Giuseppe Momigliano,
rabbino
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Nel
giorno che è festa di Yerushalaim ma anche, nuovamente, tempo di dolore
e di orrore, una riflessione può scaturire proprio dal nome di questa
città, Yerushalaim.
Secondo alcuni midrashim, il nome Yerushalaim è la sintesi voluta dal
Signore di due diversi appellativi con i quali – in altrettanti episodi
della Torah aventi come protagonista il patriarca Abramo – vengono
ricordati la città e il monte ad essa legato dove, secondo la
tradizione, sarebbe stato edificato il Santuario.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Si
conclude oggi il viaggio di Trump fra le tre religioni abramitiche.
Inutile insistere sulle retromarce e le contraddizioni che, ormai lo
abbiamo capito, fanno e faranno parte del personaggio. Inutile
sottolineare la già comprovata inutilità di questa politica del cucù,
di cui in Italia abbiamo già conosciuto gli effetti nefasti.
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UK, massima allerta
dopo Manchester
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Il
rassegnalivello di allerta nel Regno Unito è stato alzato a “critico”,
ovvero il più alto possibile, dopo l’attentato suicida di Manchester di
lunedì in cui sono state uccise 22 persone e 59 sono rimaste ferite.
“Un altro attacco potrebbe essere imminente”, ha avvertito la premier
britannica Theresa May in televisione, riporta il Corriere. L’attentato
è stato rivendicato dall’Isis e a farsi esplodere nella Manchester
Arena è stato un giovane inglese di origini libiche, Salman Abedi, 22
anni. Le autorità indagano per capire se avesse dei complici: “il capo
della polizia di Manchester, Ian Hopkins, ha fatto intendere di credere
sempre meno alla teoria del ‘lupo solitario’ – spiega il Corriere,
descrivendo la figura del terrorista – e propende invece per quella di
un gruppo organizzato e legato all’Isis, dove qualche esperto di
esplosivi gli ha consegnato l’ordigno infarcito di pezzi di ferro”. Il
Messaggero parla di “intelligence nel mirino” per non essere riuscita a
fermare la strage il cui bersaglio erano ragazzi giovanissimi, andati
ad ascoltare il concerto della cantante Ariana Grande.
Manchester, la risposta della città. Repubblica racconta sia lo strazio
dei famigliari delle piccole vittime dell’attentato terroristico,
costretti ad andare negli ospedali per identificare i corpi, sia la
risposta della città all’attacco. “Nel pomeriggio ad Albert Square,
dopo l’attentato di lunedì sera, – racconta il quotidiano – è sorta una
veglia luttuosa, straziante e affollatissima, intorno a un municipio
che pensa di essere il Big Ben. Studenti, atei, musulmani, ebrei,
cristiani, famiglie, vecchi. Molti ripetono questa parola: comunità”.
Della città parla anche lo scrittore britannico Howard Jacobson in un
editoriale pubblicato dal New York Times (e tradotto da Repubblica). “I
terroristi parlano di se stessi come soldati, ma in atti terroristici
del genere entra in gioco qualcosa di simile al livore: le uccisioni
sono indiscriminate, ma anche personali; la vita stessa, e il vivere
che esemplifica la vita, sono i bersagli. – scrive Jacobson – In certo
senso, quindi, Manchester, anche se ora appartiene a una lunga lista di
città colpite dal terrorismo, può pensare di essere stata scelta
appositamente. È una città che possiede un vigore raro. E una sala
concerti è vicina al cuore di quel vigore”.
Trump e la ricerca del compromesso in Medio Oriente. Oggi a Roma (città
blindata per l’occasione, scrive il Messaggero) e in Vaticano per
incontrare rispettivamente il premier Paolo Gentiloni e Bergoglio, il
presidente Usa Donald Trump lascia alle sue spalle la prima visita in
Medio Oriente. Dopo aver incontrato il Primo ministro israeliano
Benjamin Netanyahu e il leader palestinese Mahmoud Abbas, Trump ha
affermato che “la pace è possibile” ma servono “compromessi”
(Giornale). Come sottolineano tra gli altri Messaggero e Corriere della
Sera, il presidente Usa non ha mai parlato pubblicamente della
soluzione dei due Stati. “La pace non può mai mettere radici in un
ambiente dove la violenza è tollerata, finanziata e persino premiata”,
ha affermato Trump, parlando con Abbas. Dunque, scrive La Stampa ,“la
precondizione per la ripresa delle trattative è la tolleranza zero per
il terrorismo”. Il leader palestinese, ricapitola il quotidiano, “ha
risposto che ‘noi non abbiamo un problema con il giudaismo, ma con
l’occupazione’. Ha detto di essere favorevole ad un accordo, ma basato
sulla creazione di due Stati lungo i confini del 1967, con Gerusalemme
Est capitale di quello palestinese”.
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yom yerushalaim ai Mercati di Traiano
Roma-Gerusalemme, il viaggio
nella storia di un legame unico
Un
viaggio nei secoli, tra musica, danza e arte, per raccontare una città
che fa del multiculturalismo il suo principale punto di forza. Una
città che, tra mille complessità, tra mille sfide e inciampi
quotidiani, è luce per il mondo intero.
Non ha tradito le attese il grande spettacolo organizzato ieri sera,
sulla terrazza dei Mercati di Traiano, per celebrare “Yom Yerushalaim”
(il giorno di Gerusalemme) nel cinquantesimo anniversario della
riunificazione. Organizzata da Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,
Comunità ebraica di Roma, Ambasciata d’Israele e Chevrat Yehudei
Italia, la serata ha offerto un repertorio vasto.
Dalle melodie cantate dai cori Ha-Kol e Nizzanim alla sand performance
di Ilana Yahav, per arrivare al balletto Yerushalaim Golden Roots
ideato dal coreografo
Mario Piazza e portato in scena dagli studenti dell’Accademia Nazionale
di Danza. Ad aprire la serata, intitolata “Suoni e luci di Gerusalemme
sotto il cielo di Roma”, un ponte ideale tra queste due grandi
Capitali, la proiezione di un estratto del cortometraggio Jerusalem di
Emanuele Luzzati e Giulio Gianini. In conduzione, l’artista Eyal Lerner.
“Abbiamo
voluto rendere omaggio alla sua storia plurimillenaria, ai luoghi sacri
custodi di speranze e tradizioni, ai suoi abitanti e popolazioni che
nei vicoli del tempo, fuori e dentro le mura, si sono incontrati ed
oggi si incontrano” ha sottolineato la Presidente UCEI Noemi Di Segni
nel suo intervento di saluto, rivolgendosi al folto pubblico presente
(tra cui numerose troupe e giornalisti accreditati).
“Il legame tra Roma e Gerusalemme è da sempre intenso. Doloroso
talvolta, ma anche ricco di momenti gioiosi. Come nel caso dei
festeggiamenti per la nascita dello Stato di Israele, sotto l’arco di
Tito. Un’immagine simbolicamente potente” ha invece osservato la
Presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello.
“Su Gerusalemme, da sempre, si concentra l’attenzione del popolo
ebraico nel suo insieme. Gerusalemme è una e tante allo stesso tempo.
Una città che è al centro dei nostri cuori e delle nostre passioni” il
pensiero espresso dal rabbino capo rav Riccardo Di Segni.
Un
lungo applauso sancisce il successo della serata, che si conclude con
l’Hatikvah (l’inno dello Stato di Israele, richiamo alla speranza per
antonomasia) cantata dal Maestro Claudio Di Segni e da un po’ tutta la
platea.
(Nelle immagini, alcuni momenti della festa. Dall'alto, l'esibizione
del coro Ha-Kol, del coro Nizzanim, l'intervento della presidente UCEI
Noemi Di Segni. Nell'ultima immagine, da sinistra a destra, il rabbino
capo di Roma Riccardo Di Segni, la presidente UCEI Di Segni,
l'ambasciatore d'Israele in Italia Ofer Sachs e la presidente della
Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello) Leggi
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yom yerushalaim
Dal cinema al Talmud, racconto
di una città unica al mondo
Proseguono stasera, con un approfondimento dedicato al cinema, gli appuntamenti organizzati per festeggiare Yom Yerushalaim.
Alle 21, al Centro Ebraico Il Pitigliani, il tema sarà toccato con due
diverse proiezioni: il cortometraggio Jerusalem, di Giulio Gianini ed
Emanuele Luzzati; e quindi a seguire il film Footnote, con regia di
Joseph Cedar. Introdurrà la serata Micaela Vitale, coordinatrice delle
attività culturali del Pitigliani.
Di cinema, ma di molto altro ancora, si parlerà anche questa domenica
in occasione di un’intera giornata organizzata al Pitigliani per
riflettere su Gerusalemme da diverse prospettive e punti di vista (a
condurre Raffaella Di Castro, responsabile per le iniziative culturali
del Centro Bibliografico UCEI).
Si parte alle 11, con ouverture e intermezzi musicali per pianoforte di
Antonio Cama. Seguirà una conversazione su “Hebrew University, da
Einstein all’avanguardia hi tech” moderata da Viviana Kasam (Presidente
BrainCircle Italia) e con la partecipazione di Hillel Bercovier (Hebrew
University) e dell’ambasciatore Sachs. Alle 16, “Gerusalemme nelle
pagine del Talmud”: una discussione moderata da Clelia Piperno,
direttrice del Progetto Talmud, con interventi di rav Riccardo Di Segni
e di rav Gianfranco Di Segni. Alle 16 si parlerà di “Il nome di
Gerusalemme”, con Barbara Notaro che intervisterà Clelia Piperno e
Alberto Melloni. Alle 17.30 focus su “Archeologia, Arte e Architettura
a Gerusalemme” introdotto da Tamar Milo, direttore del Dipartimento
Italia, The Jerusalem Foundation, moderato da Davide Spagnoletto e con
interventi di Dan Bahat, Giorgia Calò, David Cassuto, Tania Coen e
Raffaella Frascarelli. Concluderà la serata la proiezione del film
inedito “Ben Gurion, Epilogue” presentato da Ariela Piattelli,
direttrice artistica del Pitigliani Kolnoa Festival. Sarà presente la
produttrice Yael Perlow. Leggi
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il presidente usa nella capitale
Tra Roma e la visita in Vaticano,
il giorno della famiglia Trump
La domanda che corre sulla bocca di molti è: e stasera, dove mangerà?
Dal Cortile di San Damaso, nel cuore del Vaticano, a Sant’Egidio, l’Onu
di Trastevere. Centinaia di giornalisti alla ricerca di uno spunto per
raccontare la visita dei Trump a Roma, oltre le note e i comunicati
ufficiali emessi. Grande protagonista lei, Ivanka, la figlia del
presidente degli Stati Uniti.
Ieri, come noto, è stata con il marito Jared in un noto locale a due
passi dal Pantheon dove è stata loro riservata una sala apposita. Ma
stanotte, quando Donald e gli altri saranno a Bruxelles, dove si
recherà? E così, immancabile, è toto-ristorante.
Nel quartiere ebraico qualche speranza c’è. Tanto che goliardicamente
c’è già chi, tra ristoratori e addetti ai lavori di ‘Piazza’, afferma
sicuro che sarà il prescelto. La fama di alcuni esercizi è nota anche
negli States, e già in passato sono stati serviti fior di ospiti. In
fondo, anche per questa ragione, una visita di un’ebrea osservante come
Ivanka (anche se qualche dubbio sul suo rispetto delle norme della
Casherut sembra esserci) non sarebbe così sorprendente. Leggi
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qui roma - la mostra alla Casina dei Vallati
I Giochi olimpici in guerra
Sarà
visitabile fino al 28 luglio la mostra “Sport, sportivi e giochi
olimpici in guerra. 1936–1948”, allestita alla Casina dei Vallati,
spazio espositivo della Fondazione Museo della Shoah di Roma.
L’esposizione ha già riscosso un notevole successo in diverse città
italiane. Ideata e curata dal Mémorial de la Shoah di Parigi, promossa
dalla Fondazione, la mostra si avvale, tra gli altri, dei patrocini
della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica di Roma.
A presentarla questa mattina in conferenza stampa il presidente della
Fondazione Mario Venezia, il vicepresidente - e consigliere del
Ministro dei beni culturali Dario Franceschini - Paolo Masini, il
responsabile per le relazioni internazionali del Mémorial Bruno Boyer e
la responsabile per l’Italia Laura Fontana. Leggi
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il messaggio ucei inviato al quotidiano
"Informazioni false e devianti,
Il Giornale deve rettificare"
"In
riferimento all'articolo a firma di Alberto Giannoni pubblicato il 22
maggio, nella sezione Milano del Giornale, dal titolo 'L'islam del
corteo Senza muri alza muri con donne e Israele', come Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane chiediamo un'immediata rettifica rispetto
alla presunta nostra adesione alla manifestazione di sabato indetta dal
Comune di Milano e di cui si parla nell'articolo. Questa informazione è
destituita di ogni fondamento e una semplice verifica avrebbe evitato
di riportare notizie false e devianti sul vostro giornale”. Così il
messaggio di rettifica inviato dall'UCEI, a firma della Presidente
Noemi Di Segni, il 22 maggio scorso alla redazione del quotidiano Il
Giornale. “L'UCEI è da sempre attenta a gestire con attenzione e
coerenza i delicati temi legati all'immigrazione e diffidiamo chiunque
dal strumentalizzare le nostre posizioni o, come in questo caso, a
riportare notizie prive di ogni fondamento – prosegue la nota - Vi
invitiamo quindi a pubblicare nella stessa collocazione e con la stessa
evidenza una immediata smentita di quanto pubblicato”.
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qui milano - memoriale della shoah
Metz Yeghern e Shoah, il ricordo
delle tragedie del Novecento
Sarà
la tavola rotonda dedicata alle donne armene ed ebree perseguitate nel
corso dei due rispettivi genocidi – Metz Yeghern e Shoah - e alle loro
aguzzine turche e tedesche a concludere il ciclo di appuntamenti al
Memoriale della Shoah, dedicato proprio a queste due tragedie del
Novecento. A confrontarsi su questo complesso tema, dopo il saluto del
presidente della Fondazione del Memoriale Ferruccio De Bortoli, saranno
la scrittrice Antonia Arslan, la filosofa Siobhan Nash Marshall, lo
psicanalista David Meghnagi, direttore del Master Internazionale
Didattica della Shoah dell'Università Roma Tre e assessore alla Cultura
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e la Testimone
della Shoah Liliana Segre. A moderare l’evento, la parlamentare Irene
Manzi, membro dell’Ufficio di Presidenza della Commissione Cultura
della Camera dei Deputati. Leggi
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qui torino
1938, espulsi dal liceo Alfieri
"Rievocando
il passato dimenticato di uno dei più illustri licei di Torino”, questo
il monito che si legge nella locandina dello spettacolo “Espulsi
dall’Alfieri”, andato in scena ieri sera nei locali della Comunità
ebraica di Torino. Lo spettacolo è stato presentato con notevole
successo al Liceo Alfieri il 24 gennaio scorso in occasione della
Giornata della Memoria.
Una performance costruita da un gruppo di studenti del liceo che,
affiancati dalle docenti Dalma Oliva, Paola Chirico e Anna Segre, sono
riusciti a restituire in forma teatrale un capitolo buio della storia
italiana, la promulgazione delle Leggi Razziste del 1938, mettendo in
scena la vita spezzata di giovani studenti come loro che in quell’epoca
si videro negato il diritto allo studio, una privazione che ne
implicava molte altre, un torto mai digerito reso più indigesto
dall’indifferenza dei compagni di banco.
Alice Fubini Leggi
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Ticketless - Sul confine |
Per
quanto concerne la storia degli ebrei, il libro più intonato al tema
scelto per l’edizione 2017 del Salone del libro di Torino, "Oltre il
confine", mi sembra quello di Bruno Segre: Che razza di ebreo sono io
(presentato al Salone da Valentina Pisanty e Alberto Saibene). Intanto
per il dato incontrovertibile di essere un libro pubblicato oltre
confine, per la precisione in Canton Ticino, dove Bruno Segre è stato a
lungo insegnante (si segnalano gli eleganti tipi di Casagrande, come
sempre). Poi, per il carattere appartato ma combattivo dell’autore, un
ebreo irregolare ama definirsi lui, che poi vuol dire “di confine”, ma
senza la retorica di molti novecenteschi Elisha ben Abuyah in
miniatura. Laurea in filosofia con Banfi, lunga esperienza editoriale
alle spalle (simile a quella di Paolo Debenedetti), anima di una delle
più belle riviste del dopoguerra, nata nell’alveo dell’esperienza
olivettiana”. Un periodico che portava in traduzione il miglior titolo
ebraico che si possa immaginare: “Comunità”.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Domande attuali
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Mi
trovo quasi sempre pressoché totalmente d’accordo con le analisi delle
vicende mediorientali fornite da Sergio Della Pergola (tanto da poterle
condividere, se così si può dire, ancor prima di leggerle): un
commentatore che unisce il rigore dello scienziato alla forza narrativa
di un grande scrittore, e, soprattutto, riesce sempre a coniugare le
valutazioni politiche ed economiche con quelle morali (che siamo così
abituati, invece, a vedere costantemente ignorate, o trascurate). E, le
rare volte in cui mi capita di dissentire un po’ da lui, dipende quasi
sempre da una differenza di fondo tra noi due, che costituisce,
anch’essa, un mio ulteriore motivo di ammirazione per lui: il grande
demografo, infatti, pur abituato, da sempre, a commentare notizie
sconfortanti, rimane, nel fondo, un inguaribile ottimista (come, se mi
si permette il paragone profano, il mio eroe a fumetti preferito, il
grande Tex Willer), mentre io mi sento invece più vicino al suo “pard”,
il brontolone Kit Carson, che la vede sempre brutta. Alla fine, com’è
noto, ha sempre ragione Tex, e speriamo che sia così anche per noi. Fuor
di scherzo, c’è una domanda molto importante che Della Pergola pone,
nel mensile cartaceo di maggio di Pagine Ebraiche, a cui si deve una
risposta. La domanda, in realtà, non appare tanto nuova, e la risposta
dovrebbe apparire scontata.
Francesco Lucrezi, storico
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Tripoli e il canto di Bar Yochai
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Gli
ebrei di origine libica, o meglio quel che restava della comunità dopo
il grande esodo degli anni cinquanta, sono arrivati in Italia dopo un
pogrom, seguito allo scoppio della guerra dei Sei giorni, del giugno
1967. Il terzo in poco più di due decenni (il primo, che fu il più
sanguinoso, si verificò nel novembre del 1945).
Molto prima che gli ebrei di Libia arrivassero a Roma, un canto molto
amato, e cantato per secoli nelle Sinagoghe del Mediterraneo, li aveva
preceduti. Il canto dedicato a Rabbì Shimon Bar Yochai, un rabbino del
II secolo, che nell’immaginario del misticismo ebraico ha un ruolo
centrale, fu composto da Rabbì Shim’on Labi.
Rabbino e cabbalista di origine spagnola, Rabbì Shim’on Labi, visse nel
XVI secolo e fu a capo della Comunità degli ebrei di Tripoli. In
viaggio dal Marocco per Gerusalemme, aveva incontrato a Tripoli una
comunità in grave stato di disorganizzazione. Decise perciò di
fermarsi, diventandone la principale figura religiosa di riferimento.
Rabbì Shim’on Labi fu autore di Ketem Paz, un importante commento al
Libro dello Zohar.
David Meghnagi, Università di Roma Tre
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Unire gli estremi
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“Le
ideologie e il fanatismo portano alla divisione, al conflitto e alla
chiusura. Bisogna tornare urgentemente a guardarsi e ad ascoltarsi,
promuovere incontri e mettere a confronto culture e modi di
pensare”[1]. Ancora una volta il convegno sull’educazione progressista
che si svolge ogni anno a Lag BaOmer, promosso dal Seminar HaKibbutzim,
ha avuto enorme successo e ha suscitato grandi emozioni. Personaggi di
grande rilievo della società israeliana, artisti, scrittori,
scienziati, appartenenti a partiti e concezioni diverse, si sono
incontrati sul palco del teatro nazionale Habima, davanti a un pubblico
di oltre mille educatori, docenti e professori per esplorare insieme
nuove forme di un dialogo che unisce con creatività, rispetto e umiltà
e per dar vita insieme a un nuovo ricamo umano, tessuto con coraggio,
in collaborazione sinergica, dove ognuno offre il meglio di se stesso.
Angelica Edna Calò Livne
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