peccati…

“Non coverai nel tuo cuore odio contro tuo fratello; rimprovera apertamente (Ocheach Tochiach) il tuo prossimo, così non ti caricherai d’un peccato per lui” (Levitico 19, 17). La Mitzvah consiste nell’informare il tuo prossimo in separata sede senza sbiancarne il volto di una trasgressione da lui commessa e cercare di insegnare il comportamento corretto. Avtalion diceva: Maestri, state attenti alle vostre parole, perché potreste essere condannati alla pena dell’esilio, emigrare in un luogo di acque cattive, da cui potrebbero bere i discepoli che vengono dietro di voi e morirne, e così il Nome di HaShem verrebbe profanato (Pirkei Avoth 1, 11). Hanno insegnato i Maestri: Per sempre la [mano] sinistra respinge e la destra avvicina. Non come Elishà che ha respinto Ghechazi con due mani. E non come Yoshua Ben Perachyà che ha respinto Yeshu HaNotzrì [Gesù il nazareno] con le sue due mani. (…) E Yoshua Ben Perachyà, cosa [diciamo] al suo riguardo? Mentre Yannai il re [Alessandro Janneo] uccideva i Rabbini, Yoshua Ben Perachyà e Yeshu [Gesù] si recarono ad Alessandria d’Egitto. Quando ci fu pace, Shimon ben Shetah gli mandò a dire: “Da me Gerusalemme, la Città Santa, a te Alessandria in Egitto: sorella mia, mio marito dimora in te e io siedo desolata.” [Yoshua] si levò e partì [prendendo Gesù con sé], e giunse presso una certa locanda, dove lo ricevettero con grandi onori. [Yoshua] disse: Com’è bella questa locanda. (la parola “locanda”, אכסניא ,può anche significare “locandiera”). [Gesù] disse: Maestro, i suoi occhi sono piccoli [rotondi e stretti]. [Yoshua] disse: Malvagio! Di questo ti occupi?! Tirò fuori quattrocento shofarot e lo scomunicò. (Il malinteso del discepolo). [Gesù] comparve davanti a lui parecchie volte e disse: Accettami! Egli non gli prestò attenzione. (L’insegnante ora tenta di rimediare al male, vuole riceverlo e accettarlo, ma è troppo tardi, e ne deriva un’altra tragica incomprensione che avrà delle conseguenze storiche di portata mondiale). Un giorno, [Yoshua] stava recitando lo Shemà Israel, quando [Gesù] gli si presentò davanti. [Yoshua] voleva riceverlo, e gli fece un segno con le mani [perché non poteva interrompere la sua preghiera]. [Gesù] pensò che lo stesse allontanando. Se ne andò, eresse un mattone e si prostrò ad esso. [Yoshua] gli disse: Pentiti! [Gesù] gli rispose: Questo è quello che ho imparato da te. Colui che pecca e induce gli altri al peccato, non gli è concessa la capacità di Teshuvah [pentimento]. (Talmud Bavly, Sanhedrin 107b). Chi induce un altro a peccare fa di lui una cosa peggiore che se lo avesse ucciso, perché chi uccide un uomo lo mette fuori solo da questo mondo, ma chi lo induce a peccare lo mette fuori da questo mondo e anche dal mondo a venire (Sifreh Devarim 25s.).

Paolo Sciunnach, insegnante

(19 giugno 2017)