Israele si ferma per Kippur
ma la guardia resta alta

slihot-kotelGerusalemme e tutta Israele si preparano in queste ore alla celebrazione dello Yom Kippur, il giorno considerato più sacro e solenne del calendario ebraico. Ieri sono stati migliaia i fedeli che si sono recati al Kotel (il Muro Occidentale) per recitare le Selichot, le poesie penitenziali (nell’immagine un momento della serata) e tutta la Città vecchia rimarrà chiusa fino al termine di Kippur, ovvero al tramonto di mercoledì. Visto il protrarsi delle tensioni – con l’ultimo sanguinoso attentato terroristico di domenica a segnare un nuovo picco della violenza palestinese – le autorità hanno deciso di disporre ingenti forze di sicurezza nella Capitale per garantire la calma: oltre agli agenti di polizia e ai soldati, per le strade saranno presenti i volontari della guardia civile. “Siamo impegnati in prima linea per tutelare la sicurezza dei nostri cittadini”, ha dichiarato il ministro dell’Interno Gilad Erdan mentre il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha invitato tutti gli israeliani a rimanere in allerta, sottolineando che purtroppo è proprio nei periodi di festività che aumentano i tentativi dei terroristi di colpire il Paese. E la dimostrazione è l’attentato di domenica in cui un uomo legato a Hamas ha ucciso due persone, Yossef Kirma e Levana Malihi (il primo, agente di polizia, la seconda una dipendente in pensione della Knesset), prima di essere a sua volta ucciso dalle forze di sicurezza israeliane. A loro ha reso omaggio Netanyahu, esprimendo il suo cordoglio alle famiglie delle vittime e al contempo sottolineando il coraggio degli agenti intervenuti per fermare il terrorista. “Questa unità è la chiave per evitare le catastrofi, – ha dichiarato il Premier in visita a uno degli agenti feriti nell’attacco avvenuto a Gerusalemme – e questo è esattamente ciò che è accaduto, avete impedito una catastrofe più grande”. Il terrorista, ha spiegato il capo della polizia di Gerusalemme Yoram Halevy, era armato con un mitragliatore M16 e con sé aveva molte munizioni. “Era diretto verso il centro della città e avrebbe potuto uccidere molte persone”, la ricostruzione di Halevy. Ma intanto proseguono le indagini per capire come l’attentatore, proveniente da Gerusalemme Est, sia riuscito a mettere le mani su un arma tanto letale come l’M16, in dotazione all’esercito israeliano.
In queste ore intanto i media israeliani riportano di come lo Shin Bet, il servizio di intelligence del Paese, sia riuscito a sventare un attacco suicida di grandi dimensioni, pianificato da un militante di Hamas: Muhammad Joulani, ventiduenne residente nel campo profughi di Shuafat, a Gerusalemme Est, voleva infatti farsi esplodere a bordo di un autobus nella Capitale. Secondo le indagini dello Shin Bet, Joulani aveva contattato i terroristi di Hamas a Gaza per chiedere di agire contro Israele e compiere autonomamente un attentato. Dopo il suo arresto il 9 settembre scorso, è emerso che Joulani aveva già pianificato un attacco esplosivo, ottenendo da Hamas il necessario per costruire la bomba, ma il padre, scoperto il progetto del figlio, era riuscito a intervenire e gettare via tutto il materiale.
“Questa indagine ribadisce e sottolinea lo sforzo incessante degli operativi di Hamas nella Striscia di Gaza di istigare gravi attacchi terroristici in Israele e in Cisgiordania”, ha spiegato in un comunicato lo Shin Bet.

d.r.

(11 ottobre 2016)