Giuseppe Momigliano,
rabbino
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Abbiamo
iniziato la Sefirat ha-‘Omer, il conteggio dei 49 giorni che la Torah
prescrive di seguire, a partire dal secondo giorno di Pesach e che ci
accompagna fino alla festa di Shavuot. Uno dei significati di questa
Mitzvah è quello di stabilire per il popolo d’Israele un legame
indissolubile – che si sviluppa giorno per giorno – tra le due feste e
i significati che rappresentano: Pesach rappresenta la libertà intesa
come liberazione dal giogo fisico della schiavitù, la possibilità di
riacquistare l’autonomia di azione di cui gli schiavi, i prigionieri,
gli oppressi sono privi.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Ah,
la propaganda. È come sempre un boomerang: dà l’impressione di andare
lontano, ma alla fine torna sempre indietro. È proprio ciò che è
accaduto, una volta di più, a Bibi Netanyahu, con la sua imprudente
promessa di trasferire circa 40.000 profughi africani in altri Paesi a
partire dal primo aprile. Scaduti i termini posti dal suo stesso
governo e non intravedendosi una soluzione praticabile, Bibi ha
estratto l’ennesimo coniglio dal cilindro, annunciando una accordo con
Canada, Germania e, udite udite, Italia per il trasferimento di 16.000
migranti africani. Ora, non so per quanto riguarda il Canada di Justin
Trudeau, ma per quanto riguarda Germania e Italia non so proprio da
dove sia venuta questa idea, che sa tanto di tentativo di gol in zona
Cesarini.
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Gaza, Hamas rilancia
la provocazione
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Due
i fronti su cui resta alta la tensione in Israele. In particolare
l’annunciato rilancio, da parte dei terroristi di Hamas, della
mobilitazione che lo scorso venerdì ha portato al tentativo di forzare
la frontiera con lo Stato ebraico. La Stampa, tra gli altri, riporta le
dichiarazioni del ministro Lieberman (che ha respinto l’accusa di aver
colpito manifestanti). “La maggior parte erano terroristi, dell’ala
militare di Hamas e della Jihad islamica. È stata una provocazione
organizzata ad arte da Hamas” dice l’esponente del governo israeliano.
A proposito dei disordini che si annunciano per la giornata di venerdì,
La Stampa scrive: “L’uso di mezzi anti-sommossa, come lacrimogeni,
cannoni ad acqua, proiettili di gomma, sarà limitato. L’esercito
sparerà proiettili veri, anche se è consapevole che potrebbero esserci
vittime”.
L’altro fronte caldo è quello dei migranti, dopo che il premier
Netanyahu ha annullato l’intesa con l’Alto commissariato Onu per i
rifugiati (Unhcr) per il ricollocamento di 16 mila richiedenti asilo
africani. Repubblica raccoglie alcune testimonianze di profughi nel
quartiere di Neve Shanan, che viene definito “il più problematico di
Tel Aviv” con “scritte in lingua tigrina, case spoglie, saracinesche
mezzo abbassate”. E segnala l’opposizione di alcuni intellettuali
israeliani e di alcuni piloti dell’El Al al piano che prevede che una
parte dei profughi sia riportata in Africa, “ma in zone più sicure”.
Secondo Fabio Nicolucci, che ne scrive sul Messaggero, “la leadership
di Netanyahu ha subito in questa ultima settimana due ulteriori colpi”.
Sempre a proposito di Israele, da segnalare l’approfondimento del
Corriere sulle tre tappe del prossimo Giro d’Italia che da Gerusalemme
porteranno ad Eilat. Si legge a proposito della cronometro d’esordio,
che partirà davanti alla Porta di Giaffa: “L’inizio è subito storia.
Memoria ricca, densa, fatta di pietre e muri centenari, testimoni per
nulla muti con incisi i segni delle schegge e le pallottole di guerre
antiche e moderne, assieme al protrarsi di tensioni acute, che durano
tutt’ora”.
“Credo si tratti di un incidente increscioso, nato da un malinteso tra
i doganieri francesi e le ferrovie italiane sull’uso del locale nella
stazione di Bardonecchia”. Così il ministro francese dei Conti pubblici
Gérald Darmanin, in un colloquio con il Corriere che si apre con le
polemiche innescate dal blitz dei doganieri armati nella struttura per
migranti della cittadina di frontiera piemontese.
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Ticketless - I se e i ma...
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L’assassinio
a Parigi di Mireille Knoll ha visto, soprattutto in rete, il ritorno
dei se e dei ma, ovvero la tecnica dei sottili distinguo: un vizio
nazionale che riguarda il rapporto degli italiani con il terrorismo. La
questione risale ai tempi dello slogan “né con lo Stato, né con le
Brigate Rosse”. Tutti noi - cinicamente – avremmo desiderato che le
indagini ci dicessero che Casalegno fosse stato ucciso da compagni che
sbagliavano strategia, così come adesso, sempre cinicamente, ci
rallegreremmo se la polizia francese venisse a dirci in conferenza
stampa che Mireille è stata vittima di delinquenti comuni. I risultati
delle indagini inducono purtroppo a ritenere che l’anziana donna sia
caduta vittima dell’integralismo islamico. Piuttosto che cedere alla
evidenza i moralisti del blog fanno acrobazie incredibili. Spostano
l’accento dalla dura realtà dei fatti alla frivolezza linguistica: si
può definire Mireille Knoll “sopravvissuta alla Shoah” o tale dovrebbe
essere detto “soltanto” chi è scampato ad Auschwitz? Con sofismi ancora
più arditi, si fa di tutto pur di scartare l’ipotesi che gli assassini
siano stati mossi da furore ideologico.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Ricordando Roberto
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La
scomparsa di Roberto Piperno - nato a Genova nel 1933 e mancato a
Napoli lo scorso 24 marzo - priva la città, il Paese, la Comunità
ebraica, tutti i cittadini sensibili ai valori dell'uguaglianza, del
rispetto, della dignità umana, della Memoria, della voce di un
Testimone particolarmente caro e prezioso, ricordato da tutti coloro
che hanno avuto il privilegio di conoscerlo di persona per le sue rare
doti di umanità, delicatezza, garbo. Uomo semplice, discreto, arguto,
lontano dalla mondanità e dagli intellettualismi, Roberto è stato
chiamato al difficile compito di vivere una vita apparentemente felice
e serena - sorretto dall'amore della moglie Francesca e della figlia
Alessandra, dall'affetto e dalla stima dei tanti amici, da una solida
attività lavorativa - portando sempre nel cuore il terribile ricordo
delle ingiurie subite da lui e dai suoi parenti durante "l'ora più
buia".
Francesco Lucrezi, storico
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Dal ghiaccio fu creato
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"L'educazione
è una cosa pericolosa. Professori di pedagogia e scienziati furono la
chiave del successo di Hitler, senza di loro la sua ascesa e
l'influenza inspiegabile su 60 milioni di tedeschi non sarebbe stata
possibile". La dottoressa Tamar Katko, docente alla facoltà di Scienza
della Formazione al Seminar HaKibbuziam di Tel Aviv, ha tenuto per due
ore e mezzo il cuore in sospeso di tutto il pubblico nella sala rotonda
del Kibbutz. Sono andata alla conferenza per rispetto all'argomento.
Dopo due pellegrinaggi in Polonia con i bogrim dell'Hashomer Hazair,
dopo 40 anni di allestimento di cerimonie per il Giorno della Shoah, di
film, di studi sulle leggi razziali per la scrittura del nuovo
spettacolo "Mamma perché noi non possiamo entrare?"
Angelica Edna Calò Livne
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