
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
|
Il
mestiere dello chef è un lavoro impegnativo. Richiede continui
aggiornamenti e livelli di concentrazione molto elevati. Richiede una
capacità di innovazione e di conoscenza del mercato e dei gusti della
società. Richiede abile manualità e grande cultura. Richiede una grande
attenzione perché è anche un mestiere pericoloso: un goccio d’olio
caldo può ustionare, così come il fumo di un arrosto bruciato può
obnubilare il cervello, annebbiare i pensieri e creare tanta, tanta
confusione. È il caso dello chef Rubio che deve aver perso il senso
della decenza, della cultura e delle parole a causa del fumo di un
arrosto o probabilmente a causa dell’acqua bollente della pasta caduta
sul braccio o di un soffritto che ha fritto troppo.
|
|
Leggi
|
Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
|
Nella
storia della faticosa affermazione della memoria ebraica della guerra e
dello sterminio (memoria che anche di recente si è tentato di
manipolare in manifestazioni pubbliche, senza rispetto per i fatti e
con evidenti intenti di manipolazione) vale la pena ricordare un
episodio di grande significato avvenuto cinquant’anni fa. Ce lo ricorda
Laurence Weinbaum in un interessante raccolta di saggi che tratteggia
la storia del World Jewish Congress, l’importante istituzione di cui
qualche giorno fa la presidente dell’UCEI Noemi Di Segni è stata
nominata vicepresidente (Menachem Z. Rosensaft ed., The World Jewish
Congress 1936-2016, New York 2016). Nel 1967 viene inaugurato ad
Auschwitz il monumento composto da una ventina di placche di bronzo con
epigrafi in molte lingue che ancora oggi occupa a Birkenau lo spazio
fra le rovine del crematorio II e III. Di fronte a numerose delegazioni
internazionali va in scena una coreografia della memoria nel corso
della quale non viene lasciato alcuno spazio alla sorte che ebbero gli
ebrei in quel campo, in quei crematori.
|
|
Leggi
|
 |
|
 |
Trump, a maggio da Bibi
|
"Per
la sua prima visita all’estero, Donald Trump ha scelto Israele. Ieri
l’annuncio. Sottolinea al riguardo La Stampa: “Obama ci mise 4 anni
prima ad arrivare in Israele: in Medio Oriente i suoi primi viaggi
furono in Turchia, Arabia Saudita ed Egitto. Anche la data, il 22
maggio, alla vigilia della festa della Città Santa e a ridosso del
cinquantesimo anniversario della Guerra dei Sei giorni e della sua
‘riunificazione’ sotto il controllo israeliano, è simbolica”.
Un nuovo attacco a Westminster. Questa volta sventato dalla polizia e
senza nessuna vittima. Il fermo di un giovane 27enne trovato in
possesso di diversi coltelli ha fatto riaccendere l’allarme terrorismo
e bloccato la città. “Tutta la zona di Whitehall, la sede dei Ministeri
britannici, è rimasta bloccata per almeno due ore, con centinaia di
persone che osservavano da lontano l’operazione di polizia” scrive il
Corriere.
| |
Leggi
|
|
|
focus sugli ebrei nel mondo arabo Moked 5777, lavori al via
Si
apre in queste ore una nuova edizione del Moked, il tradizionale
momento di incontro e riflessione organizzato dall’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane a Milano Marittima. Un’edizione che ha tra i
suoi temi centrali un confronto sui 50 anni della riunificazione di
Gerusalemme, la fuga di intere comunità ebraiche dal mondo arabo, il
valore di una memoria consapevole al servizio della collettività.
Concluderà infatti le quattro giornate del Moked l’omaggio ai caduti
della Brigata Ebraica presso il cimitero alleato di Piangipane, in
provincia di Ravenna. Ad aprire il meeting, in sessione plenaria, il
saluto degli organizzatori (a partire dal rav Roberto Della Rocca,
direttore dell’area Formazione e Cultura UCEI), un intervento
dell’assessore alla Cultura dell’Unione David Meghnagi, una riflessione
del rav Amedeo Spagnoletto su “Inclusione ed esclusione” nelle Comunità
ebraiche italiane. Temi che saranno nuovamente centrali, nel corso
della serata, all’interno di uno spazio introduttivo ai temi del Moked
condotto dallo stesso rav Della Rocca e dall’assessore Meghnagi.
Tra gli appuntamenti della giornata di domani, che si aprirà con un
intervento del maskil Gadi Piperno dedicato allo Shabbat, l’apertura di
un confronto a più voci sul Cinquantenario dell’esodo forzato degli
ebrei dei paesi arabi. Ad intervenire nel corso del pomeriggio,
coordinati dal direttore della redazione giornalistica UCEI Guido
Vitale, gli studiosi Cyril Aslanov, Myrna Chayo, Joseph Chetrit, Betti
Guetta e Daniel Sibony. Leggi
|
le associazioni italia-israele a bruxelles "Bds, non restiamo indifferenti"
Di
seguito pubblichiamo il testo dell’intervento tenuto dal vicepresidente
della Federazione delle associazioni Italia-Israele al Parlamento
europeo, in occasione dell’iniziativa convocata per affrontare la
minaccia del BDS.
Signor Presidente, onorevoli parlamentari, eccellenze
Lasciatemi prima di tutto esprimere i sensi del mio personale
ringraziamento e della riconoscenza a nome della Federazione delle
associazioni Italia-Israele, che qui oggi rappresento, per l’occasione
che ci avete offerto organizzando questa sessione dedicata al fenomeno
del BDS in Italia.
Com’è noto Il BDS – acronimo di boicottaggio, disinvestimento, sanzioni
– è un movimento che ha per obiettivo la discriminazione di Israele,
dei suoi cittadini, dei suoi istituti culturali e di ricerca, delle sue
imprese e di quanti abbiano rapporti di cooperazione con loro.
Il BDS nega l’esistenza dello Stato di Israele e avanza una odiosa
retorica di demonizzazione di Israele sotto l’egida dei valori
universali dei diritti umani e della giustizia internazionale che
spesso sconfina nell’antisemitismo.
Giuseppe Crimaldi,
vicepresidente Federazione delle associazioni Italia-Israele
Leggi
|
qui roma - rabbini del novecento Torino, l'esempio di tre Maestri
Al
Centro Bibliografico stimolante incontro dedicato a tre figure di tre
Maestri che hanno segnato la storia del rabbinato torinese e
dell’ebraismo italiano: Dario Disegni, Sergio Josef Sierra, Menachem
Emanuele Artom.
L’appuntamento si è svolto nell’ambito del ciclo di conferenze Rabbini
italiani del ‘900, curato dalla coordinatrice delle attività del Centro
Raffaella Di Castro e dal coordinatore del Collegio Rabbinico Italiano
Rav Gianfranco Di Segni, in collaborazione con il Centro di Cultura
della Comunità Ebraica di Roma.
All’incontro sono intervenuti Rav Riccardo Di Segni, Rav Scialom Mino
Bahbout, Rav Roberto Colombo, Rav Alberto Somekh, Dario Disegni,
Shemuel Y. Lampronti e Aldo Zargani.
Leggi
|
il convegno all'ateneo 1867, il Congresso di Firenze
e il segno dei Maestri piemontesi Al
termine dei lavori del primo Congresso Israelitico tenutosi a Ferrara
nel 1863, con una numerosa partecipazione dei rabbini delle grandi ma
anche di tante piccole Comunità ebraiche del neonato Regno d’Italia, fu
deciso di riprendere dopo tre anni a Firenze la discussione dei molti
problematici argomenti rimasti in sospeso.
Il secondo Congresso, organizzato dall'avvocato Dante Coen (segretario
dalla Comunità fiorentina allora presieduta dal banchiere David Levi),
ebbe luogo il 30 aprile 1867 e per il suo 150° anniversario si è svolto
ieri un seminario di studio su “I rabbini piemontesi e il Congresso
Israelitico di Firenze” per iniziativa della professoressa Ida Zatelli,
docente di ebraico, che lo ha ospitato nella sua Università, e del
professor Alberto Cavaglion che pure vi tiene dei corsi ed essendo
piemontese ben conosceva l’apporto dato dai rabbini delle sua regione,
così ricca di attive Comunità, ed in particolare dal rabbino Salomone
Olper, che per breve tempo era stato in cattedra a Firenze, sua terra
di esilio dopo i moti veneziani del 1848.
Lionella Viterbo Leggi
|
Il dibattito delle idee
|
Disse
Rabbì Abbah in nome di Shemuel: tre anni discussero la scuola di
Shammai e quella di Hillel. Questi dissero: «L’halakhah è secondo la
nostra opinione»; quelli dissero: «L’halakhah è secondo la nostra
opinione». Allora risuonò una voce dal cielo e disse: «queste e quelle
sono parole del Dio vivente, ma l’halakhah è secondo l’opinione della
scuola di Hillel». Se queste e quelle sono parole del Dio vivente,
perché la scuola di Hillel ha meritato di stabilire l’halakhah secondo
le sue parole? Perché essi … insegnavano sia le loro parole sia le
parole della scuola di Shammai. Inoltre, quando riferivano di una
disputa, davano la precedenza alle parole della scuola di Shammai.”
(Talmud, Eruvin 13b.)
Forse se Israele ha potuto vivere e prosperare per 69 anni nonostante
tutti i suoi nemici è stato anche perché le divergenze di opinioni
hanno sempre trovato spazio all’interno del dibattito politico. Un
caloroso augurio per Yom Ha-Atzmaut, il compleanno di Israele, che
festeggeremo tra pochi giorni è che possa continuare così ancora molto,
molto a lungo.
Anna Segre, insegnante
|
Europa, l'ultima chance
|
Due
cose potrebbero essere quasi sicure per quanto riguarda le elezioni
presidenziali in Francia di domenica scorsa, una positiva ed una
negativa. Quella positiva è che fortunatamente Marine Le Pen sembra
avere poche possibilità di vincere al ballottaggio del 7 maggio. Quella
negativa è che se il futuro presidente nei prossimi cinque anni non
s’impegnerà a risolvere il problema del terrorismo islamico e la crisi
economico-sociale in cui versa il paese, la vittoria di Le Pen nel
2022, o chi per lei, è quasi certa. Lo stesso si potrebbe prevedere per
gli altri stati europei.
Da quanto emerge dalla sociologia dell’elettorato queste elezioni hanno
mostrato uno scenario analogo a quello della Brexit e delle elezioni
statunitensi di novembre: le zone rurali, i ceti meno abbienti e gli
individui con un basso livello di istruzione hanno privilegiato il
Front National mentre le aree urbane, i professionisti e gli individui
con un livello d’istruzione superiore hanno votato per lo più Emanuel
Macron o gli altri candidati.
Con la sola differenza che i giovani elettori hanno diviso il voto tra
i due estremi, Jean-Luc Mélenchon e Marine Le Pen, così come alcune
zone tradizionalmente operaie e “rosse” come il Pas-de-Calais e le
Boches-du-Rhone. In generale comunque il sud-est e il nord-est, ad
eccezione dell’Ile de France, sono le aree dove il Front National ha
riscosso più voti, e le stesse dove è presente una forte componente
migratoria e musulmana.
Parigi si discosta da questa realtà, nella città cosmopolita per
eccellenza e più volte esposta e sensibile al rischio di attentati, tra
cui quello del Bataclan, Le Pen non ha raggiunto neppure il 5%. A
Parigi non ha vinto la paura. “Paris, c’est la France”… e forse è una
speranza.
Francesco Moises Bassano
Leggi
|
Paragoni inopportuni
|
Perché questo 25 aprile è diverso dagli altri?
“[…] i campi di rifugiati – tanti – sono di concentramento, per la
folla di gente che è lasciata lì”. Recentemente si è espresso così papa
Bergoglio, interpellato sulla situazione dei rifugiati siriani.
Quante volte abbiamo sentito questo paragone?
Pare che l’analogia coi campi di concentramento, e di sterminio, sia
diventato il primo termine di comparazione laddove si cerchino parole
per riportare crimini contro i diritti umani. Questa abitudine è
diventata incredibilmente radicata nel nostro parlare quotidiano, così
che, quasi senza attenzione, ci capita di dire o di sentirci dire: “Un
altro Olocausto”.
Emanuele Levi
Francesca Monticone
Leggi
|
|
|