Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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I
Subbotnik sono i discendenti di una popolazione russa della zona del
Voronezh a sud di Mosca che al principio del secolo XIX si convertirono
in massa all’ebraismo. Il nome con il quale sono identificati deriva
dalla parola Shabbat, Subbut, identificazione religiosa in quanto
osservanti del Sabato, ma anche identificazione esterna delle
popolazioni che li circondavano e che li definivano attraverso
l’importanza che il giorno del Sabato aveva per loro.
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Francesco Moises Bassano
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Emmanuel
Macron ha annunciato in questi giorni il ritorno del servizio militare
obbligatorio: “sarà un modo per socializzare e riscoprire i valori
della Repubblica”. Anche la Svezia si prepara a reintrodurlo pare per
rispondere alle minacce provenienti dalla Russia. Matteo Salvini, il
quale ahimé probabilmente farà parte del prossimo esecutivo, ha
minacciato la stessa proposta: “fa bene alla democrazia”. Dopo l'unità
di Italia il servizio militare, insieme alla scolarizzazione, è stato
uno dei fenomeni che più contribuirono alla omologazione e al
consolidamento del popolo italiano, nonché all'uso della stessa lingua
nazionale.
Strano che si torni a parlare di armi nucleari e di eserciti, in un
mondo che trent'anni fa sembrava ormai votato al disarmo e al pacifismo.
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I suprematisti bianchi
e la strage in Florida
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"Secondo
l’Anti Defamation League, organizzazione impegnata nella lotta
all’antisemitismo, Nikolas Cruz, responsabile della strage alla Marjory
Stoneman Douglas High School, aveva fatto un addestramento paramilitare
con la milizia suprematista bianca Republic of Florida. La polizia di
Tallahassee ha poi smentito di aver trovato legami organici con la
milizia, mentre il suo leader Jordan Jereb ha detto che l’aggressore ha
agito di propria iniziativa. Il giorno dopo la strage, ha parlato
invece il presidente Usa Donald Trump che, scrive la Stampa, ha
sorvolato “sul problema armi” e impostato “il discorso post tragedia
sulle malattie mentali”. “Secondo i dati forniti dall’associazione
Everytown For Gun Safety, quella di San Valentino è stata la
diciannovesima sparatoria in una scuola statunitense a partire
dall’inizio dell’anno, grosso modo una ogni due giorni: che la vendita
indiscriminata di armi vada fermata è ormai chiaro anche ai bambini”,
scrive in un commento sul Messaggero Alessandro Perissinotto, citando
il problema della sicurezza nelle scuole anche in Europa: “il 19 marzo
del 2012,- ricorda l’articolo del Messaggero – Mohammed Merah compie un
attentato alla scuola ebraica di Tolosa, nel sud della Francia; da
allora, nelle scuole francesi niente è più come prima: gli accessi sono
sorvegliati e in molti istituti sono stati collocati tornelli di
ingresso; l’innocenza perduta non si ritrova. Al contrario, gli Stati
Uniti sembrano ritrovarla ogni volta”.
Gli elettori italiani e il fascismo. Repubblica riporta i dati
dell’Atlante politico di Demos, secondo cui “il 19% degli italiani,
oggi, giudica molto o abbastanza positivamente Benito Mussolini. In
questa componente, è largamente maggioritaria la “comprensione” verso i
gesti più estremi, come la tentata strage nella città marchigiana. Il
tentativo di “sdoganare” i riferimenti al ventennio fascista,
ricollegandoli alla diffidenza verso gli immigrati, sembra favorito, o
quanto meno “tollerato”, dalle forze del centrodestra e in primo luogo
dal partito di Salvini. Le simpatie per il duce superano la quota di un
elettore su tre nell’area di centro-destra, con una punta del 38% nel
caso della Lega. Mentre si scende sotto il 10% tra gli elettori di
centro-sinistra e di sinistra”. A proposito di fascismo, il segretario
del Partito democratico Matteo Renzi, da Sant’Anna di Stazzema afferma:
“Chi non è antifascista non è degno di far parte della comunità
democratica”. Nel luogo della strage nazista, Renzi “assieme a quattro
ministri, Maurizio Martina, Graziano Delrio, Andrea Orlando e Valeria
Fedeli, per firmare la prima anagrafe antifascista, denigrata, qualche
giorno fa, dal leader della Lega Matteo Salvini che l’ha paragonata
all’”anagrafe canina” (Corriere Fiorentino).
Gerusalemme e le tasse su immobili religiosi e Onu. Tensione a
Gerusalemme tra le Chiese ed il sindaco Nir Barkat che vorrebbe che
sugli immobili religiosi e delle Nazioni Unite fossero pagate le tasse
comunali, da cui finora erano stati esentati. L’obiettivo del
municipio, ha spiegato il giornale Israel Hayom, è di raccogliere una
cifra che dovrebbe ammontare a 650 milioni di shekel, circa 150 milioni
di euro. In un documento di risposta, sottoscritto da una quindicina di
religiosi fra cui l’amministratore apostolico del Patriarcato Latino
Pierbattista Pizzaballa e il Custode di Terra Santa Francesco Patton,
oltre al Patriarca greco-ortodosso Teofilo III, si sostiene che la
politica del sindaco “mina alla base il carattere sacro di Gerusalemme,
e minaccia la capacità della Chiesa di condurre il proprio ministero in
questa terra a beneficio delle sue comunità” (Fatto Quotidiano).
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qui torino - il convegno
Statuto Albertino e Leggi razziste
i due volti dello Stato italiano
Sala
gremita all'Auditorium Vivaldi della biblioteca nazionale universitaria
di Torino per il convegno “Religione e democrazia. A 170 anni dallo
Statuto albertino, a 80 dalle leggi razziali”, organizzato dalla
Comunità ebraica torinese assieme al Centro Culturale Protestante.
Un’occasione di incontro scandita da alcuni anniversari: il 2018,
infatti, è un anno particolare in quanto ricorrono i 170 anni della
firma dello Statuto e, con esso, della concessione dei diritti civili
ai valdesi e agli ebrei; ma, d’altra parte, ricorrono anche gli 80 anni
delle Leggi antiebraiche che il regime fascista promulgò nel 1938. Due
i macrotemi al centro del convegno: “Dalla monarchia assoluta a quella
costituzionale: un passo verso le libertà?”, il titolo della prima
sessione presieduta da Federico Vercellone, docente presso il
Dipartimento di Filosofia e Scienze dell'Educazione dell’Università di
Torino, con protagonisti Sergio Soave, direttore del Polo del ‘900;
Umberto Levra, storico tra i massimi esperti del Risorgimento e
presidente dell'omonimo museo; Giulio Disegni, vice presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e avvocato, e Paolo Ribet,
pastore valdese. La riflessione di Disegni è partita proprio dal 1848 e
dall'epoca del Risorgimento, per delineare una grande stagione della
storia e del diritto: "Il 1848 - le sue parole - ha rappresentato un
passaggio epocale ma anche un ponte drammatico: dall'apertura dei
cancelli dei ghetti fino alla promulgazione delle Leggi Razziste".
“Libertà di culto: una legge mai nata” il titolo invece della sessione
presieduta da Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di
Torino, che ha ricordato tre date fondamentali: 1848 e 1938, ma anche
1948: l'anno dell'entrata in vigore della Costituzione.
Alice Fubini Leggi
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l'incontro a milano con Vera Vigevani Jarach
"Dalla Shoah a Plaza de Mayo,
il silenzio è l'arma dei fascisti"
“Al
telefono con la nuova senatrice Liliana Segre abbiamo condiviso la
preoccupazione per il riemergere di movimenti fascisti. Noi li abbiamo
vissuti e sappiamo riconoscerne i segni”. È lo sguardo preoccupato sul
presente di Vera Vigevani Jarach, scampata alla persecuzione fascista
in Italia ma vittima del regime argentino che le strappò la figlia
18enne. Al folto pubblico raccoltosi al Magazzino della Musica di
Milano per ascoltarla, Vigevani Jarach, tra le fondatrici del movimento
delle madri di Plaza de Mayo, ha lanciato un appello: “non state in
silenzio di fronte all'odio. Io ho avuto la fortuna di conoscere Primo
Levi, che mi aiutò sulla questione argentina, e lui diceva: 'quello che
è accaduto una volta può accadere di nuovo'”. Non rimanete in silenzio,
non siate indifferenti alla sofferenza, il messaggio di una donna che
con coraggio ha lottato per conoscere la verità su sua figlia,
incarcerata e uccisa dal terrorismo di stato del regime argentino
(1976-1983) con i tristemente celebri “voli della morte”. Messaggio
raccolto dai presenti per un evento organizzato dall'Unione giovani
ebrei d'Italia (Ugei) con il sostegno di Joi – Jewish Open &
Inclusive (neonata associazione che si definisce “non
denominazionale, apolitica e senza scopo di lucro, avente l'intento di
offrire uno spazio di dialogo e arricchimento tra le molte espressioni
dell’ebraismo contemporaneo, in Italia e all’estero, nella Diaspora e
in Israele”). Leggi
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Il paradosso di Paolo e Francesca |
Da
anni ne sto facendo un punto d’onore, una sfida con me stessa:
quando devo spiegare il quinto canto dell’inferno, cioè quello di
Paolo e Francesca, faccio il possibile per avere gli allievi tutti
presenti. Li avverto con una o due settimane di anticipo, mi
informo sulle loro assenze prevedibili e sulle attività
organizzate dalla scuola, spesso arrivo anche a modificare il
calendario delle lezioni perché Paolo e Francesca cadano in una
data propizia. Ebbene, per una sorta di destino avverso o di
maledizione il mio sforzo non riesce mai: ci sono sempre uno o
due allievi impegnati fuori dalla classe in una forma
ufficialmente autorizzata dalla scuola. Certamina, gare sportive,
concorsi di vario genere, incombenze burocratiche, e ultimamente
ci si è messa pure l’alternanza scuola-lavoro.
Anna Segre, insegnante
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Educazione e cultura |
"Un'educazione
all'identità" si potrebbe definire quella ebraica. Una sintesi, questa,
suggerita da rav Benedetto Carucci Viterbi a Napoli in occasione del
quarto incontro del ciclo "Fondamenti di ebraismo" dal titolo "Cultura
e educazione".
Ilana Bahbout
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