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16 Ottobre 2017 - 26 Tishri 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
In principio D-o creò il cielo e la terra.
La parola בּרא, creò, può essere letta anche באר, chiarificò.
Si potrebbe quindi leggere il verso così: “Fin dal principio D-o si rese visibile con il cielo e con la terra”.
Cioè a dire: per mezzo del cielo e della terra D-o si rende visibile.
La parola אֱלֹ-ים ha lo stesso valore numerico (86) della parola הטבע: la natura cela il Creatore.
 
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Anna
Foa,
storica
16 ottobre: l’anniversario della deportazione degli ebrei romani, 74 anni fa, una ferita ancora aperta inferta alla città e non solo agli ebrei, come l’altra ferita delle Fosse Ardeatine, 24 marzo 1944. Ieri la marcia silenziosa da piazza Santa Maria in Trastevere a Portico d’Ottavia, organizzata ormai da molti anni dalla comunità di Sant’Egidio insieme alla Comunità ebraica di Roma, un momento forte e commovente turbato solo dalle macchine lasciate parcheggiate sul percorso del corteo e non rimosse. Un gesto di incuria e indifferenza. Stamane, fra le altre iniziative, una lapide viene apposta sulla casa di via del Governo Vecchio dove abitava Giacomo Debenedetti, il grande scrittore e critico letterario autore del libro più bello scritto sul 16 ottobre, appunto 16 ottobre 1943, pubblicato nel dicembre 1944, quando ancora mezza Italia era sottoposta all’occupazione nazista. Un piccolo grande libro che andrebbe, in questa data, letto in tutte le scuole di Roma.
 
L'Austria che spaventa
I popolari democristiani dell’ÖVP guidati da Sebastian Kurz hanno vinto le elezioni in Austria, ottenendo il 31,4 per cento dei voti. Il partito di estrema destra FPÖ ha invece ottenuto il 27,4 per cento dei voti, diventando secondo partito e distanziando di poco i socialdemocratici (26,7 percento). Kurz, scrive Repubblica, “ha stravinto dopo una campagna elettorale incentrata sul tema dei profughi e sulla scia di un impegno costante, come ministro degli Esteri, a imprimere una stretta sui migranti”. Per il prossimo esecutivo, è possibile che nasca un’alleanza tra l’ ÖVP e la destra islamofoba ed euroscettica di Heinz-Christian Strache. Questi ha ottenuto con la FPÖ il miglior risultato di sempre dopo quello di Haider nel 1999. “Se entrasse nel governo, Strache ha già fatto sapere che vuole girare le spalle a Bruxelles per allearsi con Budapest e arricchire il quartetto di Visegrad, i “signori no” dell’Europa dell’est, che si sono messi di traverso sulle politiche migratorie comuni”. Come ricorda il Corriere della Sera, l’elezione in Austria è lo specchio di un trend più ampio in cui conservatori ed estremisti si stanno sempre più avvicinando.
 
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  davar
LIVELLI DI GUARDIA - QUI  VIENNA
Austria, allarme ultradestra

Il mondo ebraico si muove
Fuori dal governo di Vienna l’ultradestra xenofoba del FPÖ (Partito della Libertà austriaco). È quanto chiedono le voci dell’ebraismo europeo a Sebastian Kurz (nell’immagine), capo del Partito popolare austriaco, che a 31 anni diventerà con ogni probabilità il prossimo cancelliere austriaco (nonché il più giovane capo di governo d’Europa). Dopo aver vinto ieri le elezioni per la Camera bassa con il 31 per cento dei voti, Kurz – già ministro degli Esteri dell’ultimo governo – dovrà ora scegliere i suoi alleati per la coalizione di maggioranza e, viste le posizioni anti-migranti assunte dal Partito liberale in campagna elettorale, il sodalizio più scontato sarebbe quello con l’ultradestra del FPÖ (Freiheitliche Partei Österreich). Il Partito della Libertà guidato da Heinz-Christian Strache è infatti il secondo partito del Paese, dopo aver conquistato il 27,4 per cento dei voti, davanti ai socialdemocratici scivolati al terzo gradino (26,7 per cento). “Esortiamo fortemente Kurz a formare una coalizione di partiti di centro e a non legarsi a un partito di estrema destra” ha dichiarato il presidente del Congresso ebraico europeo (Ejc) Moshe Kantor. “Un partito che ha portato avanti una piattaforma di intolleranza xenofoba e che ha preso di mira gli immigrati - ha poi affermato - non può avere una sedia al tavolo del governo. Il ruolo centrale dell’Austria nel vincolare l’Europa del dopoguerra alla democrazia e ai diritti umani non deve essere sacrificato sull’altare della convenienza politica e del populismo a breve termine che ci ricorda i momenti più oscuri della memoria viva”.
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Livelli di guardia - qui vienna 
La linea della demenza digitale

alimenta i mostri d'Europa
Lo sciagurato e preoccupante risultato delle elezioni politiche in Austria, che spinge il giovanissimo leader dei Popolari Sebastian Kurz, uscito vincitore dal confronto, nelle braccia di un’ultradestra in forte crescita, porta fino ai confini italiani un monito sul nostro futuro.
La delusione del risultato raccolto dalla compagine dei socialdemocratici, un tempo dominante e determinante nella costruzione dell’Austria democratica uscita dalla Seconda guerra mondiale, l’uscita dal parlamento di Vienna dei Verdi e di altre forze progressiste, la forte pressione xenofoba che attraversa trasversalmente una società prospera e felice come quella della repubblica alpina, che fa registrare un tasso di disoccupazione vicino allo zero e continua a segnare un forte incremento di crescita economica, costituiscono elementi su cui riflettere anche per le ricadute che i nuovi equilibri potrebbero comportare sull’opinione pubblica di altri paesi, incluso il nostro.
L’Austria è stata tradizionalmente la casa di tutte le minoranze, il contenitore delle arti, della libera creatività, delle religioni e delle diverse culture e allo stesso tempo la fucina dell’antisemitismo e di tutti gli orrori che hanno contrassegnato il Novecento. In ogni caso un laboratorio da tenere d’occhio, capace di influenzare fortemente anche equilibri che vanno molto al di là dei suoi oggi ristretti confini.
Ma nella sconfitta del cancelliere socialdemocratico uscente Christian Kern, oltre alla tragedia di un fronte progressista capace ormai di esprimere solo idee sbiadite secondarie, comunque lontane dalle preoccupazioni e dalle aspirazioni della maggioranza dell’opinione pubblica, c’è da leggere anche un’altra lezione. Il colpo di grazia alla compagine progressista, infatti, è venuto dall’incredibile e maldestro maneggiamento dei social network cui si è affidata una classe politica che sotto il profilo della comunicazione ha commesso ogni possibile errore.
Mettersi nelle mani di avventurieri che promettono di indirizzare l’opinione pubblica spostando il consenso attraverso l’emozionalità generata dai social network si è rivelata una scelta arrischiata e perdente. E gli scandali che hanno sconvolto Vienna nelle ultime settimane, quando alcune inchieste giornalistiche hanno messo a nudo una penosa fabbrica di false notizie improvvisata affrettatamente per screditare gli avversari, non potevano che ritorcersi contro chi aveva imboccato imprudentemente il percorso avvelenato della demenza digitale.
Una volta di più abbiamo avuto la tragica dimostrazione che i social media, per la loro natura frammentaria e incontrollata, favoriscono un populismo esibizionista, irragionevole e intollerante e si rivelano una trappola per i movimenti e le organizzazioni che imprudentemente affidano la trasmissione delle proprie idee ai grossisti della propaganda e ai cottimisti dei “mi piace” da vendere e comprare sottobanco.

gv


qui roma - L'ANNIVERSARIO
"16 ottobre, un monito per tutti"
Inizia all’alba, col suono dello shofar nel cuore del Portico d’Ottavia, la commemorazione romana del 16 ottobre 1943. Alle 5.15, negli stessi minuti in cui, in quelle strade oggi tra le più frequentate e amate di Roma, i nazisti effettuarono il rastrellamento che portò alla deportazione di oltre mille ebrei nei campi di sterminio.
Gran parte delle iniziative ruotano oggi attorno al Portico d’Ottavia, dove questa mattina autorità e Comunità ebraica (a guidare la delegazione la presidente Ruth Dureghello, il rabbino capo Riccardo Di Segni, i vicepresidenti Ruben Della Rocca e Claudia Fellus) hanno deposto una corona davanti al Tempio Maggiore e dove già ieri si sono svolte due iniziative molto partecipate: la marcia silenziosa con i Testimoni della Shoah, conclusasi con un commovente epilogo assieme ai giovani in sinagoga, e il corteo per la Memoria che guarda al futuro organizzato insieme alla Comunità di Sant’Egidio. Ospite d’onore quest’anno il presidente del Senato Pietro Grasso, che ferme parole ha usato più volte negli scorsi giorni per ammonire contro i pericoli dell’odio e dell’indifferenza. Prima in relazione all’attentato palestinese al Tempio Maggiore di 35 anni fa in cui fu ucciso il piccolo Stefano Gaj Taché e poi in merito al rastrellamento del 16 ottobre, uno dei simboli della persecuzione antiebraica in Italia.


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16 ottobre - la mostra
Il 1938 e le leggi della vergogna 
II trentaquattro minuti dell’odio, della menzogna, dell’infamia da cui scaturì ogni dramma: prima l’allentamento dalla società, quindi l’avvio della campagna persecutoria che per molte migliaia di individui si concluderà, senza ritorno, in un lager. Lo straordinario video restaurato in cui scorrono le immagini dell’annuncio delle Leggi Razziste a Trieste, il 18 settembre 1938, è senz’altro il pezzo forte della mostra 1938 – La storia che si inaugurerà nel pomeriggio alla Casina dei Vallati, sede della Fondazione Museo della Shoah di Roma. “L’ebraismo mondiale è stato, durante 16 anni, malgrado la nostra politica, un nemico irriconciliabile del fascismo” annuncia Benito Mussolini in Piazza Unità d’Italia, davanti a una folla entusiasta.
Quali furono gli effetti dell’annuncio, nel breve e nel lungo termine? La mostra, curata dagli storici Marcello Pezzetti e Sara Berger, lo illustra magistralmente attraverso fotografie, manifesti, documenti, giornali, oggetti e filmati, in gran parte inediti. Proprio Pezzetti e Mario Venezia, presidente della Fondazione, hanno oggi accompagnato un gruppo di giornalisti all’interno degli spazi espositivi.
Sottolinea Venezia: “Dopo esserci immersi, con l’ultima nostra esposizione, nella follia della propaganda antisemita, nazista e fascista a confronto, abbiamo deciso di far compiere agli italiani, e di compiere anche noi stessi, un viaggio in quella che può essere considerata una delle pagine più infamanti della storia del nostro paese”.
Nel percorso espositivo la storia della legislazione antiebraica fascista, dalla sua preparazione attraverso una biennale campagna propagandistica all’ideazione e realizzazione della schedatura della popolazione ebraica presente sul territorio nazionale attraverso un censimento su basi razziste. Dai primi decreti legge antiebraici “per la difesa della razza” che colpirono il mondo della scuola, delle università e gli ebrei stranieri alla comparsa, nel novembre del ’38, del corpus più consistente dei provvedimenti controfirmati dal re Vittorio Emanuele III.
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16 ottobre - la targa
Debenedetti, l'omaggio di Roma
Scrive della sua testimonianza un illustre collega come Alberto Moravia: “Debenedetti riesce a darci tutto quello che avremmo potuto aspettarci da uno scrittore della famiglia di Defoe e Manzoni: sgomento della ragione di fronte alla furia irrazionale, carità religiosa, pietà storica, strazio esistenziale”.
16 ottobre 1943, di Giacomo Debenedetti, è da sempre tra gli scritti di riferimento per raccontare quella drammatica alba romana e le sue conseguenze. Per onorare la memoria del grande scrittore, saggista e critico letterario biellese, mancato 50 anni fa nella Capitale, il Comune di Roma ha fatto realizzare una targa ricordo sulla casa di Via del Governo Vecchio 78 in cui visse dal 1952 al 1967. Un significativo riconoscimento alla penna che, per prima, ha raccontato quei fatti. Ad intervenire, assieme al vicesindaco Luca Bergamo, la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, rappresentanti dell’Accademia nazionale dei Lincei, il presidente del Primo municipio Sabrina Alfonsi.
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qui trieste - dopo l'esperienza di gerusalemme
Europa della cultura a Miramare

I progetti di giovani ed esperti
Un futuro di progresso e prosperità in Italia si costruisce investendo sulla cultura. E solo una politica intelligente di conduzione dei flussi turistici, la concezione dei musei e delle maggiori attrattive storiche e naturalistiche come centri di incontro, di conoscenza e di intrattenimento, può garantire alle potenzialità del sistema Italia i migliori esiti.
Nell’ambito di un orizzonte chiaramente tracciato dal ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini si svolge oggi a Trieste un incontro per delineare il futuro del museo, del parco botanico e del parco marino al castello di Miramare. Quella che rappresenta già una delle mete turistiche più amate dagli italiani e dai visitatori europei, con centinaia di migliaia di presenze e una forte tendenza alla crescita, promette di divenire nei prossimi anni uno dei poli della crescita italiana e uno dei maggiori punti di riferimento dei percorsi turistici europei.
Assieme alla nuova direttrice di Miramare, Andreina Contessa – giunta da Gerusalemme dove ha ricreato e portato il Museo d’arte ebraica italiana d’Israele tra le realtà di primo piano nel quadro della ricchissima offerta culturale israeliana – partecipano alla giornata la direttrice della Fondazione Dessau Woerliz già alla guida della Direzione federale austriaca dei parchi culturali Brigitte Mang, il presidente di Landscape Architecture Nature Development Andreas Kipar, il Soprintendente ai beni archeologici, culturali e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia Andrea Azzolini, gli studiosi Rossella Fabiani e Mario Tretiach, il governatore del Friuli Venezia Giulia Deborah Serracchiani e il sindaco della città giuliana Roberto Dipiazza.


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la presentazione al centro bibliografico
Comprendere l'etica ebraica
È possibile esporre e comprendere l’etica ebraica “stando su un piede solo” ossia in poche e semplici formule? Non è piuttosto il giudaismo un cammino lungo e complesso, e dunque anzitutto halakhà, un insieme di norme tese a santificare la vita quotidiana e a rafforzare un’identità di popolo? Quali sono i nessi tra la sfera etica, di sua natura universale, e la sfera delle pratiche simbolico-rituali, che caratterizzano e rendono particolare lo stile di vita ebraico? Cosa dice poi il pensiero rabbinico in merito all’etica del lavoro, o sulle attuali urgenze ecologiche, sull’esercizio del potere, sulla difesa dei diritti umani?
Nelle pagine di “La giustizia seguirai”, il saggio di Massimo Giuliani pubblicato da Giuntina che sarà presentato martedì 17 ottobre al Centro Bibliografico UCEI, la delicata questione del rapporto tra etica e halakhà viene indagata alla luce degli antichi dibattiti rabbinici fino alle discussioni contemporanee, passando attraverso la grande lezione etica di Maimonide. L’incontro avrà inizio alle 18. Insieme all’autore, interverranno rav Riccardo Di Segni, Raffaella Di Castro e Orietta Ombrosi.
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pilpul
Oltremare - Miracoli
È stata una maratona anche quest’anno, ma finalmente ne siamo fuori. La meravigliosa stagione del “dopo le feste” può avere inizio, e concederci di portare a compimento tutto quello che non c’è stato verso di fare da fine luglio in poi. Qualcuno un giorno dovrà spiegare come sia possibile che lo Stato di Israele sia nato, si sia sviluppato, e continui a crescere ad un ritmo di tutto rispetto, nonostante vacanze estive delle scuole lunghe come la quaresima dei nostri fratelli minori, e con le feste autunnali in agguato a poche settimane di distanza (a volte una sola, dipende dal calendario lunare): tre lunghe settimane di lavoro a singhiozzo, scuole di nuovo chiuse e genitori sull’orlo di una crisi di nervi. Il paese è pieno di bambini: le famiglie hanno una media di tre figli a coppia; ma mentre i bambini hanno una infinità di giorni di vacanza, i lavoratori dipendenti hanno una media di due settimane di ferie pagate. E le madri lavorano (il 74% delle donne, dati dell’OECD del 2014). Insomma, i conti non tornano. Soprattutto i conti in tasca delle famiglie, che per lavorare spendono in attività estive e festive per i bambini interi stipendi, ingaggiano legioni di baby-sitter, impietosiscono eserciti di nonni, e fra l’altro in qualche modo riescono anche ad andare in vacanza e a riempire il mondo di piccoli e grandi israeliani vaganti. D’altra parte l’aveva predetto benissimo uno dei fondatori, Ben Gurion, quando disse che in Israele, per essere realisti bisogna credere nei miracoli. Noi ci crediamo senza esitazione alcuna, e lo stesso ci sembra quasi incredibile poter guardare il calendario e vedere settimane tutte intere dalla domenica al giovedì, in cui lavorare normalmente e senza interruzioni religiose o istituzionali. Dura poco, fino al 12 dicembre, vigilia di Chanukkah, ma entro quella data faremo miracoli.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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