Paolo Sciunnach, insegnante | “Non
coverai nel tuo cuore odio contro tuo fratello; rimprovera apertamente
(Ocheach Tochiach) il tuo prossimo, così non ti caricherai d’un peccato
per lui” (Levitico 19, 17). La Mitzvah consiste nell’informare il tuo
prossimo in separata sede senza sbiancarne il volto di una
trasgressione da lui commessa e cercare di insegnare il comportamento
corretto.
| |
Leggi
|
Anna
Foa,
storica |
Fa
impressione vedere con quanta velocità stia salendo la marea dei
commenti razzisti e xenofobi, in questo momento scatenati dalla legge
sullo ius soli. Certo, una buona parte di questa gente queste cose le
pensava da sempre, ed ora il social network offre loro una tribuna
pubblica. Italiani incapaci di mettere al suo posto un condizionale o
un congiuntivo blaterano sulla necessità di far fare agli immigrati un
esame di italiano. Senatori insultano la seconda carica dello Stato,
pubblicamente. L’odio divampa. L’ignoranza gli fa da sfondo. La
polemica contro il political correct e i suoi eccessi ha portato a
sdoganare insulti, minacce, violenze. I saluti romani passano
indisturbati. Per ora gli ebrei non sono coinvolti, almeno non come
oggetti. Ma siamo così sicuri che, tolti tutti i paletti, la marea non
raggiungerà anche noi? E quel giorno, cosa potremo dire di aver fatto
per fermarla?
|
|
 |
Londra, nuovo orrore
davanti alla moschea
|
Poco
dopo la mezzanotte di lunedì (l’una in Italia), un furgone ha investito
alcune persone nei pressi di una moschea a Finsbury Park, nel nord di
Londra. Otto feriti e una vittima accertata, il bilancio di un
incidente di cui non è ancora chiara la natura. L’uomo alla guida è
stato arrestato e testimoni riferiscono di averlo sentito gridare frasi
di odio contro i musulmani. Secondo il Muslim Council of Britain, una
delle più grandi organizzazioni musulmane nel Regno Unito, il furgone
avrebbe intenzionalmente investito i fedeli che avevano da poco
lasciato la moschea, nell’ambito del periodo di preghiera per il
Ramadan (Corriere e Repubblica).
Un gruppetto di persone ha esposto durante il corteo torinese del gay
pride uno striscione anti-israeliano con su scritto “No pinkwashing,
stop Israeli apartheid”. “Quel che colpisce – afferma a Repubblica
Torino Enzo Cucco, presidente dell’associazione radicale Certi diritti
e membro dell’associazione Italia-Israele – è che la politica
israeliana verso i palestinesi venga definita come apartheid. Sappiamo
che non è assolutamente cosi perché la situazione in Israele non ha
nulla a che vedere con quella del Sudafrica di trent’anni fa”.
|
|
Leggi
|
|
|
qui torino - varie voci a confronto Educazione, la sfida ebraica
Significativa
iniziativa organizzata dal gruppo Anavim a Torino per riflettere sul
rapporto tra scuola e Comunità ebraica. La scuola che sulla comunità si
poggia in maniera massiccia per quanto riguarda le spese ma che funge
letteralmente da collante sociale, la comunità che senza di essa
perderebbe non solo l’occasione di educare e crescere le nuove
generazioni secondo i precetti ebraici, ma anche di rinsaldare i
rapporti tra le famiglie che la compongono e la animano. A fornire
spunti di riflessione una doppia tavola rotonda: da una parte “gli
insegnanti”, Rav Ariel Di Porto, rabbino capo di Torino, accanto a
Silvia Guetta, docente di pedagogia all’Università di Firenze ed
esperta di pedagogia ebraica e Ori Sierra, insegnante per molti anni
della Scuola Primaria Colonna e Finzi di Torino. Il secondo blocco di
interventi riguarda i “testimoni diretti”, Sergio Piperno Beer in
qualità di genitore, Simone Bedarida e Alessandro Lovisolo in quanto ex
allievi della scuola. Leggi
|
i lavori di ex nihilo a bologna 'Teologia e scienza delle religioni, serve una coesistenza creativa'
È
stata la Lectio di Pierre Gisel, intitolata “Vers une coexistence
créative entre théologie et sciences des religions”, ad aprire i lavori
di “Ex Nihilo – A Zero Conference on Research in the Religious Fields”,
la conferenza apertasi ieri che per cinque giorni raccoglie a Bologna
centinaia di studiosi delle religioni, convenuti su invito della
European Academy of Religion (EuARe) nata lo scorso dicembre su impulso
della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII guidata da
Alberto Melloni. Col patronato del Parlamento Europeo e della
rappresentanza italiana della Commissione Europea, oltre che
dell’Unesco, del Miur e del Ministero degli Affari Esteri, del
Consiglio Nazionale delle Ricerche e del Consiglio Nazionale Forense, e
con il supporto di Comune e Regione, la conferenza sta in questi giorni
mostrando come l’idea stessa di una Accademia europea delle religioni
sia capace di raccogliere un enorme interesse e di attirare consensi. Leggi
|
Oltremare - Riciclo
|
C’è
stata una stagione non breve della mia vita israeliana qualche anno fa,
in cui ogni mattina per arrivare al lavoro passavo con l’autobus
accanto ad una maleodorante montagna di rifiuti. E quando dico montagna
intendo proprio un montarozzo marroncino, a forma di parallelepipedo e
di oltre ottanta metri di altitudine, appiccicato in mezzo alla pianura
più piana che abbiamo, fra Tel Aviv e l’aeroporto. All’andata, nel
fresco relativo del primo mattino, la cosa era ancora tollerabile. Al
ritorno, dopo che il sole aveva fatto fermentare le schifezze varie
accatastate sopra e intorno alla montagna, a seconda della direzione
del vento la nausea era un compagno di viaggio inevitabile.
L’altra sera su quella montagna ci sono salita, e non per fare una esperienza estrema in apnea
Daniela Fubini, Tel Aviv
Leggi
|
Analisi scorretta - Trump
|
Il
Presidente Obama, per poter disimpegnare gli Usa dal Medio Oriente e
lasciare la regione in uno stato di relativa pacificazione, aveva
immaginato un equilibrio complesso che si sarebbe retto su tre
principali potenze: lo Stato ebraico, l’Arabia Saudita sunnita e l’Iran
sciita. Obama si rifaceva alla dottrina dell’equilibrio tra potenze che
si temono e non si combattono perchè la loro forza è equivalente.
L’Egitto e la Turchia, grazie alle loro relazioni, non eccellenti ma
costanti, con Israele e i buoni rapporti di Al Sisi con i sauditi e di
Erdogan con l’Iran, avrebbero tenuto aperti i canali di comunicazione
di Israele con le altre due potenze. Il sistema oltre ad essere di
complicata realizzazione, era anche troppo fragile ed è perciò
naufragato prima che Obama potesse vederlo nascere.
Anselmo Calò
Leggi
|
|
|