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 23 luglio 2017 - 29 Tamuz  5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks,
rabbino
“Questi sono i tempi che mettono alla prova l'animo degli uomini”, disse Thomas Paine. E ora sfidano il nostro di animo. È un momento pieno di conseguenze per la storia dell'Occidente.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
“In Ungheria mancano tre cose: la solidarietà, perché quasi un cittadino su due vive sotto la soglia di povertà; la concorrenza, perché il governo valuta le aziende solo sulla base delle simpatie politiche; il sentimento nazionale, perché il Paese è diviso tra destra e sinistra”. Così András Fekete-Györ, 28 anni, fondatore del movimento centrista Momentum, a proposito della richiesta del premier ungherese Viktor Orbán di chiudere i porti italiani agli immigrati.
 
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Israele, alta tensione
“L’operazione nella notte dell’esercito israeliano in Cisgiordania ha portato all’arresto di 25 alti esponenti di Hamas, il movimento terroristico che controlla Gaza. Ieri il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha telefonato per congratularsi con la famiglia di Omar al-Abed, il terrorista che ha assassinato venerdì sera tre civili israeliani nella loro casa nell’insediamento di Halamish (Libero e Giornale). I sopravvissuti alla strage, racconta Repubblica, hanno invece ricevuto la visita del capo dell’esercito israeliano Gadi Eizenkot e del ministro della Difesa Avigdor Lieberman che ha tuonato contro Abu Mazen: “Esigiamo che condanni esplicitamente il massacro terribile di una famiglia innocente”, ha detto il ministro. Ma il presidente dell’Autorità palestinese, che aveva condannato l’attacco del 14 luglio, davanti a tanta violenza ha per ora preferito condizionare la ripresa dei contatti con Israele all’annullamento delle misure di sicurezza alla Spianata delle Moschee. Avvenire parla di “ombra di una nuova intifada” e spiega che ieri altri due manifestanti palestinesi (cinque il bilancio delle vittime palestinesi in totale) sono morti durante gli scontri con la polizia israeliana alla periferia di Gerusalemme.

Gerusalemme e lo status quo. Intanto sulla questione delle misure di sicurezza al Monte del Tempio, il generale israeliano Yoav Mordechai fa sapere che l’esercito è pronto “a valutare controlli alternativi ai metal detector”. “I palestinesi, e gran parte dei musulmani nel resto del mondo, – scrive il Corriere – considerano le nuove misure un primo passo verso la modifica delle regole fissate cinquant’anni fa da Moshe Dayan: la Spianata nella Città Vecchia di Gerusalemme è amministrata dal Waqf, solo i musulmani possono pregare in quello che è il terzo luogo più sacro dell’islam, agli ebrei è consentito vistarlo ma non recitarvi i salmi”. Uno stutus quo che il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è impegnato a mantenere mentre alcuni membri del suo governo vorrebbero modificare. Fortemente pessimista quanto critico nei confronti di Netanyahu, lo scrittore Assaf Gavron che a Repubblica dice che il Premier “ha bisogno di mostrare i muscoli per tenersi stretto una poltrona minacciata non tanto dalle tensioni con i palestinesi ma dagli scandali che lo riguardano”.

Vittorio Dan Segre e il valore della diplomazia. Raccontando di un incontro a Gerusalemme dedicato al grande diplomatico Vittorio Dan Segre – organizzato dal nipote Gabriele nel Centro Konrad Adenauer – Sergio Romano spiega come quest’ultimo si sia “battuto per Israele come giornalista e soldato”, ma come fosse “giunto alla conclusione che soltanto la scelta della neutralità fra i maggiori protagonisti delle interminabili crisi medio-orientali avrebbe spezzato la catena dei conflitti”. Ma, scrive Romano parlando dei conflitti asimettrici attuali, “la neutralità è possibile soltanto quando le potenze rivali smettono di temersi e di odiarsi” (Corriere).

Il piano del terrore dell’Isis. Nel 2015, un anno dopo l’inizio della guerra contro l’Isis in Iraq e in Siria, le Nazioni Unite calcolavano che fra le file del Califfato combattessero almeno 20 mila stranieri, 4 mila dei quali europei. Oggi l’Interpol ha messo insieme una lista di almeno 173 terroristi che sarebbero stati addestrati per tornare in Europa ed eseguirvi sanguinosi attentati suicidi (Il Messaggero).
 
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  davar
la famiglia salomon, vittima dell'odio
Yosef, Chaya, Elad, vite spezzate
dal terrorismo palestinese

Venerdì la famiglia Salomon si era riunita per festeggiare l'arrivo di un nuovo nipotino, nato la mattina stessa. Stavano aspettando altri ospiti nella casa di Halamish, insediamento in Cisgiordania, perché partecipassero alla festa. Per questo la porta era stata lasciata aperta. Ma a entrare è stato Omar al-Abed, diciannovenne palestinese di un villaggio vicino, che armato di un lungo coltello ha cominciato a pugnalare i membri della famiglia. Il giovane terrorista ha ucciso il nonno Yosef, 70 anni, e i suoi figli Chaya, 46 anni, ed Elad, 36 anni. Tova, la nonna della famiglia e moglie di Yosef, è stata ferita gravemente e portata all'ospedale di Shaare Zedek a Gerusalemme dove ha subito un intervento chirurgico sabato mattina. Quando ha ripreso conoscenza le è stata data la tragica notizia della morte del marito e dei due figli. Nello stesso ospedale, due piani sotto, la nuora di Tova e Yosef aveva partorito poche ore prima il loro nipotino.
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abbas blocca la cooperazione sulla sicurezza
Gerusalemme, riportare l'ordine
è la priorità di Israele

Il 14 luglio scorso tre terroristi arabo-israeliani hanno aperto il fuoco, nei pressi del Monte del Tempio a Gerusalemme, uccidendo due agenti di polizia israeliana. I terroristi, uccisi dalle forze di sicurezza israeliane, erano riusciti a introdurre le armi all'interno della zona della Spianata delle Moschee (Monte del Tempio per l'ebraismo) grazie a un complice, ora sotto custodia. L'attacco ha fatto così emergere una breccia nella sicurezza israeliana ed è stata aperta un'indagine per fare chiarezza. Nel mentre sono stati presi dei provvedimenti temporanei che hanno scatenato le proteste dei palestinesi e innescato l'escalation di violenza di cui da giorni parlano i quotidiani di tutto il mondo. Ma è necessario ricordare che il punto di partenza è stato l'attentato del 14 luglio: a seguito di questo la polizia israeliana ha deciso di utilizzare i contestati metal detector all'ingresso della Moschea Al Aqsa e di vietare del tutto agli uomini con età inferiore ai 50 anni l'accesso del luogo sacro ai musulmani. Azioni che hanno scatenato le proteste dei palestinesi, e l'istigazione alla rivolta da parte di movimenti terroristici come Hamas, che controlla la Striscia di Gaza ma che ha molti operativi anche in Cisgiordania. Proprio a Hamas, seppur non fosse un miliziano, era legato il terrorista che ha accoltellato e brutalmente ucciso ad Halamish, insediamento nella West Bank, tre israeliani. Prima di attaccare la famiglia, l'attentatore aveva postato su Facebook una sorta di testamento, dicendo di voler morire in difesa della Moschea Al Aqsa. Qui l'altro punto della questione.
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il caso dell'omicidio halimi
"Sarah, uccisa dall'antisemitismo La Francia apra gli occhi"
Sarah Halimi poteva essere salvata? Secondo i parenti della donna, ebrea ortodossa di 66 anni, uccisa lo scorso 4 aprile nella sua casa a Belleville (quartiere di Parigi), la polizia non ha agito correttamente e per questo a fine giugno i legali della famiglia Halimi hanno presentato una denuncia “per mancata assistenza a persona in pericolo”. Un esposto che in realtà ha un altro scopo, ovvero che le autorità riconoscano che quell'omicidio ha matrice antisemita e islamista: il presunto responsabile è Kobili T., maliano musulmano, accusato di aver picchiato brutalmente la sua vittima e di averla poi gettata dal terzo piano. L'uomo, 27 anni, è stato sentito gridare: “Ho ucciso lo Sheitan (il diavolo, in arabo)”. “La battaglia della nostra famiglia non è di far condannare la polizia: avrebbero potuto e voluto salvarla, ma hanno agito male – ha dichiarato alla stampa francese il fratello della vittima, William Attal – Noi lottiamo affinché la giustizia riconosca che si tratta di un omicidio di matrice antisemita e islamista”. La procura che ha aperto l'indagine sta invece indagando per omicidio volontario senza prendere in considerazione la premeditazione né l'elemento antisemita. Una scelta che ha creato una vera e propria mobilitazione in Francia con l'appello lanciato da diversi intellettuali francesi, tra cui lo storico Georges Bensoussan e il filosofo Alain Finkielkraut, che denunciano un atteggiamento sbagliato da parte delle autorità rispetto al caso, a partire dal mancato riconoscimento del carattere antisemita del crimine.
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sorgente di vita
Maccabiadi, tra sport e identità
Le Maccabiadi in Israele aprono la puntata di Sorgente di vita di questa sera, domenica  23 luglio. Per la XX edizione della grande competizione sportiva, nata nel 1932, sono arrivati atleti di tutte le discipline dalle  comunità ebraiche del mondo. Ogni quattro anni le Maccabiadi sono un appuntamento speciale per i giovani all’insegna dei valori sportivi e dell’identità ebraica.
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pilpul

L’angoscia e il suo nome
Seguo il dibattito – decoroso, ossia privo di gratuite invettive – da una bacheca di un’amica, sulla scorta di una sua comunicazione, nella quale dava corpo ai crescenti timori verso la crescita dell’intolleranza e, con essa, delle pulsioni antisemitiche. Da manifestazioni occasionali, nel loro ripetersi e sommarsi, rinforzandosi quindi vicendevolmente, l’autrice ne ricava un senso di crescente oppressione, anche per se stessa. Soprattutto per il suo futuro. Più che la comunicazione, da me condivisa in toto nel merito come nel metodo, l’interesse – però – mi è stato sollecitato dalle risposte al post. Tutte connotate da un senso di rispettosa partecipazione. Ma dalle quali, senza indulgere in alcun giudizio e cercando invece di cogliere il filo logico delle altrui argomentazioni, mi è parso di cogliere, in più di un caso, il persistere di una serie di “equivoci” di fondo.

Claudio Vercelli
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