Israele, blitz in Cisgiordania
25 arresti tra le fila di Hamas

rassegnaL’operazione nella notte dell’esercito israeliano in Cisgiordania ha portato all’arresto di 25 alti esponenti di Hamas, il movimento terroristico che controlla Gaza. Ieri il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha telefonato per congratularsi con la famiglia di Omar al-Abed, il terrorista che ha assassinato venerdì sera tre civili israeliani nella loro casa nell’insediamento di Halamish (Libero e Giornale). I sopravvissuti alla strage, racconta Repubblica, hanno invece ricevuto la visita del capo dell’esercito israeliano Gadi Eizenkot e del ministro della Difesa Avigdor Lieberman che ha tuonato contro Abu Mazen: “Esigiamo che condanni esplicitamente il massacro terribile di una famiglia innocente”, ha detto il ministro. Ma il presidente dell’Autorità palestinese, che aveva condannato l’attacco del 14 luglio, davanti a tanta violenza ha per ora preferito condizionare la ripresa dei contatti con Israele all’annullamento delle misure di sicurezza alla Spianata delle Moschee. Avvenire parla di “ombra di una nuova intifada” e spiega che ieri altri due manifestanti palestinesi (cinque il bilancio delle vittime palestinesi in totale) sono morti durante gli scontri con la polizia israeliana alla periferia di Gerusalemme.

Gerusalemme e lo status quo. Intanto sulla questione delle misure di sicurezza al Monte del Tempio, il generale israeliano Yoav Mordechai fa sapere che l’esercito è pronto “a valutare controlli alternativi ai metal detector”. “I palestinesi, e gran parte dei musulmani nel resto del mondo, – scrive il Corriere – considerano le nuove misure un primo passo verso la modifica delle regole fissate cinquant’anni fa da Moshe Dayan: la Spianata nella Città Vecchia di Gerusalemme è amministrata dal Waqf, solo i musulmani possono pregare in quello che è il terzo luogo più sacro dell’islam, agli ebrei è consentito vistarlo ma non recitarvi i salmi”. Uno stutus quo che il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è impegnato a mantenere mentre alcuni membri del suo governo vorrebbero modificare. Fortemente pessimista quanto critico nei confronti di Netanyahu, lo scrittore Assaf Gavron che a Repubblica dice che il Premier “ha bisogno di mostrare i muscoli per tenersi stretto una poltrona minacciata non tanto dalle tensioni con i palestinesi ma dagli scandali che lo riguardano”.

Vittorio Dan Segre e il valore della diplomazia. Raccontando di un incontro a Gerusalemme dedicato al grande diplomatico Vittorio Dan Segre – organizzato dal nipote Gabriele nel Centro Konrad Adenauer – Sergio Romano spiega come quest’ultimo si sia “battuto per Israele come giornalista e soldato”, ma come fosse “giunto alla conclusione che soltanto la scelta della neutralità fra i maggiori protagonisti delle interminabili crisi medio-orientali avrebbe spezzato la catena dei conflitti”. Ma, scrive Romano parlando dei conflitti asimettrici attuali, “la neutralità è possibile soltanto quando le potenze rivali smettono di temersi e di odiarsi” (Corriere).

Il piano del terrore dell’Isis. Nel 2015, un anno dopo l’inizio della guerra contro l’Isis in Iraq e in Siria, le Nazioni Unite calcolavano che fra le file del Califfato combattessero almeno 20 mila stranieri, 4 mila dei quali europei. Oggi l’Interpol ha messo insieme una lista di almeno 173 terroristi che sarebbero stati addestrati per tornare in Europa ed eseguirvi sanguinosi attentati suicidi (Il Messaggero).

Segnalibro, Elia gran maestro d’Ebraismo. Sul Domenicale del Sole 24 Ore, Giulio Busi prende spunto dal libro di Marco Cassuto Morsel e Gabriella Maestri su Elia Benamozegh. Nostro contemporaneo per raccontare la storia del grande maestro livornese. “Elia Benamozegh, che mai si spostò dalla sua Livorno, – racconta Busi – espande le proprie opere in tutte le direzioni. Non un provinciale, o perlomeno, non nello spirito. Scrive in ebraico e in francese, partecipa a concorsi internazionali”.

Gioele Dix si racconta. Tra i protagonisti del remake italiano del film Lui è tornato, in cui a tornare sulla terra non è Hitler come nell’originale ma Mussolini, Gioele Dix (all’anagrafe David Ottolenghi) racconta a La Stampa i suoi ultimi progetti. Del film parla come di “un’operazione insolita, oltre che a rischio: il rischio di farne una caciaronata. Miniero (il regista) invece è attento a dare credibilità a una sceneggiatura che parte da un fatto fiabesco e da una situazione improbabile”. Dix, spiega il quotidiano, sta per rieditare, aggiornato, un suo libro/spettacolo di una decina di anni fa, La Bibbia ha (quasi) sempre ragione: “Ho aggiunto alcuni personaggi: Noè, Mosè, Salomone e la kabalà. Penso che per capirla occorra avere almeno 100 anni. Ma non essendo sicuro di arrivarci, mi sono portato avanti. E il portato dell’attitudine tutta ebraica a discutere di ogni cosa”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked

(23 luglio 2017)