Paolo Sciunnach, insegnante | Successe
a rabbì Eliezer, rabbì Jeoshua, rabbì Elazar ben Azaria, rabbì Akivà e
rabbì Tarfon, che si erano riuniti per il Seder a Benè-Berak, di
continuare a parlare dell’uscita dall’Egitto per tutta la notte; finché
vennero i loro discepoli e gli dissero: “Maestri! è giunta l’ora dello
Shemà del mattino!”
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Anna
Foa,
storica |
È
attesa per domani, primo giorno di primavera, la sentenza nel processo
intentato per apologia di fascismo al sindaco di Affile in seguito
all’erezione, quattro anni fa, di un monumento al Maresciallo Graziani.
Ministro delle Forze Armate del governo di Salò, Graziani fu condannato
per collaborazionismo da un Tribunale Militare nel 1950 a diciannove
anni, ma gliene furono condonati diciassette e fu scarcerato dopo pochi
mesi. Non fu invece mai processato per i crimini di guerra commessi in
Etiopia, nonostante le richieste ripetute dell’Etiopia alle Nazioni
Unite.
In Italia comminò la pena di morte a renitenti alla leva e partigiani.
Firmò il decreto che disarmava i carabinieri romani, che subito dopo
furono deportati dai nazisti. Nel 1937, dopo l’attentato contro gli
italiani che lo vide ferito gravemente, ordinò personalmente le
rappresaglie sanguinose che ne seguirono e in particolare il massacro
di Debrà Libanos in cui circa 2000 fra pellegrini, seminaristi, monaci
e suore della Chiesa copta di Debrà Libanos furono passati
sommariamente per le armi dagli italiani. Il film documentario su
questo eccidio, il più grave avvenuto su cristiani in Africa, è stato
proiettato in anteprima il 1 dicembre dell’anno scorso in Vaticano.
Che un monumento gli sia dedicato oggi è una vergogna che chiede
riparazione. Speriamo che il tribunale sancisca questa riparazione e
che il monumento a Graziani sia demolito come è giusto.
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Sicurezza, Roma blindata per il 60esimo dei Trattati
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Sabato
in occasione del 60esimo anniversario della firma dei Trattati di Roma,
una quarantina tra capi di Stato e di governo si ritroveranno in
Campidoglio, mentre decine di migliaia di manifestanti si ritroveranno
in piazza per contestare l’Unione europea. Una minoranza di questi,
come scoperto dagli agenti della Digos e dai carabinieri del nucleo
informativo, vorrebbe sfondare la zona blu di sicurezza. La guardia è
alta anche a causa del pericolo attentati di matrice jihadista mentre
domani, come spiega Repubblica Roma, ad essere blindato sarà la zona
attorno al Tempio Maggiore per la visita del rabbino capo seferdita
d’Israele Itzhak Yosef.
Merah, il fratello che combatte jihadismo e antisemitismo. Stefano
Montefiori sul Corriere della Sera racconta la storia di Abdelghani
Merah, fratello maggiore di Mohamed, il terrorista responsabile della
strage del 19 marzo 2012 alla scuola ebraica di Tolosa. “Ieri,
esattamente cinque anni dopo – racconta Montefiori – Abdelghani Merah è
arrivato a Parigi dopo una marcia a piedi di due mesi, da Marsiglia
alla capitale, ‘contro l’antisemitismo e l’integralismo islamico’.
Abdelghani Merah è l’unico della famiglia a essersi sempre opposto alla
deriva islamista del fratello”. Nel 2003 Abdelghani ha sposato una
donna nipote di un ebreo. La famiglia, per cui Mohamed il terrorista è
un eroe ed un martire, non l’ha presa bene. “Chiamavano mio figlio ‘il
bastardo’. Mia madre parlava di mia moglie come della “’sporca ebrea’”,
ha raccontato Abdelghani a France Info. Durante una lite scoppiata su
questo argomento Abdelghani venne accoltellato dal fratello Abdelkader,
che in ottobre verrà processato per complicità con Mohamed nella strage
di Tolosa.
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TRA I 200 PARTECIPANTI IL RABBINO CAPO DI ISRAELE Roma, l'incontro tra i Maestri
"Contro l'odio serve più unità"
La
crescita dei nazionalismi da una parte, la minaccia del terrorismo
islamico dall’altra. Due facce dell’odio che sempre più intensamente
minaccia la stabilità e l’unità d’Europa.
Nei giorni in cui gli occhi del mondo sono puntati su Roma, dove il 25
marzo si celebrerà il 60esimo anniversario della firma dei Trattati
alla presenza dei diversi capi di Stato dei paesi coinvolti, numerosi
rabbini si danno appuntamento nella Capitale per una riflessione il più
possibile esaustiva in tal senso.
Convocata dalla European Jewish Association e dal Rabbinical Centre of
Europe, la tre giorni di riflessione ha preso avvio nelle scorse ore,
in una località alle porte di Roma.
Oltre duecento i Maestri, giunti da tutto il mondo, che ne sono
protagonisti. Con ospite d’onore il rabbino capo sefardita d’Israele,
rav Yitzchak Yosef, atteso domani sera da un pubblico intervento nel
Tempio Maggiore di Roma in cui sottolineerà i punti più significativi
da affrontare, come singoli individui, ma anche come Comunità.
Insieme al rav Yosef interverranno tra gli altri anche il rabbino capo
d’Olanda rav Binyomin Jacobs, il presidente dell’Assemblea rabbinica
italiana Alfonso Arbib, il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni,
il direttore generale della European Jewish Association rav Menachem
Margolin. Leggi
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DOMENICA L'INAUGURAZIONE UFFICIALE Bologna, ecco il Tempio piccolo "Rinnovarsi è fondamentale"
Difendere
l’immenso patrimonio di cui l’ebraismo italiano è custode, ma anche
lasciare un nuovo segno, creare qualcosa, farsi percepire come un
soggetto attivo nella società. Secondo il presidente Daniele De Paz, la
principale sfida che investe la Comunità ebraica bolognese in queste
settimane.
Il “processo di rigenerazione”, così lo chiama, toccherà un punto molto
alto e simbolico domenica prossima. Quel giorno infatti, nel corso di
una cerimonia aperta a tutte le Comunità ebraiche del paese, si
inaugurerà il nuovo Tempio piccolo.
Un nuovo luogo di preghiera e di incontro che si affiancherà
all’attività svolta all’interno della sinagoga maggiore, che resterà il
punto di riferimento per le festività maggiori.
Lo stesso ingresso, la stessa struttura, ma due funzioni complementari
e distinte al tempo stesso. Con l’obiettivo, per il Tempietto di
recentissima realizzazione, di fungere anche da aggregatore sociale con
attività le più disparate rivolte all’insieme della Comunità.
“Quello che ci proponiamo, con l’iniziativa di domenica, è di
condividere innanzitutto la gioia dell’inaugurazione di un nuovo
spazio. Insieme però puntiamo ad aprire un confronto all’interno del
mondo ebraico. Cosa siamo oggi, quali valori difendiamo, quali
innovazioni possiamo portare nella contemporaneità. Una riflessione –
afferma De Paz – che vorrei fosse il più possibile partecipata”.
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SOLIDARIETà AL COLLEGA MINACCIATO
"Provvedimenti immediati
contro le minacce neonazi"
La
redazione giornalistica dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
esprime la propria solidarietà al collega Paolo Berizzi, autore di
numerose inchieste che su Repubblica hanno svelato il volto minaccioso
dei movimenti neonazisti in Lombardia e che è oggi sottoposto a misure
straordinarie di sicurezza per via delle ripetute minacce che gli sono
pervenute da ambienti estremisti di destra. La redazione si associa
all'istanza di "Provvedimenti immediati ed esemplari nei confronti dei
componenti della formazione neonazista che minaccia Berizzi" espressa
dai vertici della Federazione nazionale della stampa italiana, il
sindacato unico dei giornalisti italiani, intervenuta nelle scorse ore
con un comunicato firmato dal segretario generale Raffaele Lorusso e
dal presidente Giuseppe Giulietti.
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Oltremare - Calendario
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Ci
sono molti modi con cui misurare la confusione mentale che viviamo qui
in Israele quando dobbiamo rapportarci con il mondo esterno, e cioè in
continuazione. Per esempio, il calendario è una delizia, soprattutto
per quelli che devono tener conto di feste e giorni non lavorativi in
Europa, negli Stati Uniti, e magari in Cina. Un incrociarsi di
segnalazioni oscure sui calendari online, che raccontano di feste di
primavera, commemorazioni multiple di guerre mondiali prime e seconde,
vittorie epocali che nessuno ricorda più, primi di maggio e capodanni
sparsi. Avendo noi un calendario lunare, lo slittamento delle date
lungo gli anni è sempre qualcosa di un po’ magico, e ci sono anni
lunghi e anni corti, a seconda di quando in settembre/ottobre cade il
nostro capodanno, o quando fra marzo ed aprile cade Pesach. Ora, per
evitare di mettere un impegno di lavoro durante Yom HaShoah, giorno
lavorativo ma non proprio propizio, ieri ho scoperto per caso un bug di
Outlook che probabilmente aveva estensione nazionale.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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Analisi scorretta - L'invasione
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Giovedì
scorso in un sobborgo di Istanbul Recep Tayyp Erdogan ha lanciato un
appello ai suoi “fratelli in Europa… non fate tre figli, ma cinque
figli, perché voi siete il futuro dell’Europa”. Le parole del
Presidente turco appaiono come una strategia incruenta di invasione del
Vecchio continente; oppure, servono solo ad infiammare gli animi dei
turchi in patria e di quelli in Europa, che si sono sentiti offesi dal
rifiuto di permettere ai ministri di Erdogan di fare propaganda a suo
favore per il referendum che trasformerà la Turchia in Repubblica
Presidenziale e lo stesso Erdogan in un Sultano Neo-ottomano.
Anselmo Calò
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