Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Questa
sera inizia il settimo e ultimo giorno della festa di Sukkot conosciuto
come Hosh’anà Rabbà, ricorrenza densa di significati soprattutto per i
Maestri della Qabalà. Stasera, 21 del mese di Tishri è anche il
ventiseiesimo giorno dalla creazione del mondo iniziata il 25 di Elul,
e questo stesso numero equivale al valore della somma delle lettere che
compongono il Nome dell’Eterno, il Tetragramma. È questa una delle
spiegazioni del nome di Hosh’anà Rabbà, dove “Rabbà” sarebbe riferito
al Grande Nome. Il 26 in verità è un numero di completezza.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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Il
ministro della cultura polacco, Piotr Glinski, protesta per una mostra
sulla Shoah aperta a Bruxelles nella Casa della Storia Europea. Glinski
è furibondo perché la mostra presenta la Polonia, la Francia e
l’Ucraina come paesi che collaborarono con i nazisti nel massacro degli
ebrei.
Credo sarebbe difficile, per Glinski, dimostrare che i polacchi si
siano mai dispiaciuti dell’impegno nazista nel purificare la razza
ariana dalla contaminazione ebraica. Difficile anche dimenticare, a
solo titolo esemplificativo, il pogrom polacco ai danni degli ebrei di
Kielce nel 1946, a guerra finita.
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Jihadisti in Italia,
un quadro allarmante
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Sono
dodici gli attentatori islamici legati all’Italia che in questi mesi
hanno colpito all’estero. Il numero viene fatto oggi da Repubblica,
dove si dà anche conto delle ultime notizie relative al fratello del
terrorista di Marsiglia fermato sabato scorso a Ferrara. Ieri, si
riferisce, c’è stata l’udienza di convalida dell’arresto durante la
quale l’uomo si sarebbe detto estraneo alle contestazioni. Scrive
Repubblica: “Non capisce una parola d’italiano e anche con l’interprete
non sarebbe andata meglio. Ha prima detto di essere pronto a rientrare
in Francia, per poi tornare sui suoi passi. L’avvocata Laura Lemmi,
nominata d’ufficio, ha solo spiegato che ci sono alcuni passaggi
tecnici da chiarire”.
Sui giornali (tra gli altri Repubblica Roma e Corriere Roma) spazio
anche alla cerimonia organizzata ieri dalla Comunità ebraica romana nel
35esimo anniversario dell’attentato al Tempio Maggiore in cui fu ucciso
il piccolo Stefano Gaj Taché. “Un gesto vile contro la città di Roma,
simbolo di tolleranza e di accoglienza, e contro l’intera Italia. Fu un
crimine contro l’umanità” ha sottolineato ieri in un messaggio il
Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Sarà designato entro venerdì il nuovo direttore generale dell’Unesco.
Quest’anno tra l’altro, per la prima volta dal 2013, il Comitato
esecutivo non dovrà esaminare una proposta di risoluzione contro
Israele come più volte avvenuto in passato. E non è un caso, scrive il
Corriere. I Paesi arabi sono infatti impegnati in una grande offensiva
diplomatica “per piazzare un loro rappresentante alla testa
dell’organizzazione”. Tra i candidati più accreditati il rappresentante
del Qatar.
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la norma in discussione a palazzo madama
Negazionismo e crimini di odio,
In Senato la legge chiesta dall'Ue
Tra
i vari punti all’ordine del giorno dell’odierna seduta pomeridiana del
Senato, l’aula sarà chiamata ad esprimersi (riaprendo un confronto già
avviato la scorsa settimana) sulla legge comunitaria A.S 2886
nell’ambito della quale sono inserite le disposizioni per la completa
attuazione di una precedente decisione quadro del 2008 sulla lotta
contro espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale.
Tra queste un’integrazione al testo della cosiddetta Legge Mancino con
le parole previste nella stessa decisione comunitaria “sulla
minimizzazione in modo grave o sull’apologia” già passata alla Camera
dei deputati nel recente passato. Qualora le modifiche fossero
approvate si approverebbe la pena della reclusione da due a sei anni in
caso di propaganda, istigazione e incitamento commessi in modo che
derivi concreto pericolo di diffusione e fondati “in tutto o in parte
sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull’apologia
della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e
dei crimini di guerra”.
In un messaggio inviato nelle scorse ore ai capigruppo dei diversi
schieramenti politici rappresentati a Palazzo Madama, la Presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha parlato
di un via libera a tale integrazione come di “un atto dovuto”. E non
solo per evitare all’Italia la procedura di infrazione per
un’incompleta attuazione di un atto comunitario approvato all’unanimità
ormai da diversi anni “e già ampiamente ponderato per tutto quanto
concerne gli aspetti connessi al principio di legalità con
l’introduzione di un’aggravante nel nostro diritto penale che
troverebbe applicazione assieme ad altri ben definiti criteri”. Ma
anche perché andrebbe ad inserirsi in tempi particolarmente complessi
da questo punto di vista, che vedono il passato appena remoto “divenire
nuovamente presente” e nel quale i quotidiani “si sostituiscono ai
libri di storia nel narrare episodi di violenza e odio”.
Scrive la Presidente UCEI nel suo messaggio ai capigruppo: “Sono certa
che vorrete contribuire con il vostro concreto impegno e competenza,
facendo sentire il vostro senso di responsabilità. L’auspicio, al
termine della votazione, è di poter esplicitare, da orgogliosi
cittadini, il nostro rinnovato riconoscimento per quanto fatto
dall’Italia a dai suoi rappresentanti in Parlamento, pronta ancora una
volta ad affermare con risolutezza libertà e diritti fondamentali”. Leggi
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pagine ebraiche - l'intervista a vincenzo pinto
"Mein Kampf, l'edizione critica
per mettere a nudo il nemico"
Mein
Kampf per lunghi decenni è stato solo un nome di un libro che si
includeva nelle lezioni – troppo brevi – impartite ai ragazzi delle
superiori. Poi lo scorso anno è uscita in allegato col Giornale la
ristampa anastatica dell’edizione Bompiani, con una prefazione dello
storico Francesco Perfetti. Un’operazione che ha fatto discutere.
Vincenzo Pinto, che del Mein Kampf ha da poco curato un’edizione
critica, la pensa così: “Quando è uscita la ristampa anastatica
dell’edizione Bompiani - racconta - mi trovavo a Berlino. Lo storico e
giornalista Sven Felix Kellerhoff, caporedattore di Die Welt, mi chiese
che cosa pensassi di quella trovata. Io risposi che, a mio avviso,
quella pubblicazione era la risposta della famiglia Berlusconi alla
c.d. legge sul negazionismo, di cui non condivideva l’impianto
“liberticida”. A distanza di un anno confermo la mia riflessione di
allora e – aggiungo – che l’operazione fu anche di natura culturale e
commerciale: da un lato, lanciare la collana di testi dedicati al Terzo
Reich e, dall’altro, sostenere la tesi della “nuova egemonia economica
tedesca” (il Quarto Reich). Ora, la difesa di Sallusti è stata debole
perché l’edizione proposta non è affatto critica (non basta
l’introduzione di uno storico ancorché valido come Perfetti per
renderla tale). In secondo luogo, se è condivisibile l’assunto che il
nemico vada conosciuto per essere meglio combattuto (e battuto), mi
chiedo quale tesi “forte” abbia sostenuto l’edizione proposta dal
Giornale. In terzo luogo, non è minimamente paragonabile lo sforzo
dell’edizione dell’Institut fuer Zeitgeschichte di Monaco (con tutti i
limiti che citerò) alla ristampa anastatica dell’edizione Bompiani
(del secondo volume, tradotto da Angelo Treves). Per tutti questi
motivi, ritengo che l’operazione sia stata molto discutibile. Leggi
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A proposito di razzismo |
Gli
italiani sono razzisti? Noi, siamo razzisti? L’interrogativo,
provocatorio finché si vuole, mi si è posto due volte in dieci giorni.
Nella prima circostanza leggevo il bel libro di Luigi Manconi e
Federica Resta Non sono razzista, ma
(Feltrinelli): all’inizio gli autori evidenziano giustamente quanto,
descritta in questi termini, la domanda rischi di essere fuorviante e
persino sciocca. È ovvio che la maggioranza degli italiani non sia
razzista, ma è plausibile ritenere che il numero dei razzisti sia in
aumento e che soprattutto la quantità di atti e comportamenti razzisti
sia in crescita esponenziale.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - Memoria della salvezza |
Come
fecero tanti ebrei in Italia a sfuggire alla persecuzione nazifascista
durante il periodo di Salò e dell'occupazione tedesca? La storiografia
ha scandagliato a fondo le vicende degli ebrei deportati nei lager di
sterminio, ma ha indagato assai meno sui percorsi della salvezza.
Eppure gli ebrei sfuggiti alla Shoah furono più dell'81 per cento. Il
poderoso saggio Salvarsi di
Liliana Picciotto (Einaudi, pp. 570) presenta i risultati del progetto
«Memoria della salvezza» del Centro di Documentazione Ebraica
Contemporanea (CDEC), durato nove anni e volto a riflettere su come
essi abbiano potuto salvarsi malgrado la spietata caccia all'uomo
scatenata da parte delle autorità fasciste e naziste.
Mario Avagliano
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In fuga dalla Shoah |
Mercoledì
11 ottobre (ore 18.30, Istituto Cervantes di Roma - Sala Dalì - Piazza
Navona, 91 – Roma), sarà presentata l’edizione italiana de La bambina che guardava i treni partire,
dell’autore uruguagio Ruperto Long. Anna Foa dialogherà con l'autore.
La presentazione è organizzata dall'Ambasciata dell’Uruguay, in
collaborazione con l’Ambasciata di Israele in Italia, con l’Istituto
Cervantes di Roma e con la Newton Compton Editori. Come succede sovente
nei romanzi (basta pensare a Salinger o Némirovsky) l’autore stesso è
un personaggio di grande interesse, dalle molteplici identità, come
avrebbe detto Amartya Sen, fra le quali: ingegnere, Senatore,
Presidente della compagnia elettrica nazionale, accademico, ministro
della Corte dei Conti, fondatore e primo presidente del Gruppo
parlamentare di appoggio allo Stato di Israele e alla pace in Medio
Oriente.
Emanuele Calò
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