Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

2 marzo 2018 - 15 Adar 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
La Meghillah di Ester ci dice: "...e molti tra gli abitanti del paese si convertirono (dichiaravano ebrei)..." (Ester 8, 17). Se vabbè! E con quale bet din lo fecero? E con quali firme rabbiniche? E sarebbero stati riconosciuti solo a Shushan o anche in un'altra delle 127 provincie del Re Assuero? Ci sono domande che possiamo porci solo bevendo vino il giorno di Purim. Passateme er vino.
 
Leggi

Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
La Direttiva (UE) 2016/680 del Parlamento Europeo relativa alla “protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali” sta compiendo serenamente il suo iter che comporterà la sua adozione in toto anche in Italia a partire dalla prossima fine di maggio. Le motivazioni che hanno spinto gli organismi europei a adottare questo provvedimento sono certo valide, e tuttavia la cieca generalizzazione burocratica e l’appiattimento ai diversi ambiti della realtà sociale di una normativa così restrittiva rischia di generare danni rilevanti. Prendiamo in considerazione ad esempio il comma 2 dell’art. 2 che recita: “La presente direttiva si applica al trattamento interamente o parzialmente automatizzato di dati personali e al trattamento non automatizzato di dati personali contenuti in un archivio o destinati a figurarvi”.
 
Leggi

Polonia, in vigore
la legge sulla Shoah
Da ieri la controversa legge polacca che punisce con il carcere (fino a tre anni) chi associa lo Stato o la nazione polacca ai crimini della Shoah è entrata ufficialmente in vigore. Un norma duramente contestata da Israele ma che potrebbe ancora essere fermata dalla Corte Costituzionale polacca, a cui ha chiesto un parere il presidente Duda. “A detta di vari osservatori proprio la Corte Costituzionale potrebbe togliere le castagne dal fuoco al governo, fermando la legge. – scrive Avvenire – Sarebbe di fatto un favore al governo che ormai ha in pugno l’Alta corte dopo una riforma della magistratura che ha praticamente sottoposto l’intero apparato giudiziario al controllo del partito al potere, incluso la Corte suprema e, appunto, quella costituzionale”. Sia il quotidiano cattolico sia il Fatto ricordano come contro la Polonia intanto il Parlamento Europeo abbia approvato la richiesta della Commissione Europea di attivare l’articolo 7 del Trattato Ue, previsto per gli Stati membri che violino i principi fondamentali dell’Unione.

Veleno a Cinque Stelle su Israele. Dopo la candidatura di un controverso docente in favore del Bds e la retromarcia a parole del candidato Premier Luigi Di Maio, a chiarire la posizione dei Cinque Stelle ci pensa Manlio Di Stefano, responsabile del programma di politica estera del Movimento, per cui “non c’è nulla di strano nel boicottaggio dei prodotti israeliani provenienti dalle colonie. E una pratica che accomuna centinaia di migliaia di persone nel mondo e Paesi interi come la Svezia. Anche se io non l’ho mai proposto” (La Stampa). Secondo il Foglio, “la verità è che non esiste in Europa un partito antisionista come i 5 stelle, antisionismo che è il risvolto del loro terzomondismo antioccidentale. Perché Israele, nella coscienza pentastellata, è una pianta aliena in un medio oriente che doveva rimanere araboislamico”. Di Stefano, ricordano alcuni quotidiani, è quello che diceva che “Il terrorismo islamico non esiste. Spegnete la TV e la radio, chiudete i siti web della stampa detta ‘main stream’ e prendetevi qualche minuto per svuotare la testa dalle immagini viste in questi ultimi anni e soprattutto delle parole sentite”.

Roma, la Memoria della polizia. Si è tenuta ieri alla Scuola superiore di polizia di Roma una cerimonia commemorativa dedicata alle vittime della Shoah. “Dobbiamo avere cura della memoria, affinché quei momenti possano rimanere dentro di noi. Non dobbiamo essere indifferenti di fronte a certi comportamenti sbagliati e dobbiamo fare in modo che non accadano mai più”, ha affermato il capo della polizia, Franco Gabrielli. Prima della cerimonia, riporta il Corriere Roma, Gabrielli si è recato, assieme al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, alla presidente UCEI Noemi Di Segni e alla presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, al sacrario dei caduti della Polizia per un momento di raccoglimento.

Francia, antisemitismo di quartiere. Quattro adolescenti sono stati fermati mercoledì sera nella regione di Parigi dopo l’aggressione di un 14enne ebreo che usciva dalla sinagoga di Montmagny (Vald’Oise, nord della Francia). Il ragazzo ha raccontato alla polizia di essere stato accerchiato da un gruppo di giovani che lo hanno colpito con il ramo di un albero, e che gli hanno rotto gli occhiali e rubato la kippah mentre pronunciavano insulti antisemiti. I fermati sono quattro adolescenti del quartiere: tre 14enni e un 15enne. Sono accusati di violenze aggravate. “Secondo una prima ricostruzione, – scrive Avvenire – un alterco si era verificato intorno alle 18 prima della funzione religiosa, quando il ragazzino giocava con dei petardi in un parco in compagnia del fratello e della sorella e aveva così attirato l’attenzione di una parte dei suoi aggressori”.
 
Leggi

  davar
l'addio al grande maestro d'arte e di stile
Gillo Dorfles (1910-2018)
Nato a Trieste nel 1910, da padre goriziano e madre genovese, Gillo Dorfles è stato uno degli intellettuali italiani di maggiore spicco. Pittore, critico d’arte, docente di estetica alle università di Trieste e Milano, Dorfles è scomparso nelle scorse ore all'età di 107. Il Maestro, la cui formazione intellettuale era stata fortemente condizionata dall'ambiente culturale della borghesia ebraica triestina, nel 1948 è stato tra i fondatori del Movimento per l’arte concreta insieme a Bruno Munari e in quest’ambito ha esposto i suoi dipinti in personali e collettive sia in Italia sia all’estero. Nel 1972 esce Il Kitsch – Antologia del cattivo gusto, un testo che ha fatto epoca. E di gusto e dell'influenza degli intellettuali della Trieste ebraica nella sua vita, Dorfles raccontò in una lunga intervista a Pagine Ebraiche, firmata da Daniela Gross.

“Combatto ancora la mia guerra al cattivo gusto”
L’ uomo che ha insegnato agli italiani che cos’è il kitsch, il pessimo gusto che pervade l’arte, gli oggetti e il nostro vivere quotidiano, non accenna ad abbassare la guardia. A 102 anni portati con un velo di civetteria e a quasi mezzo secolo dal suo fondamentale saggio sul kitsch che segnò una svolta nella percezione del contemporaneo, Gillo Dorfles, vulcanica figura di intellettuale che ha attraversato da protagonista il Novecento, mantiene uno sguardo attento e colmo d’ironia sul mondo. “Usciamo da un decennio che è stato assolutamente dominato dal kitsch: nei gesti, nel modo di vestire e di atteggiarsi, nel comportamento di certa classe politica – riflette. – Ora mi sembra ci si stia avviando verso un periodo improntato a un maggiore rigore”. Ma chiedergli una parola di ottimismo sul futuro è inutile: l’unica risposta è un sorriso svagato, tra il tagliente e il distratto. Il professore ci riceve nella sua casa milanese in pieno centro, affacciata su una piazza punteggiata d’alberi e panchine. L’appartamento silenzioso è immerso nella penombra e colmo di libri ammucchiati con ordine in ogni dove: sui tavoli e i tavolini, sulle sedie e perfino sul pavimento. Bastano pochi minuti per abituare lo sguardo a rendersi conto di essere circondati da veri tesori d’arte: in primo luogo i quadri dello stesso Dorfles per cui la pittura è ancora oggi pratica e passione quotidiana.

Professore, che cos’è il kitsch?
La parola non esiste da molto in Italia, mentre in Germania è piuttosto comune. In tedesco viene probabilmente da termine pferkistchen che significa pasticciare. In italiano la si potrebbe tradurre con triviale, pacchiano. É un concetto che indica il cattivo gusto. Un tratto assai più universale del buon gusto.

Qualche esempio di kitsch?
E’ kitsch un certo folklore. Ad esempio le statuine con la gondola veneziana o la Sirenetta di Copenhagen. Negli Stati Uniti la patria del kitsch è Las Vegas con le sue ricostruzioni fasulle di ambienti ed epoche storiche. Ma anche la moda può essere di pessimo gusto, quando abbina colori improbabili, sovrabbonda di ornamenti. Kitsch può essere però anche il modo di portare un abito bellissimo.
Cosa ne pensa del gusto nel vestire delle nuove generazioni?
In un certo senso l’individualismo è azzerato: tutti vogliono gli stessi jeans, la stessa maglia, il piercing, l’orecchino o i tatuaggi. Ma non direi che andiamo verso il peggio: la moda italiana versa ancora in ottime condizioni.

E nel campo dell’arte?
Vi sono molti artisti kitsch, tra cui alcuni molto buoni. Tra gli esempi citerei Baj e il suo uso esagerato di decorazioni o medaglie. O gli esponenti della pop art americana. La stessa critica d’arte può essere molto kitsch, ma preferirei non citare nessuno.

Come si riconosce il kitsch?
Dipende dal proprio gusto. Se si ha cattivo gusto non si capisce nulla e non c’è molto da fare. Tutto dipende dalla propria sensibilità, dalla cultura, dall’ambiente cui si appartiene e dalla capacità di guardarsi intorno.

È una capacità che si può insegnare?
Senz’altro. I bambini hanno una tendenza istintiva verso l’arte ma se non sono guidati bene rischiano di non sviluppare alcuna sensibilità in questa direzione. Si può dunque iniziare fin dall’asilo a mostrare ai bambini che cos’è il buon gusto facendo vedere loro importanti opere d’arte. In questo senso la scuola può essere molto utile.

Negli anni Cinquanta lei fu tra i fondatori del Movimento arte concreta insieme a Bruno Munari, artefice di una sperimentazione ancora molto attuale nell’educazione all’arte dei più piccoli. A che punto siamo oggi?
Si dovrebbe fare molto di più per avvicinare i bambini alla dimensione artistica. In altri paesi l’attenzione è molto più accentuata. In Svizzera ho visto ad esempio scuole elementari con quadri di Klee e di altri autori appesi alle pareti. Qui da noi sarebbe inconcepibile. Eppure ogni volta che i bambini sono stimolati nella loro creatività si ottengono risultati bellissimi. Ricordo che alcuni anni fa vi fu una mia mostra a Palazzo reale a Milano. Si organizzarono dei laboratori per le elementari e al termine vennero esposti i disegni dei bambini. Le posso garantire che erano molto più belli dei miei e che gli alunni avevano capito e interpretato con intelligenza tutto ciò che avevano visto. Vi è dunque un potenziale naturale che andrebbe sviluppato con una giusta educazione. Oggi siamo ai minimi termini, dal punto di vista pedagogico, ma non bisogna rassegnarsi.

Lei è nato a Trieste, da cui se n’è andato bambino per tornare negli anni del ginnasio. Allora la comunità ebraica locale rivestiva un ruolo significativo. Qual è il suo ricordo?

Frequentavo molti personaggi legati alla Trieste ebraica, a quel tempo molto importante dal punto di vista culturale. Ricordo Italo Svevo, Umberto Saba e quel grande intellettuale che fu Bobi Bazlen, amico che continuai poi a vedere anche negli anni milanesi. A Trieste il mondo ebraico conviveva con la comunità greca, con quella serbo ortodossa e slovena e proprio questa diversità di radici e di culture era all’origine delle fortune di quella città. A Trieste allora era del tutto normale parlare due o tre lingue …

Lei vive a Milano ormai dagli anni del dopoguerra, ma torna spesso a Trieste. Come trova oggi la città?

È stata abbandonata dall’Italia e oggi ha quasi perso quel tratto che ne faceva una realtà tanto particolare. Pensiamo, solo per fare un esempio, a ciò che è successo ai collegamenti ferroviari. Sono stati progressivamente ridotti fino a isolarla dal resto dell’Italia: oggi ci vuole più tempo per spostarsi fra Venezia e Trieste che tra Milano e Roma.

C’è il progetto dell’Alta velocità che potrebbe ricollegarla al resto d’Europa
.
La linea Lione-Zagabria è a dir poco fondamentale: per Trieste e per il Nord est poter contare su questa tratta è una necessità vitale.

E Milano? Com’è cambiata?
È ancora uno dei centri della cultura italiana, anche se certo vi sono città molto più belle e piacevoli. Nel tempo si è modernizzata, anche se forse non ancora a sufficienza. Oggi per fortuna si sta costruendo in molte zone, anche centrali come Porta Garibaldi: andava fatto cinquant’anni fa. Non si capisce perché certe aree sono rimaste vuote così a lungo.

Parliamo di musei. Roma ha visto nascere di recente il Maxxi e il Macro, dedicati all’arte contemporanea. Da questo punto di vista Milano sembra segnare il passo.
È semplicemente una vergogna che Milano non abbia un museo d’arte contemporanea e che un’opera come il Maxxi sia stata realizzata a Roma. Non solo. Milano è la capitale del design internazionale, ma non ha ancora un museo dedicato a questa sua specialità. Sarebbe ora di provvedere anche a questo.

Il design italiano gode ancora di buona salute?
Certamente. Ancora abbiamo il miglior design del mondo con oggetti simbolo che il mondo ci invidia.

Qualche esempio?
Mi astengo per non rischiare di dimenticare qualcuno.

Cosa ne pensa di un’esperienza di design “democratico” come Ikea? Non rischia di provocare un’eccessiva omogeneizzazione del gusto: mobili a portata di tutte le tasche e tutti uguali per case sempre più simili l’una all’altra?

Il modello Ikea non è affatto negativo. Lo stesso concetto di supermercato contiene in sé un forte potenziale culturale: l’importante è che i mobili siano attuali e che non ci sia alcuna imitazione dell’antico, tentazione oggi per fortuna sempre più remota.

Lei si è laureato in medicina. Ha mai esercitato?

No. L’idea di fare il medico in gioventù mi attirava molto. Ma una cosa è studiare, un’altra confrontarsi con i malati: temo sarei stato la loro rovina.

Si è specializzato in psichiatra. Una scelta quasi irresistibile allora a Trieste.
La città ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione nella psicanalisi in Italia, basti pensare alla figura di Edoardo Weiss che in questo senso ebbe un ruolo pionieristico. In qualche modo quei semi hanno dato frutti importanti anche molti anni dopo. Non dimentichiamo che proprio Trieste è stata protagonista della grande riforma psichiatrica avviata negli anni Settanta da Franco Basaglia.

Professor Dorfles, dipinge ancora?
È il mio mestiere. Continuerò a farlo finché morirò.

Daniela Gross

(Nell'immagine, Gillo Dorfles ritratto da Giorgio Albertini)
Leggi

gillo dorfles (1910-2018)
Un maestro di stile e di vita
L'età non lo ha spento e il lavoro di allestimento della grande rassegna Oggi il Kitsch, che aprirà i battenti sotto la sua direzione alla Triennale di Milano fra poche settimane, il prossimo maggio, procedono spediti. Forse proprio per questo prima di incaricare Daniela Gross dell'intervista di questo mese e di avventurarmi con lei e Giorgio Albertini nella casa semplice ed elegante di Gillo Dorfles, confesso di aver attraversato qualche attimo di sperdimento. Non tanto per il mostro sacro che il grande critico dell'arte e del costume certamente è. Non tanto per la sua veneranda età che lui porta con tanta agevolezza. Nemmeno per il suo carattere affabile che poi repentinamente e senza preavviso, se ti scappa una sciocchezza, si tramuta in imbarazzanti sentenze di condanna senza appello. Forse per tutto questo assieme, o forse per la complessità di un personaggio che ha segnato oltre un secolo con il suo sguardo critico. Ho pensato così di chiedere consiglio a un comune amico, in modo che mi evitasse quei passi falsi che Dorfles non mi avrebbe mai perdonato. Ecco quello che ne ho ricavato e che, alla prova dei fatti, ci ha fatto uscire indenni da un'esperienza davvero fuori dal comune. “Prima di tutto – mi sono sentito dire – mai cedere alla tentazione di sollecitarlo a parlare della sua identità ebraica. E nemmeno della sua lunga vita personale. Delle sue origini, delle sue vicende. Dorfles lo considererebbe un gesto di cattivo gusto, ama parlare delle epoche e delle vicende, delle situazioni e delle identità in maniera impersonale, ama nascondersi dietro ai suoi giudizi critici, alla sua visione dell'arte, alla sua maestria nel classificare e condizionare i gusti. Non ama le esibizioni e gli esibizionismi. Tutta la sua vita deve essere dedotta da altri messaggi, non direttamente dal suo racconto”. “Inoltre, meglio evitare in generale tutti quei segnali che rischiano di irritare un uomo dai modi garbatissimi, ma capace anche di stroncarti con una semplice critica. Per esempio, attenzione agli abiti, ricordati di quando lo abbiamo visto incenerire al festival della Letteratura di Mantova quel povero malcapitato che uscito dal pubblico oceanico lo sollecitava a citare qualche esempio del cattivo gusto attuale. E fu incenerito in pubblico sentendosi rispondere davanti a tutti un raggelante 'Per esempio la sua camicia'. Non è necessario che ti metta una cravatta, ma almeno evita il blu, lui è convinto sia una tinta di pessimo gusto”. Non ho potuto fare a meno di correre davanti allo specchio. Dalla testa ai piedi mi sono sentito tutto blu, un disastro. Giusto il tempo di correre ai ripari con qualcosa di beige prima di varcare la porta.

Guido Vitale
Leggi

l'italia ebraica festeggia
Un Purim di consapevolezza
È una straordinaria possibilità quella che ci offre la festa di Purim, secondo il rav Alberto Somekh: annichilire il Male scherzandoci sopra. La lingua ebraica, spiega il rav, d’altronde è ricca di spunti semantici e di analogie. La radice ch.f.s. in particolare ha tre significati differenti: “mascherarsi” (tachposset), “mettere allo scoperto, a nudo” (nella sua variante ch.s.f.) ed infine, più comunemente, “cercare”. L’idea di mascherarsi a Purim quindi non come divertimento fine a se stesso. Ma un modo di coprirsi in modo diverso dal solito per “mettere allo scoperto” qualcos’altro di noi.
La gioia della festa, il piacere della condivisione di valori e tradizioni che nei millenni hanno fatto la forza del popolo ebraico. Sorrisi, ma anche consapevolezza. Questo lo spirito con cui si è festeggiato ieri Purim nelle 21 Comunità italiane.
Leggi

qui roma
Il capo della Polizia di Stato:
“Memoria sia sempre con noi"

“Dobbiamo avere cura della memoria affinché quei momenti possano rimanere dentro di noi. Non dobbiamo essere indifferenti di fronte a certi comportamenti sbagliati e dobbiamo fare in modo che non accadano mai più”. Così il capo della Polizia Franco Gabrielli, intervenendo ieri alla Scuola superiore di Polizia in occasione della cerimonia commemorativa “La speranza sopravvive all’odio e ai campi di concentramento”.
Accanto a Gabrielli, nel momento di raccoglimento che ha aperto la cerimonia, la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, la Presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni, il responsabile operativo per la sicurezza delle comunità ebraiche italiane Gianni Zarfati, il prefetto Filippo Dispenza, il direttore della Scuola superiore di Polizia Annamaria Di Paolo e il cappellano don Pino Cangiano.
“La giornata di oggi – ha sottolineato Di Segni, che è intervenuta assieme a Gabrielli al termine dell’iniziativa – è un’emozionante opportunità di incontro nella quale riflettere su questi fenomeni: imperi, potenze, popoli, pianificazione dei uno sterminio, legislazione mirata e risposta dei singoli. Di cittadini e di chi ricopre cariche istituzionali e di servizio. Questa la riflessione che si rinnova oggi in questa sala nel nome di Giovanni Palatucci, questore di Fiume proclamato Giusto tra le Nazioni per l’assistenza offerta agli ebrei perseguitati, e di tutti coloro che, indossando la divisa, scrissero pagine di coraggio memorabili nell’ora più buia d’Italia e d’Europa”.
Leggi

pagine ebraiche marzo - speciale berlinale
Quei Sette giorni a Entebbe
che segnarono Israele

Un crudele atto di terrorismo e una straordinaria missione per salvare gli ostaggi. Il drammatico dirottamento del jet Air France, in volo da Tel Aviv a Parigi, sequestrato da quattro terroristi nell’estate del 1976 e costretto ad atterrare a Entebbe (Uganda) torna al cinema in 7 Days in Entebbe di Jose Padilha. Il regista, già Orso d’oro a Berlino con Gli squadroni della morte, ci riporta a quei giorni disperati quando i passeggeri ebrei e israeliani vennero separati dagli altri e minacciati di morte se il governo israeliano non avesse accolto le richieste dei terroristi. Interpretato da Rosamund Pike e Daniel Brühl nella parte dei terroristi tedeschi e dall’israeliano Lior Ashkemnazi nel ruolo di Yitzhak Rabin, 7 Days in Entebbe segue la vicenda fino alla liberazione, che arrivò una settimana dopo grazie a un commando israeliano guidato da Jonathan Netanyahu, fratello dell’attuale primo ministro, che perse la vita nell’operazione insieme ai terroristi e a tre ostaggi.

Pagine Ebraiche Marzo 2018
Leggi

israele - aspettando il giro d'italia
I campioni dall’ambasciatore
“Conto di rivedervi presto”

L’esperienza è finita, i campioni sono tornati a casa. Ma con Israele nel cuore. E tanta voglia di tornare. In bici, per esplorare ulteriormente il paese (c’è chi punta sul Mar Morto e chi invece sulla Galilea). O come spettatori del prossimo Giro d’Italia, che dal 4 al 6 maggio porterà l’attenzione di milioni di appassionati di tutto il mondo su Israele. Alessandro Ballan, Maurizio Fondriest, Paolo Savoldelli, Gilberto Simoni e Andrea Tafi: cinque vecchie glorie sulle strade della corsa rosa, esplorata in anteprima su invito del ministero israeliano del turismo. La conclusione di questo viaggio straordinario e inedito (solo Fondriest conosceva il paese, ma la sua prima visita risale a molti anni fa) non poteva che essere nella casa di tutti gli italiani.
“Avervi qua, in questa sede, è un grande orgoglio. Conto di rivedervi presto” il messaggio dell’ambasciatore Gianluigi Benedetti all’illustre quintetto che, in carriera, può annoverare la bellezza di due campionati del mondo, quattro Giri d’Italia e diverse affermazioni nelle principali classiche.
Leggi

qui milano - la rassegna cinematografica
Un paese sul grande schermo
Al cinema per capire Israele

Sarà The Women's Balcony ad aprire la nuova edizione della Rassegna Nuovo Cinema Israeliano a Milano. La commedia del regista Emil Ben-Shimon, che racconta la crisi scatenata in un quartiere mizrahi da un giovane rabbino che convince gli uomini che le donne non hanno bisogno di un posto in tempio, inaugurerà domenica, al cinema Oberda, la settimana dedicata alla sempre affascinante produzione cinematografica israeliana. La rassegna è prodotta dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, in collaborazione con la Fondazione Cineteca Italiana di Milano ed il Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani, a cura di Nanette Hayon e Anna Saralvo, con la direzione artistica di Ariela Piattelli e Lirith Mash e la responsabilità scientifica di Sara Ferrari.
Leggi

cordoglio nella comunità ebraica di torino
Toni Fadlun Finzi (1928-2018)
Tanti i messaggi di affetto e cordoglio inviati in queste ore alla famiglia per ricordare Toni Fadlun Finzi, per molti anni insegnante della Scuola ebraica di Torino Colonna e Finzi / E. Artom, scomparsa ieri all'età di 90 anni. “Una maestra intelligente, innovativa e moderna”, il ricordo di Giulio Disegni, vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e presidente dell'Associazione Ex Allievi e Amici della Scuola Ebraica di Torino. Sui social network, molti ex studenti hanno ricordato l'insegnante Fadlun Finzi e la sua generosità. “Penso che ben poche maestre abbiano lasciato un ricordo così forte come lei, severa ma giusta; penso di poter parlare a nome di tutta la vecchia classe”, le parole di un ex allievo.
Leggi

pilpul
Se non sono io per me
Alcuni anni fa in una conversazione tra amici ci siamo trovati a discutere su chi sia stato il miglior governante che l’Italia abbia mai avuto in tutta la sua storia. Si badi bene, non il miglior politico: doveva essere qualcuno che avesse effettivamente esercitato il potere; sarebbe stato troppo facile, altrimenti, trovare personalità eccellenti. Dovendo nominare qualcuno che avesse davvero dovuto sporcarsi le mani il gioco si è rivelato difficilissim. 

Anna Segre, insegnante
Leggi

Il carnevale della politica
Purtroppo anche quest'anno Purim è finito, la sfilata carnevalesca che ha accompagnato questa negra campagna elettorale invece ci accompagnerà ancora per qualche giorno. Ho usato il termine “carnevale” con l'augurio che, come lo interpretava il filologo Michail Bachtin, questa sia una “vita (un periodo) tolto dal suo normale binario” e che da lunedì si torni in qualche modo a una sorta di “normalità”, che forse in Italia non c'è mai realmente stata.

Francesco Moises Bassano
Leggi




moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.