Trump e Gerusalemme

tiziana della roccaS’insiste a parlarne ma non si conoscono bene i motivi che giorni fa hanno spinto Trump nella ormai storica – al momento – dichiarazione su Gerusalemme. Lo scrittore Amos Oz non sa, ad esempio, se tale dichiarazione sia dettata da considerazioni di ordine internazionale o da una più misteriosa politica interna americana. Certo, è possibile che la mossa del presidente americano possa ritorcersi contro Israele proprio perché la favorisce. Se Gerusalemme – occorre riconoscerlo – di fatto è già la capitale d’Israele da sessant’anni, celebrarla adesso è giusto? Per l’amministrazione americana sì: inutile aspettare, l’unica strada è sostenere Israele combattendo la sua delegittimazione, ponendosi al suo fianco rassicurandola, così da spingerla a patrocinare con forza e decisione il processo di pace. In quale modo, se ogni mossa reale verso Israele rinfocola l’odio, compatta i suoi nemici e la costringe ad arroccarsi? Trump e i suoi consiglieri sanno tutto questo o no? Hanno un piano? Forse credono che sostenendo Israele in modo molto più determinato rispetto alle precedenti presidenze, i suoi detrattori prima o poi desisteranno dall’odiarla, e molleranno la presa. E solo se Israele non si sentirà più minacciata può esserci un primo vero passo verso la pace. Per quanto paradossale sia l’attuale governo USA, la strada giusta è questa?
E l’Europa? L’insistere dell’Europa proprio ora su Gerusalemme Est come capitale di un futuro stato palestinese, cosa significa? Vuole il mondo europeo mostrarsi più equo e sensibile di Trump, tenendo conto anche dell’altra parte in causa, quella palestinese, a parer loro calpestata? O invece celerebbe come accusa la stessa Israele, ostilità nei suoi confronti? Ma non solo, la posizione dell’Europa sembra dare una mano, involontariamente, proprio a quella parte del mondo arabo che minaccia col dire: Gerusalemme è “la linea rossa per i musulmani riconoscerla come capitale d’Israele equivale a gettare il Medio Oriente in un cerchio di fuoco”… E lo stesso Trump, avvertono, visto che se ne infischia, passerà per un piromane che appicca incendi. E Hanyeh, uno dei capi di Hamas insiste: “Gerusalemme è questione di vita o di morte, siamo pronti a immolarci per essa”. È perché mai? La Gerusalemme capitale d’Israele negherebbe forse i loro diritti? Li defrauderebbe di tutta la loro tradizione facendogli perdere la loro ragion d’essere? La dirigenza palestinese fa credere apposta di avere dall’altra parte un nemico così intransigente e feroce da uccidere nel popolo palestinese ogni speranza,derubandolo di tutto,così da spingerlo all’odio. È l’occupazione, solo quella,la fonte di ogni male – ripete – e i palestinesi hanno diritto se non il dovere di spargere il sangue degli israeliani. E in questa logica che Hamas invoca la terza intifada! E le bestemmie di Erdogan di questi giorni? Israele sarebbe “uno Stato terrorista” che “uccide bambini”, precisando che lotterà “con tutti i mezzi” contro il riconoscimento da parte degli Stati Uniti di Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico. “La Palestina è una vittima innocente. Quanto a Israele, è uno Stato terrorista, sì, terrorista!”, ha tuonato il leader turco parlando a Sivas. “Non lasceremo Gerusalemme nelle mani di uno Stato che uccide i bambini”, ha aggiunto. Ecco, Erdogan dovrebbe a tal proposito cominciare da sé, sterminatore di curdi.

Tiziana Della Rocca

(15 dicembre 2017)