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 20 Marzo 2017 - 22 Adar 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
Successe a rabbì Eliezer, rabbì Jeoshua, rabbì Elazar ben Azaria, rabbì Akivà e rabbì Tarfon, che si erano riuniti per il Seder a Benè-Berak, di continuare a parlare dell’uscita dall’Egitto per tutta la notte; finché vennero i loro discepoli e gli dissero: “Maestri! è giunta l’ora dello Shemà del mattino!”
 
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Anna
Foa,
storica
È attesa per domani, primo giorno di primavera, la sentenza nel processo intentato per apologia di fascismo al sindaco di Affile in seguito all’erezione, quattro anni fa, di un monumento al Maresciallo Graziani. Ministro delle Forze Armate del governo di Salò, Graziani fu condannato per collaborazionismo da un Tribunale Militare nel 1950 a diciannove anni, ma gliene furono condonati diciassette e fu scarcerato dopo pochi mesi. Non fu invece mai processato per i crimini di guerra commessi in Etiopia, nonostante le richieste ripetute dell’Etiopia alle Nazioni Unite.
In Italia comminò la pena di morte a renitenti alla leva e partigiani. Firmò il decreto che disarmava i carabinieri romani, che subito dopo furono deportati dai nazisti. Nel 1937, dopo l’attentato contro gli italiani che lo vide ferito gravemente, ordinò personalmente le rappresaglie sanguinose che ne seguirono e in particolare il massacro di Debrà Libanos in cui circa 2000 fra pellegrini, seminaristi, monaci e suore della Chiesa copta di Debrà Libanos furono passati sommariamente per le armi dagli italiani. Il film documentario su questo eccidio, il più grave avvenuto su cristiani in Africa, è stato proiettato in anteprima il 1 dicembre dell’anno scorso in Vaticano.
Che un monumento gli sia dedicato oggi è una vergogna che chiede riparazione. Speriamo che il tribunale sancisca questa riparazione e che il monumento a Graziani sia demolito come è giusto.
 
Sicurezza, Roma blindata per il 60esimo dei Trattati
Sabato in occasione del 60esimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, una quarantina tra capi di Stato e di governo si ritroveranno in Campidoglio, mentre decine di migliaia di manifestanti si ritroveranno in piazza per contestare l’Unione europea. Una minoranza di questi, come scoperto dagli agenti della Digos e dai carabinieri del nucleo informativo, vorrebbe sfondare la zona blu di sicurezza. La guardia è alta anche a causa del pericolo attentati di matrice jihadista mentre domani, come spiega Repubblica Roma, ad essere blindato sarà la zona attorno al Tempio Maggiore per la visita del rabbino capo seferdita d’Israele Itzhak Yosef.

Merah, il fratello che combatte jihadismo e antisemitismo. Stefano Montefiori sul Corriere della Sera racconta la storia di Abdelghani Merah, fratello maggiore di Mohamed, il terrorista responsabile della strage del 19 marzo 2012 alla scuola ebraica di Tolosa. “Ieri, esattamente cinque anni dopo – racconta Montefiori – Abdelghani Merah è arrivato a Parigi dopo una marcia a piedi di due mesi, da Marsiglia alla capitale, ‘contro l’antisemitismo e l’integralismo islamico’. Abdelghani Merah è l’unico della famiglia a essersi sempre opposto alla deriva islamista del fratello”. Nel 2003 Abdelghani ha sposato una donna nipote di un ebreo. La famiglia, per cui Mohamed il terrorista è un eroe ed un martire, non l’ha presa bene. “Chiamavano mio figlio ‘il bastardo’. Mia madre parlava di mia moglie come della “’sporca ebrea’”, ha raccontato Abdelghani a France Info. Durante una lite scoppiata su questo argomento Abdelghani venne accoltellato dal fratello Abdelkader, che in ottobre verrà processato per complicità con Mohamed nella strage di Tolosa.
 
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  davar
TRA I 200 PARTECIPANTI IL RABBINO CAPO DI ISRAELE
Roma, l'incontro tra i Maestri

"Contro l'odio serve più unità"
La crescita dei nazionalismi da una parte, la minaccia del terrorismo islamico dall’altra. Due facce dell’odio che sempre più intensamente minaccia la stabilità e l’unità d’Europa.
Nei giorni in cui gli occhi del mondo sono puntati su Roma, dove il 25 marzo si celebrerà il 60esimo anniversario della firma dei Trattati alla presenza dei diversi capi di Stato dei paesi coinvolti, numerosi rabbini si danno appuntamento nella Capitale per una riflessione il più possibile esaustiva in tal senso.
Convocata dalla European Jewish Association e dal Rabbinical Centre of Europe, la tre giorni di riflessione ha preso avvio nelle scorse ore, in una località alle porte di Roma.
Oltre duecento i Maestri, giunti da tutto il mondo, che ne sono protagonisti. Con ospite d’onore il rabbino capo sefardita d’Israele, rav Yitzchak Yosef, atteso domani sera da un pubblico intervento nel Tempio Maggiore di Roma in cui sottolineerà i punti più significativi da affrontare, come singoli individui, ma anche come Comunità.
Insieme al rav Yosef interverranno tra gli altri anche il rabbino capo d’Olanda rav Binyomin Jacobs, il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana Alfonso Arbib, il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni, il direttore generale della European Jewish Association rav Menachem Margolin.
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DOMENICA L'INAUGURAZIONE UFFICIALE
Bologna, ecco il Tempio piccolo "Rinnovarsi è fondamentale"
Difendere l’immenso patrimonio di cui l’ebraismo italiano è custode, ma anche lasciare un nuovo segno, creare qualcosa, farsi percepire come un soggetto attivo nella società. Secondo il presidente Daniele De Paz, la principale sfida che investe la Comunità ebraica bolognese in queste settimane.
Il “processo di rigenerazione”, così lo chiama, toccherà un punto molto alto e simbolico domenica prossima. Quel giorno infatti, nel corso di una cerimonia aperta a tutte le Comunità ebraiche del paese, si inaugurerà il nuovo Tempio piccolo.
Un nuovo luogo di preghiera e di incontro che si affiancherà all’attività svolta all’interno della sinagoga maggiore, che resterà il punto di riferimento per le festività maggiori.
Lo stesso ingresso, la stessa struttura, ma due funzioni complementari e distinte al tempo stesso. Con l’obiettivo, per il Tempietto di recentissima realizzazione, di fungere anche da aggregatore sociale con attività le più disparate rivolte all’insieme della Comunità.
“Quello che ci proponiamo, con l’iniziativa di domenica, è di condividere innanzitutto la gioia dell’inaugurazione di un nuovo spazio. Insieme però puntiamo ad aprire un confronto all’interno del mondo ebraico. Cosa siamo oggi, quali valori difendiamo, quali innovazioni possiamo portare nella contemporaneità. Una riflessione – afferma De Paz – che vorrei fosse il più possibile partecipata”.


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La visita del vescovo in sinagoga
Cuneo, uno storico incontro
S
inagoga di Cuneo gremita per la visita del vescovo della città, Piero Delbosco. Una visita dai molteplici significati perché in qualche modo colma la necessità di formalizzare da tempo un dialogo interreligioso tra le comunità residenti sul territorio. La stessa città di Cuneo ha risposto con entusiasmo e partecipazione all’evento, grazie in particolare all’impegno delle diverse associazioni interreligiose, che più volte si sono ritrovate a prender parte ad eventi e occasioni di studio e confronto proprio all’interno della Biblioteca Cavaglion, inaugurata nel novembre 2015 da Alberto Cavaglion, in memoria del fratello Davide scomparso prematuramente.

Alice Fubini
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qui milano - LA presentazione di bookcity 
"Meno eventi, più emozioni"
“Vogliamo la qualità delle parole, non la notorietà degli autori”. Questa la richiesta formulata dai cosiddetti lettori forti agli organizzatori di Bookcity, la rassegna dedicata a libri e scrittori che si tiene da cinque anni in autunno a Milano. E ascoltando le richieste di chi è abituato a sfogliare libri (di carta o digitali), gli organizzatori della prossima edizione (16-19 novembre) hanno scelto come slogan per il 2017 “Meno eventi, più emozioni”. A spiegarlo alla stampa, sia l’editore Luca Formenton sia il coordinatore del programma della rassegna Oliviero Ponte di Pino, durante l’incontro preparatorio dedicato alla sesta edizione di Bookcity, tenutosi nelle scorse ore a Palazzo Reale.
Non contano dunque i numeri ma la qualità. Un principio ben presente al mondo ebraico che proprio a Bookcity ha trovato ampio spazio, a partire dagli appuntamenti organizzati dalla redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane lo scorso anno.


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il roma club in visita nella capitale
Da Gerusalemme all'Italia,

dialogo a tinte giallorosse
È da sempre un punto di riferimento per progetti sportivi nel segno del dialogo, del reciproco rispetto, dell’incontro tra diversi. Il Roma Club Gerusalemme, realtà che da molti anni opera per avvicinare ebrei e musulmani sul campo da calcio, è arrivato in queste ore in Italia con una nutrita delegazione di dirigenti e atleti.
Una settimana ricca di appuntamenti per il Club, accolto questa mattina in Parlamento e atteso nei prossimi giorni da diverse iniziative. Partite amichevoli con rappresentative locali, ma anche incontri con rappresentanti dello sport e del calcio italiano. La sfida, sempre quella: condividere un messaggio profondo, che va oltre l'agonismo.
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SOLIDARIETà AL COLLEGA MINACCIATO
"Provvedimenti immediati

contro le minacce neonazi"
La redazione giornalistica dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane esprime la propria solidarietà al collega Paolo Berizzi, autore di numerose inchieste che su Repubblica hanno svelato il volto minaccioso dei movimenti neonazisti in Lombardia e che è oggi sottoposto a misure straordinarie di sicurezza per via delle ripetute minacce che gli sono pervenute da ambienti estremisti di destra. La redazione si associa all'istanza di "Provvedimenti immediati ed esemplari nei confronti dei componenti della formazione neonazista che minaccia Berizzi" espressa dai vertici della Federazione nazionale della stampa italiana, il sindacato unico dei giornalisti italiani, intervenuta nelle scorse ore con un comunicato firmato dal segretario generale Raffaele Lorusso e dal presidente Giuseppe Giulietti. 


INFORMAZIONE - INTERNATIONAL EDITION
Carta canta, anche in inglese
Carta canta anche in inglese: anche i lettori dell’edizione internazionale di Pagine Ebraiche sono invitati a sostenere il giornale dell’ebraismo italiano e a sottoscrivere un abbonamento, perché la carta è l’invenzione che ha saputo far progredire l’umanità come nessun’altra, e perché un giornale libero e autorevole può crescere ed essere tutelato solo grazie al sostegno dei suoi lettori.
E come risulta evidente ogni settimana leggendo Pagine Ebraiche International Edition, l’Italia e l’ebraismo italiano sono sempre capaci di far notizia in tutto il mondo.


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pilpul
Oltremare - Calendario
Ci sono molti modi con cui misurare la confusione mentale che viviamo qui in Israele quando dobbiamo rapportarci con il mondo esterno, e cioè in continuazione. Per esempio, il calendario è una delizia, soprattutto per quelli che devono tener conto di feste e giorni non lavorativi in Europa, negli Stati Uniti, e magari in Cina. Un incrociarsi di segnalazioni oscure sui calendari online, che raccontano di feste di primavera, commemorazioni multiple di guerre mondiali prime e seconde, vittorie epocali che nessuno ricorda più, primi di maggio e capodanni sparsi. Avendo noi un calendario lunare, lo slittamento delle date lungo gli anni è sempre qualcosa di un po’ magico, e ci sono anni lunghi e anni corti, a seconda di quando in settembre/ottobre cade il nostro capodanno, o quando fra marzo ed aprile cade Pesach. Ora, per evitare di mettere un impegno di lavoro durante Yom HaShoah, giorno lavorativo ma non proprio propizio, ieri ho scoperto per caso un bug di Outlook che probabilmente aveva estensione nazionale.

Daniela Fubini, Tel Aviv Leggi

Analisi scorretta - L'invasione
Giovedì scorso in un sobborgo di Istanbul Recep Tayyp Erdogan ha lanciato un appello ai suoi “fratelli in Europa… non fate tre figli, ma cinque figli, perché voi siete il futuro dell’Europa”. Le parole del Presidente turco appaiono come una strategia incruenta di invasione del Vecchio continente; oppure, servono solo ad infiammare gli animi dei turchi in patria e di quelli in Europa, che si sono sentiti offesi dal rifiuto di permettere ai ministri di Erdogan di fare propaganda a suo favore per il referendum che trasformerà la Turchia in Repubblica Presidenziale e lo stesso Erdogan in un Sultano Neo-ottomano.

Anselmo Calò 
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