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7 dicembre 2017 - 19 Kislev 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
“Reuvèn tornò alla fossa, ed ecco, non c’era Yosèf nella fossa, e si strappò le vesti. Tornò dai suoi fratelli e disse: Il ragazzo non c’è; ed io, dove vado?”.
Nelle parole di Reuvèn i Maestri del Chassidismo vedono il grido di ogni persona quando si avvicina alla fine della sua vita (alla “fossa”), quando si accorge che in tanti anni non ha aggiunto (hosìf, dalla stessa radice di “Yosèf”) nessun valore veramente positivo alla propria vita: “Dove vado?”.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
Il discorso di Donald Trump ieri sera sembrava copiato integralmente dal pezzo di Daniel Reichel apparso poche ore prima su questa pagina. Cosa cambia? Di fatto nulla. L’ambasciata americana rimane a Tel Aviv, e ci resterà a lungo. I luoghi santi sono tutti sotto la tutela delle rispettive autorità religiose, e continueranno a esserlo. L’autorità sulla Spianata delle Moschee/Monte del Tempio è il Wakf musulmano, e così sarà. Dal 1948 lo Stato d’Israele aveva una capitale, Gerusalemme, e continua ad averla e tutti lo sanno. Dal 1948 gli stati del mondo – con qualche eccezione in passato – non riconoscono Gerusalemme come capitale, eppure tutti gli ambasciatori devono recarvisi per presentare le loro credenziali al Presidente della repubblica o per incontrare il Primo ministro o il ministro degli Esteri.
 
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“Gerusalemme capitale”
“È ora di riconoscere ufficialmente Gerusalemme come la capitale di Israele”. L’annuncio di Donald Trump è tra i temi di apertura di quasi tutti i giornali in Italia.
“Il dado è tratto: le conseguenze potenzialmente esplosive” scrive il Corriere. Per Repubblica, si tratta di “un debito pagato con la destra”. Secondo La Stampa, l’annuncio “da una parte rischia le reazioni violente sul terreno, ma dall’altra apre anche potenzialmente la porta ad un’intesa”. E questo perché, si legge, consente a Trump “di chiedere in cambio concessioni allo Stato ebraico”.
Numerosi gli approfondimenti e le opinioni che sono pubblicate sulla stampa nazionale. Intervistato dal Corriere, lo scrittore israeliano Etgar Keret esprime contrarietà: “Trump e Gerusalemme non c’entrano nulla con i problemi reali. È aria calda: il ruolo di presidente dipende anche dallo spessore della persona e Trump ha dimostrato di essere un peso piuma. Intacca i simboli, non la realtà”. Il riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico, la soluzione del conflitto israelo-palestinese con due Stati divisi da confini concordati, il ruolo prioritario dell’Arabia Saudita nel superamento della crisi secolare arabo-israeliana. Tre tasselli che hanno genesi diverse, scrive il direttore della Stampa Maurizio Molinari, “ma descrivono la scommessa dell’inquilino dello Studio Ovale”. Fiamma Nirenstein, sul Giornale: “Giustizia dopo anni di risoluzioni persecutorie”. Giuliano Ferrara, sul Foglio: “Il trasferimento dell’ambasciata americana nella capitale di Israele, decisione del Congresso, è una risposta alla storia e a molti nemici”. Lunghezza d’onda differente per Wlodek Goldkorn, che questo dice di Gerusalemme su Repubblica: “Impossibile unirla, impossibile dividerla. Resta solo da sperare nell’intervento dell’Onnipotente ma anche lui può mettersi di traverso, causa eccesso di emozioni e interpretazioni degli umani”. Più duro Michele Serra, nella sua quotidiana Amaca: “Si trattasse solamente di essere arroganti, ci saremmo anche abituati. Qui lo sgomento ha qualità diversa: si sospetta il gesto di un grosso scemo, e se l’arroganza è componente distintiva di tutti i poteri, o quasi, la scemenza aggiunge elementi di rischio imponderabili”. Forti perplessità infine dalla Testimone della Shoah Edith Bruck, che al Mattino dice: “Un atto totalmente irresponsabile che potrebbe produrre un nuovo rafforzamento dell’Isis unificando tutto il mondo arabo in funzione anti-israeliana”.

Il blitz squadrista di Forza Nuova sotto la sede di Repubblica e L’Espresso mette in allarme l’opinione pubblica. “Quando ho letto quella frase nel comunicato neofascista, ‘dichiarare guerra alle idee’, ho agito d’istinto e ho deciso di venire subito qui per dare un segnale molto forte: l’antifascismo e la libertà di stampa sono due capisaldi della democrazia e deve essere chiaro che non sarà tollerato neppure il semplice tentativo di metterli sotto attacco” afferma il ministro Marco Minniti nel corso di un confronto in redazione a poche ore dai fatti. “La scelta di presentarmi di persona, come avrei fatto con qualunque altro quotidiano minacciato, serve a mettere un punto fermo. Qui – le sue parole – c’è un confine che non può e non deve essere superato”. Repubblica parla oggi di intimidazioni che vanno avanti da mesi, anche per via dei molti approfondimenti dedicati al mondo dell’estrema destra che sono stati pubblicati di recente. “È da mesi – si legge – che Repubblica denuncia con servizi e inchieste i rigurgiti neofascisti e neonazisti nel nostro Paese, l’avanzata della galassia nera, il suo nuovo volto, gli episodi di propaganda razzista e nostalgica: da FN a CasaPound alle formazioni neonaziste”.
Ad intervenire, con un tweet di solidarietà, anche la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello.
 
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  davar
le reazioni delle istituzioni ebraiche
"Gerusalemme capitale d'Israele,
il mondo segua l'esempio Usa"

Un giudizio positivo sulla scelta del Presidente Usa Donald Trump di dichiarare ufficialmente di riconoscere Gerusalemme capitale d'Israele. È quello che accomuna le maggiori istituzioni ebraiche ufficiali internazionali, che hanno espresso parole di plauso all'indirizzo di Trump. “Un passo critico e coraggioso”, la definizione scelta dal presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder sia per il riconoscimento sia per la scelta di “riaffermare l'impegno degli Stati Uniti per una soluzione a due Stati concordata. Gerusalemme è la capitale indiscutibile di Israele e la capitale storica del popolo ebraico. Ci auguriamo che la chiara dichiarazione degli Stati Uniti in tal senso – afferma Lauder - invii alla comunità internazionale un messaggio rispetto a questa verità”. “Il World Jewish Congress sostiene pienamente la posizione degli Stati Uniti secondo cui una soluzione pacifica a questo lungo conflitto deve essere fondata sulla reciprocità”. L'auspicio invece del presidente dello European Jewish Congress (Ejc) Moshe Kantor è che “gli Stati europei seguiranno l'esempio” americano. “Sotto il controllo israeliano, Gerusalemme è una città dove le persone sono accolte indipendentemente dalla loro fede, dove i luoghi santi sono protetti e onorati, e dove le libertà democratiche sono garantite”, ha affermato Kantor, secondo cui “questa nuova politica statunitense afferma che al rifiuto si risponde con il riconoscimento e può servire a incoraggiare la pace così com'è contro i tentativi di cancellare la presenza ebraica a Gerusalemme, come accaduto con le recenti vergognose risoluzioni Unesco”.
“Israele rimane impegnata nel raggiungimento della pace con i palestinesi, e rinnova l'invito per dei negoziati diretti tra le parti. Il riconoscimento di Gerusalemme come capitale d'Israele è cruciale per il successo di qualsiasi processo di pace”, quanto ha spiegato l'ambasciatore d'Israele a Roma Ofer Sachs in un comunicato diffuso dall'ambasciata. Sachs si è rivolto poi all'Italia, che sul tema del riconoscimento ha espresso una posizione simile a quella di diversi paesi europei, che l'hanno definito un errore. “Siamo sensibili alla visione dell'Italia su questo argomento, - afferma Sachs - sebbene possiamo essere in disaccordo sugli effetti del riconoscimento sul processo di pace e, così come l'Italia, speriamo di vederlo ripartire il prima possibile”. La presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha invece richiamato come “quest'anno abbiamo ricordato anniversari di dichiarazioni e di votazioni importanti per la nascita e la costruzione di Israele. Il riconoscimento da parte del Presidente Donald Trump di Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele è sicuramente da ascrivere tra quelle dichiarazioni che lasceranno il segno nella storia".
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l'ex vicesindaco di gerusalemme cassuto
"Discorso del presidente Trump, un passo importante per la pace"
“Un discorso ottimo, probabilmente scritto insieme al vicepresidente Michael Pence, che riaprirà, dopo delle tensioni iniziali, il dialogo per la pace tra israeliani e palestinesi”. È l'analisi del discorso del Presidente Usa Donald dell'architetto David Cassuto, vicesindaco di Gerusalemme a metà anni '90 e punto di riferimento della comunità degli Italkim (gli italiani d'Israele). Parlando con il portale dell'ebraismo italiano www.moked.it, Cassuto dà una lettura positiva delle parole di Trump, che ieri da Washington ha pubblicamente e ufficialmente riconosciuto Gerusalemme come capitale d'Israele, senza però fare riferimenti chiari allo spostamento dell'ambasciata da Tel Aviv alla capitale stessa. “Gli Stati Uniti hanno già individuato il luogo dove sorgerà l'ambasciata, ma ci vorrà del tempo”, spiega Cassuto che poi si sofferma sul perché del suo giudizio positivo del discorso del presidente Usa. “Le parole di Trump mettono un punto fermo sul futuro del negoziato di pace: Gerusalemme è la capitale d'Israele e i palestinesi se vogliono sedersi al tavolo con gli israeliani d'ora in avanti dovranno accettarlo, cosa che in passato non hanno fatto”.
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La consegna al presidente del senato Grasso 
“Talmud, sapere millenario”
“Uno dei più grandi progetti italiani di traduzione mai intrapresi. Un prodotto di un’estrema e raffinata complessità nata dall’incontro tra cultura talmudica e linguistica computazionale”.
Queste le parole con il presidente del Senato Pietro Grasso ha accolto ieri in dono una copia del secondo trattato del Talmud babilonese – il trattato Berakhot, curato dal rav Gianfranco Di Segni e pubblicato da Giuntina – tradotto in italiano nel solco del protocollo d’intesa firmato il 21 gennaio 2011 fra Presidenza del Consiglio dei Ministri, MIUR, CNR e Unione Comunità Ebraiche Italiane – Collegio Rabbinico Italiano (UCEI-CRI). Presenti alla consegna tra gli altri la ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca Valeria Fedeli, la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, il presidente del progetto di traduzione rav Riccardo Di Segni, la direttrice del progetto Clelia Piperno, il presidente del Cnr Massimo Inguscio, il capo dipartimento del Miur Marco Mancini.
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qui roma - l'audizione al senato
"Ebrei fuggiti dal mondo arabo,
una vicenda da cui imparare"

Una riflessione a carattere storico sulle persecuzioni subite dagli ebrei nei paesi arabi, con testimonianze in prima persona sulla drammatica esperienza vissuta. E una riflessione sulle iniziative che le istituzioni possono intraprendere sia per meglio far conoscere quelle vicende sia per agire con efficacia e incisività nella gestione dei flussi migratori contemporanei. Queste le due direttrici del confronto avviato oggi al Senato, presso la commissione Affari Esteri, su iniziativa dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Ad intervenire durante l’audizione l’assessore alla Cultura UCEI David Meghnagi, i Consiglieri Victor Magiar e Vittorio Mosseri, Carolina Delburgo in rappresentanza del Comitato ebrei espulsi dall’Egitto. Quattro voci, quattro testimonianze di quel secolare incontro tra mondo ebraico e mondo arabo violentemente sradicato nel secolo scorso. Presente anche Daniel Arbib, assistente per gli affari politici dell’Ambasciata di Israele. Mentre tra i senatori presenti hanno tra gli altri portato un contributo il vicepresidente della commissione Paolo Corsini, Lucio Malan, Luigi Compagna e l’ex ministra Stefania Giannini.

(Nell’immagine, da sinistra a destra, Vittorio Mosseri, Carolina Delburgo, Victor Magiar e David Meghnagi)
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l'approvazione definitiva al senato
Giornata in memoria dei Giusti,
l'Italia adotta la legge

Il Senato ha approvato nelle scorse ore in via definitiva la legge per l’istituzione della “Giornata in memoria dei Giusti dell’umanità”, che si celebrerà il 6 marzo.
L’Italia diventa così il primo Paese ad aderire ufficialmente alla Giornata europea dei Giusti istituita nel 2012 dal Parlamento europeo accogliendo l’appello lanciato da Gariwo e sottoscritto da migliaia di cittadini. La ricorrenza è “dedicata a mantenere viva e rinnovare la memoria di quanti, in ogni tempo e in ogni luogo, hanno fatto del bene salvando vite umane, si sono battuti in favore dei diritti umani durante i genocidi e hanno difeso la dignità della persona rifiutando di piegarsi ai totalitarismi e alle discriminazioni tra esseri umani”. “La legge sui Giusti dell’Umanità assume oggi un valore particolare di fronte alle crescenti derive politiche e morali nel mondo: nuovi nazionalismi, razzismi, terrorismo e rischi di guerra nel Pacifico e nel Medio Oriente. - ha detto il presidente di Gariwo Gabriele Nissim - Oggi più che mai è necessario richiamare tutti gli individui alla responsabilità personale per riaffermare i valori del dialogo, della pace, dell’inclusione e isolare quanti vogliono spingerci nel baratro dell’odio. È un grande messaggio che in questa giornata il nostro Paese lancia all’Europa e al mondo intero".
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cordoglio nel mondo ebraico
Guido Della Seta (1929-2017)
Nato a Roma nel 1929, Guido Della Seta è stato un imprenditore di successo e molto stimato nel suo settore.
Profondo cordoglio in tutto l'ebraismo italiano ha suscitato la sua scomparsa, avvenuta la scorsa notte. Numerose le manifestazioni di cordoglio che stanno arrivando alla famiglia: alla figlia Simonetta, direttrice del Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano di Ferrara, e a tutti i suoi cari.
I funerali di Guido Della Seta si svolgeranno domani mattina alle 9 al cimitero di Prima Porta. Sia il suo ricordo di benedizione.
 

qui roma - il nuovo festival   
Giovani, incontro tra le religioni
I giovani e le religioni protagonisti, con uno sguardo il più possibile aperto, inclusivo e plurale. Ha preso il via a Roma, alla Città dell’Altra Economia nel quartiere Testaccio, la prima edizione del festival “Mondoreligioni – Incontriamo le Religioni del Mondo”. Ideato e organizzato da Emanuela Claudia Del Re, coordinatrice nazionale della sezione di Sociologia della Religione dell’Associazione Italiana di Sociologia, e da Claudio Paravati, direttore della rivista Confronti, in collaborazione e con il sostegno della cooperativa COM Nuovi Tempi, dell’organizzazione no-profit EPOS International Mediating and Negotiating Operational Agency e della John Cabot University, il festival si propone al pubblico romano attraverso stand, workshop, tavole rotonde con presentazioni di libri e concerti musicali.
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qui roma 
Diari del Risorgimento 
Si è svolta ieri presso il Centro Bibliografico “Tullia Zevi” dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane la presentazione del volume “Diari risorgimentali: due ragazzi ebrei si raccontano”, curato da Clotilde Pontecorvo, già docente di psicologia all’Università Sapienza di Roma, e dallo storico dell’ebraismo italiano e professore alla Hebrew University di Gerusalemme Asher Salah.
Pubblicato dall’editore livornese Salomone Belforte, il libro è stato presentato dal consigliere UCEI Saul Meghnagi, dallo storico Giuseppe Monsagrati e dalla pedagogista Raimonda Morani.
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jciak
Dove abita Il razzismo
Nell’estate del 1957 la famiglia Myers si trasferisce a Levittown, Pennsylvania. Sono i primi afroamericani a insediarsi, con la figlia Lynda, in quel sobborgo che incarna il sogno americano. Lontano dal caos della città, si compone di 17 mila case, giardini e famiglie che si somigliano tutti. È un paradiso middle class ideato da un ebreo figlio di immigrati – William Levitt, magnate leggendario che finirà su Time - dove però non c’è posto per chi è diverso, come scoprono presto i Myers che finiscono al centro di un violento scontro razziale.
La storia, così incredibile da non sembrare vera, arriva al cinema in Suburbicon, da ieri nelle sale, diretto da George Clooney su sceneggiatura dei fratelli Coen, con Matt Damon, Julianne Moore e Oscar Isaac. Black comedy in cui si ride per non piangere, il film racconta le contraddizioni e i paradossi di un passato che non è mai stato così presente.

Daniela Gross
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  pilpul
Setirot - La capitale d'Israele
Gerusalemme è la capitale di Israele. Si vedrà in futuro – speriamo – se in una globale trattativa di pace con l’Autorità nazionale palestinese (Anp) gli accordi non prevederanno che sia anche capitale del nascituro – mi auguro – nuovo Stato. Ma che Gerusalemme sia la capitale dello Stato ebraico è noto a tutti, e in qualche modo perfino riconosciuto, pur con la ineluttabile “ambiguità” di cui necessitano i complessi equilibri della diplomazia internazionale. Lo sanno e lo sentono gli israeliani e gli ebrei della Diaspora. Lo sanno i capi di Stato e le delegazioni di alto livello che si sono recate nel corso degli anni alla Knesset, il Parlamento, a cominciare dallo storico discorso del Presidente egiziano Anwar Sadat nel 1977, e poi avanti fino al luglio dell’anno scorso quando con grandi onori venne accolta una delegazione dell’Arabia saudita. Sempre nel 2016, per i funerali di Shimon Peres, a Gerusalemme arrivò mezzo mondo, da Barack Obama al Principe Carlo d’Inghilterra, da Bill Clinton al tedesco Joachim Gauck, François Hollande, Matteo Renzi, il canadese Justin Trudeau, il segretario Stato John Kerry, il capo della diplomazia estera della Ue Federica Mogherini. E il presidente palestinese Abu Mazen...

Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Shlomo e Nava
Nava Semel se n’è andata, all’alba di una giornata qualunque. Aveva solo 63 anni e chissà quanti racconti ha portato con sé. La sua fantasia lavorava continuamente, in ogni luogo che visitava, a ogni incontro nuovo e prendeva appunti in modo frenetico. Era solita dire che scriveva due o tre romanzi contemporaneamente, perché insomma, non si scrive a comando e le storie hanno bisogno di respirare, ciascuna con il proprio tempo e mentre una riposa l’altra cammina, poi i ruoli si invertono…
E mentre mi tornano alla mente i ricordi del tempo trascorso insieme e del lavoro in trio con Sarah Kaminski, nella mia mente si fanno strada le note di una melodia: Ahavtiha, un classico israeliano, una canzone senza tempo, composta nel 1970 da Tirtzah Atar (parole) e Yaakov Hollander (musica).


Maria Teresa Milano
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Il viaggio di Europa
Leggere Grandangolo, il romanzo di esordio di Simone Somekh già recensito da più voci su queste colonne, mi ha regalato alcuni notevoli spunti. Tra questi, uno ha a che vedere con la vicenda complessiva descritta nel libro e vissuta dal protagonista Ezra Kramer: il viaggio. In Grandangolo il viaggio non è tanto un desiderio, un obiettivo da soddisfare, o meglio: è anche ma non soltanto questo. Il viaggio è la condizione in cui Ezra è calato e sono convinto che questo aspetto sia determinante nel rendere il libro attuale e vivo, perché è in qualche modo la condizione in cui ci troviamo noi tutti oggi.

Giorgio Berruto
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Il miracolo di Chanukkah
Prendi una decina di bambini (ma ne puoi aggiungere a piacere un'altra manciata), circa venti donne di varia età compresa tra i venti e gli ottanta, qualche lattante a scaldare l'atmosfera, cinque o sei uomini tuttofare divisi tra aiuto in sala cucina ed accudimento dei più piccoli. Raccoglili insieme lentamente, un po' alla volta.
Aggiungi una varia umanità che qui viene almeno una volta l'anno, in questa occasione, per affezione di lunga data, mescolali con correligionari in cerca di candele o di dolci che si trovano solo qui e solo oggi (ah, questi biscotti della Rosi non hanno bisogno di un cartellino descrittivo, tanto li conoscono tutti e dopo mezz'ora dall'apertura sono già finiti).


Sara Valentina Di Palma
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