
Elia Richetti,
rabbino
|
La
presentazione del rendiconto sui materiali impiegati per la costruzione
del Mishkàn è introdotta dalla frase: “Élle fequdè ha-mishkàn, mishkàn
ha-‘edùth”, “Questi sono i conteggi del Mishkàn, il Mishkàn della
testimonianza”. Questa ripetizione e la sua specificazione sono oggetto
di analisi da parte dei Chakhamìm. Il Méshekh Chokhmà spiega che questo
ci insegna che l’unica cosa che rende il Mishkàn sacro è la presenza
dell’Arca con le Tavole del Decalogo, come riportato da una Toseftà
citata alla fine del trattato di Zevachìm.
|
|
Leggi
|
Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
|
L’incipiente
crisi di governo in Israele verte su uno dei valori fondamentali di una
democrazia: la libertà di stampa. Israele come molti altri paesi ha
un’Autorità pubblica per le trasmissioni televisive e radiofoniche (la
Reshut Hashidur – in inglese IBA). La IBA controlla il primo canale
televisivo e la radio pubblica ed è governata da un gruppo dirigente
indipendente anche se inevitabilmente influenzato dal volere della
politica governativa. Esiste anche una Seconda Autorità che controlla
gli altri canali televisivi – solitamente molto più popolari –
anch’essa nominata con procedure miste fra il privato e il pubblico. A
parte le differenze di qualità fra i vari canali, una cosa che va molto
elogiata nella comunicazione israeliana esistente, elettronica come
cartacea, nel suo complesso è la grande libertà di espressione e di
critica, anche sul piano della satira graffiante.
|
|
Leggi
|
 |
Terrorismo, nuova allerta |
Dopo
l’attentato di Londra, allerta sicurezza ai massimi livelli anche in
Italia. A suscitare preoccupazione, come riferiscono tutti i principali
quotidiani, sono in particolare gli appuntamenti legati al sessantesimo
anniversario dei Trattati di Roma.
Le dinamiche dell’azione terroristica di ieri fanno intanto riflettere
gli analisti. Raramente però si evoca la realtà di Israele, che da
molti anni conosce bene il problema dei “kamikaze col coltello” o che
travolgono innocenti con mezzi di trasporto. “L’imprevedibilità
assoluta è il vero nemico. Abituati a non conoscere ‘quando’ e al non
sapere ‘dove’, sempre più spesso si è costretti a non immaginare ‘chi’
e a non riuscire nemmeno lontanamente prevedere il ‘come’. Il vortice
di variabili è infinito – si legge sul Messaggero – perché il
terrorista ormai può essere chiunque ed ovunque, in grado di agire con
qualunque strumento di offesa e persino capace di entrare in azione
senza avere necessariamente un ideale o anche un più spicciolo
obiettivo da perseguire”.
“È vero o no che qualcuno intendeva delegittimare l’ex presidente del
Consiglio Matteo Renzi accusandolo ‘falsamente’ di aver ricevuto
finanziamenti dal Mossad? È possibile che una simile accusa possa
restare sospesa? Se fosse vera, sarebbe gravissimo. Se fosse stata
pianificata a tavolino, lo sarebbe altrettanto”.
Lo scrive Il Fatto Quotidiano, che oggi riporta alcune dichiarazioni
dell’ex manager Eni Vincenzo Armanna: “Mi offrirono due milioni per
diffondere notizie false sui finanziamenti dei servizi segreti
israeliani”.
Costruzione di centri di ricerca congiunti sull’intelligenza
artificiale, scambi di ricercatori universitari, trasferimenti di
tecnologie per la lotta all’inquinamento e la protezione delle risorse
idriche. Sono soltanto alcuni dei punti, sottolinea La Stampa, del
vasto accordo di cooperazione sull’innovazione e l’alta tecnologia
siglato nelle scorse ore dai presidenti di Israele e Cina.
Un’accademia per giovani kapò. Un tirocinio di sopraffazione con i suoi
ideologi e insegnanti, pronti anche ad applicare íl codice rosso nei
confronti degli indisciplinati, con metodi più adatti a un’associazione
mafiosa che a una comitiva. Questo lo spaccato, scrive il Corriere
Roma, che si ricava dalla conclusione dell’indagine dei carabinieri del
Ros sui cosiddetti Bangla-Tour. E cioè le spedizioni punitive promosse
da alcuni ritrovi di Forza Nuova nei confronti di cittadini bengalesi.
|
|
Leggi
|
|
|
la solidarietà ebraica dopo l'attentato
“Londra, siamo al tuo fianco”
Numerose le voci a levarsi nel mondo ebraico per l’attentato di Londra, rivendicato quest’oggi dall’Isis.
“Le preghiere della Comunità ebraica sono tutte per le famiglie delle
vittime” ha subito scritto sul proprio profilo Twitter rav Efraim
Mirvis, rabbino capo d’Inghilterra e del Commonwealth, uno dei primi ad
intervenire. Non sono poi mancate prese di posizione a tutti i livelli.
Sottolinea il presidente dello European Jewish Congress Moshe Kantor in
una nota: “Questa azione, diretta al cuore della democrazia,
nell’anniversario degli attacchi di Bruxelles, ci dimostra ancora una
volta che l’estremismo radicale continua ad avere la capacità di
portare morte in Europa. C’è quindi un gran bisogno di un lavoro di
intelligence e di leggi sempre più efficaci contro chi, in Europa, e in
giro per il mondo, fornisce mezzi, motivazioni e ideologie per far sì
che questi attacchi avvengano”. Di tenore simile l’intervento del
presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder, che ha parlato di
“crimine barbaro contro l’umanità intera”. Ancora una volta, ha poi
aggiunto, “bisogna agire come un unico fronte, compatto nella lotta al
terrorismo in ogni sua forma”.
Ferma anche la solidarietà espressa dai rappresentanti dello Stato di
Israele. A partire dal presidente Reuven Rivlin, che subito voluto
assicurare la vicinanza di tutto il paese ai cittadini di Londra e
d’Inghilterra.
(Nell’immagine il municipio di Tel Aviv illuminato con la bandiera inglese)
Leggi
|
il presidente del wjc con il segretario onu
"Nazioni Unite, per il futuro
basta pregiudizi su Israele"
Il
legame tra Gerusalemme e il popolo ebraico è innegabile. A ribadirlo il
Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres nel corso di
un incontro con il presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder a
New York. Parole, quelle di Guterres, che sottolineano la presa di
distanza del Segretario generale dell'Onu dalla nota quanto contestata
risoluzione Unesco che negava proprio il legame tra ebraismo e
Gerusalemme. “È assolutamente chiaro che il tempio che i romani
distrussero fosse il Tempio ebraico”, ha ricordato Guterres in
un'intervista radiofonica con un'emittente israeliana, richiamando la
storia della Capitale d'Israele. “Non c'è dubbio – ha aggiunto – che
Gerusalemme sia oggi una città santa per tre religioni. È un fatto e
nessuno può negarlo”. Al segretario Onu, Lauder ha invece fatto
presente come “sia osceno” che su 26 risoluzioni approvate
dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2016, 20 siano contro
Israele. Solo tre invece sono state votate sulla Siria, dove oltre
500mila persone sono morte, e solo una ciascuna per Iran, Corea del Sud
e Crimea.
Leggi
|
#roma60 - l'incontro
Religioni al servizio della pace
per costruire un'Europa unita
Si
è tenuto ieri, nella prestigiosa cornice di Palazzo Ferrajoli, il
convegno “L’impegno delle religioni per un’Europa di pace”, evento
curato dalla sezione italiana dell’Associazione Religions for Peace,
presieduta da Luigi De Salvia, che ha coordinato gli interventi.
Un momento di confronto culturale e di dialogo in occasione delle
celebrazioni per i sessant’anni dai Trattati di Roma, durante il quale
sono intervenuti studiosi ed esponenti di diverse fedi, in
rappresentanza delle tre religioni monoteiste così come delle altre e
numerose confessioni religiose presenti nel nostro Paese.
Tra gli interventi di apertura, quello della Presidente dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, che ha espresso la
curiosità di conoscere “le parole chiave del documento che sarà firmato
dai Capi di Stato che giungeranno a Roma in questi giorni, e siamo
curiosi di capire quale sarà il nucleo di questo documento che verrà
firmato, quali concetti si sarà scelto di affermare".
Leggi
|
Setirot
- Vicini e lontani
|
Ogni
tanto, facendo ordine tra carte e cartacce più o meno vecchie, ci si
imbatte in documenti che testimoniano accanite polemiche, battaglie
portate fino allo stremo delle forze, divisioni che paiono tsunami
irreversibili. Plichi di carta (anche intesi come files digitali) che,
una volta divisi per ordine cronologico, dimostrano coincidere con le
elezioni per il rinnovo degli organismi comunitari, insomma essere
null’altro se non contrapposizioni di liste e persone in climi
elettorali roventi.
Stefano Jesurum, giornalista
Leggi
|
In ascolto - Bracha Tzefira |
Bracha
Tzefira nasce nel 1910 in una famiglia yemenita a Gerusalemme e resta
presto orfana; viene affidata a una vedova di origine sefardita che la
fa lavorare come lavandaia. Fortunatamente la donna le permette anche
di frequentare la scuola e gli insegnanti si accorgono subito di quale
straordinaria memoria musicale sia dotata e così a undici anni viene
inviata al collegio Meir Shfeyah, non lontano da Haifa. Avendo sentito
la sua bella voce, la preside le affida il compito di cantare ogni
sabato sera una melodia yemenita per la havdalah, la chiusura della
festa. Dopo tre anni la ragazza lascia la scuola e torna a Gerusalemme
per studiare pianoforte e teoria al Conservatorio, poi si iscrive alla
scuola di Menahem Gnessin, scrittore e pioniere del teatro ebraico che
nel 1923 aveva fondato una compagnia a Berlino e con questa era tornato
nella Palestina mandataria nel 1925.
Maria Teresa Milano
Leggi
|
|
Lascia andare il mio popolo
|
“In
seguito Moshe ed Aharon andarono a dire al Faraone: ‘Così ha detto il
Signore D-o d’Israel, lascia andare il Mio popolo’…” (Shemot 5,1). In
Egitto erano scesi settanta uomini (corrispondenti alle settanta
nazioni nel mondo), ora si accingono a partire in seicentomila, tanti
quanti gli ebrei alla nascita di Israele nel 1948, tanti quanti le
lettere della Torah (perché Israel è acronimo di Yesh Shishim Ribo
Otiot LaTorah, ci sono seicentomila lettere nella Torah, e se anche
contandole sono poco più di trecentoquattromila, bisogna tener conto
della vocalizzazione, o delle lettere non scritte bianche tra
l’inchiostro nero). Il popolo ebraico nasce qui, ora, durante i pochi
secoli trascorsi in Egitto, in cui da Benè Israel, figli di Israele,
gli ebrei diventano Am Israel, popolo d’Israele che forse proprio per
la sua unità e diversità fa paura al faraone, il quale ne teme,
probabilmente, più che la prosperità, la fiera autonomia anti
assimilatoria.
Sara Valentina Di Palma
Leggi
|
Educare in armonia
|
Dopo
l’ultimo viaggio in Italia con la compagnia dell’Arcobaleno – Beresheet
LaShalom patrocinato dal Centro Universitario di via Zabarella di
Padova, dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dai Licei nei
quali abbiamo presentato il progetto: Educare in armonia. Alcuni
studenti che hanno partecipato al laboratorio di Teatro Umanante e allo
spettacolo Beresheet hanno inviato le loro riflessioni.
Angelica Edna Calò Livne
Leggi
|
|
|