Qui Casale – Sguardi dentro Israele

Screen Shot 2018-05-29 at 10.03.37Uno sguardo inedito su Israele, non documentaristico o di reportage, ma attraverso le immagini di quattro fotografi israeliani capaci di trasmetterci in modo poetico il senso dico vivere in questa terra. È quanto si compie in “Tzurah, Sguardi dentro Israele”, la mostra inaugurata domenica scorsa presso la Comunità ebraica di Casale Monferrato e che raccoglie in Sala Carmi le opere di Ohad Matalon, Yuval Yairi, Noga Shtainer e Naomi Lehen e realizzata grazie anche al contributo di gallerie di spicco come Ncontemporary, e la Podbielsky Contemporary.
“Un’esposizione piccola solo per esigenze di spazio – commenta Elio Carmi, vicepresidente della Comunità ebraica locale – ma che in realtà presenta artisti straordinari, per un’occasione importante: l’anniversario dei 70 anni dalla fondazione di Israele”. Il sindaco di Casale Titti Palazzotti conferma: “Un nuovo evento culturale di altro livello, capace di trasportarci in un contesto di cui sentiamo sempre parlare dai giornali e di cui ci restituisce l’emozione”.
In effetti il curriculum dei quattro artisti è di tutto rispetto, una di loro Naomi Lehen è anche presente all’inaugurazione casalese e illustra la sua opera “Lizette”: una serie di vedute di Tel Aviv prese tutte dal medesimo luogo, ovvero il balcone della sua estetista, (ormai diventata famosa visto che l’opera è esposta con il suo nome al Tel Aviv Museum of art). Dodici immagini, una per mese, dove un cimitero che rimane bianco e immutabile mentre attorno ad esso la città cresce e cambiano i colori delle stagioni.
Gigliola Foschi, curatrice della mostra, entra nel merito della filosofia di queste opere: “Uno spaccato della fotografia in Israele, dove esiste una vera e propria scuola artistica in questo senso. Fotografi di diverse generazione che non vogliono rappresentare semplicemente quello che li circonda, ma porre domande attraverso le immagini”.
Pier Andrée Podbielski illustra altri lavori: un albero di aranci, simbolo della rinascita di questa tetta, illuminato a giorno dalle stesse lampade usate dall’esercito israeliano, due bambini immigrati di recente dalla Russia, vestiti nel modo più consumistico possibile attraversano un incrocio irto di segnali a bordo di un somarello. Immagini dove c’è tutto il rapporto tra la tradizione e la contemporaneità di questa terra difficile da decifrare quanto bella da rappresentare.
La mostra sarà visitabile fino al 17 giugno.
La giornata è poi proseguita con il primo concerto della rassegna Musica in sinagoga. Questa volta ad eseguire compositori di origine ebraica secondo il programma creato dal direttore artistico Giulio Castagnoli è stata la pianista giapponese Junko Watanabe, che ha affrontato con perizia pagine di Milaud (enfantine), le celeberrime Kinderszene di Schumann, quattro romanze senza Parole di Mendelssohn e il Poeme of the Sea di Ernest Bloch.

Alberto Angelino

(29 maggio 2018)