Paolo Sciunnach, insegnante | In principio D-o creò il cielo e la terra.
La parola בּרא, creò, può essere letta anche באר, chiarificò.
Si potrebbe quindi leggere il verso così: “Fin dal principio D-o si rese visibile con il cielo e con la terra”.
Cioè a dire: per mezzo del cielo e della terra D-o si rende visibile.
La parola אֱלֹ-ים ha lo stesso valore numerico (86) della parola הטבע: la natura cela il Creatore.
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Anna
Foa,
storica |
16
ottobre: l’anniversario della deportazione degli ebrei romani, 74 anni
fa, una ferita ancora aperta inferta alla città e non solo agli ebrei,
come l’altra ferita delle Fosse Ardeatine, 24 marzo 1944. Ieri la
marcia silenziosa da piazza Santa Maria in Trastevere a Portico
d’Ottavia, organizzata ormai da molti anni dalla comunità di
Sant’Egidio insieme alla Comunità ebraica di Roma, un momento forte e
commovente turbato solo dalle macchine lasciate parcheggiate sul
percorso del corteo e non rimosse. Un gesto di incuria e indifferenza.
Stamane, fra le altre iniziative, una lapide viene apposta sulla casa
di via del Governo Vecchio dove abitava Giacomo Debenedetti, il grande
scrittore e critico letterario autore del libro più bello scritto sul
16 ottobre, appunto 16 ottobre 1943, pubblicato nel dicembre 1944,
quando ancora mezza Italia era sottoposta all’occupazione nazista. Un
piccolo grande libro che andrebbe, in questa data, letto in tutte le
scuole di Roma.
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L'Austria che spaventa
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I
popolari democristiani dell’ÖVP guidati da Sebastian Kurz hanno vinto
le elezioni in Austria, ottenendo il 31,4 per cento dei voti. Il
partito di estrema destra FPÖ ha invece ottenuto il 27,4 per cento dei
voti, diventando secondo partito e distanziando di poco i
socialdemocratici (26,7 percento). Kurz, scrive Repubblica, “ha
stravinto dopo una campagna elettorale incentrata sul tema dei profughi
e sulla scia di un impegno costante, come ministro degli Esteri, a
imprimere una stretta sui migranti”. Per il prossimo esecutivo, è
possibile che nasca un’alleanza tra l’ ÖVP e la destra islamofoba ed
euroscettica di Heinz-Christian Strache. Questi ha ottenuto con la FPÖ
il miglior risultato di sempre dopo quello di Haider nel 1999. “Se
entrasse nel governo, Strache ha già fatto sapere che vuole girare le
spalle a Bruxelles per allearsi con Budapest e arricchire il quartetto
di Visegrad, i “signori no” dell’Europa dell’est, che si sono messi di
traverso sulle politiche migratorie comuni”. Come ricorda il Corriere
della Sera, l’elezione in Austria è lo specchio di un trend più ampio
in cui conservatori ed estremisti si stanno sempre più avvicinando.
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LIVELLI DI GUARDIA - QUI VIENNA Austria, allarme ultradestra
Il mondo ebraico si muove
Fuori
dal governo di Vienna l’ultradestra xenofoba del FPÖ (Partito della
Libertà austriaco). È quanto chiedono le voci dell’ebraismo europeo a
Sebastian Kurz (nell’immagine), capo del Partito popolare austriaco,
che a 31 anni diventerà con ogni probabilità il prossimo cancelliere
austriaco (nonché il più giovane capo di governo d’Europa). Dopo aver
vinto ieri le elezioni per la Camera bassa con il 31 per cento dei
voti, Kurz – già ministro degli Esteri dell’ultimo governo – dovrà ora
scegliere i suoi alleati per la coalizione di maggioranza e, viste le
posizioni anti-migranti assunte dal Partito liberale in campagna
elettorale, il sodalizio più scontato sarebbe quello con l’ultradestra
del FPÖ (Freiheitliche Partei Österreich). Il Partito della Libertà
guidato da Heinz-Christian Strache è infatti il secondo partito del
Paese, dopo aver conquistato il 27,4 per cento dei voti, davanti ai
socialdemocratici scivolati al terzo gradino (26,7 per cento).
“Esortiamo fortemente Kurz a formare una coalizione di partiti di
centro e a non legarsi a un partito di estrema destra” ha dichiarato il
presidente del Congresso ebraico europeo (Ejc) Moshe Kantor. “Un
partito che ha portato avanti una piattaforma di intolleranza xenofoba
e che ha preso di mira gli immigrati - ha poi affermato - non può avere
una sedia al tavolo del governo. Il ruolo centrale dell’Austria nel
vincolare l’Europa del dopoguerra alla democrazia e ai diritti umani
non deve essere sacrificato sull’altare della convenienza politica e
del populismo a breve termine che ci ricorda i momenti più oscuri della
memoria viva”. Leggi
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Livelli di guardia - qui vienna
La linea della demenza digitale
alimenta i mostri d'Europa Lo
sciagurato e preoccupante risultato delle elezioni politiche in
Austria, che spinge il giovanissimo leader dei Popolari Sebastian Kurz,
uscito vincitore dal confronto, nelle braccia di un’ultradestra in
forte crescita, porta fino ai confini italiani un monito sul nostro
futuro.
La delusione del risultato raccolto dalla compagine dei
socialdemocratici, un tempo dominante e determinante nella costruzione
dell’Austria democratica uscita dalla Seconda guerra mondiale, l’uscita
dal parlamento di Vienna dei Verdi e di altre forze progressiste, la
forte pressione xenofoba che attraversa trasversalmente una società
prospera e felice come quella della repubblica alpina, che fa
registrare un tasso di disoccupazione vicino allo zero e continua a
segnare un forte incremento di crescita economica, costituiscono
elementi su cui riflettere anche per le ricadute che i nuovi equilibri
potrebbero comportare sull’opinione pubblica di altri paesi, incluso il
nostro.
L’Austria è stata tradizionalmente la casa di tutte le minoranze, il
contenitore delle arti, della libera creatività, delle religioni e
delle diverse culture e allo stesso tempo la fucina dell’antisemitismo
e di tutti gli orrori che hanno contrassegnato il Novecento. In ogni
caso un laboratorio da tenere d’occhio, capace di influenzare
fortemente anche equilibri che vanno molto al di là dei suoi oggi
ristretti confini.
Ma nella sconfitta del cancelliere socialdemocratico uscente Christian
Kern, oltre alla tragedia di un fronte progressista capace ormai di
esprimere solo idee sbiadite secondarie, comunque lontane dalle
preoccupazioni e dalle aspirazioni della maggioranza dell’opinione
pubblica, c’è da leggere anche un’altra lezione. Il colpo di grazia
alla compagine progressista, infatti, è venuto dall’incredibile e
maldestro maneggiamento dei social network cui si è affidata una classe
politica che sotto il profilo della comunicazione ha commesso ogni
possibile errore.
Mettersi nelle mani di avventurieri che promettono di indirizzare
l’opinione pubblica spostando il consenso attraverso l’emozionalità
generata dai social network si è rivelata una scelta arrischiata e
perdente. E gli scandali che hanno sconvolto Vienna nelle ultime
settimane, quando alcune inchieste giornalistiche hanno messo a nudo
una penosa fabbrica di false notizie improvvisata affrettatamente per
screditare gli avversari, non potevano che ritorcersi contro chi aveva
imboccato imprudentemente il percorso avvelenato della demenza digitale.
Una volta di più abbiamo avuto la tragica dimostrazione che i social
media, per la loro natura frammentaria e incontrollata, favoriscono un
populismo esibizionista, irragionevole e intollerante e si rivelano una
trappola per i movimenti e le organizzazioni che imprudentemente
affidano la trasmissione delle proprie idee ai grossisti della
propaganda e ai cottimisti dei “mi piace” da vendere e comprare
sottobanco.
gv
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qui roma - L'ANNIVERSARIO "16 ottobre, un monito per tutti"
Inizia
all’alba, col suono dello shofar nel cuore del Portico d’Ottavia, la
commemorazione romana del 16 ottobre 1943. Alle 5.15, negli stessi
minuti in cui, in quelle strade oggi tra le più frequentate e amate di
Roma, i nazisti effettuarono il rastrellamento che portò alla
deportazione di oltre mille ebrei nei campi di sterminio.
Gran parte delle iniziative ruotano oggi attorno al Portico d’Ottavia,
dove questa mattina autorità e Comunità ebraica (a guidare la
delegazione la presidente Ruth Dureghello, il rabbino capo Riccardo Di
Segni, i vicepresidenti Ruben Della Rocca e Claudia Fellus) hanno
deposto una corona davanti al Tempio Maggiore e dove già ieri si sono
svolte due iniziative molto partecipate: la marcia silenziosa con i
Testimoni della Shoah, conclusasi con un commovente epilogo assieme ai
giovani in sinagoga, e il corteo per la Memoria che guarda al futuro
organizzato insieme alla Comunità di Sant’Egidio. Ospite d’onore
quest’anno il presidente del Senato Pietro Grasso, che ferme parole ha
usato più volte negli scorsi giorni per ammonire contro i pericoli
dell’odio e dell’indifferenza. Prima in relazione all’attentato
palestinese al Tempio Maggiore di 35 anni fa in cui fu ucciso il
piccolo Stefano Gaj Taché e poi in merito al rastrellamento del 16
ottobre, uno dei simboli della persecuzione antiebraica in Italia.
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16 ottobre - la mostra Il 1938 e le leggi della vergogna
II
trentaquattro minuti dell’odio, della menzogna, dell’infamia da cui
scaturì ogni dramma: prima l’allentamento dalla società, quindi l’avvio
della campagna persecutoria che per molte migliaia di individui si
concluderà, senza ritorno, in un lager. Lo straordinario video
restaurato in cui scorrono le immagini dell’annuncio delle Leggi
Razziste a Trieste, il 18 settembre 1938, è senz’altro il pezzo forte
della mostra 1938 – La storia che si inaugurerà nel pomeriggio alla
Casina dei Vallati, sede della Fondazione Museo della Shoah di Roma.
“L’ebraismo mondiale è stato, durante 16 anni, malgrado la nostra
politica, un nemico irriconciliabile del fascismo” annuncia Benito
Mussolini in Piazza Unità d’Italia, davanti a una folla entusiasta.
Quali furono gli effetti dell’annuncio, nel breve e nel lungo termine?
La mostra, curata dagli storici Marcello Pezzetti e Sara Berger, lo
illustra magistralmente attraverso fotografie, manifesti, documenti,
giornali, oggetti e filmati, in gran parte inediti. Proprio Pezzetti e
Mario Venezia, presidente della Fondazione, hanno oggi accompagnato un
gruppo di giornalisti all’interno degli spazi espositivi.
Sottolinea
Venezia: “Dopo esserci immersi, con l’ultima nostra esposizione, nella
follia della propaganda antisemita, nazista e fascista a confronto,
abbiamo deciso di far compiere agli italiani, e di compiere anche noi
stessi, un viaggio in quella che può essere considerata una delle
pagine più infamanti della storia del nostro paese”.
Nel percorso espositivo la storia della legislazione antiebraica
fascista, dalla sua preparazione attraverso una biennale campagna
propagandistica all’ideazione e realizzazione della schedatura della
popolazione ebraica presente sul territorio nazionale attraverso un
censimento su basi razziste. Dai primi decreti legge antiebraici “per
la difesa della razza” che colpirono il mondo della scuola, delle
università e gli ebrei stranieri alla comparsa, nel novembre del ’38,
del corpus più consistente dei provvedimenti controfirmati dal re
Vittorio Emanuele III. Leggi
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16 ottobre - la targa Debenedetti, l'omaggio di Roma
Scrive
della sua testimonianza un illustre collega come Alberto Moravia:
“Debenedetti riesce a darci tutto quello che avremmo potuto aspettarci
da uno scrittore della famiglia di Defoe e Manzoni: sgomento della
ragione di fronte alla furia irrazionale, carità religiosa, pietà
storica, strazio esistenziale”.
16 ottobre 1943, di Giacomo Debenedetti, è da sempre tra gli scritti di
riferimento per raccontare quella drammatica alba romana e le sue
conseguenze. Per onorare la memoria del grande scrittore, saggista e
critico letterario biellese, mancato 50 anni fa nella Capitale, il
Comune di Roma ha fatto realizzare una targa ricordo sulla casa di Via
del Governo Vecchio 78 in cui visse dal 1952 al 1967. Un significativo
riconoscimento alla penna che, per prima, ha raccontato quei fatti. Ad
intervenire, assieme al vicesindaco Luca Bergamo, la presidente della
Comunità ebraica Ruth Dureghello, il presidente della Regione Lazio
Nicola Zingaretti, rappresentanti dell’Accademia nazionale dei Lincei,
il presidente del Primo municipio Sabrina Alfonsi. Leggi |
qui trieste - dopo l'esperienza di gerusalemme Europa della cultura a Miramare
I progetti di giovani ed esperti
Un
futuro di progresso e prosperità in Italia si costruisce investendo
sulla cultura. E solo una politica intelligente di conduzione dei
flussi turistici, la concezione dei musei e delle maggiori attrattive
storiche e naturalistiche come centri di incontro, di conoscenza e di
intrattenimento, può garantire alle potenzialità del sistema Italia i
migliori esiti.
Nell’ambito di un orizzonte chiaramente tracciato dal ministro dei Beni
e delle attività culturali Dario Franceschini si svolge oggi a Trieste
un incontro per delineare il futuro del museo, del parco botanico e del
parco marino al castello di Miramare. Quella che rappresenta già una
delle mete turistiche più amate dagli italiani e dai visitatori
europei, con centinaia di migliaia di presenze e una forte tendenza
alla crescita, promette di divenire nei prossimi anni uno dei poli
della crescita italiana e uno dei maggiori punti di riferimento dei
percorsi turistici europei.
Assieme alla nuova direttrice di Miramare, Andreina Contessa – giunta
da Gerusalemme dove ha ricreato e portato il Museo d’arte ebraica
italiana d’Israele tra le realtà di primo piano nel quadro della
ricchissima offerta culturale israeliana – partecipano alla giornata la
direttrice della Fondazione Dessau Woerliz già alla guida della
Direzione federale austriaca dei parchi culturali Brigitte Mang, il
presidente di Landscape Architecture Nature Development Andreas Kipar,
il Soprintendente ai beni archeologici, culturali e paesaggistici del
Friuli Venezia Giulia Andrea Azzolini, gli studiosi Rossella Fabiani e
Mario Tretiach, il governatore del Friuli Venezia Giulia Deborah
Serracchiani e il sindaco della città giuliana Roberto Dipiazza.
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la presentazione al centro bibliografico Comprendere l'etica ebraica
È
possibile esporre e comprendere l’etica ebraica “stando su un piede
solo” ossia in poche e semplici formule? Non è piuttosto il giudaismo
un cammino lungo e complesso, e dunque anzitutto halakhà, un insieme di
norme tese a santificare la vita quotidiana e a rafforzare un’identità
di popolo? Quali sono i nessi tra la sfera etica, di sua natura
universale, e la sfera delle pratiche simbolico-rituali, che
caratterizzano e rendono particolare lo stile di vita ebraico? Cosa
dice poi il pensiero rabbinico in merito all’etica del lavoro, o sulle
attuali urgenze ecologiche, sull’esercizio del potere, sulla difesa dei
diritti umani?
Nelle pagine di “La giustizia seguirai”, il saggio di Massimo Giuliani
pubblicato da Giuntina che sarà presentato martedì 17 ottobre al Centro
Bibliografico UCEI, la delicata questione del rapporto tra etica e
halakhà viene indagata alla luce degli antichi dibattiti rabbinici fino
alle discussioni contemporanee, passando attraverso la grande lezione
etica di Maimonide. L’incontro avrà inizio alle 18. Insieme all’autore,
interverranno rav Riccardo Di Segni, Raffaella Di Castro e Orietta
Ombrosi. Leggi
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Oltremare - Miracoli
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È
stata una maratona anche quest’anno, ma finalmente ne siamo fuori. La
meravigliosa stagione del “dopo le feste” può avere inizio, e
concederci di portare a compimento tutto quello che non c’è stato verso
di fare da fine luglio in poi. Qualcuno un giorno dovrà spiegare come
sia possibile che lo Stato di Israele sia nato, si sia sviluppato, e
continui a crescere ad un ritmo di tutto rispetto, nonostante vacanze
estive delle scuole lunghe come la quaresima dei nostri fratelli
minori, e con le feste autunnali in agguato a poche settimane di
distanza (a volte una sola, dipende dal calendario lunare): tre lunghe
settimane di lavoro a singhiozzo, scuole di nuovo chiuse e genitori
sull’orlo di una crisi di nervi. Il paese è pieno di bambini: le
famiglie hanno una media di tre figli a coppia; ma mentre i bambini
hanno una infinità di giorni di vacanza, i lavoratori dipendenti hanno
una media di due settimane di ferie pagate. E le madri lavorano (il 74%
delle donne, dati dell’OECD del 2014). Insomma, i conti non tornano.
Soprattutto i conti in tasca delle famiglie, che per lavorare spendono
in attività estive e festive per i bambini interi stipendi, ingaggiano
legioni di baby-sitter, impietosiscono eserciti di nonni, e fra l’altro
in qualche modo riescono anche ad andare in vacanza e a riempire il
mondo di piccoli e grandi israeliani vaganti. D’altra parte l’aveva
predetto benissimo uno dei fondatori, Ben Gurion, quando disse che in
Israele, per essere realisti bisogna credere nei miracoli. Noi ci
crediamo senza esitazione alcuna, e lo stesso ci sembra quasi
incredibile poter guardare il calendario e vedere settimane tutte
intere dalla domenica al giovedì, in cui lavorare normalmente e senza
interruzioni religiose o istituzionali. Dura poco, fino al 12 dicembre,
vigilia di Chanukkah, ma entro quella data faremo miracoli.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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