Paolo Sciunnach, insegnante | Lo Shofar non è stato creato se non per il bene di Israele:
1. La Torah è stata donata a Israele insieme al suono dello Shofar: e
il suono dello Shofar progrediva e diventava molto forte, Moshe parlava
e D-o gli rispondeva con la Voce. (Shemot 19, 19)
2. Le mura di Gerico sono crollate per mezzo del suono dello Shofar:
quando il popolo udì il suono dello Shofar… le mura della città
crollarono. (Yehoshua 6, 20).
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Anna
Foa,
storica |
A proposito della legge Fiano: possiamo considerare il saluto romano come la libera espressione di un'opinione?
Nel novembre 1925, nel clima di fascistizzazione dello Stato imposto
dal fascismo dopo l'assassinio di Matteotti, veniva introdotto in tutte
le amministrazioni l'obbligo del saluto romano. Da quel momento in poi,
stringersi la mano sarebbe stato visto come un segno di scarso spirito
fascista se non addirittura di antifascismo, con tutte le conseguenze
del caso.
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Gerusalemme, il Giro
nel nome di Bartali
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Grande
attesa a Gerusalemme per la presentazione del Giro d’Italia, che nel
2018 partirà proprio da Israele. È un progetto, spiega il Corriere, che
nasce anche nel nome di Gino Bartali. Il campione fiorentino che oltre
a scrivere pagine indimenticabili di ciclismo fu eroe fuori dalle
corse, con un ruolo determinante nel salvataggio di diversi ebrei
perseguitati dal nazifascismo. “È questo nome qui, Gino Bartali, il
seme da cui è nata l’ispirazione per questa avventura. Sono undici
lettere scolpite nella pietra, in cima alla seconda colonna dedicata
agli italiani, nel Giardino dei Giusti a Gerusalemme” scrive il
quotidiano di via Solferino.
Bartali si prese il rischio, nascose i documenti nel telaio della sua
bicicletta da corsa e pedalò a testa alta per salvare tante vite. E
inoltre, sottolinea il Corriere, nascose alcune persone nella cantina
di una casa di sua proprietà. “Proprio la testimonianza di un bambino
di allora, Giorgio Goldenberg, raccolta dal giornalista fiorentino Adam
Smulevich, si è rivelata decisiva per il riconoscimento ufficiale”.
La Stampa si focalizza invece sulla Israel Cycling Academy, la prima
squadra professionistica israeliana: “Sogna il Giro, aspetta la
chiamata dall’organizzazione con una wild card e intanto pedala e
pedala”. Spiega il team manager Ran Margaliot, a capo di un più ampio
progetto di sensibilizzazione nazionale su questa disciplina: “Più che
un team, siamo una start-up”. Perché Israele? Risponde Mauro Vegni,
direttore del Giro: “Perché è un Paese giovane che vuole mostrarsi al
mondo, che vuol far vedere che qui si vive in pace”.
Hamas annuncia che scioglierà il suo governo ombra a Gaza e dopo un
decennio di lotte fratricide permetterà ad Abu Mazen d’insediare i suoi
ministri del Fatah nella Striscia. S’avvera il sogno dell’unità
palestinese, osservano alcuni analisti. “Da crederci? Nel 2014, a un
annuncio simile non è mai seguito un solo fatto. E negli sfinenti
colloqui del Cairo, ancora oggi, le parti rifiutano perfino di
stringersi la mano. Di sicuro, pesa sull’annuncio l’imminente incontro
di Abu Mazen con Trump: come sarà accolto un presidente palestinese
sostenuto da un’organizzazione che è sulla lista nera del terrorismo? E
contano l’elettricità (e i soldi) che l’Autorità palestinese non gira
più a Gaza – scrive il Corriere – dove due milioni di persone campano
con quattro ore di luce al giorno”.
Per raggiungere la stabilità e la pace in Medio Oriente si deve tornare
agli Stati tribali omogenei. È la tesi dell’analista israeliano
Mordechai Kedar, che ne ha parlato nel corso di una conversazione con
il direttore della Stampa Maurizio Molinari sulle trasformazioni degli
Stati arabo-musulmani in Medio Oriente, in occasione del congresso
nazionale di Udai (Unione di Associazioni per Israele) svoltosi nelle
scorse ore a Roma. Kedar, ricorda il quotidiano, è uno dei massimi
esperti di geopolitica mediodentate e nel 2011, con la Primavera araba,
“fu il primo in Israele a vedere nelle rivolte l’inizio dell’implosione
degli Stati nazionali arabo-musulmani”.
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IL GIRO D'ITALIA tocca israelE
Gerusalemme apre la strada
nel segno di Gino Bartali
La
cronometro d’esordio a Gerusalemme. Quindi due tappe in linea: la prima
da Haifa a Tel Aviv, la seconda da Beersheva ad Eilat. Strade e
suggestioni mai provate per il Giro d’Italia, la sempre più globale
corsa in rosa che nel 2018 riparte da Israele e nel segno di un
sentiero chiaramente tracciato: quello di Gino Bartali.
È la figura di Ginettaccio il collegamento ideale tra i due paesi,
almeno attraverso i sentieri che parlano di Sport e di Memoria, di
grandi imprese in corsa e di formidabili atti di eroismo
extra-agonistici.
La
conferma ufficiale è arrivata questa mattina a Gerusalemme, nel corso
della conferenza stampa di presentazione dell’evento. Ultimo atto di
un’intensa tre giorni in Israele che ha portato alcune testate
straniere e italiane, tra cui Pagine Ebraiche, a confronto per la prima
volta con i percorsi e le sfide di questo inedito impegno ciclistico.
Nasce nel segno di Bartali questo Giro 2018 e soprattutto nel segno
delle azioni compiute per gli ebrei perseguitati dal nazifascismo, che
l’hanno portato ad essere riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” nel
settembre 2013. A partire dall’ebreo fiumano Giorgio Goldenberg, che
nel dicembre del 2010 ha rivelato a Pagine Ebraiche di essere stato
nascosto in una casa di proprietà di Bartali a Firenze. Un’intervista
circolata in poche ore in tutto il mondo e poi diventata, alcuni giorni
dopo, testimonianza vera e propria allo Yad Vashem.. Leggi
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IL
GIRO D'ITALIA A GERUSALEMME
"A
Yad Vashem per nonno Gino"
Il
passo spedito, qualche lacrima di commozione sul volto. Gioia e
Giacomo, i nipoti di Gino Bartali protagonisti oggi a Gerusalemme,
varcano con emozione la soglia dello Yad Vashem. Una visita veloce ma
particolarmente intensa quella che li porta nel luogo più significativo
al mondo per la difesa della Memoria viva e consapevole. Una visita
inevitabilmente nel segno di nonno Gino, il cui nome è da quattro anni
impresso a eterna memoria sul muro del Memoriale. “Un’emozione
pazzesca, indescrivibile. È la prima volta che siamo qua” sottolinea
Gioia prima di entrare allo Yad Vashem. Al suo fianco gli atleti
dell’Israel Cycling Academy, il fondatore e presidente della squadra
Ron Baron, il team manager Ran Margaliot. Tutti insieme, per un momento
di raccoglimento che scuote i presenti. Una grande avventura sportiva,
quella della prima squadra professionistica israeliana la cui ambizione
è quella di correre al prossimo Giro d’Italia, che nasce nel segno di
valori profondi.
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festa del libro ebraico di ferrara
Il Meis si presenta al pubblico
Il 13 dicembre l'inaugurazione
Grande
interesse e affluenza, ieri mattina, alle visite guidate al Museo
Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah - MEIS che, in occasione
della Festa del Libro Ebraico a Ferrara, ha aperto al pubblico le porte
dell’edificio dell’ex carcere, ora ristrutturato.
A fare gli onori di casa, la direttrice del MEIS, Simonetta Della Seta,
Carla Di Francesco, già responsabile Unico del Procedimento (RUP) e
recentemente nominata Segretario generale del MiBACT, e Angela Ugatti,
direttrice dei lavori: “Dopo il 2011 - ha illustrato Di Francesco -,
con il restauro della palazzina di Via Piangipane, poi adibita a
uffici, abbiamo indetto un concorso internazionale, vinto dal gruppo
interamente italiano (con consulenti statunitensi) formato da Studio
Arco e - SCAPE S.p.A. Per questioni di realizzabilità, abbiamo deciso
di suddividere il cantiere del Museo in tre lotti e oggi è pressoché
concluso il primo, quello del corpo di fabbrica centrale, ricavato dal
grande carcere preesistente. La scelta è stata quella di intraprendere
un percorso di recupero e mantenimento, con un’alternanza tra due corpi
di concezione contemporanea e la conservazione dei muri”. Leggi
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festa del libro ebraico di ferrara
Pagine di storia e di ebraismo
I
tradizionali “Incontri con l’autore”, promossi dal MEIS nell’ambito
della Festa del Libro Ebraico a Ferrara”, sono stati molto partecipati
anche quest’anno.
A inaugurare il ciclo, ieri pomeriggio, nella centralissima Sala
Estense, è stata Paola Bassani. Insieme ad Alberto Cavaglion
(Università degli Studi di Firenze), Paola ha ripercorso sul filo
dell’emozione l’autobiografico “Se avessi una piccola casa mia. Giorgio
Bassani, il racconto di una figlia” (La nave di Teseo, Milano, 2016) e
ha riaperto alcune pagine dell’album di famiglia, soffermandosi in
particolare sul legame col padre Giorgio: poeta, narratore, insegnante,
giornalista, sportivo, politico, sceneggiatore e soprattutto genitore,
marito e uomo passionale. Leggi
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Oltremare - Incompiuto |
C’è
qualcosa di eternamente bambino, o se non bambino almeno giovane, nella
passione degli israeliani per l’incompiuto. Sono capaci di fermarsi in
grande ammirazione davanti ad un buco nella strada, un banale buco non
ben identificato nell’asfalto, e dire ecco, di qui passa la nuova
metropolitana. No signora, la metropolitana passerà a cinquecento metri
da qui, ma l’ottimismo esistenziale degli israeliani è irremovibile.
Certo, altrimenti non saremmo qui. L’ottimismo serve eccome, costruisce
strade e quartieri, spiana la via per metropolitane e treni montanari
che prima o poi, dicono gli ottimisti, porterà i telavivesi a
Gerusalemme e i gerosolimitani a Tel Aviv in mezz’ora, sempre che ci
vogliano andare.
Dell’incompiuto – ma anche dell’appena compiuto - è un amante il
sindaco di Tel Aviv, che ogni anno qualche giorno prima di Rosh Hashana
sceglie uno degli spazi che la sua amministrazione ha strappato al
degrado, o costruito di sana pianta, e ci organizza dentro, o sopra, un
cocktail di benvenuto al nuovo anno.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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