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22 Aprile 2018 - 7 Iyar 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
Una società che non ha spazio per le differenze, non ha spazio per l'umanità.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Il 25 aprile non è solo, né prevalentemente un fatto militare. È il segno della responsabilità e anche della fermezza, un laboratorio di democrazia, di educazione alla politica. Non è senza lati problematici o controversi. Anche per questo è una di quelle scadenze in cui ogni volta torniamo a riflettere su come vorremmo vivere e sulla distanza rispetto a come viviamo tutti i giorni.
 
Estrema destra, il blitz
Un muro di plastica sul Colle della Scala. È l’iniziativa “per fermare i migranti” portata avanti da alcuni militanti di estrema destra francesi. Un’operazione in grande stile, con tanto di elicottero che ha ripreso dall’alto il blitz. “Dopo le occupazioni della moschea di Poiters e i blitz nel Mediterraneo – scrive il Corriere – l’operazione ‘Defend Europe’ mette a segno una nuova impresa: la creazione di un muro simbolico fra Italia e Francia con paletti di legno e una lunga rete da cantiere”.

In una ampia intervista con Alain Elkann, su La Stampa, la direttrice del Meis Simonetta Della Seta racconta sfide e prospettive del museo. “Credo sia un privilegio avere l’opportunità di dar vita a un nuovo museo e creare un centro per il dialogo e la convivenza”, afferma Della Seta. “Gli ebrei – sottolinea la direttrice del Meis – sono in Italia da 2.200 anni. È la comunità più antica al di fuori di Israele dopo quella di Babilonia ed è una comunità tuttora viva, non solo una memoria storica”.

Il dorso milanese del Corriere parla della grande manifestazione nazionale prevista per il 25 Aprile. Volti alla libertà, il tema di quest’anno. “Lo striscione Patrioti europei ci sarà ancora, ma quest’anno abbiamo cambiato tema. La ragione? Nell’ultimo periodo abbiamo assistito a provocazioni sempre più pericolose che ci ricordano ancora di più l’importanza di tenere alta la guardia dei valori democratici e antifascisti, dall’assassinio di Mireille Knoll, cittadina francese superstite dell’Olocausto a Parigi, al più recente attacco all’Istituto Pedagogico della Resistenza a Milano spiega il segretario metropolitano del Pd Pietro Bussolati. Afferma Roberto Cenati, presidente della sezione cittadina dell’Anpi: “Eventuali contestazioni alla Brigata ebraica suonerebbero quest’anno ancora più stonate rispetto al solito proprio in relazione al tema scelto e al clima che si respira in Europa intorno ai rigurgiti razzisti e antisemiti”.
 
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  davar
la solenne cerimonia allo yad vashem
'Gino Bartali, cittadino di Israele'
Mercoledì 2 maggio, all’interno di una solenne cerimonia che si svolgerà allo Yad Vashem e che è stata organizzata insieme alla Israel Cycling Academy, la prima squadra professionistica israeliana di ciclismo, Gino Bartali otterrà ufficialmente in memoria la cittadinanza onoraria dello Stato ebraico.
Un riconoscimento, per il grande ciclista fiorentino, che arriva a cinque anni dalla proclamazione quale “Giusto tra le Nazioni” da parte dello stesso Yad Vashem e a ridosso della partenza del Giro d’Italia, che prenderà il via il 4 maggio da Gerusalemme anche per onorare il ricordo dell’indimenticabile campione che, sotto il nazifascismo, aiutò numerosi ebrei perseguitati a salvarsi dalle persecuzione.
Il riconoscimento sarà poi celebrato in occasione di una speciale serata, organizzata ancora dalla Israel Cycling Academy, che si svolgerà poche ore dopo al Museo delle scienze di Gerusalemme.
L’attore Ubaldo Pantani, volto noto del teatro e del piccolo schermo, interpreterà infatti Gino il Giusto all’interno della performance “Bartali. Il campione e l’eroe” (Modigliani produzioni) scritta dallo stesso Pantani insieme a Max Castellani, Alessandro Salutini e Adam Smulevich e con regia di Pablo Solari.
Il giorno successivo, sempre per onorare Gino, sarà inaugurata una pista ciclabile voluta dal Keren Keyemeth Le Israel. Tinte bartaliane anche per la prima maglia rosa, che il 4 maggio sarà assegnata con menzione delle tante imprese compiute in quell’epoca buia.


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al via il progetto chance 2 work
"Giovani e mondo del lavoro,

offriamo risposte concrete"
Trentadue iscritti alla banca dati, dove sono inseriti i nomi di tutti i candidati a un tirocinio, da Roma, Milano, Firenze, Torino, Livorno e Napoli. E diciotto partecipanti stamane al primo dei quattro seminari annuali, in svolgimento al Centro Bibliografico UCEI, con tema “Comunicazione: dal public speaking al colloquio di assunzione”.
Ha preso il via la fase operativa di Chance 2 Work, progetto voluto da Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Unione Giovani Ebrei d’Italia che si rivolge a giovani in fascia di età 18-35 anni con l’obiettivo di offrire un supporto concreto nel percorso di crescita e inserimento professionale nel mondo del lavoro.
“Si tratta di un gruppo di ragazzi fortemente motivati e soprattutto qualificati. Le aspettative sono alte” spiega il Consigliere dell’Unione Saul Meghnagi, anima del progetto assieme alla coordinatrice Raffaella Di Castro. “I giovani non se ne andranno, se noi sapremo tenerli. E questo progetto, segnato da una significativa partecipazione, ma anche ricco di contenuti e concretezza, vuol essere una risposta. È un messaggio che mi sento di condividere con tutti i leader comunitari”.
Soddisfatta anche Carlotta Micaela Jarach, presidente Ugei, che afferma: “Sono qua con noi tanti ragazzi, arrivati a Roma dalle realtà più diverse. Chi ha viaggiato di notte da Torino, chi ha preso un volo dalla Sicilia all’alba. È un elemento partecipativo decisamente rilevante”.
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la senatrice a vita liliana segre
'Segnali di odio mi preoccupano'
“Temo di vivere abbastanza per vedere cose che pensavo la storia avesse definitivamente bocciato, invece erano solo sopite. Vedo rinascere con grande vigore teorie e simboli che credevo la storia avesse bocciato definitivamente, sentimenti osceni che non si aveva il coraggio di manifestare dopo la guerra e finché erano vivi i testimoni di quella violenza, ora sono usciti di nuovo allo scoperto”.
È grande la preoccupazione di Liliana Segre, neo senatrice a vita, così intervenuta nel corso della conferenza stampa di presentazione del programma “La difesa della razza” condotto da Gad Lerner. Un reportage-inchiesta in sei puntate, in onda da stasera su Rai Tre alle 20.30, che si propone di “attualizzare la lezione storica della discriminazione e della persecuzione degli ebrei sotto il regime fascista per analizzare e comprendere, tra analogie e distinzioni rispetto ad allora, le nuove forme di espressione del razzismo nel linguaggio e nei comportamenti, oggi, in Italia”. La prima puntata è dedicata specificamente all’antisemitismo.
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il film in uscita il 25 aprile
La Campania e il nazifascismo,

storie di ferite e di coraggio
È un pezzo di storia riscoperto e consegnato al grande schermo quello raccontato “Terra bruciata!”, film documentario di Luca Gianfrancesco dedicato alle prime stragi naziste avvenute in territorio campano ma anche alle prime azioni di Resistenza, individuali e collettive, che furono adottate dalla popolazione locale nei giorni immediatamente successivi all’armistizio dell’otto settembre del ’43.
Prodotto da Mediacontents production e in distribuzione in diverse sale italiane per la Festa della Liberazione, il documentario ha avuto un suo primo significativo lancio negli scorsi giorni, a Roma, al Cinema Farnese, nel corso di una serata cui è intervenuta anche la presidente nazionale dell’Anpi Carla Nespolo.
Tante voci, tanti testimoni oculari toccati da quei giorni, in alcuni casi privati dei loro affetti più cari, aiutano a ricostruire cosa accadde. Come fa da anni incessantemente Graziella Di Gasparro, il cui padre fu uno dei 19 civili trucidati dai tedeschi il Primo novembre del ’43 a Conca della Campania, in provincia di Caserta. Fu proprio il Casertano, ricorda Terra Bruciata, uno dei luoghi in cui più si accanì la ferocia nazista. Come ricorda anche il dato dei 21mila uomini rastrellati e deportati nei campi di lavoro in Germania, altra vicenda cui il documentario dedica spazio.
Lutti, dolore, sofferenza. Ma anche straordinarie pagine di coraggio, come quella che ebbe per protagonisti gli abitanti di Tora e Piccilli nella loro azione di salvataggio di una cinquantina di ebrei perseguitati.

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moked 5778
Israele, alle radici dell'odio
Nel segno di Israele e dei suoi primi settanta anni di vita l’edizione alle porte del Moked, la tradizionale convention di primavera dell’ebraismo italiano (per partecipare clicca qui). Diversi infatti i momenti di confronto dedicati allo Stato ebraico.
Tra gli ospiti che si dedicheranno a questi temi lo studioso Claudio Vercelli, che metterà in relazione la minaccia dell’antisemitismo e quella dell’antisionismo. “Generatosi come strumento di auto-legittimazione per le élite arabe nella loro lotta contro l’Yishuv prima e lo Stato d’Israele poi, strumento di contrapposizione da parte delle classi dirigenti dell’Olp nella guerra all’’entità sionista’ – spiega Vercelli – l’antisionismo è oggi parte integrante di ciò che è stata definita come nuova giudeofobia”. Si tratta di un pregiudizio trasversale, aggiunge, e che si alimenta dei conflitti mediorientali (e solo in parte di quello israelo-palestinese) “per divenire una sorta di ideologia onnicomprensiva, grazie alla quale interpretare il mondo: se le cose vanno male è perché dietro ad esse c’è il malefico zampino dei ‘sionisti'”.
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pilpul

Il povero diavolo
Distinguere tra un antisemitismo vecchio ed uno nuovo non è facile. Senz’altro il primo dato da cui partire è che qualsiasi pregiudizio di antica data perdura nel corso del tempo soprattutto grazie alla sua struttura camaleontica, ossia la capacità di adattarsi, in una specie di costante metamorfosi, alle condizioni date di volta in volta, quindi nel corso del tempo. Detto questo, l’antisemitismo non è il “razzismo contro gli ebrei”. Semmai è un vero e proprio discorso ideologico su come la società funzionerebbe a detta di coloro che se ne fanno convinti latori e strenui alfieri. Una società siffatta è ricondotta ad una serie di paradigmi complottisti, dove all’ebraismo è ascritta la natura di forza occulta, capace di condizionarne l’evoluzione e gli sviluppi. Agli ebrei è quindi attribuita una capacità egemonica, tanto più potente quanto invisibile. Per l’antisemita ideologico, la “forza degli ebrei” è la trasposizione della forza, non misurabile ma comunque sempre percepibile, delle differenze e delle diseguaglianze nelle relazioni sociali. È come se ad esse si fornisse una specie di carattere antropomorfico: poiché spiegare le asimmetrie nei rapporti di potere – in sé astratti – è tanto urgente quanto difficile, allora si identifica un soggetto collettivo (gli “ebrei”, per l’appunto) al qual imputare la colpa di tutto ciò che è vissuto come un’ingiustizia.

Claudio Vercelli
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