29 Maggio 2017 - 4 Sivan 5777

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18 settembre 2017 - 27 Elul 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
Lo Shofar non è stato creato se non per il bene di Israele:
1. La Torah è stata donata a Israele insieme al suono dello Shofar: e il suono dello Shofar progrediva e diventava molto forte, Moshe parlava e D-o gli rispondeva con la Voce. (Shemot 19, 19)
2. Le mura di Gerico sono crollate per mezzo del suono dello Shofar: quando il popolo udì il suono dello Shofar… le mura della città crollarono. (Yehoshua 6, 20).
 
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Anna
Foa,
storica
A proposito della legge Fiano: possiamo considerare il saluto romano come la libera espressione di un'opinione?
Nel novembre 1925, nel clima di fascistizzazione dello Stato imposto dal fascismo dopo l'assassinio di Matteotti, veniva introdotto in tutte le amministrazioni l'obbligo del saluto romano. Da quel momento in poi, stringersi la mano sarebbe stato visto come un segno di scarso spirito fascista se non addirittura di antifascismo, con tutte le conseguenze del caso.
 
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Gerusalemme, il Giro
nel nome di Bartali
Grande attesa a Gerusalemme per la presentazione del Giro d’Italia, che nel 2018 partirà proprio da Israele. È un progetto, spiega il Corriere, che nasce anche nel nome di Gino Bartali. Il campione fiorentino che oltre a scrivere pagine indimenticabili di ciclismo fu eroe fuori dalle corse, con un ruolo determinante nel salvataggio di diversi ebrei perseguitati dal nazifascismo. “È questo nome qui, Gino Bartali, il seme da cui è nata l’ispirazione per questa avventura. Sono undici lettere scolpite nella pietra, in cima alla seconda colonna dedicata agli italiani, nel Giardino dei Giusti a Gerusalemme” scrive il quotidiano di via Solferino.
Bartali si prese il rischio, nascose i documenti nel telaio della sua bicicletta da corsa e pedalò a testa alta per salvare tante vite. E inoltre, sottolinea il Corriere, nascose alcune persone nella cantina di una casa di sua proprietà. “Proprio la testimonianza di un bambino di allora, Giorgio Goldenberg, raccolta dal giornalista fiorentino Adam Smulevich, si è rivelata decisiva per il riconoscimento ufficiale”.
La Stampa si focalizza invece sulla Israel Cycling Academy, la prima squadra professionistica israeliana: “Sogna il Giro, aspetta la chiamata dall’organizzazione con una wild card e intanto pedala e pedala”. Spiega il team manager Ran Margaliot, a capo di un più ampio progetto di sensibilizzazione nazionale su questa disciplina: “Più che un team, siamo una start-up”. Perché Israele? Risponde Mauro Vegni, direttore del Giro: “Perché è un Paese giovane che vuole mostrarsi al mondo, che vuol far vedere che qui si vive in pace”.

Hamas annuncia che scioglierà il suo governo ombra a Gaza e dopo un decennio di lotte fratricide permetterà ad Abu Mazen d’insediare i suoi ministri del Fatah nella Striscia. S’avvera il sogno dell’unità palestinese, osservano alcuni analisti. “Da crederci? Nel 2014, a un annuncio simile non è mai seguito un solo fatto. E negli sfinenti colloqui del Cairo, ancora oggi, le parti rifiutano perfino di stringersi la mano. Di sicuro, pesa sull’annuncio l’imminente incontro di Abu Mazen con Trump: come sarà accolto un presidente palestinese sostenuto da un’organizzazione che è sulla lista nera del terrorismo? E contano l’elettricità (e i soldi) che l’Autorità palestinese non gira più a Gaza – scrive il Corriere – dove due milioni di persone campano con quattro ore di luce al giorno”.

Per raggiungere la stabilità e la pace in Medio Oriente si deve tornare agli Stati tribali omogenei. È la tesi dell’analista israeliano Mordechai Kedar, che ne ha parlato nel corso di una conversazione con il direttore della Stampa Maurizio Molinari sulle trasformazioni degli Stati arabo-musulmani in Medio Oriente, in occasione del congresso nazionale di Udai (Unione di Associazioni per Israele) svoltosi nelle scorse ore a Roma. Kedar, ricorda il quotidiano, è uno dei massimi esperti di geopolitica mediodentate e nel 2011, con la Primavera araba, “fu il primo in Israele a vedere nelle rivolte l’inizio dell’implosione degli Stati nazionali arabo-musulmani”.
 
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  davar
IL GIRO D'ITALIA tocca israelE
Gerusalemme apre la strada
nel segno di Gino Bartali

La cronometro d’esordio a Gerusalemme. Quindi due tappe in linea: la prima da Haifa a Tel Aviv, la seconda da Beersheva ad Eilat. Strade e suggestioni mai provate per il Giro d’Italia, la sempre più globale corsa in rosa che nel 2018 riparte da Israele e nel segno di un sentiero chiaramente tracciato: quello di Gino Bartali.
È la figura di Ginettaccio il collegamento ideale tra i due paesi, almeno attraverso i sentieri che parlano di Sport e di Memoria, di grandi imprese in corsa e di formidabili atti di eroismo extra-agonistici.
La conferma ufficiale è arrivata questa mattina a Gerusalemme, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’evento. Ultimo atto di un’intensa tre giorni in Israele che ha portato alcune testate straniere e italiane, tra cui Pagine Ebraiche, a confronto per la prima volta con i percorsi e le sfide di questo inedito impegno ciclistico.
Nasce nel segno di Bartali questo Giro 2018 e soprattutto nel segno delle azioni compiute per gli ebrei perseguitati dal nazifascismo, che l’hanno portato ad essere riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” nel settembre 2013. A partire dall’ebreo fiumano Giorgio Goldenberg, che nel dicembre del 2010 ha rivelato a Pagine Ebraiche di essere stato nascosto in una casa di proprietà di Bartali a Firenze. Un’intervista circolata in poche ore in tutto il mondo e poi diventata, alcuni giorni dopo, testimonianza vera e propria allo Yad Vashem..
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IL GIRO D'ITALIA A GERUSALEMME
Da Haifa a Eilat, tre tappe
per scoprire Israele

Tre tappe, cinque città chiave per la storia antica e moderna di Israele. Ecco come il Giro d’Italia presenta la tre giorni israeliana con cui si aprirà l’edizione 2018.
 

GERUSALEMME

Cronometro individuale con un percorso molto articolato all’interno dell’abitato a ridosso delle mura della città storica. Si affrontano in sequenza numerose svolte tra vie cittadine in un susseguirsi di saliscendi. La velocità necessiterà di rilanci continui mentre il percorso costeggerà alcuni luoghi simbolo come il Parlamento (Knesset) e le mura storiche. Finale tutto in salita da leggera a impegnativa.

HAIFA-TEL AVIV
Prima tappa in linea con probabile arrivo in volata a ranghi compatti. Dopo la partenza da Haifa si affrontano le uniche asperità di giornata con i saliscendi attorno a Acri e in particolare con il GPM di Zikron Yakov. Nella seconda parte l’altimetria della corsa si addolcisce notevolmente fino a divenire sostanzialmente piatta su strade ampie man mano che ci si avvicina all’arrivo. Ultimi km in parte all’interno dell’abitato di Tel Aviv con arrivo su rettilineo del lungomare.

BEERSHEVA-EILAT
Tappa interamente allineata in direzione sud. Dopo la partenza si affrontano le uniche dolci asperità che portano al deserto del Negev e in seguito fino alle rive del Mar Rosso. Si attraversa in particolare l’abitato di Mitzpe Ramon dopo il quale una lunga discesa conduce ai piedi della scarpata per procedere poi fino all’arrivo di Eilat. Anche questa tappa si presenta come prevedibilmente destinata a una volta a ranghi compatti che precederà il rientro in Italia.
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IL GIRO D'ITALIA A GERUSALEMME
"A Yad Vashem per nonno Gino"
Il passo spedito, qualche lacrima di commozione sul volto. Gioia e Giacomo, i nipoti di Gino Bartali protagonisti oggi a Gerusalemme, varcano con emozione la soglia dello Yad Vashem. Una visita veloce ma particolarmente intensa quella che li porta nel luogo più significativo al mondo per la difesa della Memoria viva e consapevole. Una visita inevitabilmente nel segno di nonno Gino, il cui nome è da quattro anni impresso a eterna memoria sul muro del Memoriale. “Un’emozione pazzesca, indescrivibile. È la prima volta che siamo qua” sottolinea Gioia prima di entrare allo Yad Vashem. Al suo fianco gli atleti dell’Israel Cycling Academy, il fondatore e presidente della squadra Ron Baron, il team manager Ran Margaliot.
Tutti insieme, per un momento di raccoglimento che scuote i presenti. Una grande avventura sportiva, quella della prima squadra professionistica israeliana la cui ambizione è quella di correre al prossimo Giro d’Italia, che nasce nel segno di valori profondi.
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IL GIRO D'ITALIA A GERUSALEMME
Le parole di Giorgio Goldenberg
Ripresentiamo in questa occasione l'intervista all'ebreo fiumano Giorgio Goldenberg, pubblicata su Pagine Ebraiche nel dicembre del 2010 e arrivata in poche ore in tutto il mondo. Il racconto inedito di una grande storia di salvezza con protagonista Bartali.

“Può confermare quanto mi ha appena detto con una testimonianza scritta?”. “Certo, è davvero il minimo che possa fare per una persona che mi ha salvato la vita”. Si conclude così una lunga telefonata tra Firenze e Kfar Saba, Israele. All’altro capo della cornetta c’è Giorgio Goldenberg, 78enne ebreo di origine fiumana. Giorgio si è appena confidato andando a ripescare nomi e luoghi della sua infanzia in fuga dal nazifascismo. Tra le varie reminiscenze che tornano insistenti alla mente c’è una cantina fiorentina con affaccio su un piccolo cortile interno. In quella cantina Giorgio ebbe modo di nascondersi insieme ai genitori negli ultimi mesi di occupazione tedesca grazie a uno dei suoi proprietari, un agile trentenne di Ponte a Ema, campione sui pedali e nella vita.
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festa del libro ebraico di ferrara
Il Meis si presenta al pubblico
Il 13 dicembre l'inaugurazione

Grande interesse e affluenza, ieri mattina, alle visite guidate al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah - MEIS che, in occasione della Festa del Libro Ebraico a Ferrara, ha aperto al pubblico le porte dell’edificio dell’ex carcere, ora ristrutturato.
A fare gli onori di casa, la direttrice del MEIS, Simonetta Della Seta, Carla Di Francesco, già responsabile Unico del Procedimento (RUP) e recentemente nominata Segretario generale del MiBACT, e Angela Ugatti, direttrice dei lavori: “Dopo il 2011 - ha illustrato Di Francesco -, con il restauro della palazzina di Via Piangipane, poi adibita a uffici, abbiamo indetto un concorso internazionale, vinto dal gruppo interamente italiano (con consulenti statunitensi) formato da Studio Arco e - SCAPE S.p.A. Per questioni di realizzabilità, abbiamo deciso di suddividere il cantiere del Museo in tre lotti e oggi è pressoché concluso il primo, quello del corpo di fabbrica centrale, ricavato dal grande carcere preesistente. La scelta è stata quella di intraprendere un percorso di recupero e mantenimento, con un’alternanza tra due corpi di concezione contemporanea e la conservazione dei muri”.
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festa del libro ebraico di ferrara
Pagine di storia e di ebraismo
I tradizionali “Incontri con l’autore”, promossi dal MEIS nell’ambito della Festa del Libro Ebraico a Ferrara”, sono stati molto partecipati anche quest’anno.
A inaugurare il ciclo, ieri pomeriggio, nella centralissima Sala Estense, è stata Paola Bassani. Insieme ad Alberto Cavaglion (Università degli Studi di Firenze), Paola ha ripercorso sul filo dell’emozione l’autobiografico “Se avessi una piccola casa mia. Giorgio Bassani, il racconto di una figlia” (La nave di Teseo, Milano, 2016) e ha riaperto alcune pagine dell’album di famiglia, soffermandosi in particolare sul legame col padre Giorgio: poeta, narratore, insegnante, giornalista, sportivo, politico, sceneggiatore e soprattutto genitore, marito e uomo passionale.
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casale monferrato
Stella Bolaffi, diario di vita
Ci sono molti modi di raccontare una vita. Stella Bolaffi, dopo aver narrato quelle di chi le stava intorno (a cominciare dalla propria avventurosa famiglia), ora sceglie per la propria biografia una scansione che non è esattamente quella degli eventi, ma delle riflessioni sulla fede.  “Autobiografia culturale”, la definisce il giornalista della stampa Bruno Quaranta, chiamato ieri insieme a molti altri ospiti per presentare nella Sinagoga di Casale l'ultima fatica letteraria dell'autrice torinese: “Ridammi la vita: dai Salmi di Davide ad una visione etica contemporanea”.
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pilpul
Oltremare - Incompiuto
C’è qualcosa di eternamente bambino, o se non bambino almeno giovane, nella passione degli israeliani per l’incompiuto. Sono capaci di fermarsi in grande ammirazione davanti ad un buco nella strada, un banale buco non ben identificato nell’asfalto, e dire ecco, di qui passa la nuova metropolitana. No signora, la metropolitana passerà a cinquecento metri da qui, ma l’ottimismo esistenziale degli israeliani è irremovibile. Certo, altrimenti non saremmo qui. L’ottimismo serve eccome, costruisce strade e quartieri, spiana la via per metropolitane e treni montanari che prima o poi, dicono gli ottimisti, porterà i telavivesi a Gerusalemme e i gerosolimitani a Tel Aviv in mezz’ora, sempre che ci vogliano andare.
Dell’incompiuto – ma anche dell’appena compiuto - è un amante il sindaco di Tel Aviv, che ogni anno qualche giorno prima di Rosh Hashana sceglie uno degli spazi che la sua amministrazione ha strappato al degrado, o costruito di sana pianta, e ci organizza dentro, o sopra, un cocktail di benvenuto al nuovo anno
.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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