Elia Richetti,
rabbino
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Le
regole relative all’anno sabbatico ed al giubileo sono introdotte dal
versetto “Parlò il Signore a Moshè sul monte Sinai”. I Maestri si
domandano perché proprio relativamente a queste mitzwòth si sottolinei
che furono date sul Sinai, come se le altre fossero state date altrove.
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Giorgio Berruto, Hatikwà
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Se
riflettere sull’antisemitismo rimane una sfida indispensabile, va
sfruttato come merita il sondaggio sulla percezione di antisemitismo,
odio e razzismo da parte di chi in Europa si riconosce come ebreo,
rilanciato dopo sei anni dall’Agenzia per i diritti fondamentali
dell’Unione europea. Da ieri e per 30 giorni è auspicabile che siano in
molti anche in Italia a contribuire alla mappatura di che cosa pensano
gli ebrei europei, con la compilazione dell’apposito questionario. Mi
aspetto che dall’analisi dei risultati non emerga soltanto la
consistenza degli episodi manifesti di antisemitismo attivo (insulti,
minacce, violenze ecc.), ma anche l’estensione e i limiti di ciò che,
in attesa di trovare un termine migliore, possiamo definire
“anti-antisemitismo”.
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Effetto Trump sull'Iran,
opinioni a confronti
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L’uscita
degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano è ancora tra i
temi su cui più ci si confronta sui quotidiani italiani (insieme,
naturalmente, agli ultimi scenari politici per la formazione di un
governo).
Ad essere segnalata, su un piano economico, è la preoccupazione di
molte grandi aziende (tra cui alcune italiane) che rischiano di veder
vanificato un giro d’affari con Teheran. “La decisione del presidente
americano di revocare l’accordo nucleare e di ripristinare le sanzioni
mette a dura prova le cancellerie della Ue che cercano di salvare
l’accordo anche senza la partecipazione americana e getta nello
scompiglio le imprese europee. Erano appena tornate ad operare in Iran
– scrive il Corriere – e già si trovano a un bivio: ritirarsi o
rischiare di essere penalizzate nei loro rapporti col mercato
americano”.
Critico con la linea della Casa Bianca Bernardo Valli su Repubblica:
“Con una mossa, più che accentuare l’isolamento degli Stati Uniti,
Donald Trump ha minato la credibilità della sua presidenza. E con essa
– sostiene – il rapporto con gli alleati europei”. La prima, la
credibilità, ne soffrirebbe “perché non rispettando, con una decisione
unilaterale, l’accordo sul nucleare iraniano, Trump viola le regole
internazionali, si ritira da un impegno sottoscritto dal suo Paese e
confermato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu”. È un po’, scrive
Valli, “come venir meno a una parola data senza un motivo che lo possa
giustificare”.
Parla di “rivincita di Netanyahu” Rolla Scolari su La Stampa. “Sono
passati soltanto due mesi da quando la stampa internazionale si
interrogava sulla tenuta di Netanyahu. Il premier israeliano è stato
ascoltato dalla polizia su diversi casi di presunta corruzione, e per
giorni si è parlato di testimoni che avrebbero potuto affossare la sua
lunga carriera. All’indomani dell’annuncio di Donald Trump – si legge –
il quotidiano Washington Post parla di momento Netanyahu, ribaltando la
posizione del primo ministro”.
Scettico Fabio Nicolucci (Il Messaggero), secondo cui l’abrogazione
sarebbe un colpo alla sicurezza di Israele sul piano della “guerra tra
le guerre che sta conducendo in Siria contro Iran e Hezbollah”. Perché
è proprio sul terreno siriano, sostiene, “che la decisione di Trump è
debole”. Una mossa debole, “perché priva di strategia sul lungo
periodo”.
Su 7 del Corriere Rossella Tercatin firma un approfondimento dedicato
al digiuno nelle principali tradizioni religiose. Il rabbino capo di
Roma, rav Riccardo Di Segni, racconta in questo contesto come gli ebrei
si rapportano con il Kippur. “È un appuntamento molto denso di
significati, un forte richiamo a se stessi. E poi – spiega – è
sociologicamente provato che quanto più una pratica è rara, tanto più è
seguita”. Nell’ebraismo, prosegue il rav, originariamente il digiuno
non viene visto in modo favorevole: Yom Kippur era un caso unico. “Poi
su questo approccio si innesta la storia, con una serie di digiuni
istituiti per commemorare eventi luttuosi, a partire da quello del 9
del mese di Av, che ricorda la distruzione del Tempio di Gerusalemme”.
Il regime fascista? “Una dittatura da condannare in parte, che ha
perseguitato ebrei e partigiani, ma che ha portato benefici agli altri
italiani”. È quanto pensa quasi uno su due (per l’esattezza il 44 per
cento) dei giovani intervistati in scuole e università torinesi da Arci
servizio civile. A riportare l’inquietante dato è il dorso locale della
Stampa.
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Qui milano - il covegno
"Leggi razziste, Memoria attiva
perché l'orrore non si ripeta"
La
stagione della solitudine. Liliana Segre, senatrice a vita e Testimone
della Shoah, ricorda così le Leggi razziste del 1938. Ricorda
l'indifferenza con cui nella sua Milano furono accolte quelle infami
norme volute e preparate da tempo dal regime fascista. “Presto ho
capito che le mie amiche non mi avrebbero più invitato alle loro feste;
che il telefono sarebbe stato quasi sempre muto”, ha ricordato Segre
alle autorità e ai ragazzi raccoltisi nelle scorse ore nell'aula magna
dell'Università Cattolica per il convegno “A ottant’anni
dall’emanazione delle leggi razziali: istituzioni e società per una
memoria attiva”, promosso dalla prefettura di Milano. “Il silenzio
dello Stato italiano fu assordante, una tara nella storia del nostro
Paese. E i nostri giovani devono conoscere questa storia”, ha ricordato
in apertura il prefetto Luciana Lamorgese, tra le autorità che hanno
aperto il convegno che oltre alla senatrice Segre, ha visto gli
interventi – moderati dal giornalista Ferruccio De Bortoli, presidente
onorario della Fondazione del Memoriale della Shoah di Milano - del
primo presidente emerito della Corte di Cassazione Giovanni Canzio, del
ricercatore della facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica
Saverio Gentile e dello storico Michele Sarfatti. “Ottant’anni dopo
l’Italia deve ancora fare un profondo esame del proprio passato, delle
derive del regime fascista, dei processi celebrati e non, del contesto
in cui oggi tali responsabilità si devono esplicitare. - le parole
della Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di
Segni, intervenuta dopo, tra gli altri, il sindaco di Milano Giuseppe
Sala e il rabbino capo della città rav Alfonso Arbib.
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l'inaugurazione della 31esima edizione
Pagine Ebraiche al Salone,
al via la rassegna torinese
"L'unico
modo per costruire il futuro è avere sempre ben presente il passato".
La Lectio magistralis che ha aperto la trentunesima edizione del Salone
Internazionale del libro di Torino, affidata allo scrittore spagnolo
Javier Cercas - il suo L'impostore, del 2014, racconta la storia vera
di un uomo che si fece passare per sopravvissuto del nazismo - era
intitolata "E pluribus unum: l'Europa e l'eroismo della ragione".
Un'affascinante racconto, in un italiano perfetto, appena ammorbidito
da una cantilena ispanica, che ha ricordato ai tantissimi presenti come
lo sport preferito in Europa non sia il calcio, ma la guerra, e come
lui stesso appartenga alla prima generazione che non ha conosciuto la
guerra, anche grazie al fatto che "abbiamo conosciuto moltissimi
paradisi teorici che si sono poi trasformati in inferni pratici, ma di
utopie ragionevoli ne conosciamo solo una, ed è l'Europa". È
importantissimo accudire e proteggere un'idea che può e deve crescere,
ricordando che l'unico dato comune dell'Europa è la sua diversità,
culturalmente tanto feconda quanto alla base di infiniti conflitti
etnici e di nazionalismi diffusi. "Ma anche se è una di diversità,
abbiamo una narrazione comune del nostro passato, su cui possiamo
appoggiarci per governare il presente e immaginare il futuro".
E
dieci anni sono trascorsi da quando, nel maggio del 2009, Pagine
Ebraiche incontrava per la prima volta il pubblico del Salone del libro
di Torino che ne accoglieva il numero zero con un grande spazio nella
galleria visitatori, all'ingresso dei padiglioni.
(Nell'immagine in alto, l'inaugurazione del Salone del Libro di Torino.
In basso il vicepresidente del Salone, Mario Montalcini, allo stand
di Pagine Ebraiche) Leggi
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jciak
Il sentiero della fuga
Il
cammino della salvezza scavallava i Pirenei lungo la Route Lister, un
sentiero accidentato teso fra la francese Banyuls e Portbou in Spagna.
Qui, nel cuore di tenebra del Ventesimo secolo, si dipana un esodo che
corre in direzione opposta.
I primi a imboccarlo, nel 1939, sono i miliziani e i profughi in fuga
dalla Guerra civile spagnola. L’anno dopo è la volta degli antifascisti
europei, degli stranieri e degli ebrei in fuga dalla Francia occupata e
dalla persecuzione nazista. Fra di loro, il filosofo Walter Benjamin
che il 26 settembre, temendo la cattura, si suicida con una dose di
morfina.
Il nuovo film di Fabrizio Ferrero, Gli indesiderati d’Europa,
ripercorre i passi di quella doppia fuga riportandoci a uno snodo che
segnò la storia d’Europa e oggi in altro modo risuona nell’epocale
migrazione che attraversa i continenti.
Daniela Gross
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La tutela delle Agunot |
In
una nota di protesta contro la legge in discussione al parlamento
israeliano, sui mariti che si rifiutano di dare il ghet, il prof.
Calimani, su Pagine Ebraiche ha scritto: “Non si capisce … per quale
motivo a procedere contro i mariti renitenti debba essere un tribunale
rabbinico israeliano piuttosto che uno locale, italiano o americano o
altro”. Glielo spiego. I tribunali rabbinici della Diaspora e tra
questi quelli italiani, non hanno alcuna possibilità di applicare
sanzioni convincenti contro i renitenti.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
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Setirot
- Ritorno a Venezia |
Ritorno,
non semplicemente fisico, in Laguna. Beit Venezia, già Centro veneziano
di studi ebraici internazionali (pagina Facebook Beit Venezia. casa
della cultura ebraica - a home for jewish culture), ha inaugurato la
“Residenza Napoleone Jesurum” che inizia il proprio percorso ospitando
per tre settimane il noto drammaturgo israeliano Motti Lerner, il quale
nell’occasione ha dialogato con Laura Forti, responsabile culturale
della Comunità di Firenze e a sua volta drammaturga. Ovviamente
orgoglio e commozione per il kavod a mio padre z”l. Non solo.
Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Melache Meluche |
Ho
sempre amato viaggiare in treno, per lavoro o per svago e ho anche
fatto la pendolare per una dozzina di anni. Mi piace perché al
contrario di quando viaggio in auto posso leggere, lavorare al computer
o svolgere una delle mie attività preferite in assoluto, un’attività
che tendo a svolgere un po’ in ogni luogo e in ogni momento: osservare
chi mi sta intorno. Sto viaggiando verso Torino. Un bambino si sta
arrampicando sui sedili e rischia di fracassarsi ma forse è un sogno
perché a quanto pare lo vedo solo io; un paio di studentesse discutono
di esami imminenti, una coppia di anziani guarda fuori dal finestrino e
ogni tanto scambia qualche parola sottovoce con il riserbo proprio dei
piemontesi doc.
Maria Teresa Milano
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