in Francia che, potenzialmente,
possono rappresentare una minaccia per lo Stato e trasformarsi in
terroristi. Tutti ‘schedati’ in uno speciale dossier contrassegnato con
l’acronimo Fsprt, creato nel marzo del 2015 dopo gli attacchi a Charlie
Hebdo e all’Hypercasher.
Il lungo elenco, scrive La Stampa, è il frutto di una duplice azione:
“da un lato il lavoro di intelligence dei servizi e dall’altro le
segnalazioni giunte da numerosi cittadini, soprattutto attraverso il
numero verde legato al centro nazionale per l’assistenza e la
prevenzione della radicalizzazione”.
Il Corriere Milano racconta la storia di Giovanni, un bambino di 7 anni
affetto dalla sindrome di Wolf-Hirschhorn. Per i medici non avrebbe
potuto neanche camminare e parlare. La svolta nel 2012, quando i
genitori si sono affidati alle cure di alcuni specialisti israeliani
che, pur faticosamente, sono riusciti a tirare fuori tutto il
potenziale del figlio oltre ogni ‘scientifica aspettativa’. I risultati
sono stati straordinari. “A distanza di quasi quattro anni – scrive il
Corriere – Giò ha iniziato la prima elementare. Cammina, corre, parla.
E nuota, riconosce i numeri. Ieri ha imparato anche ad andare in
bicicletta”.
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5777 - qui milano Un anno per la condivisione
Alla
vigilia di Kippur e in questo nuovo anno appena iniziato, il messaggio
che vogliamo inviare è quello della necessità di collaborare, di
trovare punti di accordo e superare le divisioni, nella nostra Comunità
così come nell’ebraismo italiano.
Nella
nostra Comunità, vorremmo sottolineare, come all’interno del Consiglio
si sia creato un clima positivo e molte cose sono state fatte, seppur
in alcuni casi non siano state recepite. Quello che auspichiamo per il
futuro è di poter sentire il calore della Comunità perché per
affrontare le sfide che si pongono di fronte a noi abbiamo bisogno del
sostegno e della vicinanza di tutti.
Dobbiamo
avere la consapevolezza che, visti i tempi complicati in cui viviamo,
dovremo fare dei sacrifici e una risposta unita è la strada migliore
per poterli affrontare.
Israele rimane il nostro punto di riferimento e l’ebraismo italiano,
come ha sempre fatto, continuerà a difenderlo. A Milano abbiamo
sviluppato dei rapporti continui e costanti tra Israele e la città
grazie alle buone relazioni con l’ambasciata di Roma, e con
l’ambasciatore Naor Gilon. Speriamo di poter continuare con il nuovo
ambasciatore Ofer Sachs, al quale auguriamo un buon lavoro.
Sperando che tutte le comunità possano lavorare in serenità e
raggiungere risultati positivi auguriamo un buon anno a tutti e chatimà
tovà
Raffaele Besso e Milo Hasbani,
presidenti Comunità ebraica di Milano Leggi
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Sprazzi di identità
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A
diecimila metri di altitudine, sorvolando l’Asia centrale, parlo con il
mio vicino di posto, un informatico francese con famiglia al seguito
che il Judo ha reso decisamente prestante. Mi spiega di aver fatto
scalo da Parigi su Roma per la scelta di volare con Alitalia. “Volevo
volare con una compagnia europea”. Perché, gli domando io? “Perché io
sono europeo!”. Sprazzi di identità continentale sincera, confusa e
inaspettata a migliaia di chilometri da casa e a qualche migliaia di
metri dal suolo.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Ricostruzione
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Il
percorso di ricostruzione di una vita non è mai lineare, soprattutto
quando coinvolge interi gruppi umani. Per rimarginarsi le ferite hanno
bisogno di essere nutrite dalla speranza. Altrimenti le paure più
antiche si confondono con quelle più attuali e il passato può accecare
il presente. Senza una visione che mantenga viva la speranza futura
anche il presente si annebbia e può diventare insopportabile. Se i
confini dello spirito restano aperti – e in taluni momenti può essere
necessario per conservare l’integrità psichica contro la follia del
mondo – il persecutore non riesce a “installarsi” nell’anima del
perseguitato avvalendola. Il passato non è una prigione e il futuro è
una possibilità.
David Meghnagi, Università Roma Tre
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Storie - Il diario perduto
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Tre
anni fa, nell’aprile del 2013, l’ex agente dell’Fbi Robert Wittman
ritrovava il diario inedito di Alfred Rosenberg, il filosofo tedesco
padre dell’ideologia e delle teorie antisemite del nazismo e membro di
spicco dei gerarchi di Hitler. Ora quel documento viene pubblicato, a
cura dello stesso Wittman e di David Kinney, con il titolo Il diario
perduto del nazismo. I segreti di Adolf Hitler nei diari inediti di Alfred Rosenberg e del Terzo Reich (Newton & Compton).
Rosenberg svolse un ruolo di primo piano nel nazismo. Quando nel 1923
Hitler venne arrestato per un fallito colpo di stato, divenne capo ad
interim del partito. Nel 1933 venne nominato responsabile esteri e nel
1941 aiutò a pianificare l’operazione Barbarossa di invasione
dell’Unione Sovietica. Negli ultimi anni del regime nazista fu
“Ministro dei territori occupati”, ruolo grazie al quale ebbe modo di
impegnarsi in prima persona alla realizzazione del piano di sterminio
di massa della popolazione ebraica,
Il diario, già rinvenuto negli ultimi giorni della seconda guerra
mondiale, nascosto dietro una finta parete in un castello bavarese, era
stato utilizzato come prova durante il processo di Norimberga ma poi se
ne erano perse misteriosamente le tracce. Ritrovato da Wittman, viene
per la prima volta pubblicato. Tra i brani più interessanti delle 425
pagine del volume, figurano sicuramente quelli finali, che riportano i
pensieri e le parole di Hitler nei giorni precedenti alla sua morte.
Mario Avagliano
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