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18 maggio 2017 - 22 Iyar 5777
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CULTURA

'La Bibbia nel Rinascimento' studiosi
a confronto a Gerusalemme

img headerTraduzioni, ispirazioni letterarie e poetiche, influenze sulla vita quotidiana: la prossima settimana l’Università ebraica di Gerusalemme ospiterà il convegno “La Bibbia nel Rinascimento” con studiosi da tutto il mondo che approfondiranno questi e vari altri numerosi temi. A organizzare l’evento, che prenderà il via lunedì 22 maggio ed è promosso dall’Institute for Advanced Studies e dalla Israel Science Foundation, Yaakov Mascetti docente di letterature comparate dell’Università di Bar Ilan. Diversi gli spunti di riflessioni legati all’Italia, da una panoramica di alcuni importanti manoscritti illustrati, all’impatto dei ghetti e delle censure sulle raccolte di libri ebraici nelle varie comunità, fino a come le Bibbia venne rivisitata nelle opere di Dante.

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identità

Monoteismi: quale visione dei diritti umani

img headerNelle conclusioni al convegno “Ebraismo e cristianesimo nell’età dei diritti umani”, organizzato dalla Fondazione Cukier, Goldstein-Goren e dalla Facoltà di Teologia di Lugano, Silvio Ferrari, docente di diritto comparato delle religioni e di diritto canonico, ha sottolineato come l’interrogativo circa il rapporto intercorrente tra monoteismi e diritti umani sia privo di risposte univoche. In particolare, mentre i profili giuridici corrispondenti ai tre monoteismi affondano le loro radici nella rivelazione, presentando quindi un carattere eteronomo, i diritti umani, così come li conosciamo, si presenterebbero sulla base di un autonomo uso della ragione, declinatosi in atto giuridico. Eteronomia della rivelazione e autonomia del diritto positivo (per quanto, qualcuno potrebbe far notare, su base di considerazioni giusnaturalistiche). Ovviamente sul piano pratico tale distanza di presupposti teorici non costituisce ostacolo all’istituirsi di convergenze, nella sensibilità dei singoli così come nelle battaglie collettive. Vale però la pena, proprio in una riflessione interna all’ambito ebraico, soffermarsi sulle differenze. Dove il monoteismo impone il rispetto della vita di ciascun essere umano in quanto creato “a immagine di Dio”, il diritto contemporaneo impone tale rispetto sulla base dell’autopercezione che l’uomo ha di sé, dunque in base a considerazioni puramente immanenti.

Cosimo Nicolini Coen

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CONTANDO L’OMER

Esplorando la Psicologia del Profondo

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img headerL’ansia esistenziale descritta ovunque nella Bibbia ma soprattutto nei Salmi di David ha un ruolo centrale nella psicologia di Carl Jung, il quale descrive (con sorprendente profondità e cognizione dei testi sacri ebraici) la depressione e i vari sintomi associati al fenomeno generale di “soul loss” (perdita del proprio spirito) come una fase importantissima del processo di guarigione.
Ed è a Jung e alla psicologia del profondo che farò riferimento per ridare attualità alle parole di Geremia, di Maimonide e dei maestri della Tradizione Orale che oggi forse dichiarerebbero guerra a una medicina che consciamente o inconsciamente finisce per estinguere l’aspirazione alla completezza del Sé superiore nella sua lotta per la guarigione della psiche e del corpo.
Jung afferma che l’uomo occidentale si ammala perché investe nevroticamente la sua libido all’esterno (sulla ricchezza, il successo, le vacanze, le macchine, il “look” ecc.) a detrimento del Sé. Oggi la maggioranza della gente non sa più intrattenere un rapporto con la propria anima, né con Dio (meno che nei brevi spazi di qualche preghiera al tempio o in chiesa). Di conseguenza lo spirito (la Forza che anima il corpo) vive in stato di esilio (proprio come la Shehinah, ovvero la divina presenza incarnata nel mondo fisico): il nostro mondo diventa vuoto, spento, così come diminuisce anche la vitalità del nostro corpo.

Daniela Abravanel 

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Società  

Due Europe per salvare
il futuro dell'Europa

Significa certo qualcosa se a essere sollecitati da uno scritto sul futuro europeo come quello che abbiamo pubblicato sul «Corriere della Sera» del io aprile scorso siano stati solo un certo numero di esponenti politici: nonostante che il maggior spazio di quel testo fosse dedicato al tema dell'identità storico-culturale della Ue. Un nodo preliminare, senza sciogliere il quale noi continuiamo a pensare che nessun altro possa essere sciolto, dal momento che non si è mai visto un soggetto politico che non sappia dire di quale storia anche spirituale si consideri erede. Eppure bisogna constatare che su questo punto decisivo i politici più rappresentativi sembrano non avere nulla da affermare: forse per la paura di dire qualcosa che si riveli troppo impegnativo. Più sorprendente è che in Italia neppure il mondo della cultura si senta spinto a pronunciarsi su un tema simile. La politica e i suoi vari addetti pensano che vengano innanzi tutto le questioni istituzionali. Quelle legate all'identità possono aspettare. Del futuro assetto istituzionale dell'Europa anche noi ci siamo occupati, per la verità. Ma pensiamo che si debba farlo con un minimo senso della realtà.

Roberto Esposito-Ernesto Galli della Loggia Corriere della Sera, 14 maggio 2017

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Società 

Dove muore lo Stato risorge la tribù

II dibattito sul ritorno delle tribù tiene banco in Occidente e in Oriente evidenziando una generale tendenza alla disgregazione che porta all'indebolimento degli Stati nazionali e dei rispettivi establishment. fronti geografici di tali cambiamenti rivoluzionari sono due. Da un lato ci sono Medio Oriente e Nord Africa, dove la decomposizione degli Stati arabo-musulmani creati nell'ultimo secolo porta a un dilagare di rivolte che fanno riemergere con forza i clan tribali come fonte di aggregazione sociale, economica e militare con i jihadisti che ne esprimono la dimensione più sanguinaria e rivoluzionaria. Dall'altro vi sono Nord America ed Europa, dove la redistribuzione della ricchezza innescata dalla globalizzazione ha provocato un domino di diseguaglianze economiche che determina la protesta dei ceti medi, la cui reazione si esprime con aggregazioni in gruppi e movimenti anti-sistema portatori di richieste molto specifiche, evidenziando la decomposizione del panorama politico in fazioni e movimenti protagonisti di singole battaglie accomunate solo dall'opposizione all'establishment di turno.


Maurizio Molinari, La Stampa
18 maggio 2017


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Shir shishi - una poesia per erev shabbat

Yerushalayim shel Zahav, Gerusalemme d’oro

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Nel blog di Emilio di Marzio da Napoli ho trovato una bellissima sorpresa, la traduzione del famoso canto scritto nel 1967 da Naomi Shemer per Gerusalemme. Con gli anni la canzone è diventata il simbolo della città di Davide, Ir David, della pace, Ir Shalem, della mirra, Moriel e della spiritualità, Ir Hakodesh. E come spesso nelle composizioni di Shemer, parole e melodia creano un unicum in cui possono riconoscersi gli ascoltatori senza confini di lingua o nazionalità. 

Gerusalemme d’oro

Aria dei monti limpida come il vino
e profumo di pini,
portato dal vento della sera
col suono delle campane.
In un sonno profondo di alberi e pietre,
prigioniera nel suo sogno,
la città che siede solitaria
e nel suo cuore racchiude un muro.

Yerushalayim d’oro,
di rame e di luce
per tutti i tuoi canti
sono un violino…

Come sono asciutti i pozzi d’acqua,
vuota la piazza del mercato,
nessuno visita il Monte del Tempio,
nella città vecchia.
Nelle caverne della roccia
ululano i venti,
nessuno scende verso il Mar Morto
per la strada di Gerico.

Yerushalayim d’oro…

Ma mentre oggi vengo a cantare per te
e a intrecciarti corone,
sono più piccolo dei tuoi figli più giovani,
e dell’ultimo dei poeti.
Perché il tuo nome brucia le labbra
come il bacio di un serafino,
“se ti dimenticherò Yerushalayim”
che è tutta d’oro.

Yerushalayim d’oro…

Siamo tornati ai pozzi d’acqua,
alla piazza e al mercato,
uno shofàr risuona sul Monte del Tempio,
nella città vecchia.
Nelle caverne della roccia
risplendono migliaia di soli,
torneremo a scendere verso il Mar Morto
per la strada di Gerico.

Yerushalayim d’oro...

Sarah Kaminski, Università di Torino

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