Haim Korsia, Gran Rabbino
di Francia
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Spero sia chiaro ormai che antisemitismo e antisionismo sono due espressioni della stessa radice di odio.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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E
pensare che Stefano Jesurum e io ci conosciamo appena. Ci siamo
incontrati forse una o due volte, scambiandoci poco più di un saluto.
Eppure, già da qualche anno, ci ritroviamo a dialogare di tanto in
tanto su queste pagine, confermandoci reciprocamente idee, dubbi e più
di una crisi. Il suo più recente Setirot concludeva così:
‘l’ebraismo italiano pubblico pare trovare un proprio senso quasi esclusivamente nel dilaniarsi su Israele e Netanyahu’.
Condivido, una volta di più. E non mi chiedo neppure perché ciò accada. Se ne vede soltanto l’inutilità e il danno.
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Il giorno più amaro
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Entro
oggi la presentazione della lista dei ministri, entro la settimana
giuramento e richiesta di fiducia alle Camere. Questo il probabile
timing del governo Cottarelli.
I giornali provano a delineare le squadra che si sta formando. Ma a
tener banco – oltre alle mosse dei principali leader politici – sono
anche le minacce ricevute dal capo dello Stato Sergio Mattarella.
Scrive tra gli altri il Corriere: “Critiche, attacchi e polemiche li
aveva messi nel conto, il presidente della Repubblica. Sapeva che la
sua decisione sul governo 5 Stelle-Lega non sarebbe stata indolore. Ma
la canea che si è scatenata sulla Rete, gli insulti, le accuse di
‘colpo di Stato’, alcuni sindaci leghisti che staccano la sua foto dai
municipi, un poliziotto catanese che lo contesta in divisa su un video,
gli annunci di manifestazioni nella capitale per il 2 giugno (idea che
a qualcuno fa pensare a un replay della marcia su Roma del 1922), tutto
questo non lo poteva immaginare”.
Su questa disgustosa immondizia, si legge ancora, “la polizia postale
ha aperto un’indagine, con un monitoraggio di siti web e social”.
Il Guardasigilli uscente Andrea Orlando, nel corso di un convegno sugli
80 anni delle Leggi razziste a La Spezia cui è intervenuta anche la
Presidente UCEI Noemi Di Segni, ha parlato di “scenario di confronto
tra due visioni della democrazia” (Secolo XIX). “Da una parte chi
ritiene che la democrazia sia un rapporto con gli altri Paesi,
l’integrazione europea che ha garantito settanta anni di pace e gli
organismi che garantiscono gli equilibri dei poteri. Dall’altra chi
pensa che chi vince può fare quello che vuole. E questa – la sua
riflessione – è una percezione pericolosa e illiberale”.
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qui roma - la scomparsa del testimone
Alberto Mieli (1925-2018)
Scompare
all’età di 92 anni Alberto Mieli, detto Zi Pucchio, uno degli ultimi
Testimoni della Shoah. Nato a Roma il 22 dicembre 1925, venne catturato
da fascisti e nazisti nel febbraio del 1944 e quindi, dopo essere
transitato a Fossoli dopo una detenzione nel carcere di Regina Coeli,
deportato ad Auschwitz Birkenau.
“Non c’è ora del giorno o della notte in cui la mia mente non vada a
ripensare alla vita nei campi, a quello che i miei occhi sono stati
costretti a vedere” raccontava Alberto nei suoi numerosi incontri con i
giovani, nelle scuole, dove ad attenderlo trovava sempre calore e
amicizia. Anche per quel suo modo schietto di fare e per la simpatia
che subito emanava. Un lottatore, provato dalle esperienze vissute ma
mai schiacciato. Un lottatore, ma anche un ambasciatore di speranza.
“Eravamo ebrei. Questa era la nostra unica colpa” è il titolo della sua
biografia, scritta con la nipote Ester. Un viaggio nell’orrore,
ricostruito attraverso i suoi occhi di ragazzino. E un fermo impegno
verso le nuove generazioni. “Sono felice di essere qui, per ribadire
ancora una volta quando sia importante la Memoria. A voi spetta il
testimone del ricordo perché orrori del genere non accadano più” aveva
sottolineato, alcuni anni fa, in una delle giornate per lui più
emozionanti e significative. Il conferimento, da parte dellUniversità
degli Studi di Foggia, della laurea honoris causa in Filologia,
Letterature e Storia. “Ho visto uomini impazzire per la fame. Ho visto
mangiare topi per la fame. Ho visto cose inenarrabili. Per questo chi
vive oggi la libertà e la felicità non sa che cosa veramente ha la
facoltà di vivere e apprezzare. Soltanto quando ti tolgono la vita – il
suo messaggio ai ragazzi – sei in grado di apprezzare il suo valore”.
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sirene d'allarme nel sud del paese Hamas torna ad attaccare Israele
Colpito anche un asilo nido “Israele risponderà con fermezza”.
Così il Primo ministro Benjamin Netanyahu al termine del gabinetto di
sicurezza convocato questa mattina dopo l’esplosione in mattinata di
almeno 27 colpi di mortaio dalla Striscia di Gaza, diretti verso i
villaggi e le località israeliane vicine al confine. L’attacco più
consistente, come riportato dalla radio militare, degli ultimi anni. Ad
essere colpito anche il cortile di un asilo nido a Sderot, per fortuna
senza vittime. Gran parte dei lanci è stato intercettato dal sistema
Iron Dome. Per tutta la mattina comunque sono risuonate le sirene
d’allarme, in particolare a Eskhol, Shaar Hanegev e Sdot Negev.
Il Primo ministro, che ha attribuito ogni responsabilità dell’attacco
ad Hamas, ha detto di considerare “molto grave” quanto accaduto nelle
scorse ore. Leggi
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i lavori dell'ihra a roma "Memoria, impegno condiviso" Si
è conclusa con una visita alla sede della Fondazione Museo della Shoah,
alla vicina sinagoga e al museo ebraico la prima giornata di lavori
della plenaria dell’Ihra, la International Holocaust Remembrance
Alliance presieduta per il 2018 dall’Italia.
Novità di questa prima occasione annuale di incontro dei circa trecento
delegati riunitisi a Roma sono gli otto “Cross cutting workshops”,
laboratori interdisciplinare pensati per rimescolare le carte e portare
a una collaborazione più stretta tra delegati che vengono da ambiti
diversi. Il successo di questa nuova iniziativa è stato subito
evidente: “Interessantissimo e pieno di spunti” quello cui ha
partecipato il direttore del Cdec Gadi Luzzatto Voghera e “molto
importante e sicuramente utile” quello seguito dall’assessore UCEI alla
Cultura David Meghnagi che ha aggiunto: “C’era ovviamente una
prevalenza di accademici, ma l’interazione con esperti di altri settori
è importante, soprattutto, per esempio, con i responsabili della
didattica museale. I musei possono essere un tassello importante per il
rafforzamento di un senso, di una sensibilità comune su queste
tematiche, che portano poi a una cittadinanza condivisa”. Nel gruppo di
lavoro accademico, in parallelo, ha aggiunto, si sta sulle prospettive
interdisciplinari, con attenzione particolare ai curricula e alle buone
pratiche. “C’è molta attenzione anche al rischio che i musei,
specialmente in alcuni Paesi dell’Est, si inseriscano in una dinamica
di manipolazione della narrativa storica in conflitto evidente con la
verità. Su questo il ruolo dell’Ihra può essere particolarmente
importante, va costruito un rapporto costante e continuativo con queste
realtà, un’azione di medio lungo periodo in cui gli scambi e il
confronto portino a risultati concreti. Altro punto importantissimo è
quello della formazione, e anche su questo stiamo ipotizzando più di
una iniziativa”.
Dopo
le novità della prima giornata i delegati hanno ripreso oggi a
confrontarsi all’interno dei quattro Working Group – Academic,
Communication, Education e Memorials and Museums – che hanno visto in
particolare la prima presentazione all’IHRA del Museo dell’ebraismo
italiano e della Shoah. Simonetta Della Seta, direttore del museo di
Ferrara oltre che membro della delegazione italiana, ha raccontato la
nascita del progetto, dalla storia dell’antico carcere cittadino alla
realtà attuale a quello che il Meis sarà nel 2020/2021 quando saranno
terminati tutti e sette gli edifici. Leggi
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Scenari esplosivi
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Quando
si parla di disintermediazione, si intende il rapporto diretto tra
“popolo” e “potere”, con tutti i significati che quest’ultima parola
può assumere. Definizioni spesso altisonanti, che si scontrano con la
sfuggevolezza del concetto rappresentato: stanza dei bottoni, Palazzo,
poteri forti. Le democrazie liberali si sono strutturate nel Dopoguerra
attorno a un principio: non solo era utile, ma addirittura necessario
mediare la relazione tra leader e cittadini attraverso partiti,
sindacati, categorie e associazioni. L’idea di incoraggiare il
pluralismo come pure la capacità delle persone di aggregarsi e
organizzarsi.
I movimenti che vengono definiti “populisti”, con tutti i problemi che
questa espressione comporta, rifiutano questo schema sociale: affermano
di voler creare un ponte diretto tra popolo e capopopolo, respingendo
chiunque voglia frapporsi. Ammirazione, immedesimazione e affidamento
diretto al tribuno, slegato dai vincoli faticosi del negoziato politico
e sociale. Al di là dei giudizi, si potrebbe pensare che questo
atteggiamento sia tutto sommato “ebraico”: l’ebraismo rifiuta infatti
ogni gerarchia e meccanismo di rappresentanza nel legame tra Uomo e
D-o, che non si sostanzia in nessuna figura rabbinica e/o organizzata.
Ogni Uomo intrattiene con la divinità una specifica connessione, ed
essa è unica, autonoma e non inferiore alle altre.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Parlino i fatti
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La
narrazione che per due millenni ha occupato le scene riguardava il
deicidio: gli ebrei avevano ammazzato Gesù, e non solo nell’anno 33 ma,
nella sostanza, anche in seguito, rendendone responsabili anche i
soggetti nati mille anni dopo, e lasciando in ombra la responsabilità
dei Romani, come se gli oppressi avessero potuto impartire istruzioni
all’oppressore. D’altronde, non si sarebbe potuto predicare il
cristianesimo nell’Antica Roma attribuendo la responsabilità del
deicidio ai destinatari della predica. Con un ritardo di qualche
millennio, grazie anche al Concilio Vaticano II, ogni ebreo che nasce
è, in qualche modo, esente da tali colpe.
Emanuele Calò
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