![](http://moked.it/files/2013/12/punturello.jpg)
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
|
La
parashà di questa settimana riporta, per bocca di Yaakov, questa
espressione: “In questo luogo c’era Dio ed io non lo sapevo.”Mi
commuove Yaakov nella sua fragilità, nella sua semplicità, nella sua
umanità. Di notte, dopo un sogno rassicurante, ma anche sconvolgente
Yaakov afferma di aver riscoperto Dio, di averlo trovato tra le proprio
angosce, lì dove lui non immaginava che questo potesse accadere.
Contemporaneamente Yaakov afferma che non “sapeva” che Dio fosse lì,
che non era certo della presenza di Dio al suo fianco, non era sicuro
della Sua benedizione costante.
Quanto è umano e fragile nostro padre Yaakov e quanto ha ragione: ci
sono luoghi, momenti, spazi ed avvenimenti per i quali è davvero
difficile sentire la presenza di Dio. Ci sono orizzonti nei quali la
fede può essere espressa solo al passato ed in maniera retroattiva: “
Dio c’era ed io non lo sapevo.” Ed è così umano e giusto ammettere di
non saperlo.
|
|
Leggi
|
Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
|
Nel recente sondaggio promosso dall’agenzia YouGov
e rilanciato oggi sulle pagine di Repubblica a proposito della
percezione dell’immigrazione come problema in Europa, l’Italia si
piazza in maniera non sorprendente al primo posto. Non importa che si
parli solo di percezione di insicurezza: il problema esiste. Anche se i
dati reali ci restituiscono un’immagine delle dinamiche sociali legate
all’immigrazione molto differenti (numeri tutto sommato sostenibili,
ottima prova organizzativa delle forze di sicurezza che coordinano
l’accoglienza e delle organizzazioni di volontariato che si spendono
per favorire buone condizioni di vita, Italia utilizzata come terra di
passaggio e non di stanziamento) la percezione di instabilità è
diffusissima, e si collega a percentuali già radicate da molti decenni
nella società italiana che dimostrano una costante diffidenza e
ostilità verso gruppi percepiti come stranieri: innanzitutto i Rom, poi
i Musulmani in genere, e poi naturalmente gli Ebrei, che pure in Italia
ci stanno da 2.200 anni. L’instabilità politica di questi giorni
certamente non aiuta ad attenuare questo fenomeno. Ci sono testate
giornalistiche (prime fra tutte Libero e il Giornale) e partiti
politici (la Lega) che si assumono volonterosamente la responsabilità
di soffiare sul fuoco dell’intolleranza con il visibile obiettivo di
fare della paura dell’immigrato il tema fondamentale della lunghissima
campagna elettorale che ci prepariamo ad affrontare. Non si tratta di
un bel segnale. Nel paese dove una campagna di stampa non molto
dissimile da quella a cui assistiamo preparò nel 1937 la decisione di
promulgare la legislazione antiebraica del 1938, penso che per
principio ci si debba opporre con forza alla distorsione della realtà,
alla mistificazione delle dinamiche sociali, alla colpevolizzazione di
interi gruppi e categorie umane. Non ce lo possiamo permettere e non lo
dobbiamo permettere.
|
|
![](http://moked.it/unione_informa/strutturanl/stampa_header.jpg) |
L'esultanza di Marine:
"Un segnale all'Europa"
|
“Mi
sembrerebbe del tutto legittimo che si tenessero immediatamente
elezioni politiche anticipate”. Intervistata dal Corriere, la leader
del Fronte Nazionale francese Marine Le Pen sostiene in pieno la linea
del suo alleato italiano Matteo Salvini. Sul referendum la sua
posizione è questa: “È un avvenimento molto importante, che
contribuisce alla presa di coscienza dei popoli europei sulle politiche
di austerità imposte dall’Unione. La vittoria del No e il rigetto
massiccio di questa visione per noi sono un segnale estremamente
positivo, che indica la nascita di un nuovo movimento popolare.
L’obiettivo oggi è difendere gli interessi dei popoli, e smettere di
tutelare quelli delle banche”.
Fuori dall’Italia, accompagnati alla frontiera, espulsi, ricacciati da
dove arrivano, deserto, bidonville, miseria comunque. Sul tema dei
migranti questa è “la linea dura dei Cinque Stelle che affiora”, scrive
Repubblica riallacciandosi a un’intervista concessa al quotidiano da
Alessandro Di Battista, uno dei leader e personaggi più mediatici del
Movimento, che aveva affermato: “Chi è privo di diritto d’asilo in
questo momento storico deve essere espulso”.
Linea dura o tolleranza, dialogo o muscoli? Di Battista, con la sua frase sulle espulsioni, “sembra sciogliere il nodo”.
| |
Leggi
|
|
|
La collaborazione con l'ufficio stampa ucei Chanukkah accende la Triennale La festa tra storia, arte e design
Una
festività che affonda le radici in una tradizione millenaria e la sua
interpretazione in chiave moderna attraverso l'arte e il design. Sono
queste le due anime racchiuse nella mostra Lumi di Chanukkah. Tra
storia, arte e design protagonista al Triennale Design Museum dal 13
dicembre all'8 gennaio e dedicata alla ricorrenza ebraica nota come la
Festa delle Luci.
Quaranta chanukkioth (candelabri rituali a nove braccia) disegnate da
artisti e designer italiani e internazionali, parte della ricca
collezione della Comunità ebraica di Casale Monferrato, saranno esposte
al pubblico per raccontare il messaggio della festa, aprendo al
contempo uno spazio di confronto innovativo tra arte ed ebraismo.
Nel corso della mattinata la mostra sarà presentata in anteprima ai
giornalisti, che saranno accolti dall'ufficio stampa dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane che ha lavorato a stretto contatto e in
sinergia con l'ufficio stampa del prestigioso Triennale Design Museum.
Ai giornalisti saranno forniti i dettagli sull'esposizione. Sarà
un'occasione importante e straordinaria, nella cornice internazionale
della Triennale, per comunicare il messaggio della festa di Channukkah,
i valori ebraici che rappresenta e per farli conoscere al grande
pubblico.
La collezione nasce dall'idea di Elio Carmi, designer, e Antonio
Recalcati, artista, di rappresentare la spiritualità attraverso la
reinterpretazione di un oggetto della tradizione, utilizzato nei secoli
nelle famiglie ebraiche e legato alla sfera religiosa come è la
channukkiah. L'accensione degli otto lumi del candelabro infatti serve
a ricordare la vittoria dei Maccabei contro gli ellenisti nel 165
a.e.v. e il miracolo dell'ampolla d’olio da loro trovata nel Tempio
sconsacrato: nonostante fosse sufficiente per un solo giorno, l'olio
dell'ampolla durò per otto giorni permettendo al popolo ebraico di
riconsacrare il Tempio e diventando la ricorrenza emblema del trionfo
della Luce sulle tenebre.
Per ricordare quegli avvenimenti, le famiglie ebraiche nel mondo ancora
oggi accendono – a iniziare la 25 di Kislev - per otto sere gli otto
lumi della channukkiah – utilizzando lo shamash, la nona candela – e
celebrando la vittoria della luce sul buio dell’idolatria e la gioia
della libertà ritrovata.
I diversi significati della festa sono stati rappresentati in opere
contemporanee dai tanti artisti presenti nella collezione esposta alla
Triennale. Ciascuno ha declinato secondo la propria sensibilità i temi
racchiusi nella storia di Channukkah e nel candelabro che la
rappresenta.
Di anno in anno autori, ebrei ma anche cattolici, evangelici,
protestanti, musulmani, hanno raccolto l'affascinante sfida di tradurre
concetti come identità, libertà, riaffermazione di sé in oggetti
d'arte, esposti al Museo ebraico di Casale Monferrato e di cui una
parte alla Triennale.
|
INFORMAZIONE Quale Italia dopo il referendum?
Da Berlino si guarda a Moked
Tra
le testate ebraiche più autorevoli al mondo, presenza fissa sui tavoli
della Cancelleria federale a Berlino, il settimanale tedesco Juedische
Allgemeine dedica la prima pagina della sua ultima uscita al confronto
apertosi sul portale dell’ebraismo italiano in merito al risultato del
referendum costituzionale e ai possibili scenari futuri.
“Populismo, pericolo grave” mettevamo in guardia sul nostro notiziario
di lunedì scorso, il primo a uscire dopo il voto, in cui venivano
ospitate le opinioni tra gli altri di Anna Foa, Claudio Vercelli, David
Bidussa e Mario Avagliano. Una riflessione sul voto degli Italkim, gli
italiani di Israele, è stata invece svolta dal demografo Sergio Della
Pergola.
A firmare il pezzo sulla Juedische Allgemeine, intitolato “Grund zum
Pessimismus” (le ragioni del pessimismo), è il giornalista Daniel
Mosseri.
Leggi
|
Testimonianza o responsabilità?
|
È
ammirevole come questo notiziario sia riuscito per molti mesi a non
parlare del referendum mentre intorno a noi quasi non si parlava
d’altro. Ed è anche riuscito, mi pare, a non far trapelare tra le righe
nessuna indicazione di voto. Curioso, viceversa, notare come il giorno
successivo alla vittoria del No sia siano venuti fuori i commenti
preoccupati per il futuro dell’Italia e alcuni collaboratori abbiano
esplicitamente dichiarato di aver votato Sì. C’è un particolare gusto
ebraico per le minoranze e le cause perse?
Per la verità, se io avessi provato a prevedere il risultato del
referendum solo sulla base delle intenzioni di voto dei miei colleghi,
parenti e amici, avrei dovuto ipotizzare una schiacciante vittoria del
Sì; questo dimostra che le persone che frequento – ebree o non ebree
che siano – non costituiscono un campione significativo della
popolazione italiana; inoltre dimostra che, se mi basassi solo sulla
mia esperienza diretta, non potrei confermare l’ipotesi di Sergio Della
Pergola che gli ebrei abbiano votato in modo difforme rispetto al resto
della popolazione italiana.
Tuttavia anche io ho notato una differenza. Molti (e io sono tra
questi) hanno votato Sì non tanto per amore di una riforma
costituzionale che oggettivamente non era un granché, quanto per paura
di consegnare tra pochi mesi l’Italia nelle mani di personaggi a dir
poco inquietanti. Anche tra i miei colleghi e amici non ebrei questa
motivazione era evidente, ma ho notato una maggiore reticenza nel
dichiararlo, come se ci fosse qualcosa di male a non prendere decisioni
solo sulla base di astratte motivazioni ideologiche ma tenendo anche
conto degli effetti pratici delle proprie scelte. Tra gli ebrei,
invece, mi pare che questa reticenza fosse minore o inesistente. Anche
i commenti pubblicati su questo notiziario hanno trattato pochissimo il
tema delle riforme costituzionali in sé, concentrandosi invece sulla
caduta del governo e sulle sue conseguenze.
Mi pare che l’approccio alla politica di molti italiani risenta della
visione cristiana: ogni individuo ha il dovere di testimoniare la
verità costi quel che costi. La cultura ebraica, invece, sottolinea
maggiormente il dovere di assumersi le proprie responsabilità: non
siamo responsabili solo per le nostre azioni, ma anche per le
conseguenze indirette delle nostre scelte; se siamo in grado di
prevederle non possiamo fingere che tali conseguenze non siano un
problema nostro. Certo, la medesima assunzione di responsabilità
avrebbe potuto legittimamente condurre a votare No. Tuttavia ho avuto
l’impressione che molti, da entrambe le parti, abbiano interpretato il
voto non come un mezzo per influenzare la realtà ma come una
professione di fede.
Anna Segre, insegnante
|
Memorie di un angelo custode |
Quando
mi è finalmente arrivato a casa, dopo un lungo ed estenuante viaggio,
ho deciso di posarlo sulla pila destra dei libri: quella riservata alle
letture importanti e con il diritto di precedenza assoluto rispetto a
tutte le altre.
Ho così aspettato pazientemente il giorno dello Shabbat, il giorno in cui qualsiasi lettura si fa più dolce e amica, in cui una sola pagina equivale ad angolo di paradiso.
Lo ammetto, ogni tanto mi affacciavo per tenerlo d’occhio, giusto per
controllare che fosse ancora lì, che stufo dell’attesa non se
ne fosse andato ed ecco che il titolo stampato a grandi lettere sulla
copertina mi rispondeva ammiccando. Ancora non avevo cominciato a
sfogliare il libro e già quel titolo riusciva a rincuorarmi, ad
infondere in me un senso di pace risanatoria.
Al calar del sole del sesto giorno, appena accese le candele che
dividono il sacro dal profano, non ho più resistito: mi sono immerso
nel magico mondo di Angelica.
David Zebuloni
Leggi
|
|
L'arte dei piccoli passi
|
“Non
ti chiedo miracoli o visioni, ma la forza di affrontare il quotidiano.
Preservami dal timore di poter perdere qualcosa della vita. Non d’armi
ciò che desidero, ma ciò di cui ho bisogno. Insegnami l’arte dei
piccoli passi.” (Antoine Saint – Exupéry)
Ilana Bahbout
|
|
|