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10 Giugno 2018 - 27 Sivan 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
Scienza e religione. Abbiamo bisogno di entrambe. La scienza per comprendere l'universo, la religione per guidarci nel cammino e aiutarci a costruire il mondo che vogliamo. Un mondo di pace, giustizia, compassione e amore.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Nel 1940, in un momento particolarmente oscuro, George Orwell scrive: “Nel ventre della balena nella convinzione di vedere due mondi in una volta, il mondo di oggi chiuso nella bolla d’aria del mondo di ieri”. Così mi pare oggi anche di noi.
 
Il pressing dell'Iran
G7 e anti-G7. Come quello in corso nel Nord della Cina dove, come spiega La Stampa, il presidente iraniano Rohani ha chiesto alla Russia più incontri per fronteggiare l’uscita (definita “illegale”) degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare. Sul tavolo c’era anche la situazione in Siria, dove – si legge – l’alleanza russo-iraniana comincia a scricchiolare. Mosca vorrebbe infatti ridimensionare la presenza delle milizie sciite, “per mantenere il rapporto strategico con Israele”, e ha già ottenuto il loro ritiro dalla zona a ridosso del Golan.

Duro attacco al nuovo governo, sul tema dell’immigrazione, da parte di Roberto Saviano. “La pacchia – scrive sull’Espresso – arriva in un attimo. La pacchia è un proiettile. Soumayla Sacko è morto così. Aveva un regolare permesso di soggiorno. Non oso immaginare quale sarà la pacchia (minacciata) per chi il permesso non ce l’ha. Quello che so con certezza e che non vi daremo tregua e vi faremo rimpiangere il giorno in cui per egoismo, interesse e cattiveria avete deciso, perché lo avete deciso, di diventare razzisti”.

È scomparsa all’età di 95 anni la Testimone della Shoah Gena Turgel, che a Bergen-Belsen accudì Anna Frank poco prima della morte e che è stata conosciuta anche come “La sposa di Belsen” per il matrimonio contratto con un soldato inglese che liberò il campo. “Il suo abito da sposa, realizzato con un paracadute dell’esercito britannico, è ora esposto all’Imperial War Museum di Londra” riporta tra gli altri Avvenire.
 
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  davar
qui ferrara - una giornata di incontri
La grande Festa del Libro

nel segno dell'identità
C’è l’identità ebraica al centro della Festa del Libro Ebraico, l’evento in corso oggi a Ferrara, promosso dal Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah. “Un’identità che permea il progetto culturale del MEIS – ha introdotto il Direttore, Simonetta Della Seta – e che cerchiamo di contestualizzare, di illustrare al pubblico con il contributo degli studiosi che abbiamo il privilegio di ospitare. Apriamo la Festa non a caso con un volume su Isacco Lampronti: questo medico, ebraista, poeta, rabbino, enciclopedista, cabalista e talmudista del Settecento è stato e continua ad essere una figura chiave per capire le tante sfaccettature dell’identità ebraica, che lui ha approfondito in modo straordinario”.
Nel gremito bookshop del MEIS, Nuovi studi su Isacco Lampronti. Storia, poesia, scienza e Halakah (Giuntina-MEIS, Firenze, 2017), ovvero gli atti del convegno organizzato dal Museo nel 2015, è stato presentato dal curatore Mauro Perani, titolare della cattedra di Ebraico all’Università di Bologna, da Rav Luciano Meir Caro, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Ferrara, e da Laura Graziani Secchieri, autrice di uno degli otto saggi.
Come ha ricordato Perani, “Lampronti è stato il personaggio più significativo dell’ebraismo ferrarese e uno degli intellettuali più importanti dell’ebraismo occidentale. Dopo i primi studi di Bibbia e Torah a Ferrara, si perfezionò a Lugo e a Padova, e completò la sua formazione nell’Accademia rabbinica di Mantova, all’epoca una delle più importanti d’Italia. Fin da piccolo, mostrò un’intelligenza precoce ed eccezionale, che si manifesterà nella sua grande opera Paḥad Yiṣḥaq o Il terrore di Isacco, summa enciclopedica del lessico talmudico e del sapere ebraico. Laureatosi in Medicina a Padova nel 1696, superò rapidamente tutti i gradi del rabbinato, fino alla nomina a More Ṣedeq della Scola Levantina, quindi Morenu o Presidente della Yešivah di Ferrara”. Ma l’enorme cultura di Lampronti non si limitava al sapere religioso del Talmud e alla normativa ebraica: egli fu, infatti, anche un medico apprezzato dai più grandi chirurghi e dottori.
Il volume porta alla luce il poema ebraico, pressoché sconosciuto, che Lampronti compose nel 1710, in occasione dell’inaugurazione del nuovo Aron ha-qodeš, da lui donato alla Scola Levantina. E fa emergere nuovi dati e scoperte sulla sua biografia, ad esempio l’accusa di aver venduto al Comune di Ferrara delle epigrafi funerarie, per rafforzare le barriere contro le piene del Po, come riporta il registro con i verbali delle sedute del Consiglio della Comunità.
A sedere tra i relatori del bookshop è, poi, stata la filosofa Donatella Di Cesare, che ha dialogato sul suo Marrani (Einaudi, Torino, 2018) con lo storico, saggista e giornalista Paolo Mieli.
Il testo della Di Cesare ripercorre la vicenda di queste vittime di violenza politica e di intolleranza religiosa, inassimilabili malgrado il battesimo forzato, perseguitati dalle prime leggi razziste, costretti a un'emigrazione interiore, non più ebrei, ma neppure cristiani. La loro scissione lacerante, la doppiezza esistenziale cui sono piegati li conducono alla scoperta del sé, all'esplorazione dell'interiorità. E gli esiti sono disparati: dalla mistica di Teresa d'Ávila al concetto di libertà di Baruch Spinoza. 


(Foto di Marco Caselli Nirmal)
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qui ferrara - l'intervento
La lezione di A.B. Yehoshua

"Lingua antica, lingua viva"
È lo scrittore israeliano Abraham B. Yehoshua l’ospite d’onore di questa edizione della Festa del Libro Ebraico in Italia. Alle 17, al Teatro Comunale, la sua attesa lectio magistralis su “Il libro ebraico”.
“Gli ebrei – scrive Yehoshua, in un intervento pubblicato ieri da La Stampa – ipotizzavano che le Sacre Scritture li avrebbero preservati dalla tempesta che li minacciava. Ma ci furono scrittori e intellettuali, conoscitori di quei testi, che, ben comprendendo quanto la loro capacità di fornire strumenti di comprensione della nuova realtà fosse limitata, pretesero una svolta. Trasformarono la lingua sacra in un idioma vivo e moderno e, soprattutto, forgiarono una realtà della quale le Sacre Scritture non rappresentavano il cardine ma solo un aspetto. È questa la rivoluzione sionista che riportò il popolo ebraico a lavorare la terra senza che tale occupazione fosse considerata inferiore rispetto allo studio e all’esegesi delle Sacre Scritture, e a possedere un territorio”.

(Nell’immagine Yehoshua visita l’allestimento con il Direttore del Meis Simonetta Della Seta)
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sorgente di vita
L'America di Philip Roth 
Si apre con un servizio su Philip Roth la puntata di Sorgente di Vita in onda su Rai Due domenica 10 giugno 2018. Un ritratto del grande scrittore recentemente scomparso, attraverso interviste d’archivio e i commenti del giornalista Gianni Riotta e di Elèna Mortara, curatrice del Meridiano a lui dedicato.
Nato in una famiglia ebraica originaria dell’est Europa, autore di opere acclamate in tutto il mondo, vincitore del premio Pulitzer ed eterno candidato al Nobel, una vita tra Manhattan e Connecticut, Roth ha raccontato l’America e il mondo contemporaneo con sguardo irriverente e senza tabù. Il servizio, dal titolo “La magia di Roth”, è di Daniele Toscano.
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pilpul

Le parole di Liliana
Al netto di alcune gratuite volgarità circolate sui social network a commento delle sue parole, il primo discorso della senatrice a vita Liliana Segre è chiaro ed incontrovertibile. Non costituisce una concessione ai buoni sentimenti né un esercizio di illusoria benevolenza. Semmai è la richiesta che sia rispettato il vincolo della solidarietà sociale e che il rimando alla democrazia non siano un estemporaneo e intollerabile esercizio di ipocrisia, buono magari per fare la giusta figura quando nulla costa, salvo poi revocarla nel nome del “bisogno” (di sicurezza, di tutele, di garanzie). Il tutto si condensa in una frase, il cui contenuto è incontrovertibile: «Mi rifiuto di pensare che oggi la nostra civiltà democratica possa essere sporcata da progetti di leggi speciali contro i popoli nomadi». In tempi di eccezionalità e di “eccezionalismo”, dove non pochi ritengono che la risposta ai loro problemi possa essere data da forzature nello stato di diritto – pensando magari che le scorciatoie siano, nella peggiore delle ipotesi, un problema per gli “altri” ed un vantaggio per sé – affermare che la giustizia sociale riposi nel rispetto dei diritti è di per sé un atto politico. Nel senso di qualcosa che va oltre l’appartenenza, o il riconoscersi, con uno schieramento piuttosto che con un altro, rivolgendosi piuttosto per intero alla collettività. Poiché non è un discorso che rimandi ad altra identità che non sia quella dettata dal sentirsi parte di un concreto consesso umano.

Claudio Vercelli
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