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14 Dicembre 2017 - 26 Kislev 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Benché sia altamente improbabile che il Faraone desse a Yosèf un nome di origine ebraica (e non manca un’interpretazione del nome Tzafenàth Pa’néach basata sul significato in antico egizio), i Maestri interpretano il nome Tzafenàth Pa’néach come “spiegatore di cose occulte”, partendo dall’assonanza del termine Tzafenàth con la radice “tz – f – n”, che indica celare (la afiqòmen che si mangia al Séder è chiamata “tzafùn” perché è stata celata, nascosta). Questa indicazione dei Maestri ci dice che il testo, così interpretato, ha qualcosa da trasmetterci.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
Ieri, alla presenza del Presidente Mattarella e del ministro Franceschini, si è svolta a Ferrara la cerimonia inaugurale del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – Meis che da oggi è aperto al pubblico. La grande e ambiziosa combinazione di architettura e di contenuti conferma nel lungo periodo una collocazione inamovibile della storia degli ebrei in Italia all’interno del filone principale della storia italiana. Le periodiche scosse negative che hanno caratterizzato il bimillenario percorso degli ebrei nella Penisola e nelle sue isole non può in alcun modo essere scisso dalle vicende più significative che hanno determinato la cultura, la politica e il destino dell’Italia. O forse meglio, le culture, le politiche e i destini di questo paese. Il Meis potrà avere un importante e positivo ruolo nella maturazione di una migliore consapevolezza civile degli italiani se sarà appunto il plurale e non il singolare a imporsi come chiave di lettura di tante vicende e di tante espressioni apparentemente lontane e contraddittorie: una lettura da cui possa emergere una narrativa per quanto possibile inclusiva e sincera – senza apologie e determinismi. Non è facile per la persona media e per la società nel suo complesso riuscire ad aprirsi alla diversità, di cui gli ebrei hanno costituito per oltre due millenni uno dei paradigmi fondanti. Questa ammissione sta diventando sempre più difficile alla luce del riflusso di tendenze regressive, semplificatrici e intolleranti della politica contemporanea in tanti paesi. Auguriamo sinceramente al Meis e ai suoi responsabili di riuscire in questo necessario e pionieristico sforzo illuminato di conoscenza e di educazione civica.
 
Una storia italiana
Apre oggi al pubblico il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (Meis) dopo la grande inaugurazione di ieri alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del ministro della Cultura Dario Franceschini. Ampio spazio su tutti i quotidiani all’evento di ieri: “II Meis inizia il suo percorso con l’esposizione Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni” sottolinea il Corriere in un articolo a tutta pagina, ricordando come la mostra curata da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla, con l’allestimento dello studio Tortelli Frassoni, parli dell’unicità della presenza ebraica nella Penisola dall’età romana (II secolo a.C.) al Medioevo (X secolo d.C.). Il quotidiano ricorda poi le parole di Dario Disegni, presidente del Meis, sulla storia della struttura del museo ferrarese: “l’ex carcere – ha spiegato Disegni, ricordando il primo uso del luogo – è diventato da luogo di segregazione a elemento di inclusione”. “In quegli stessi spazi fu recluso per due mesi Giorgio Bassani. – ricorda su Avvenire Adam Smulevich – E con lui il meglio dell’antifascismo ferrarese, nemico acerrimo di un regime che in questa città fu responsabile di particolari nefandezze. Una prigione, il vecchio carcere di via Piangipane, che diventa museo. Un luogo di chiusura al mondo che diventa centro di propagazione culturale senza confini, con l’ambizione di rivolgersi a un pubblico ampio”. Sull’esposizione invece Elena Loewenthal su la Stampa spiega: “Dal presente e dal futuro della cultura, entrare nella mostra è stato come precipitare negli abissi di un passato a cui tutti in fondo apparteniamo”. Un passato che “comincia da Gerusalemme, perché qui tutto comincia, e tutto torna… Ma la prospettiva con cui si avvia il cammino espositivo della mostra e del Meis, un cammino supportato da una ‘applicazione’ del multimediale davvero significativa e di grande impatto, è Gerusalemme vista dal deserto, Gerusalemme come meta di quel viaggio ancestrale che si dirige verso la Terra Promessa”.
Con l’inaugurazione di ieri “Ferrara chiude il cerchio – scrive Marco Contini su Repubblica Bologna – con un luogo di aggregazione culturale che ha l’ambizione di essere insieme museo e centro studi, eredità diretta, ancorché spezzata per oltre quattro secoli, di quella che tra il XV e il XVI secolo divenne, per sua scelta, uno fra i luoghi più vivaci della cultura ebraica, italiana e non solo”. Il Meis potrà essere il “racconto di come si vive e si convive – spiega a Stefano Lolli (Quotidiano Nazionale) Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - comprendendo i valori dell’ebraismo e, in fondo, quelli di tutte le religioni. Mostra, e museo, ci aiutano a riflettere su come l’inclusione sia l’arma più potente per sconfiggere le paure, e rischiarare il buio che spesso sembra destinato ad avvolgerci nuovamente”.
 
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  davar
qui ferrara - l'inaugurazione
Mattarella: 'Meis, un capolavoro'
“Un capolavoro di integrazione e identità”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara al termine della visita della mostra “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni” curata da Anna Foa (nell'immagine, l'illustre storica italiana mentre accompagna nella visita il Capo dello Stato), Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla e che ha inaugurato ufficialmente il Meis. “Il Presidente Mattarella ha posto molte domande, complimentandosi per l’allestimento e per la mostra” ha spiegato il Presidente del Meis Dario Disegni, in una giornata – quella di ieri – in cui Ferrara è diventata il centro dell’attenzione nazionale e non. E l’obiettivo, grazie alla grande avventura appena iniziata del Meis – diretto da Simonetta Della Seta - è quello di restarci anche in futuro. “Un luogo importante perché ricorda la presenza ebraica nel Paese, e sarà un luogo molto importante per i ragazzi, per le persone che sanno poco della storia millenaria dell’ebraismo italiano – ha spiegato il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini in occasione della cerimonia di inaugurazione alla presenza del Capo dello Stato – Inoltre sarà un luogo di interesse per il turismo internazionale: lo abbiamo presentato a New York e a Gerusalemme e abbiamo avuto manifestazioni di grandissimo interesse”. Il ministro ha poi parlato dell’importante impronta ebraica impressa nella storia di Ferrara. “Lo spirito della comunità ebraica si respira dappertutto, la città è molto legata alla comunità e lo è stata nei secoli e tutt’ora nell’immaginario collettivo come ben sanno i turisti che vengono a chiedere dove si trovi il giardino dei Finzi-Contini, per questo il museo ha avuto luogo a Ferrara”.
“Questa per Ferrara è insieme un segno di privilegio e di responsabilità” ha detto invece il sindaco Tiziano Tagliani, ricordando come la città conosca “la sofferenza prodotta dalle leggi razziali” del 1938 di cui il prossimo anno cade l’anniversario degli 80 anni dalla promulgazione. Tagliani ha poi citato Franco Schönheit, ebreo ferrarese, deportato insieme alla sua famiglia dai nazisti nei campi e oggi fondamentale voce di Testimonianza della Shoah.
“Siamo qui per fare vivere la memoria, in un luogo di formazione, apertura e incontro, con un ruolo sempre più importante in una società che faticosamente si confronta con le minoranze. Un luogo dove il racconto delle tradizioni e della cultura dell’ebraismo si trasforma in vera e propria istituzione dedita alla formazione, puntando sui giovani e soprattutto sui giovanissimi” il messaggio invece del presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini in occasione dell’inaugurazione del Meis e di una mostra che ha riscosso apprezzamenti trasversali. “Una esposizione molto leggibile, di altissimo livello, in cui anche gli esperti possono scoprire cose che non sapevano” il commento del direttore del Centro di Documentazione Ebraica di Milano Gadi Luzzatto Voghera. “Il Meis ha il ruolo di far riconoscere le radici ebraiche dell’Italia al grande pubblico – continua lo storico, membro del Comitato scientifico del museo – e questa mostra spalanca le porte su un’epoca importante ma poco studiata come quella antica”. Sottolineando così il rapporto millenario del mondo ebraico con il Paese. “La mostra poi ha il merito di portarti in luoghi che altrimenti sarebbero poco accessibili, con riproduzioni veramente ben fatte come quella legata a Bova Marina o come il bassorilievo dell’Arco di Tito: dal vivo non sarebbe possibile ammirarlo così da vicino” la valutazione del direttore del Cdec, per cui l’esposizione è “assolutamente degna di essere il primo passo importante” nel cammino del Meis. Impressioni positive anche per il Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Elio Carmi che definisce la mostra “molto solida ed esplicativa: un primo passaggio importante nel racconto di una storia millenaria”. Per Carmi, docente del Politecnico di Milano, l’inaugurazione di questa prima parte del Meis è “una pietra miliare” di un progetto in divenire che ha ancora molto da raccontare. O, nella sintesi della Presidente UCEI Noemi Di Segni, il Meis è la dimostrazione “che quella ebraica è una cultura viva, integrata, presente nel territorio da millenni e che l’ebraismo non è solo Shoah e drammi ma vita, cultura, storia e convivere il proprio contesto con il creare scientifico e artistico, ed è la storia più bella che si possa raccontare”.

Daniel Reichel
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da oggi l'apertura al pubblico
Meis, l'abbraccio di Ferrara
Inizia oggi la vera vita del Meis, con il primo giorno di apertura al pubblico, che, come annunciato, è ad ingresso gratuito per tutti i visitatori, in omaggio e ringraziamento soprattutto ai ferraresi, invitati a scoprire la mostra “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni” inaugurata ieri. “Sono sorpreso. La mostra è molto interessante e mi ha fatto conoscere una parte della storia ebraica e italiana che non conoscevo. Io sono un ex commerciante e qui in città ci sono stati
tanti negozi di ebrei: dai Pesaro ai Senigallia, fino ai Saponaro, in via Saponaro, che vendevano tessuti e dove io avevo fatto il ragazzo di bottega. Ricordo che quelli più anziani di me parlavano ebraico. Il percorso qui al Meis mi ha riportato a quella stagione della mia vita” ha commentato Paolo, un pensionato che vive in città.
Non mancano i visitatori che arrivano da lontano, e per una signora di Andria, Maria Pia. “La mostra non lascia indifferenti, anzi suscita emozioni. La voce del deserto, ad esempio, mi ha rapita. E poi mi sono piaciuti moltissimo i video in cui a parlare sono gli esperti, l’ho trovata un’idea geniale: è raro che i visitatori abbiano il privilegio di conoscere i volti e le voci di chi ha curato una mostra dal punto di vista scientifico. Ci sono moltissimi particolari da cogliere e assaporare. E mi sembra un percorso adatto anche alle scuole, per dare in modo coinvolgente una lezione di storia: del resto, se i musei non si rivolgono innanzitutto agli studenti, tutto è vano”.
E ancora, Giulia, ferrarese, che ha trovato la mostra coinvolgente ed esplicativa: “Mi hanno colpita, in particolare, l’effetto sonoro del vento, all’inizio del percorso, e la sala con la distruzione del Tempio di Gerusalemme, entrambi molto emozionanti”. Poi, con un sorriso, ha aggiunto: “Credo che tornerò presto a rivedere tutto con più calma, quindi senza mio marito!”.
Si apre così al pubblico il percorso di incontro e conoscenza voluto fortemente dalla direttrice, Simonetta Della Seta, che con questa prima mostra ha scelto di iniziare a raccontare la storia della minoranza ebraica italiana partendo da lontano, dai suoi primi anni nel Paese. La giornata di ieri si è aperta con una prima visita guidata riservata ai giornalisti stranieri, poi la conferenza stampa aperta dal presidente Dario Disegni con il ministro Dario Franceschini, il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, e con Michele Coppola – Intesa San Paolo.
A seguire una visita guidata introdotta da uno dei curatori, Daniele Jalla, e accompagnata dai suoi compagni di avventura Anna Foa e Giancarlo Lacerenza insieme al responsabile dell’allestimento, l’architetto Giovanni Tortelli, ha segnato solo una prima tappa. Il gran finale nel pomeriggio alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che dopo i saluti del direttore Disegni e delle autorità presenti – tra gli altri il sindaco Tiziano Tagliani e il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini – ha assistito all’accensione della Chanukkiah, che il rabbino capo di Ferrara, rav Luciano Caro, ha accompagnato con qualche parola introduttiva sulla festa. Accompagnato poi dalle autorità e dai curatori il Presidente Mattarella ha visitato tutta la mostra, mostrandosi molto interessato e soffermandosi su moltissimi oggetti per chiedere spiegazioni ulteriori.
Ma la vita vera del nuovo hub culturale dell’ebraismo italiano inizia oggi, con l’incontro con i cittadini di Ferrara, che ora dopo ora stanno stringendo il loro nuovo museo in un abbraccio che mostra una volta di più quanto sia stretto il rapporto fra la città e la sua comunità ebraica.

(Foto di Marco Caselli Nirmal)

a.t. twitter @ada3ves

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avvicendamento al vertice della comunità 
Firenze, Misul presidente
Avvicendamento degli incarichi in continuità e piena sintonia di intenti all’interno del Consiglio della Comunità ebraica fiorentina.
Il Consiglio ha infatti nominato alla presidenza Daniela Misul, 59 anni, vicepresidente dall’inizio di questo mandato, che torna alla guida della Comunità dopo aver ricoperto questo incarico dal 2006 al 2010. Nuovo vicepresidente è David Liscia, con Rachel Camerini terzo componente di Giunta. Il presidente uscente, Dario Bedarida, resterà in Consiglio.
Afferma Misul: “Sono tante le sfide che questa Comunità deve affrontare. Su un piano di sostenibilità finanziaria innanzitutto, ma non solo. Ce la metterò tutta, mettendo a disposizione della Comunità energie e competenze. Sia con incarichi ufficiali, che in qualità di semplice volontaria, è quello che ho sempre cercato di fare”.
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la cerimonia interreligiosa
Chanukkah accende il Vaticano
La Festa di Chanukkah come momento di condivisione tra rappresentanti d’Israele e del mondo ebraico e della Chiesa. Il primo lume della Festa infatti è stato celebrato dall’ambasciata di Israele presso la Santa Sede assieme alla Pontificia Commissione per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo presso la Biblioteca del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Erano tra gli altri presenti Oren David, ambasciatore di Israele in Vaticano, il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei cristiani e Pontificia Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo, il rabbino Daniel Polish, Presidente dell’IJCIC (International Jewish Committee for Interreligious Consultations) con una delegazione di rabbini impegnati nel dialogo interreligioso, il Consigliere UCEI Giacomo Moscati, la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello.
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otto giorni otto lumi
I veri valori da coltivare
I giorni di Chanukkah, grazie alla luce che si diffonde dai lumi che accendiamo in essi, sono propizi per afferrare i significati più profondi della Torah. Questo concetto aggiunge ulteriore significato al fatto che Chanukkah sia stata collegata con il patriarca Giacobbe/Israele. In un versetto del profeta Michea è scritto (cap.7:2): “Tu concederai la verità a Giacobbe”. E la verità non è altro che la Torah. E la Torah scende verso gli umili come l’acqua che scorre dall’alto verso il basso. L’umiltà è forse la qualità più importante che dovrebbe contraddistinguere l’essere umano in generale e noi come popolo ebraico in particolare. Qualità che dobbiamo riscoprire affinché ciò che studiamo, e che di conseguenza insegniamo e pratichiamo, sia veramente trasmesso e compreso. Un grande d’Israele è scomparso alla vigilia di Chanukkah, rav Aharon Yehuda Leib Shteinman z.l. Un maestro che, come ha scritto rav Shraga Simmons, è diventato la guida morale di molti solo in virtù della sua profonda umiltà, compassione, rispetto di Dio e impegno a servire la collettività senza alcun pensiero di glorificazione; insegnando per tutta la sua vita, che la migliore protezione contro le influenze negative sia il nostro impegno costante nei confronti dei veri valori della Torà. Benedetto sii Tu Eterno che hai concesso a noi una Torà di verità… Amen.

Rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova


jciak 
A Tel Aviv arriva Bollywood 
A Londra c’è solo l’imbarazzo della scelta. Si può andare a King’s Cross e cercare la platform 9 ¾ di Henry Potter; fare shopping a Notting Hill come Julia Roberts o sedersi nella Tube fingendosi Gwyneth Paltrow in Sliding Doors. Ma turismo e cinema vanno a braccetto in tutto il mondo, con il relativo impatto economico. E’ successo in Nuova Zelanda dopo Il Signore degli anelli, in Toscana con Io ballo da sola di Bertolucci e perfino a Matera, la Gerusalemme del discusso La passione di Cristo di Mel Gibson, che dopo il film è stata presa d’assalto dai visitatori.
Non stupisce dunque se Israele, venuti meno alcuni progetti americani, per mettersi in mostra si è rivolta a Bollywood, la cinematografia più prolifica e seguita d’Asia. Il primo film hindi è stato appena girato a Tel Aviv s’intitola Drive ed è una versione riveduta e corretta del più celebre Fast and the Furious. 


Daniela Gross
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  pilpul
La domenica e il Sabato 
Molti anni fa monsignor Ablondi, che fu vescovo di Livorno, per esprimere la sua ammirazione per il famoso libro di Avraham Heschel, “Il Sabato”, mi fece questa battuta: “Ho capito la domenica dopo aver letto Il Sabato”. Bisognerebbe diffonderlo ancora, questo libro.

Rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Setirot - Le nostre luci
Sera dopo sera accendiamo i nostri lumi di Chanukkah, recitiamo le berachot, guardiamo felici i più piccoli della famiglia prendere dimestichezza con la chanukkìa, a volte cantiamo. Sui profili Facebook e sui social in generale, per un giorno, al massimo due, regna l’allegria, l’unità tangibile di am Israèl e la certezza che, appunto, am Israèl chai ve chaiàm. Emerge prepotente in tutta la sua forza il senso profondo della nostra fede/cultura/identità monoteistica che ci preserva profondamente da ogni deformazione pagana. Poi passano le ore, navighiamo in rete da osservatori, a volte da attori, e quel “ci preserva”, ai miei occhi, si trasforma in “ci dovrebbe preservare”. Perché è un fatto innegabile che l’idelogia (politica), l’estremismo diffuso delle posizioni riguardo alle scelte del governo israeliano – non di Israele, che tutti amano/amiamo – rende “pagane” le nostre menti e talvolta le nostre azioni. Quasi, ironia malvagia della storia, che l’essere filo oppure anti Netanyahu & C. si tramutasse, vergognosamente, in un nuovo vitello d’oro.
Chag Chanukkah sameach.


Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Torce nel buio
In Eretz Israel, nei primi decenni del ‘900, la festa di Chanukkah aveva tutt’altro sapore. E non mi riferisco all’incontro tra le tante tradizioni culinarie ebraiche, ma al senso stesso della festa. I sionisti vedevano nella vittoria dei Maccabei il simbolo della liberazione nazionale, dell’indipendenza, dell’eroismo e del potere dell’uomo di costruire se stesso e la propria storia. La festa era celebrata con rappresentazioni teatrali, balli, musica, incontri letterari sul racconto e sui significati di Chanukkah.  Intanto, a migliaia di chilometri, nella Berlino illuminata, il movimento sionista organizzava il grande ballo dei Maccabei, per ritrovare la storia e la cultura ebraica e salvarla dall’assimilazione, dalla tradizione dell’albero di Natale e dei doni ai bambini.

Maria Teresa Milano
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I bagagli del viaggiatore
Prima di partire per un viaggio, fare i bagagli è indispensabile, anche se non sempre apprezzato. È un’arte non facile, significa lasciare alcune cose e prenderne altre. I viaggiatori più accorti conservano un po’ di spazio in valigia, per poter portare con sé al ritorno qualcosa della terra visitata. Ma fare i bagagli non è soltanto una frettolosa faccenda di indumenti, perché è aspirazione comune, quando si compie un viaggio, tornare più ricchi. Non è comune, in realtà, la capacità durante il viaggio di mettere in discussione le proprie idee, cioè di mettersi in discussione, per modificare oppure confermare i pre-giudizi della partenza e trasformarli così in giudizi. Sempre naturalmente nell’attesa del viaggio successivo, in cui anche questi potranno essere messi in dubbio, accantonati o rinforzati.

Giorgio Berruto
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Miracoli
Perché, ci chiedeva a cena Erev Shabbat, allo Shabbaton di Rodi Garganico, uno dei nostri commensali, Alessandro Cohen (arrivato appositamente da Israele, e noi che pensavamo di essere gli ospiti giunti da più lontano!), perché c’è stato il miracolo di Chanukkah? Quando i Maccabei sono entrati in Tempio e hanno trovato una sola ampolla d’olio per la Menorah, non avrebbero potuto accendere un lume solo? Che cosa sarebbe stato più logico fare in alternativa?

Sara Valentina Di Palma
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Trump e Gerusalemme
S’insiste a parlarne ma non si conoscono bene i motivi che giorni fa hanno spinto Trump nella ormai storica – al momento – dichiarazione su Gerusalemme.

Tiziana Della Rocca
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