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 16 febbraio 2018 - 1 Adar 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
I Subbotnik sono i discendenti di una popolazione russa della zona del Voronezh a sud di Mosca che al principio del secolo XIX si convertirono in massa all’ebraismo. Il nome con il quale sono identificati deriva dalla parola Shabbat, Subbut, identificazione religiosa in quanto osservanti del Sabato, ma anche identificazione esterna delle popolazioni che li circondavano e che li definivano attraverso l’importanza che il giorno del Sabato aveva per loro.
 
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Francesco Moises Bassano
Emmanuel Macron ha annunciato in questi giorni il ritorno del servizio militare obbligatorio: “sarà un modo per socializzare e riscoprire i valori della Repubblica”. Anche la Svezia si prepara a reintrodurlo pare per rispondere alle minacce provenienti dalla Russia. Matteo Salvini, il quale ahimé probabilmente farà parte del prossimo esecutivo, ha minacciato la stessa proposta: “fa bene alla democrazia”. Dopo l'unità di Italia il servizio militare, insieme alla scolarizzazione, è stato uno dei fenomeni che più contribuirono alla omologazione e al consolidamento del popolo italiano, nonché all'uso della stessa lingua nazionale.
Strano che si torni a parlare di armi nucleari e di eserciti, in un mondo che trent'anni fa sembrava ormai votato al disarmo e al pacifismo.
 
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I suprematisti bianchi
e la strage in Florida
"Secondo l’Anti Defamation League, organizzazione impegnata nella lotta all’antisemitismo, Nikolas Cruz, responsabile della strage alla Marjory Stoneman Douglas High School, aveva fatto un addestramento paramilitare con la milizia suprematista bianca Republic of Florida. La polizia di Tallahassee ha poi smentito di aver trovato legami organici con la milizia, mentre il suo leader Jordan Jereb ha detto che l’aggressore ha agito di propria iniziativa. Il giorno dopo la strage, ha parlato invece il presidente Usa Donald Trump che, scrive la Stampa, ha sorvolato “sul problema armi” e impostato “il discorso post tragedia sulle malattie mentali”. “Secondo i dati forniti dall’associazione Everytown For Gun Safety, quella di San Valentino è stata la diciannovesima sparatoria in una scuola statunitense a partire dall’inizio dell’anno, grosso modo una ogni due giorni: che la vendita indiscriminata di armi vada fermata è ormai chiaro anche ai bambini”, scrive in un commento sul Messaggero Alessandro Perissinotto, citando il problema della sicurezza nelle scuole anche in Europa: “il 19 marzo del 2012,- ricorda l’articolo del Messaggero – Mohammed Merah compie un attentato alla scuola ebraica di Tolosa, nel sud della Francia; da allora, nelle scuole francesi niente è più come prima: gli accessi sono sorvegliati e in molti istituti sono stati collocati tornelli di ingresso; l’innocenza perduta non si ritrova. Al contrario, gli Stati Uniti sembrano ritrovarla ogni volta”.

Gli elettori italiani e il fascismo. Repubblica riporta i dati dell’Atlante politico di Demos, secondo cui “il 19% degli italiani, oggi, giudica molto o abbastanza positivamente Benito Mussolini. In questa componente, è largamente maggioritaria la “comprensione” verso i gesti più estremi, come la tentata strage nella città marchigiana. Il tentativo di “sdoganare” i riferimenti al ventennio fascista, ricollegandoli alla diffidenza verso gli immigrati, sembra favorito, o quanto meno “tollerato”, dalle forze del centrodestra e in primo luogo dal partito di Salvini. Le simpatie per il duce superano la quota di un elettore su tre nell’area di centro-destra, con una punta del 38% nel caso della Lega. Mentre si scende sotto il 10% tra gli elettori di centro-sinistra e di sinistra”. A proposito di fascismo, il segretario del Partito democratico Matteo Renzi, da Sant’Anna di Stazzema afferma: “Chi non è antifascista non è degno di far parte della comunità democratica”. Nel luogo della strage nazista, Renzi “assieme a quattro ministri, Maurizio Martina, Graziano Delrio, Andrea Orlando e Valeria Fedeli, per firmare la prima anagrafe antifascista, denigrata, qualche giorno fa, dal leader della Lega Matteo Salvini che l’ha paragonata all’”anagrafe canina” (Corriere Fiorentino).

Gerusalemme e le tasse su immobili religiosi e Onu. Tensione a Gerusalemme tra le Chiese ed il sindaco Nir Barkat che vorrebbe che sugli immobili religiosi e delle Nazioni Unite fossero pagate le tasse comunali, da cui finora erano stati esentati. L’obiettivo del municipio, ha spiegato il giornale Israel Hayom, è di raccogliere una cifra che dovrebbe ammontare a 650 milioni di shekel, circa 150 milioni di euro. In un documento di risposta, sottoscritto da una quindicina di religiosi fra cui l’amministratore apostolico del Patriarcato Latino Pierbattista Pizzaballa e il Custode di Terra Santa Francesco Patton, oltre al Patriarca greco-ortodosso Teofilo III, si sostiene che la politica del sindaco “mina alla base il carattere sacro di Gerusalemme, e minaccia la capacità della Chiesa di condurre il proprio ministero in questa terra a beneficio delle sue comunità” (Fatto Quotidiano).
 
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  davar
la sentenza e il piano espulsioni del governo
Giudici israeliani: "Dare asilo
a chi fugge dall'esercito eritreo"

Una sentenza di un tribunale d'appello di Gerusalemme, resa pubblica nelle scorse ore, potrebbe cambiare lo stato delle cose rispetto al delicato tema dei migranti in Israele. La decisione della Corte, che si occupa di immigrazione, sembra infatti incidere sul modo in cui sono accolte le richieste d'asilo presentate da migliaia di cittadini eritrei attualmente in Israele e potrebbe bloccare – almeno parzialmente - il piano di espulsione dei migranti deciso dal governo a partire dal Primo  aprile.
Il giudice Elad Azar, riporta il quotidiano online ynet, ha criticato l'Autorità statale che si occupa della questione migranti (Autorità per la popolazione e l'immigrazione) per non aver esaminato singolarmente le richieste di asilo provenienti da persone eritree, scegliendo invece di respingerle a priori. Azar contesta in realtà anche la posizione del ministero dell'Interno su cui si fondano i provvedimenti della citata autorità: secondo il ministero, “il semplice atto di aver evitato o disertato l'esercito eritreo non costituisce di per sé motivo per ottenere lo status di rifugiato”.
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qui torino - il convegno 
Statuto Albertino e Leggi razziste
i due volti dello Stato italiano

Sala gremita all'Auditorium Vivaldi della biblioteca nazionale universitaria di Torino per il convegno “Religione e democrazia. A 170 anni dallo Statuto albertino, a 80 dalle leggi razziali”, organizzato dalla Comunità ebraica torinese assieme al Centro Culturale Protestante. Un’occasione di incontro scandita da alcuni anniversari: il 2018, infatti, è un anno particolare in quanto ricorrono i 170 anni della firma dello Statuto e, con esso, della concessione dei diritti civili ai valdesi e agli ebrei; ma, d’altra parte, ricorrono anche gli 80 anni delle Leggi antiebraiche che il regime fascista promulgò nel 1938. Due i macrotemi al centro del convegno: “Dalla monarchia assoluta a quella costituzionale: un passo verso le libertà?”, il titolo della prima sessione presieduta da Federico Vercellone, docente presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell'Educazione dell’Università di Torino, con protagonisti Sergio Soave, direttore del Polo del ‘900; Umberto Levra, storico tra i massimi esperti del Risorgimento e presidente dell'omonimo museo; Giulio Disegni, vice presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e avvocato, e Paolo Ribet, pastore valdese. La riflessione di Disegni è partita proprio dal 1848 e dall'epoca del Risorgimento, per delineare una grande stagione della storia e del diritto: "Il 1848 - le sue parole - ha rappresentato un passaggio epocale ma anche un ponte drammatico: dall'apertura dei cancelli dei ghetti fino alla promulgazione delle Leggi Razziste".
“Libertà di culto: una legge mai nata” il titolo invece della sessione presieduta da Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino, che ha ricordato tre date fondamentali: 1848 e 1938, ma anche 1948: l'anno dell'entrata in vigore della Costituzione.

Alice Fubini
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qui milano
Anne, il Diario in un fumetto
All'inizio il regista e sceneggiatore Ari Folman e l'illustratore David Polonsky scartarono l'idea di raccontare in un graphic novel la storia del Diario di Anne Frank. “Quando ci chiesero di trasformare il Diario in un fumetto la prima risposta fu no. Ci sembrava una sfida troppo grande. Poi ci siamo convinti che era una sorta di missione”, hanno raccontato i due in alcune interviste. E così Folman e Polonsky hanno deciso di impegnarsi a portare su tavole disegnate la celebre storia di Anne: il loro lavoro in Italia è stato pubblicato da Einaudi e ieri proprio il presidente della famosa casa editrice torinese Walter Barberis ne ha discusso nel corso di un appuntamento al Memoriale della Shoah. Un incontro organizzato dalla Casa dei Diritti con protagonista, assieme a Barberis, l'illustratore e docente di Storia del fumetto all'Accademia di Belle Arti Europea dei media Giorgio Albertini.
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l'incontro a milano con Vera Vigevani Jarach
"Dalla Shoah a Plaza de Mayo,
il silenzio è l'arma dei fascisti"

“Al telefono con la nuova senatrice Liliana Segre abbiamo condiviso la preoccupazione per il riemergere di movimenti fascisti. Noi li abbiamo vissuti e sappiamo riconoscerne i segni”. È lo sguardo preoccupato sul presente di Vera Vigevani Jarach, scampata alla persecuzione fascista in Italia ma vittima del regime argentino che le strappò la figlia 18enne. Al folto pubblico raccoltosi al Magazzino della Musica di Milano per ascoltarla, Vigevani Jarach, tra le fondatrici del movimento delle madri di Plaza de Mayo, ha lanciato un appello: “non state in silenzio di fronte all'odio. Io ho avuto la fortuna di conoscere Primo Levi, che mi aiutò sulla questione argentina, e lui diceva: 'quello che è accaduto una volta può accadere di nuovo'”. Non rimanete in silenzio, non siate indifferenti alla sofferenza, il messaggio di una donna che con coraggio ha lottato per conoscere la verità su sua figlia, incarcerata e uccisa dal terrorismo di stato del regime argentino (1976-1983) con i tristemente celebri “voli della morte”. Messaggio raccolto dai presenti per un evento organizzato dall'Unione giovani ebrei d'Italia (Ugei) con il sostegno di Joi – Jewish Open & Inclusive (neonata associazione che si definisce  “non denominazionale, apolitica e senza scopo di lucro, avente l'intento di offrire uno spazio di dialogo e arricchimento tra le molte espressioni dell’ebraismo contemporaneo, in Italia e all’estero, nella Diaspora e in Israele”).
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qui firenze
“Memoria, formazione continua”
Folta platea di docenti e studenti all’incontro di aggiornamento professionale sulla Memoria organizzato ieri a Firenze presso la locale Università degli Studi dalla professoressa Silvia Guetta, con ospite Liliana Picciotto. Al centro del confronto, che ha avuto tra gli altri il patrocinio della Comunità ebraica fiorentina, i temi sollevati nel suo ultimo studio Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah. 1943-1945.
La presentazione del libro si è aperta con i saluti del sottosegretario Gabriele Toccafondi e della direttrice del dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell’Università Ersilia Menesini. Entrambi hanno sottolineato l’importanza del libro come fondamentale contributo alla conoscenza di quel periodo storico.
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qui roma - il convegno
“Il Seicento e le confraternite,
i documenti miniera di spunti”

È una realtà ancora poco conosciuta e approfondita, ma per gli studiosi rappresenta una costante miniera di spunti. Uno sguardo a un’epoca, al senso di comunità diffuso, anche su un piano nazionale e internazionale, alle difficoltà e alle più stringenti necessità degli ebrei italiani in quel determinato periodo storico. Il mondo delle confraternite attive nel Seicento è stato oggetto ieri di una intensa lezione, focalizzata sui registri e documenti relativi, tenutasi al Centro Bibliografico UCEI nell’ambito del percorso didattico del diploma universitario triennale in studi ebraici del Collegio Rabbinico Italiano e in collaborazione con l’archivio storico Giancarlo Spizzichino della Comunità ebraica romana.
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pilpul
Il paradosso di Paolo e Francesca
Da anni ne sto facendo un punto d’onore, una sfida  con me stessa: quando devo spiegare il quinto canto dell’inferno, cioè quello  di Paolo e Francesca, faccio il possibile per avere gli allievi tutti presenti.  Li avverto con una o due settimane di anticipo, mi informo sulle loro assenze  prevedibili e sulle attività organizzate dalla scuola, spesso arrivo anche a  modificare il calendario delle lezioni perché Paolo e Francesca cadano in una  data propizia. Ebbene, per una sorta di destino avverso o di maledizione il mio  sforzo non riesce mai: ci sono sempre uno o due allievi impegnati fuori dalla  classe in una forma ufficialmente autorizzata dalla scuola. Certamina, gare  sportive, concorsi di vario genere, incombenze burocratiche, e ultimamente ci  si è messa pure l’alternanza scuola-lavoro. 

Anna Segre, insegnante
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Educazione e cultura
"Un'educazione all'identità" si potrebbe definire quella ebraica. Una sintesi, questa, suggerita da rav Benedetto Carucci Viterbi a Napoli in occasione del quarto incontro del ciclo "Fondamenti di ebraismo" dal titolo "Cultura e educazione".

Ilana Bahbout
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