Elia Richetti,
rabbino
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Per la purificazione dall’impurità, la Torah
ordina di prendere una mucca “che non ha difetto, sulla quale non è
stato posto il giogo”.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
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Il Gioco della torre è uno sciocco
passatempo, soprattutto estivo, in cui un partecipante chiede
all'altro: Chi getteresti dalla torre, Tizio o Caio? Il giochino serve
a far svelare preferenze, in parte esplicite, in parte recondite, su
questioni di politica, di sport, di amicizie, di parentela allargata.
Salvo poi arrivare alla domanda ultimativa: il Babbo o la Mamma? A
questo punto molti abbandonano proclamando: no, questo non si può, e si
passa a un altro passatempo. Nella storia trimillenria del popolo
ebraico non era mai accaduto prima che un poco avveduto partecipante al
Gioco della Torre potesse arrivare alla domanda: Chi getteresti dalla
Torre: Il Popolo di Israele o lo Stato di Israele? Eppure questa
settimana un giocatore, Benyamin Netanyahu, senza battere ciglio ha
risposto: Li getterei tutti e due pur di non gettare il Governo di
Israele. Questa settimana i capi del direttorio dell'Agenzia Ebraica
hanno annullato a Gerusalemme un incontro con il Premier e il suo
governo in segno di protesta nei confronti di una serie di
provvedimenti che a grandine stanno cambiando la natura di Israele da
Stato del Popolo Ebraico a Stato dei Partiti Haredim. In rapida
successione il governo ha congelato l'accordo che era stato
faticosamente elaborato per individuare una zona appartata e separata
del Muro Occidentale del monte del Tempio – più precisamente
nell'angolo sud-ovest – dove consentire una preghiera comune a uomini e
donne, mentre nel piazzale principale vi sono zone separate per i due
sessi. Ha poi annullato il riconoscimento ai tribunali ortodossi
privati che effettuano delle conversioni all'ebraismo al di fuori del
Rabbinato centrale di Gerusalemme. Infine sta esaminando la richiesta
di sopprimere i trasporti pubblici di sabato in quelle città dove
questi esistono da tempo immemorabile come parte dell'accordo di status
quo nei rapporti fra stato e religione. Netanyahu, adducendo problemi
di coalizione, sostiene a sua difesa che qualsiasi Primo ministro
avrebbe preso le stesse decisioni. Bibi è uno dei dodici Primi ministri
che ha avuto finora Israele nei suoi settant'anni di esistenza. Nessuno
degli altri undici si era mai messo in rotta di collisione frontale con
la maggioranza degli ebrei che vivono nel mondo e nella stessa Israele.
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Il sindaco di Amatrice:
Grati a solidarietà ebraica |
Amatrice riparte del calcio”. Sul Tempo
spazio all’iniziativa UCEI per le popolazioni terremotate, con
l’inaugurazione del campo di calcetto che è stato donato dall’ente e
che sarà disponibile da questa domenica, dopo l’incontro previsto nel
pomeriggio tra il Maccabi Italia e l’Amatrice 2.0. “Da domenica si
riacquista un luogo dove fare sport. Questo accade, ci tengo a
sottolinearlo, grazie allo splendido mondo della solidarietà della
comunità ebraica. È un piccolo tassello che aiuta a livello psicologico
la mia comunità” dichiara il sindaco Sergio Pirozzi al Tempo.
Un segno di riconoscimento del suo lavoro “per costruire ponti tra le
religioni così come tra l’Unione europea e le varie confessioni”.
Questa la motivazione con cui, durante la sua visita alla sinagoga di
Bruxelles, è stata annunciata da parte dei rappresentanti ebraici
presenti la decisione di dedicare un bosco in Israele al presidente
dell’Europarlamento Antonio Tajani. Sul Messaggero, tra gli altri, una
fotonotizia dell’incontro.
A Kassel in Germania “documenta 14”, esposizione dedicata alla
creatività contemporanea, rilancia il tema dei tesori sottratti agli
ebrei dai nazisti. A partire naturalmente dal ritrovamento che, nel
2011, ha fatto parlare il mondo intero. “Il caso Gurlitt – scrive
Repubblica – dimostra quanto sia disperante l’impresa di risalire alle
famiglie espropriate. La commissione creata ad hoc con diciassette
membri e trenta esperti esterni, dopo due anni di ricerche su 499 opere
in odore di confisca, ha presentato un bilancio magrissimo, all’inizio
del 2016. Sono appena undici le provenienze dei quadri in mano a
Gurlitt chiarite con certezza”.
“Sono convinto che la nostra società abbia bisogno di confini ma
soprattutto di porte che si aprono, rivolte verso il futuro. La Sicilia
è al centro dell’identità mediterranea, un punto nevralgico sia per i
paesi mediorientali che per quelli nord africani. Voglio essere chiaro,
il Mediterraneo è un crocevia di identità arabo-giudaiche-cristiane e
nessuno può voltarsi dall’altra parte e ignorare i barconi con i
migranti, persone in cerca di speranza”. Così lo scrittore israeliano
Abraham Yehoshua in una intervista al Messaggero, che l’ha raggiunto a
Taormina dove è stato protagonista di un festival letterario.
Stasera in onda su Rai2 la seconda puntata del discusso programma “M”
condotto da Michele Santoro. Tra gli ospiti in studio, si legge nella
rubrica “Teleraccomando” sul Corriere, lo storico Emilio Gentile, la
filosofa Donatella Di Cesare, lo scrittore Giuseppe Genna.
A un lettore del settimanale 7 del Corriere che le chiede dove si viva
meglio in Israele, Rossella Tercatin risponde: “Dipende da cosa si
cerca (vibrazioni spirituali, lavorative, marine?). Una cosa senz’altro
accomuna tutto il Paese: da Tel Aviv a Gerusalemme, da Haifa a
Nazareth: non si corre il rischio di annoiarsi. Poca terra, tanta
identità: così la vita intensa è servita”.
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il nuovo pagine ebraiche in distribuzione
Domenica in campo per la vita
L'appuntamento
è per questa domenica 2 luglio e l'avvenimento campeggia con forte
evidenza sulla copertina del nuovo numero del giornale dell'ebraismo
italiano Pagine Ebraiche attualmente in distribuzione.
Dall'inaugurazione ad Amatrice del campo di calcetto di cui abbiamo
dato notizia in questi giorni nei notiziari quotidiani e realizzato
grazie a una donazione dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,
alla preoccupazione per i nuovi segni dell'odio presentati nel Rapporto
annuale sull'antisemitismo in Italia, realizzato dall'Osservatorio
antisemitismo del Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec)
e presentato a metà giugno in collaborazione con il Comune di Milano,
sono molti i segni che il nuovo numero di Pagine Ebraiche affonda
profondamente le proprie radici nell'attualità.
Allo
sport in particolare, e ai lavori in corso al campo di Scai, la
frazione più popolosa di Amatrice, è dedicato ampio spazio nel numero
di luglio: “Grazie all’UCEI possiamo tornare in campo” ha dichiarato il
sindaco, Sergio Pirozzi, tra i protagonisti della giornata inaugurale.
“Lo sport è veicolo straordinario per la condivisione di valori
profondi, che ci uniscono nel segno della solidarietà e dell’amicizia”
ha conferma l’assessore UCEI Franca Formiggini Anav, che ha seguito i
lavori.
All'interno del giornale poi, il dossier Sport, realizzato ogni estate
da Pagine Ebraiche, che vuole stimolare un confronto originale con i
grandi temi dell'attualità e in particolare di quella sportiva.
L'approfondimento realizzato in questo numero è dedicato soprattutto al
campo di calcetto ad Amatrice, un appuntamento meno rilevante da un
punto di vista agonistico rispetto a quelli precedentemente trattati,
ma che ha invece un valore simbolico enorme.
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il
riconoscimento del parlamento italiano
Brigata
Ebraica è Medaglia d'oro
"Voto unanime, grande successo"
“C’è
grande soddisfazione per aver contribuito, attraverso uno strumento
istituzionale, a costruire una pagina condivisa di Storia”.
Capogruppo del Partito Democratico in Commissione Esteri, Lia
Quartapelle è prima firmataria della proposta di legge per far
attribuire la Medaglia d’oro alla Brigata Ebraica. Da ieri, con il via
libera della Commissione Difesa del Senato, la proposta è diventa
legge. La Medaglia, non più un obiettivo ma un’onorificenza da
attribuire.
“È il completamento di un percorso avviato tempo fa, un messaggio al
Parlamento e a chi ancora oggi strumentalizza la vicenda dei
combattenti della Brigata per distorcerne il senso e il significato.
Tenevamo molto a questa medaglia – riflette Quartapelle con Pagine
Ebraiche – e anche al fatto che fosse riconosciuta all’unanimità”.
Vinta qualche resistenza, in particolare del Movimento 5 Stelle, la
proposta ha ottenuto prima il parere favorevole alla Camera dei
deputati e quindi, nel pomeriggio di ieri, al Senato. Spetterà adesso
alle autorità competenti, e cioè il Capo dello Stato e il Ministro
della Difesa, deliberare un momento ufficiale di consegna della
medaglia. Se ne parlerà certamente anche nel corso della conferenza
stampa che proprio l’onorevole Quartapelle e la ministra Pinotti hanno
indetto per giovedì prossimo alle 11 alla Camera dei deputati.
Apprezzamento è arrivato dalla Presidente dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, che in una nota inviata ieri ha
parlato di “pagina fondamentale di memoria, ma soprattutto di impegno
rivolto al futuro”.
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QUI
ROMA - LO SPETTACOLO
Dalle
lacrime alla speranza
Gli ebrei di Libia in scena
Pettegolezzi
al telefono, storie e aneddoti che corrono da un capo all’altro della
cornetta. Sembra una conversazione come tante, tra amiche che si
tengono aggiornate sulle ultime vicende familiari. Poi, da fuori, ecco
che all’improvviso arriva il rumore della folla. Un boato che si fa
sempre più forte, minaccioso, vicino. Come immagine sullo sfondo, le
casa degli esponenti della comunità ebraica che prendono fuoco. È il
momento di chiudere il telefono, cala il sipario sulla leggerezza. È il
momento di cercare al più presto salvezza e protezione.
Grazie anche alla bravura dell’attrice Dina Hassan, che ha interpretato
questa scena, pochi minuti di teatro hanno regalato uno sguardo intenso
sul dramma degli ebrei di Libia costretti nel 1967 a lasciare in fretta
e furia il paese e a ricostruirsi altrove un futuro. Per molti di loro,
in Italia.
Teatro, ma anche musica, filmati, letture di testi a segnare la serata
“Ebrei di Libia 1967-2017. Cinquanta anni in Italia” organizzata ieri
al Teatro Argentina su iniziativa del Consigliere dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Hamos Guetta, che ne è stato direttore
artistico.
Condotta da Roberto Attias, la serata ha raccontato la sofferenza, la
nostalgia, ma anche la straordinaria capacità testimoniata dagli ebrei
libici di non piangersi addosso, di rinnovarsi nel più breve termine,
di impegnarsi per il bene della collettività, ebraica e non.
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scomparso
il creatore dell'orso paddington
Michael
Bond (1926 – 2017)
Non
sono passatti neppure due anni da quando DafDaf, il giornale ebraico
dei bambini, aveva raccontato ai suoi lettori la vera storia di
Paddington. L’orso “sempre gentile, pieno di buone intenzioni, che ha
però una incredibile capacità di cacciarsi nei guai. Ama i panini con
la marmellata d’arance e la cioccolata calda, odia le ingiustizie e il
razzismo, e soprattutto non tollera chi tratta male i suoi amici” è
rimasto solo. Il suo autore, Michael Bond, morto nelle scorse ore,
aveva raccontato di ricordare perfettamente che alla fine degli anni
Trenta era rimasto molto impressionato dalle file di bambini ebrei che
arrivavano con i Kindertransport: “Avevano tutti un cartellino appeso
al collo su cui stava scritto il loro nome, e l’indirizzo. E ognuno di
loro portava una piccola valigia, che conteneva tutto quello che
possedevano.” Un’immagine triste, che non aveva dimenticato e che nel
1958 dopo lo aveva portato a creare il suo famoso personaggio. “Penso
che non ci sia nulla di più triste che vedere dei piccoli rifugiati, e
Paddington, in un certo senso, è un orso rifugiato.”
Riproponiamo qui le pagine uscite sul numero 52 di DafDaf, nel dicembre
del 2015.
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Setirot
- Il viaggio di Yash |
Una
grande epopea dell'antieroe sotto molteplici forme, e insieme un
romanzo profondo, ma anche - come sottolineano i curatori della
Giuntina - un viaggio sperimentale, poetico e artistico alla scoperta
di nuove modalità espressive, tra realtà e irrealtà.
Di sicuro, poi, per Jacob Glatstein, nato Yankev Glatshteyn, poeta di
lingua yiddish e giornalista "americano" - nacque in Polonia nel 1986 e
morì a New York nel 1971 - Il viaggio di Yash è un tortuoso percorso
interiore alla ricerca della propria identità, delle proprie origini,
del suo essere al mondo e del suo essere ebreo. Tortuoso eppure
magistralmente "raccontato", poiché «non l'azione, solo il dialogo è
ciò che fa il dramma. La sfumatura delle parole, la voce, l'espressione
del viso...».
Stefano Jesurum, giornalista
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In
ascolto - Beyle Schaechter |
Beyle
Schaechter nasce a Vienna il 7 agosto 1920. Poetessa, cantautrice,
educatrice, scrittrice per bambini, artista e studiosa di folclore, nel
1999 è stata inserita nella City Lore Hall of Fame di New York per il
suo contributo alla vita culturale della città.
Beyle cresce a Czernowitz, nella regione storica della Bucovina, a
cavallo tra Romania e Ucraina, uno spazio culturale e linguistico in
perenne movimento. Il papà Binyumin, originario della Galizia, con
diverse generazioni di shochetim e hassidim alle spalle, lavora come
giornalista e si interessa agli studi sulla lingua yiddish.
Maria Teresa Milano
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Il
pogrom di Kielce e la Chiesa |
Nella
città di Kielce, nella Polonia meridionale, nel 1941 vivevano 24.000
ebrei, più o meno tanti quanti gli iscritti oggi a comunità ebraiche
italiane. Nei primi mesi del 1945 erano rimasti in due. Gli altri erano
stati assassinati sul posto oppure deportati a Treblinka e uccisi
all’arrivo con i gas. Nei mesi successivi alla fine della guerra
tornarono circa 150 sopravvissuti, lo 0,6% della popolazione
originaria. Passò poco più di un anno. Il 4 luglio 1946 una folla
inferocita, gridando all’omicidio rituale, attaccò i superstiti
massacrandone 42 e ferendone altri 50. Nei mesi successivi i pochi
ebrei rimasti lasciarono Kielce. Nessuno rimase.
Giorgio Berruto
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Giancarlo
Piperno z.l.
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È
deceduto dopo lunga malattia giovedì 22 giugno il dottor Giancarlo
Piperno z.l., di cui scrissi pochi mesi or sono in occasione
dell'onorificenza conferitagli dal Comune di Serravalle Pistoiese lo
scorso 25 aprile, per i suoi meriti di partigiano combattente.
L'operato del dottor Piperno è presente nelle nostre vite non solo,
come ricordavo, per aver contribuito alla lotta di Liberazione
decidendo, sedicenne, di non poter trascorrere il tempo di guerra
braccato, nascondendosi e contando i giorni tra una retata e l'altra,
ma di volersi impegnare in prima linea.
Sara Valentina Di Palma
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