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24 Gennaio 2017 - 26 Tevet 5777
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Dinanzi alla virulenza di una persecuzione che porta una madre ad affidare il suo neonato alle acque del Nilo, la figlia del Faraone raccoglie il cesto e intuisce che si tratta di un bambino ebreo. Per allattarlo sceglie una balia ebrea che, casualmente, è la vera madre, ma è lei stessa – figlia del Faraone – a dargli il nome: “…e lo chiamò Moshè perché è stato tratto fuori dalle acque” (Shemòt; 2,10). L’atto della figlia del Faraone è fatto di coraggio, di generosità e misericordia incondizionati. È per questo gesto che smetterà di essere la figlia del Faraone e diverrà BatYà, la figlia dell’Eterno. Dalla forza interiore con cui la figlia del Faraone salva Moshè dalla morte si origina la forza della personalità di Moshè. In nessun momento della sua vita Moshè verrà meno al messaggio di quel gesto.
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
È cominciata anche quest’anno la maratona della Memoria. Incontri, abbracci, riconoscimenti, ringraziamenti. Pochi disconoscimenti, soprattutto riconoscimenti, perché è più bello sorridersi da bravi amici che mostrare la chiostra dei denti e gridare in faccia all’altro il tradimento, la spiata, le vergogna. Si cerca la condivisione piuttosto che le ragioni della separazione o del voltafaccia. Perché si cerca sempre, disperatamente, di essere gentili e mostrare il sorriso per essere accettati, anche quando si sa che si tratta di un’illusione dalla vita breve.
 
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Milano, Memoria sfregiata
“Ero ancora così commossa per la Pietra messa in ricordo di mio padre, che quando sono scesa in strada, sabato mattina, e l’ho vista coperta di vernice nera, mi sono sentita male. Che oltraggio, che vergogna. Non abbiamo nemmeno una tomba per piangerlo, ci negano anche la possibilità di ricordare chi non si può più difendere”. A parlare, Ornella Coen, figlia di Dante, assassinato dai nazisti a Buchenwald il 4 aprile del 1945. In sua memoria, in via Plinio 20, è stata posizionata una delle prime sei Pietre d’inciampo apposte a Milano lo scorso 19 gennaio. Ma il sanpietrino, come racconta Repubblica Milano, è stato imbrattato di nero dalla stupidità di qualcuno. “Abito vicino alla casa di via Plinio 20, dove venne arrestato mio padre – ha raccontato la figlia Ornella Coen -. Sono scesa con mia figlia Laura, abbiamo comprato l’acquaragia, ci siamo inginocchiate sull’asfalto e l’abbiamo ripulita Rimane l’amarezza per l’umanità che ci circonda, dove serpeggiano ancora l’antisemitismo e il negazionismo”. “La memoria viene prima di tutto e Milano non si piegherà mai di fronte a chi vuole cancellare le nostre radici”, ha commentato a caldo il sindaco Giuseppe Sala mentre dalla Comunità ebraica milanese arriva la promessa: “Metteremo ancora più Pietre, perché la memoria va difesa e tenuta alta”. Di gesto gravissimo parla Roberto Cenati, presidente provinciale dell’Anpi Milano.
 
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  davar
qui roma - IL CONVEGNO 
Memoria - Legge e legalità

per difendere la democrazia
“Legge e legalità – le armi della democrazia. Dalla memoria della Shoah ad una integrazione dei diritti dell’uomo nell’Unione Europea”.
È il titolo del qualificato convegno in programma giovedì mattina presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana, organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nel quadro delle iniziative per il Giorno della Memoria promosse dal Comitato di Coordinamento per le Celebrazioni in Ricordo della Shoah della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Partendo da un excursus storico sulla legislazione antiebraica, si esaminerà l’attualità – il sistema dei valori socio culturali e i processi che portano alla promulgazione delle Leggi – con i loro talvolta pericolosi risvolti, affinché la Memoria della Shoah serva non solo a ricordare il terribile passato, ma anche a consolidare l’ordine faticosamente ristabilito e a far sì che quanto ricostruito non diventi un sogno spezzato.
Ad aprire il convegno, in programma a partire dalle 10, i saluti del direttore generale dell’Istituto Massimo Bray e della presidente UCEI Noemi Di Segni. Seguirà l’intervento d’onore di Shaul Ladany, sopravvissuto alla Shoah, campione olimpionico e professore emerito di Ingegneria gestionale. Si aprirà quindi la fase delle relazioni, moderata dal giornalista Giorgio Giovannetti, con interventi di Valerio Di Porto, consigliere parlamentare della Camera dei Deputati (“Relazione introduttiva: Dalla negazione dei diritti alla negazione delle vite: le leggi razziste e il loro seguito”); Marta Cartabia, vice presidente della Corte costituzionale (“Principio di legalità e tutela dei valori: endiadi o ossimoro?”); Carmela Decaro, docente di diritto pubblico comparato presso l’università LUISS Guido Carli di Roma (“La babele dei diritti e il ruolo della legge in prospettiva comparata”); Luisa Azzena, professoressa di diritto costituzionale all’università di Pisa (“L’integrazione europea attraverso i diritti: come non tornare indietro?”); Haim Baharier, pensatore e studioso di ermeneutica biblica (“I diritti dell’Uomo e il dovere di rispettare la vita: tradizione ed esperienza ebraica”).
L’iniziativa si concluderà con un appello ai capi di Stato in vista della cerimonia per la celebrazione del 60esimo anniversario dalla firma dei Trattati di Roma che si terrà il prossimo 25 marzo.

L’appello sarà consegnato nelle mani del sottosegretario agli Affari Europei Sandro Gozi.
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qui milano - memoria
Binario 21 racconta il 16 ottobre
Il segno importante di una nuova collaborazione sul fronte della Memoria. La mostra “16 ottobre 1943. La razzia”, a cura di Marcello Pezzetti, inaugurata ieri al Memoriale della Shoah di Milano Binario 21 costituisce infatti un primo e significativo passo per portare avanti un lavoro congiunto tra due istituzioni come il Memoriale e la Fondazione Museo della Shoah di Roma. A sottolineare questa collaborazione, il vicepresidente di Binario 21 Roberto Jarach e il presidente della Fondazione Mario Venezia, presenti all’inaugurazione della mostra, che rimarrà esposta nello Spazio Mostre Bernardo Caprotti del Memoriale fino al 13 aprile.
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QUI MILANO - LA MEMORIA FERITA
"Sfregio alla pietra d'inciampo,

grave oltraggio a tutta la città"
Dante Coen abitava in via Plinio 22, a Milano. Nato nel 1910, fu arrestato il 26 luglio 1944 e deportato ad Auschwitz. Fu assassinato a Buchenwald il 4 aprile del 1945, una settimana prima della Liberazione del campo. Per onorarne la memoria giovedì scorso è stata posta una delle prime sei pietre d’inciampo a Milano, sanpientrini ideati dall’artista tedesco Gunter Demnig per ricordare le vittime dello sterminio nazifascista. Ma, come hanno raccontato le cronache di queste ore, qualcuno ha deciso di sfregiare quel simbolo di una memoria privata e collettiva, imbrattando di nero la superficie della pietra.
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LA GIORNATA DI STUDIO PER IL GRANDE RABBINO
Rav Disegni, traccia profonda
Un limmud. Questo è sicuramente ciò che un rabbino della caratura di rav Dario Disegni, prima di tutto maestro devoto alla professione che ha fatto dell’insegnamento il fondamento stesso del proprio ruolo di guida spirituale, avrebbe proposto in ricordo di una persona importante. E così è stato. In occasione del cinquantenario dalla sua scomparsa la Comunità ebraica di Torino, dove rav Disegni rivestì il ruolo di rabbino capo dal 1935 al 1960, ha voluto indire una giornata di studio per celebrarne la memoria. Molti i rabbini che si sono alternati sul banco dei relatori per rendere omaggio al rav Disegni con una lezione, un ricordo vivo, una riflessione, un insegnamento. Il macrotema “Dalla Torah al Talmud, dal Talmud alla Torah” si è così declinato nei diversi interventi.
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spotlight - memoria
Guccini racconta Auschwitz
“Avevo letto due libri, uno di Primo Levi, e Il flagello della svastica di Lord Russel. Il testo mi uscì di getto, lo scrissi su un quadernino. Allora non avevo ancora nessuna reale intenzione di fare il cantautore. Mio padre era stato in campo di concentramento, come internato militare, ma non mi aveva mai raccontato niente. Forse anche per questo scrissi quella canzone.”
La canzone è la famosa ‘Auschwitz’, anche conosciuta come ‘Canzone del bambino del vento’, e a parlarne è il cantautore Francesco Guccini, durante la presentazione del film documentario Son morto che ero bambino – Francesco Guccini va ad Auschwitz, avvenuta ieri in anteprima nazionale alla Camera.
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qui firenze - la mostra agli uffizi
Castelfranco, un ricordo vivo
Protagonista della salvaguardia culturale in anni di barbarie. Funzionario dell’allora Soprintendenza, direttore delle collezioni di Palazzo Pitti, vittima delle Leggi razziste promulgate dal fascismo, clandestino operatore per la libertà del Paese e per l’integrità del suo patrimonio artistico. Conoscitore, fautore e mecenate dell’arte contemporanea.
Questa la chiave della mostra dedicata a Giorgio Castelfranco (1896-1978) “curatore, mecenate e difensore d’arte” inaugurata alla vigilia del Giorno della Memoria presso la Sala del Camino della Gallerie delle Statue e delle Pitture degli Uffizi. Curata da Claudio Di Benedetto e fortemente voluta dal direttore del museo Eike Schmidt, la mostra (visitabile fino al 26 febbraio) approfondisce il rapporto tra Castelfranco e l’arte contemporanea e il legame che lo stesso intrattenne con Giorgio De Chirico, del quale fu, oltre che amico, anche mecenate e collezionista. In esposizione, in prestito da Casa Siviero, ci sono quindi tre opere: Alexandros, Ritratto di Elide e Ritratto di Matilde Forti, che di Castelfranco fu la moglie.


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la mostra al macro testaccio
Israele, quando la foto è arte
The Night Illuminates The Night: questo il titolo della mostra personale dell’artista israeliano Rafael Y. Herman, presentata alla stampa questa mattina al Museo d’arte contemporanea Macro Testaccio.
L’esposizione, che sarà visitabile fino al 26 marzo, è composta di dieci grandi fotografie, realizzate tra il 2010 e il 2016 con una particolare tecnica fotografica: gli scatti sono stati infatti effettuati di notte, in diversi luoghi di Israele, immersi nella natura, su pellicola e con un tempo di esposizione estremamente lungo.


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qui venezia - memoria 
Giusti, le storie da riscoprire
Un evento dedicato ai “Giusti tra le nazioni” alla Biblioteca Nazionale Marciana, organizzato in occasione delle manifestazioni cittadine per il Giorno della Memoria 2017. Dopo i saluti di Maurizio Messina, direttore della Biblioteca Nazionale Marciana, di Paolo Navarro Dina, consigliere della Comunità ebraica, e di Luciana Colle, vicesindaco del Comune di Venezia, sono seguiti gli interventi di Andrea Tagliapietra, filosofo Università Vita-Salute San Raffaele, Milano e Don Diego Sartorelli, direttore dell’Archivio storico del Patriarcato di Venezia.
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pilpul
Buy American
Non so voi, ma quando ho sentito “Buy American, hire American” (“Compriamo americano, assumiamo americano”, nda), mi si è gelato il sangue.


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
Storie – La provocazione del '48
In queste settimane la mia ricerca storica sta circumnavigando un anno cruciale per l’Italia (e anche per Israele): il 1948. Nelle carte dell’Archivio di Stato, in un fascicolo del ministero dell’Interno, ho ritrovato una relazione dell’allora questore Saverio Polito sull’episodio, che già conoscevo, avvenuto a Roma il 14 aprile di quell’anno, quattro giorni prima del voto delle elezioni politiche che avrebbero segnato il trionfo della Dc.
In questo documento si parla di un gruppo di missini che, di ritorno da un comizio nel quartiere Testaccio, attraversa provocatoriamente il “ghetto” ebraico, cantando l’Inno a Roma, suscitando la più che legittima ira degli abitanti e scatenando con essi uno scontro.
I missini hanno la peggio, come annota il questore Polito, e la rissa si trascina fino al largo di Torre Argentina.Una spedizione razzista contro gli ebrei respinta a furor di popolo a Roma, titola «l’Unità» del giorno dopo.
Chi ha ricordi di questo episodio e di quella infuocata campagna elettorale, può scrivermi a ricerca1948@gmail.com


Mario Avagliano



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